BIBLIOGRAFIA DISARMATA: MATILDE SERAO

Matilde Serao (1856-1927). Prima ancora di sapere che Serao è stata la prima donna italiana a dirigere un quotidiano, ero affascinata da lei e dalla sua scrittura, dallo sguardo lucidissimo con cui raccontava il mondo. Ma tralasciando la sua notevolissima biografia, mi soffermo su uno dei giornali di cui fu a capo, Il Giorno. Che fu fra i non moltissimi a non essere interventista nell’imminenza della Prima guerra mondiale.
Anzi.
Prima di allora Serao non era stata affatto pacifista. In Evviva la guerra, addirittura, la celebra. Ma era prima, appunto. Era il colonialismo. Era il nazionalismo. Era qualcosa di cui si parlava con l’euforia degli inconsapevoli (perché lo si era, in moltissimi casi). Ma a conflitto in corso, cambia. Prima, più morbidamente, in Parla una donna, e poi con Mors tua, romanzo dimenticato e infine recuperato.
La pubblicazione di Mors Tua è del 1926. La critica lo ignora. Salvo le accuse, di parte fascista, di “pessimismo apocalittico”. Per questo motivo Serao non viene sostenuta nella candidatura al premio Nobel che invece andrà a Grazia Deledda.
Come scrive Adriano Ercolani,

“Il valore del libro è soprattutto nel mostrare, plausibilmente, le conseguenze della guerra sulla vita delle persone, anche quelle non coinvolte direttamente nel conflitto al fronte.

Persone semplici o avviate ad un’esistenza serenamente borghese, le cui vite vengono travolte dalla follia collettiva, che impone loro di misurarsi con drammi esteriori e interiori: tradimenti, omicidi d’onore, figli rinnegati, fedi smarrite, paranoici sensi di colpa, diversi volti di un impazzimento generale”.

Abbiamo, in molti casi, solo la possibilità del racconto. E a volte, per quei racconti, si paga.

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