BRANKO, HOUELLEBECQ, CORONA: E MARIO TRONTI

Oggi l’oroscopo di Branko ammoniva gli Scorpioni che si sarebbero trovati in una situazione alla “Serotonina” di Houellebecq. Non so quanti si siano precipitati a cercare una confezione di Captorix, ma la faccenda si fa interessante. Perché prima di Branko, un’altra “icona pop”, Umberto Smaila, si era fatto fotografare con una copia del romanzo fra le mani, invitando a leggerlo. Ora, Michel Houellebecq non è esattamente uno scrittore facile, e fin qui era stato molto lodato soprattutto nell’ambito degli addetti ai lavori: con il suo divenire oggetto d’amore popolare corre il consueto rischio in cui incappano gli autori di successo, ma non è questo il punto.
Il punto è l’onda indignata che da giorni percorre i social, o meglio molti titolari di bacheche che leggono Houellebecq, a proposito di “Non mi avete fatto niente” di Fabrizio Corona: onda meno alta, a proposito, di quanto avvenne per un libro dello stesso autore, “Mea culpa” che anni fa  si tentò di far passare come testo letterario, ma ancora una volta non è questo il punto.
Il punto affidiamolo agli algoritmi di Amazon: chi legge Corona legge anche la biografia di Totti e quella di Briatore, i pensieri di Gué Pequeno, la filosofia di Christian Vieri e quella di Marchionne, i #Valespo. Eccetera.
Alcuni di questi libri vanno in classifica, ci restano un po’, spariscono, vengono dimenticati. E, intendiamoci, non è faccenda nuova: in editoria è sempre accaduto di pubblicare testi che in nessun modo nascono come letterari, ma si rivolgono a quei lettori-non lettori che acquistano un volume per curiosità, per noia, per desiderio di farsi gli affari altrui, o, nel caso di Totti e Valespo, perché ne sono fan.
Nel 1987 Mondadori pubblicò anche un libro gonfiabile, da usare al mare: era “Libidine” di Roberto D’Agostino. Qualcuno brontolò, il libro venne, appunto, prestissimo dimenticato.
Ora, la reazione social su Corona è interessante: perché nella maggior parte dei casi intende marcare una separazione fra chi lo acquista e chi si indigna. Chi si indigna, ovvero,  non ce l’ha tanto con il testo in sé, ma vuole far sapere al modo che lui, o lei, legge Robert Walser, e dunque è un vero lettore o lettrice. Oppure intende far sapere che i suoi libri, negletti dall’editoria crudele, venderebbero più di Corona con maggior soddisfazione della letteratura nazionale (no, non venderebbero di più a meno di fortunate coincidenze e, no, in molti casi la letteratura nazionale non se ne gioverebbe: non si giova neanche di Corona semplicemente perché esiste una tipologia di autore e di libro che non hanno niente a che fare con la letteratura, sono semplice  consumo di un prodotto, quel prodotto si vende, non crea nuovi lettori, si rivolge a un altro pubblico).
Perché mi interessa questa faccenda? Perché è un sintomo importante. Se tante persone sentono il bisogno di postare il proprio disprezzo, o addirittura di comparare Corona con Nabokov, che è come parlare di astronavi in un discorso ufficiale agli studenti (va bene, Vonnegut lo ha fatto: ma era Vonnegut, cari), significa che abbiamo un problema.
Lo stesso che evidenzia Mario Tronti (parliamo del massimo studioso del marxismo operaista, non di un fan del postmoderno) in un’intervista apparsa oggi su Repubblica: dice, Tronti, che la cultura di sinistra non ha più capito il popolo. Che la sinistra se ne andava allegramente all’Auditorium alle nove di sera mentre quel popolo che diceva di amare si svegliava alle sei del mattino. E non intendeva dire che non bisogna andare all’Auditorium, ma che bisogna capire, e che – appunto – col disprezzo degli ignorantoni che votano Cinquestelle e Lega, e magari leggono pure Corona, non si va da nessuna parte:
“La mentalità culturale democratico-progressista non ha più capito il popolo. E il ceto politico imbevuto di quella cultura non è più venuto da lì e non è più andato lì. Perché quella cultura non è di popolo, è di élite. E le due sinistre, quella cosiddetta moderata e quella cosiddetta radicale, che si differenziano magari sul terreno sociale o sul terreno istituzionale come è violentemente e inutilmente accaduto di recente, sono invece accomunate dalla stessa cultura che poi è appunto una stessa mentalità. E questo è il motivo per cui la politica e l’organizzazione della sinistra-sinistra non riescono a recuperare il consenso che perdono le politiche di centro-sinistra. Né l’una né l’altra vengono riconosciute come partiti di popolo. A ogni elezione, di qualunque tipo esse siano, le due posizioni vanno puntualmente incontro allo stesso destino. Ormai da anni. Ogni volta si registra, si costata, si ripete che il centro città vota a sinistra, le periferie votano a destra. E se ne parla, sì, ma quasi fosse un problema come un altro. E invece è il problema dei problemi”.
Allora, in un paese di non lettori e di votanti a destra, magari due domande vanno poste. Magari si dovrebbe analizzare, uscendo dal proprio piccolo o grande orticello, quel che succede, invece di contrapporre il proprio sapere, la propria cultura, il proprio – presunto – essere nel giusto in politica e in letteratura. Non significa “sdoganare” Corona, affatto. Significa chiedersi perché, tutte le volte: perché se non ci si chiede perché, e ci si autoconsola stringendoci fra i sempre più pochi simili, semplicemente non si fa un passo. Ecco, il punto era ed è questo. Ed è il punto dei punti.
Ps. Per la cronaca, se qualcuno se lo chiedesse, leggo l’oroscopo tutte le mattine. Come ebbe a dire una volta Umberto Eco (cito a memoria): non è che gli intellettuali leggano Topolino solo al mare, per rilassarsi dopo ore passate su Voltaire. Lo leggono tutti i santi giorni, per poter capire Voltaire. Branko non è proprio come Topolino, ma passatemela. A lunedì. domani e dopodomani sono in Puglia.

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