BARBARI E LIBERAL

Letture per un venerdì di fine giugno.
Per esempio, la dodicesima puntata de I barbari di Alessandro Baricco. In particolare, questo brano:

  La qualità di un libro, per i barbari, sta nella quantità di energia che quel libro è in grado di ricevere dalle altre narrazioni, e poi di riversare in altre narrazioni. Se in un libro passano quantità di mondo, quello è un libro da leggere: se anche tutto il mondo fosse là dentro, ma immobile, privo di comunicazione con l’esterno, quello è un libro inutile. So che fa impressione, ma vi chiedo di assumere che questo sia, bene o male, il loro principio. E di capirne le conseguenze.

       Lo voglio dire senza mezzi termini: nessun libro può esser una cosa del genere se non adotta la lingua del mondo. Se non si allinea alla logica, alle convenzioni, ai principi della lingua più forte prodotta dal mondo. Se non è un libro le cui istruzioni per l’uso sono date in luoghi che NON sono solamente libri. Dire che luoghi sono, non è facile: ma la lingua del mondo, oggi, indubitatamente, si forma in televisione, al cinema, nella pubblicità, nella musica leggera, forse nel giornalismo. E’ una specie di lingua dell’impero, una specie di latino, parlato da tutto l’occidente. E’ fatta da un lessico, da una certa idea di ritmo, da una collezione di sequenze emotive standard, da alcuni tabù, da una precisa idea di velocità, da una geografia di caratteri. I barbari vanno verso i libri, e ci vanno volentieri, ma per loro hanno valore solo quelli scritti in quella lingua: perché così non sono libri, ma segmenti di una sequenza più ampia, scritta nei caratteri dell’impero, che magari è partita dal cinema, passata da una canzonetta, approdata in tivù, e dilagata in Internet. Il libro, di per sé, non è un valore: il valore è la sequenza.

A un livello minimo, come abbiamo visto, tutto ciò produce il lettore che, per prolungare Porta a Porta compra i libri di Vespa, o per far proseguire Narnia, compra il testo da cui è tratto. Ma a livello un po’ più raffinato, produce, ad esempio, i lettori dei libri di genere, thriller su tutti: perché i generi trovano fondamento spesso fuori dalla tradizione letteraria: puoi anche non aver mai letto un libro, ma le regole del giallo le conosci. Sono scritti nella lingua del mondo. Sono scritti in latino. Per essere più precisi, il loro DNA è scritto in un codice universale, in latino: poi i loro tratti somatici possono anche essere particolari e bizzarri: anzi, questo costituisce una ragione d’interesse.

Seconda lettura (in lingua inglese), che sempre ai libri, ma soprattutto al loro rapporto con la rete, si riferisce: qui (e che sia di conforto per blogger esitanti).

Ps. La vostra eccetera, di umore peraltro pestifero, si dibatte nel solito arretrato di letture e scritture: ma suppongo che ci abbiate fatto l’abitudine. State bene.

46 pensieri su “BARBARI E LIBERAL

  1. peccato non sia riportato anche l’attacco del pezzo di Baricco: interrogandosi sulla misteriosa identità di Comisso e Parise, qualche blogger avrebbe persino rischiato di uscir da Gomorra e ridimensionare la portata epocale di Chuck Palanhiuk, o come cazzo si chiama.

  2. i commenti son di due specie: benevoli o malevoli, e non è detto che i secondi celino più problemi dei primi, signora. E come ogni buon nume tutelare si sarà pur fatta il callo agli attacchi gratuiti, oltre che alle genuflessioni interessate. Nel caso specifico, mi sanguinava il cuore a vedet taciuto il già sempre negletto Giovanni Comisso, così come mi duole vedere impolverarsi le ristampe dei Sillabari, mentre Fight Club continua a imperversare. la malevolenza è del tempo nostro, non mia

  3. Non ho nulla contro la malevolenza, signore, e pur non essendo nè nume nè tutelare, il callo l’ho in effetti conseguito.
    Nè intendevo – ed ho mai inteso – tacere Comisso per esaltare “invece” Fight club. Ho privilegiato quel brano di Baricco semplicemente perchè mi sembrava in argomento con la discussione di questi ultimi giorni.
    Ma resto dell’idea che amare i Sillabari “e” Fight club sia cosa assolutamente lecita.

