AVVISO AI NAVIGANTI

Intendiamoci, le antologie di racconti “politici” sono sempre esistite. Cercando qua e là nella memoria, viene in mente Questo terribile intricato mondo, che era una frase di Enrico Berlinguer (“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”), che uscì per Einaudi qualche anno fa con i racconti di Affinati, Asor Rosa, Bartezzaghi, Celestini, De Silva, Di Stefano, Fois, Loy, Murgia, Pascale, Siti, Vassalli.  Oppure Anteprima nazionale (minimum fax, Avoledo, Bergonzoni, Celestini, De Cataldo, Evangelisti, Falco, Genna, Pincio, Wu Ming 1). E altre che certamente mi sfuggono.
E’ antica la questione del racconto politico, così come è antica – eppure attualissima – la questione del rapporto fra intellettuale e politica (leggere l’ultimo libro di Enzo Traverso per Ombre Corte, “Che fine hanno fatto gli intellettuali?“: non una fine bellissima, almeno al momento, visto che per gli attuali partiti la cultura appare ” un’inutile zavorra, un fardello, poiché il solo modo legittimo di considerarla consiste nei tagli della spesa pubblica. Quanto ai dibattiti, il salotto di Bruno Vespa è molto più utile”).
Non so se Valeria Parrella abbia pensato a tutto questo quando, in una domenica mattina di un mese e mezzo fa, mi ha detto: “ma cosa possono fare gli scrittori in una campagna elettorale se non scrivere?”. Aveva e ha ragione. Chi è abituato alla politica ma non allo schema della politica, ai riti e agli imperativi delle campagne elettorali, ai comitati e alle agende, al “devi piacere” che bene o male, che tu lo voglia o no, si è insinuato nel nostro sangue negli ultimi vent’anni, difficilmente si adatta a un movimento, a un passo, che non è il suo, e assumendo giocoforza quell’andatura non può che risultare goffo, smarrito, vulnerabile.
Così, è nata l’antologia. Dalla generosità e dall’intelligenza di Valeria e dagli altri otto che hanno (ho) regalato una storia. L’antologia si chiama Avviso ai naviganti, si presenta questo pomeriggio a Napoli (alle 18 al Teatro Nuovo, c’è Valeria e c’è Ermanno Rea, e Franco Arminio, e Ivano Marescotti, e Elena Ledda, e io, e le musiche de I Zezi). Ognuno dei nove ha ceduto ogni diritto, e il ricavato andrà a finanziare una campagna elettorale poverissima. Fra poche ore sarà disponibile anche in ebook, senza DRM (vi dirò dove).
Cosa c’è dentro? Speranze, nostalgie, primavere color fuoco, superstrade, fabbriche, mare. Perché? Perché questo significa recuperare il proprio passo, e camminare con quello.

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