Vera Brittain (1893-1970). Chi saranno mai Antonello Repetto e Renato Paris? Sono due pacifisti condannati alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Zero per vilipendio alla bandiera. A Paris vennero inflitti a Trento otto mesi di reclusione, “per aver consentito la pubblicazione su una rivista di una poesia anti-militarista”. Repetto venne rinviato a giudizio nel 2002, per aver affisso un manifesto con uno scheletro in divisa e le parole: “Ragazzi vi mandano al macello, boicottate il nuovo modello di difesa, alla divisa fate una pernacchia!!” . Erano gli anni dell’uranio impoverito impiegato nei poligoni di tiro in Sardegna, contro cui Repetto si batteva.
Il reato di vilipendio alla bandiera esiste ancora. E’ l’articolo 292 del codice penale e recita così:
“Chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La pena è aumentata da euro 5.000 a euro 10.000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale.
Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni”.
Se non sbaglio, uno degli ultimi casi di denuncia per vilipendio alla bandiera è del 2021, e il denunciato era Achille Lauro, che a Sanremo aveva cantato con il tricolore in mano, gettandolo a terra appena scesa la scalinata dell’Ariston.
Non è finita. E’ Alessandro Marescotti a ricordare qui che esiste un altro reato del codice penale, contemplato dall’articolo 265, di “Disfattismo politico”. Recita così:
“Chiunque, in tempo di guerra, diffonde o comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possano destare pubblico allarme o deprimere lo spirito pubblico o altrimenti menomare la resistenza
della nazione di fronte al nemico, o svolge comunque un’attività tale da recare nocumento agli interessi nazionali, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni”.
“Se solo la grandiosità che noi abbiamo volto alla distruzione potesse spingere verso la creazione, se il coraggio che abbiamo dedicato alla guerra potesse essere impiegato per cercare la pace, allora davvero il futuro potrebbe vedere la redenzione dell’uomo invece della sua ulteriore discesa nel caos”. Lo scriveva Vera Brittain, pacifista inglese. Magari, a volantinare il testo, si rischia.