  4. E che palle quelli che scrivono “che palle” contro i commenti che osano pur da lontano provocare l’Umile Santerellina…

  5. E’ quello il problema: non si capisce perché uno dovrebbe provocare. Perché porsi per forza in maniera negativa, acida e aggressiva? “Mi si nota di più se esordisco su un blog rendendomi sgradevole, o se discuto con calma?” Io allora dico: che palle quelli che provocano e chi fa l’apologia di quelli che provocano.

  6. Lippe, è un po’ che giro da queste parti senza mai intervenire ma adesso DEVO genuflettermi (pur senza essere interessato) di fronte al tuo straordinario callo :))))

  7. Nessuna apologia di quelli che provocano, hai letto male, “appunto”. Semplicemente che palle non poter mai fare un commento “contro” che subito ti si scatenano (quasi) tutti come pecore intimorite e protettori ansiosi.

  8. Lipp’: «Ma resto dell’idea che amare i Sillabari “e” Fight club sia cosa assolutamente lecita.»
    Lecita, ma ancora sovversiva, secondo alcuni.

  9. Veramente di commenti “contro” qui se ne sono sempre fatti. Poi può essere più o meno discutibile il modo, lo stile con cui vengono trascritti.
    Anna Luisa

  10. La Lipperini è l’unica che tollera cose del genere sul proprio blog, e più le tollera più le danno dell’intollerante. Il diritto di darle dell’intollerante è garantito dalla sua tolleranza. Peccato che quelli che vengono qui a mostrare i muscoli (mostrare i muscoli alla Lipperini???) poi parlano solo dei propri muscoli, e non si riesce a discutere. Quindi: meno tolleranza, per poter garantire appieno la libertà di parola!

