BREVE RIASSUNTO DI DUE GIORNI AL CALOR BIANCO

Sono accadute diverse cose, in questi due giorni, di cui ho avuto occasione di parlare ieri al Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia, insieme a Lella Mazzoli, Giorgio Zanchini e Wu Ming 2. Si discuteva, nell’occasione, di informazione culturale, partendo da dati che riguardano l’informazione tutta, e che ci dicono che tuttora l’88% degli italiani accede alla medesima attraverso la televisione, che circa il 70% attraverso il web, mentre precipita il giornalismo cartaceo. Cose note, evidentemente.
Qui trovate un’ottima cronaca del pomeriggio.
Ma la questione posta dalla parola web è, come si intuisce, complessa, specie se web si identifica, come sempre più spesso avviene, con i social.
I due casi in cui mi sono imbattuta martedì, ovvero il poliziotto fiero di quanto fatto alla Diaz e il sacerdote che insulta le donne che abortiscono, ma anche i casi quotidiani costituiti da tutti coloro che si dimostrano inconsapevoli del fatto che quanto scritto su un social non è segreto, non rimane circoscritto alle persone che partecipano a quella discussione, ma che è e resta pubblico (e non ci sono reti di spie, come taluni credono: semplicemente, i gradi di separazione, su Facebook, sono pochissimi), dimostrano che l’unico modo per fare cultura nel web è restituire alle parole il peso che dovrebbero avere. Per creare comunità, per creare saperi. E anche, diamine, per sopravvivere.

Un pensiero su “BREVE RIASSUNTO DI DUE GIORNI AL CALOR BIANCO

  1. …hai mai pensato che invece molt* di quest* utenti sia perfettamente consapevole di stare su uno spazio pubblico (sia pur virtuale) e che si esprima così perché sente di essere sostenuta da un largo consenso e da una sostanziale impunità di fronte a insulti e propositi d’odio palesati erga omnes? Come domandavo a WuMing4, il proposito d’odio va fatto rientrare nella libertà di espressione e di opinione oppure no?

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