  11. E io che credevo che lo stesso Baricco fosse un fenomeno dei tempi mediatici e di bell’aspetto e di belle parole confezionate come brillanti ovetti pasquali. Non che l’avessi immaginato, l’avevo letto tra le righe di alcuni articoli e a carateri cubitali in altri. Quali? e chi se li ricorda, non mi interessava Baricco e ancor meno mi interessavano i suoi denigratori. Di solito ciascuno ha i suoi negri, ciascuno è il negro – inteso proprio nella sgradevole accezione razzista – di qualcun altro. Invece adesso che ho davanti i Barbari di giovedì 19 giugno (sottotitolo: tutti figli della stessa illusione) e leggo alcune sue pensate ho dentro parecchia rabbia e la netta sensazione che tra un pò questo scrittore boccoluto si guadagnerà la massima stima di tutti coloro che amano pensare una parte di umanità come ‘negra’
    Per carità, il nostro letterato non scrive male, scrive anche con una sua logica e direi che è proprio quest’ultima che mi nausea. Per lui:
    ::
    “Per scendere con Faulkner in un suo libro, di cosa si ha bisogno? Di aver letto molti altri libri. In un certo senso bisogna essere padroni dell’intera storia letteraria: bisogna essere padroni della lingua letteraria, abituati al tempo anomalo della lettura, allineati a un certo gusto e a una certa idea di bellezza che nel tempo sono stati costruiti all’interno della tradizione letteraria. C’è qualcosa di esterno alla civiltà dei libri che vi è necessario per fare quel viaggio? Quasi niente. Se non esistesse nient’altro che i libri, i libri di Faulkner sarebbero in fondo comprensibilissimi. Lì, il barbaro si ferma. Che senso ha, si deve chiedere, fare una fatica porca per imparare una lingua minore, quando c’è tutto il mondo da scoprire, ed è un mondo che parla una lingua che so?”
    Volete una regoletta che riassuma tutto questo? Eccola: i barbari tendono a leggere solo i libri le cui istruzioni per l’uso sono date in posti che NON sono libri.
    Quando tutto si risolve nel leggere i libri dei cantautori al posto di Flaubert, o i romanzi dello scrittore che ti è sembrato simpatico o sexy in televisione, la cosa suona piuttosto deprimente. Ma, ripeto, quello è l’aspetto più volgare, semplice, del fenomeno. Che ha anche attuazioni raffinate. Per me resta, ad esempio, formidabile il caso dei libri venduti insieme ai quotidiani. E’ un fenomeno che sicuramente non vi è sfuggito. Forse però non avete idea delle dimensioni della cosa. Eccole qua: da quando a qualcuno è venuta l’idea di vendere libri scelti, a poco costo, insieme ai quotidiani, gli italiani ne hanno comprati, solo nei primi due anni, più di 80 milioni di copie. Credetemi, sono cifre senza senso. E sapete una cosa curiosa? A detta degli esperti, una simile alluvione di passione letteraria, non ha spostato di un millimetro le vendite tradizionali. Si poteva pensare che quegli stessi libri non avrebbero più venduto per anni: non è successo. Si poteva pensare che avrebbero venduto di più: non è successo. Fantastico, no? C’è qualcuno che ci capisce qualcosa?
    la cosa illuminante è una: quel modo di vendere i libri dava l’impressione che quei libri fossero un segmento di una sequenza più ampia, che la gente usava correntemente, con grande fiducia e soddisfazione: erano un prolungamento del mondo di Repubblica, o del Corriere della sera, o della Gazzetta dello sport. La promessa, sottintesa, era che leggere Flaubert sarebbe stato un gesto perfettamente collocabile in sequenza col ricevere le notizie, avere quei gusti culturali, condividere una certa passione politica o praticare un medesimo hobby. La promessa, ancor più sottintesa, era che in qualche modo chi leggeva quel giornale aveva le istruzioni d’uso per poter far funzionare quegli strani oggetti-libro. In realtà non era così, perché poi Faulkner resta Faulkner, anche se ve lo mette in mano, con nonchalance, Eugenio Scalfari: per cui probabilmente li hanno comprati ma poi non li hanno letti: ma è bastato che qualcuno schiudesse la possibilità concettuale che Faulkner fosse collocabile in sequenza con altre narrazioni, per far sì che i barbari (o il tratto barbaro che è in noi, anche nei più obsoleti passatisti) rispondessero con istintivo entusiasmo. Risultato: hanno comprato Flaubert persone che mai e poi mai l’avrebbero comprato; e l’hanno ricomprato persone che ne possedevano già due copie. Tutti figli della stessa illusione: che, d’improvviso, l’autoriferimento della letteratura a se stessa si fosse magicamente spezzato. (E poi era simbolicamente così forte il fatto che li si potesse comprare in modo tanto semplice. “Mi dia anche questo, va’.” Pochi euro. E via, con Faulkner dentro il giornale. Era veloce. Non sottovalutate questo: era veloce: era un gesto collocabile in una sequenza veloce di altri gesti. Non era andare in libreria, posteggiare, parlare un po’ con il libraio e poi scegliere, riprendere la macchina e finalmente poter far altro. Era veloce. Eppure in mano avevi Faulkner, non Dan Brown. La intuite, la micidiale illusione?)
    :::
    una bellissima costruzione che solo uno che pensa i libri come autorefenziali (una repubblica di stampo bossiano con muro di cinta tipo Israele o USA) poteva immaginare. Mi dispiace scrivere con una certa rabbia e insofferenza, ma non posso evitarlo. Si da il caso che i miei fratelli con istruzione di poco superiore a quella media (qualifiche professionali) vivano in un paesino che non ha una libreria (ha però una biblioteca, meno male) e che abbiano come tutti gli umani, anche di bassa istruzione e condizione, le loro curiosità verso il mondo in generale tra cui anche quello letterario che non di rado descrive proprio le loro modeste vite. Leggono fumetti, ma non disdegnano anche qualche libro (pochi visto che il soldo viene speso altrove e il tempo pure) e quando si presentano i libri di scrittori ‘mitici’ (sì, mitici perchè per loro sono poco più che nomi citati da qualche parte) per pochi soldi se li fanno conservare dall’edicolante e li portano a casa. Senza il quotidiano (leggono quello locale) e quindi senza tutti gli orpelli che Baricco attribuisce a questa operazione. Questi libri non vengono esposti in nessun salottino con vecchi merletti,ma finiscono in una credenzina insieme ai Dylan Dog e agli Alan Ford e i miei fratelli ne leggono uno ogni tanto. Stupirà Bariccco il sapere che se uno di loro ne trova interessante uno è capace di finirlo in una notte e pure di raccontarglielo l’indomani e di trarne le informazioni, gli insegnamenti, le considerazioni che vuole e posso assicurare che, nonostante la scarsa istruzione, non sono più banali di quelle di Baricco. Stupirà ancora di più Baricco il fatto che mia madre, vicina agli 80 e che che legge il cognome Faulkner all’italiana, ne ha letti parecchi e con la sua licenza di quinta elementare potrebbe persino stupirlo con qualche assennato commento (certo non da repubblica letteraria, ahimè). Sinora tra i libri ‘classici’ che ha letto Faulkner è uno dei suoi preferiti.
    Viene un dubbio, ma è solo mio e per la sua pochezza non posso certo condividerlo con Baricco, che i libri (qualsiasi) si possano leggere da più punti di vista e livelli e che per quello che possiamo chiamare ‘elementare’ (non sempre come valore) basti sapere leggere e avere un buon ‘vocabolario’?
    Credo di avere finito, mi riprometto di cancellare i commenti di Baricco dalla mia memoria e di non farne parola con nessuna delle persone di scarsa istruzione e di bassi natali che leggono i suoi libri solo perchè lui è comparso (compare) in televisione come bel ragazzo neanche così spocchioso come quando scrive per certi spocchiosi lettori di giornali che danno alla loro clientela la seguente illusione:
    ‘La promessa, ancor più sottintesa, che in qualche modo chi leggeva quel giornale aveva le istruzioni d’uso per poter far funzionare quegli strani oggetti-libro’
    besos
    Proprio perchè vorrei rovinare questo pomeriggio a Baricco aggiungo che il mio edicolante mi ‘tiene’ i meridiani che non so neanche con quale rivista escono e che Proust l’ho comprato così, un tanto al kilo, velocemente e forse un giorno lo leggerò. Un autentico schifo, vero? dove andremo a finire signora mia, non ci sono più i giornali di una volta che regalavano a stupidi buzzurri (pagando e non poco) occhiali e foulard!!!

  12. Spettatrice, ma guarda che tu e Baricco state dicendo la stessa cosa! Sono puntate su puntate che lui sta difendendo i cosiddetti “barbari” dal disprezzo dei letterati snob. Certo, lo fa pro domo sua, perché i “barbari” Baricco lo leggono.

  13. ‘azzo ho letto solo il commento di giovedì e mi era parso il contrario. I colpi si sole, o di Baricco sono brutta cosa.
    Comunque se qualcuno si legge solo il commento di giovedì cosa capisce? non lo so, vorrei non sentirmi così stupida a me quelle osservazioni sono sembrate sue e mi è sembrato che lui le condividesse.
    Vabbè, ditemi dove sbaglio e dove devo, cosa devo leggere, fate prima
    Thanks
    besos

  14. La puntata più chiara è questa.
    Dice che l’idea del “genocidio culturale” (accidempoli, non ricordo più chi l’ha coniata, quest’espressione) è “falsamente intelligente”…

  15. Ne consegue che devo chiedere scusa a Baricco per avere equivocato:
    Lo faccio, chiedo scusa, ho preso in mano il suo articolo di ieri incuriosita dalla citazione Lipperinica e mentre stavo sdraiata a prendere il sole.
    Questo per scusarmi con lui ma non con chi eventualmente pensa e scrive (e lo fa credendoci) le frasi che ho citato. Quei giudizi nascondono un’idea razzista della repubblica letteraria e mi fanno incazzare a prescindere.
    Mi devo scusare con Baricco anche per non avere letto le precedenti puntate,ma alla prima mi sono imbattuta in qualcosa del tipo:
    Forse è un momento di quelli. E quelli che chiamiamo barbari sono una specie nuova, che ha le branchie dietro alle orecchie e ha deciso di vivere sott’acqua. Ovvio che da fuori, noi, coi nostri polmoncini, ne caviamo l’impressione di un’apocalisse imminente. Dove quelli respirano, noi moriamo. E quando vediamo i nostri figli guardare vogliosi l’acqua, temiamo per loro, e ciecamente ci scagliamo contro ciò che solamente riusciamo a vedere, cioè l’ombra di un’orda barbarica in arrivo.
    I polmoncini no, Baricco posso chiederle scusa, ma i polmoncini no e neanche il resto.
    Riconosco l’errore, ma questo non comporta che da adesso in avanti mi riesca di leggerla, anzi, per evitare fraintendimenti forse non la leggerò proprio. Comunque so che piace e le auguro di instaurare un buon dialogo con i suoi lettori, c’è spazio per tutti, anche per i polmoncini 🙂
    besos
    si, scusate non avevo premesso che verso Baricco ho dei pregiudizi e che forse questo ha influenzato anche ciò che ho scritto. Per onestà intellettuale lo preciso ora

  16. E io sono convinto che i barbari non esistono.
    Ed io vivo alle periferie dell’Impero e mai li vidi, vedo gente che compruzza qua, leggiucchia là vedo gente con gusti diversi, vedo persone che si tengono in un canto Carolina Invernizio e sorridono e piangono, Liala e sono contente tra rosee trine e piloti, Baricco e godono, Proust e s’imbambolano, Spinoza e s’incaponiscono, Rabelais e ridono come pazzi, magari anche Gomorra ma non le sparano, le cannonate dico.
    I problemi sono altri, mica ‘ste dicotomie, che così noi ci convinciamo che stiamo tra i buoni e gl intelligenti, altri, secondo me.
    Ti dico

  17. come a dire che tutto è bello per baricco
    purché sia barbaro
    gli manca solo di rivalutare attila e abatantuono per farsi bello, poi siamo a posto tra palahniukisti wuminghisti, evangelici evangelisti e gennaristi: il trionfo della maostra delle atrocità
    dna buono per gli sfascicarrozze

  18. Scusa Anonymous, per capire, mi dici il nome di uno scrittore vivente, nostrano o straniero, come ti pare, che ritieni degno della tua attenzione? grazie

  19. Ma sai, Guglielmo, il buon anonimo ha altre intenzioni, molto lontane dal dialogo con chicchessia. Lo disegnano così, del resto.

  20. Be’, io direi il grande Antonio Fogazzaro! Un monumento.
    Come? E’ morto? Noooo… vanno via sempre i migliori…

  21. baricco crede che la gente lo legge perché è in linea con l’immaginario dominante, universale. E’ proprio vero, ahimé. Lo stesso dicasi per i vari vu ming, eco, genna e compagnia cantante! Ma fra 20 anni e anche meno di questi scrittori non resterà un solo rigo! Ve lo assicuro! Magra rivincita, me ne rendo conto! Ma mai sottovalutare i posteri!

  22. non resterà un solo rigo di wuminghini genna biondillo eccetera eccetera: orco dice 20anni, per me la metà
    baricco gli ci vorrà di più per essere dimenticato forse 30anni

  23. Mantra.
    E’ divertente questa cosa. Da qualunque punto, o oggetto, o soggetto enunciante, parta la discussione, l’approdo è sempre il medesimo. Quelle merde dei wu ming, genna, etc. Una vera paranoia. si finisce sempre nel mazzo, e negli improperi, insieme a soggetti, persone, autori, distantissimi, per poetica, contenuti, stile, scelte di vita. Tutto. Adesso parte il gioco del fra vent’anni, no trenta, quindici, anzi sei, no già da ieri…
    Futurologi forza, ancora uno scatto! Che moneta useremo tra vent’anni, di che stato faremo parte, quale sarà il fronte della guerra, cosa mangeremo e con cosa ci scalderemo? Ecco cominciando a rispondere a queste domande potreste scrivere le opere fondamentali del futuro, i grandi best-sellers del 2030, consegnandovi, come meritate, alla storia. Inoltre curereste quella paranoia che non so quanto vi faccia bene. Quanto a noi, beh, potete tranquillamente continuare. Quelle merde dei wu ming, quelle merde dei wu ming, quelle merde dei wu ming…

  24. @ G. Biondillo
    la frase esatta, del principe (uno vero) De’ Curtis, era: “sono sempre gli stessi quelli che muoiono”.
    Poi ci sono quelli che muoiono vivendo per sentito dire, o per la fame che non hanno (lo so, vado a orecchio, ma non c’è ragione di sprecarsi…)

  25. Parlano di Baricco e immagino lui che sorride , sotto i suoi riccioli sornioni. Pensa (ebbene sì,cari signori, pensa…): bene, come speravo…parlano male ma parlano di me.
    Cosa che sperano in molti nel mondo dello schermo grande e piccolo. E Baricco fa parte di quello piccolo,con’capatina’ su quello grande come autore di una storia che credo debba far riflettere tutti compresi i letterati. Mi riferisco al ‘pianista sull’oceano’ portato sulle memorabili scene da ‘un certo’ Tornatore.
    Credo che per questi Autori Visibili nulla è più godibile del fatto che si parli di loro…
    Ci sono gli ‘Invisibili’, anche, epperò, la cui Visibilità è data dalla grandezza dei loro libri… ma son pochi, pochissimi, cito, e so di di essere scontato jd salinger (a lui ne è bastato uno solo, di libro!)
    Dei vari Genna, Wu Ming e altri dico: che cosa darebbero purchè si parlasse di loro come si parla del Grande Invidiato: se non mi sbaglio sul tipo di sentimento che si aggroviglia, serpentiforme, entro le viscere dei tantissimi Biechi Denigranti del ‘povero’ Baricco…
    ps
    Ciao Signora Lipperini, non ho letto la sua risposta per ciò che riguarda il mio passato tentativo(l’avrà giudicato goffo, untuoso, oppure semplicemente inopportuno? oppure non mi avrà degnatodi risposta?) di spedirle un mio ‘romanzo’ perchè lei lo legga, se ne avesse il tempo…mi può dire di nuovo se posso? Perdoni se approfitto di nuovo dei succosi dibattiti del suo blog per ‘mio personale tornaconto’…
    grazie

  26. Ciao signor Eternauta,
    nessuno degli aggettivi usati da te è quello giusto. E’ che sarei sleale se ti dicessi che leggerò il tuo romanzo: molto sinceramente, non ne ho davvero il tempo, e non mi piace dire bugie. Credo che la cosa più corretta sia rivolgersi ai lettori professionisti delle case editrici. O, come non mi stanco di ripetere, ai lettori volontari dei Quindici. Non volermene.

  27. Che pietà, questo goffo accattonaggio intellettuale, questo untuoso mendicare l’attenzione: il mio romanzo qui, il mio romanzo là, può mica leggerlo signora Lipperini per piacere per piacere per piacere…
    E poi, Eternit, tu immagini Baricco dire: “parlano male ma parlano di me”.
    Ecco, so per certo che Baricco non dirà niente del genere, perché al contrario di te lui le cose, prima di commentarle, le legge, e se capita qui si accorgerà subito di una cosa (ovvia, però a te è sfuggita perché non legge): qui si sta parlando BENE di quel che sta scrivendo su Repubblica.

  28. @ eternauta “Mi riferisco al ‘pianista sull’oceano’ portato sulle memorabili scene da ‘un certo’ Tornatore….”
    Ragazzi, questa è roba succosa per orchi affamati. “Il pianista sull’oceano” di un certo Tornatore, diciamolo una buona e definitiva volta, è una cagata pazzesca, peggio del libretto da cui è tratto: pretenzioso, kitsch, ornamentale, retorico. In una parola, pessimo.

  29. però, che peccato perdersi in polemiche e mancare la possibilità di una bella discussione 😉
    di Baricco ho letto solo i barbari. La sua mi sembra una lettura molto pragmatica e sopratutto APERTA. E’ facilissimo dire “la nuova editoria è tutta una merda”, “il calcio moderno fa cagare” e chiusa la discussione.
    Il discorso di baricco apre diverse interpretazioni, stimola idee e connessioni, per questo mi piace.

  30. occhio, la nuova letteratura non esiste
    c’è la merda invece ma è robaccia innocua
    poi la nuova editoria è fatta da vecchi: collette editoriali gestite sempre dagli stessi vecchioni

  31. Ciao, ‘Che lagna’… ho dimenticato di dire che ‘l’attenzione’ al mio ‘romanzo’l’ha già avuta il mio editore (Bontà Sua)pubblicandolo. Avrei voluto solo sapere
    (ora so che non lo ha,infatti) se la Signora Lipperini avesse avuto del tempo per leggerlo e darmene un ulteriore parere e dei suggerimenti. Tutto qui. Se è accattonaggio lo è di consigli, credo…e non me ne vergogno. Perdonami la ‘sfacciataggine’ di voler essere giudicato.
    Comunque ringrazio la Signora per la sincerità.
    Per ciò che riguarda Baricco… ho letto i suoi libri, e ho letto i commenti sui suoi ultimi libri: Senza sangue, Odissea, Questa Storia. Non certo lusinguieri. E a ragione. Però vende, e per questa ragione ‘trascurabile’ Egli si permette di dare al Citati del retrogrado…
    E per quanto riguarda i barbari… Beh, uno che dice, in questo forum, che ‘Baricco sa che ai barbari piacciono i suoi libri’… scusatemi, ma mi è sembrato di capire che non si parli proprio bene dei ‘Barbari’… o perlomeno a me che sono tardo (anche se leggo) così mi è sembrato di ‘capire’…
    ciao
    ps
    non mi piace ‘Eternit’ .
    odio i diminutivi (sono americani e minimalisti.
    eppoi l’eternit è cancerogeno!

  32. ancora a ‘che lagna’… ora che vengo dallo scaffale… Iliade non Odissea, era uno dei libri da me citati, di Baricco…
    scusami per le tante correzioni…passo e chiudo. Era ora!

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