QUELLI GIURAVANO SUL CALCESTRUZZO. QUELLI COSTRUIVANO PER L'ETERNITA'

C’è una frase che mi resta in mente, e che ho sentito sussurrare alla fine di uno dei due bellissimi incontri marchigiani (Petriolo e Altrevisioni a Macerata) di sabato e domenica. Incontri dove si è evidentemente parlato anche di Quadrilatero, alla vigilia del servizio di Report sull’Anas, dove si denunciava la truffa al cemento nelle gallerie in costruzione (meno cemento di quanto risulta ufficialmente, alla faccia della sicurezza), alla vigilia delle dimissioni del presidente Anas Ciucci, ma anche alla vigilia  della conferma, avvenuta ieri mattina, di quanto la Quadrilatero sia “opera indispensabile”.  Anzi, il presidente uscente della Regione, e oggi candidato in lista civica, Gianmario Spacca, afferma addirittura:
Questa è un’infrastruttura fondamentale nella programmazione regionale. Su questo asse gravita tutto il sistema logistico regione porto-aeroporto-interporto, decisivo per la crescita della comunità regionale. Un ringraziamento anche al presidente di Quadrilatero, Guido Perosino, perché da parte sua c’è stato un ‘pressing’ costante verso il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero delle infrastrutture. Ovviamente c’è un pizzico di amarezza perché ci sono state due grandi aziende che, a causa di difficoltà finanziarie, non sono riuscite a realizzare l’opera. Oggi, con il subentro di Astaldi, una delle imprese più importanti del nostro Paese, ci si avvia verso la conclusione dei lavori, che non si sono mai interrotti ma da oggi procederanno con un ritmo maggiore”.
Astaldi, un fiorellino di virtù, appunto.
Ma torniamo alla frase che mi ha colpito, e che ho riportato con me. Non è quella che dà il titolo a questo post, e che è di Günter Grass, come mi ricordava ieri Leonardo Animali, altro sovversivo luddista che non si rassegna alla costruzione di un’opera costosissima, devastante dal punto di vista paesaggistico e, sì, inutile (utile sarebbe stato l’allargamento delle strade e il raddoppio del nodo ferroviario, semmai).
La frase è un sussurro angosciato: “Qui la Quadrilatero la volevano tutti, e adesso alcuni si vergognano a dirlo”.
Forse è così, forse la volevano tutti. Perché legittimamente sognavano che le betoniere non passassero davanti alla porta di casa (e, appunto, ci sarebbero volute le varianti, già studiate da decenni). E sognavano, altrettanto legittimamente, quell’occupazione e quel rilancio economico che era stato promesso dalla danza dei viceministri e politici di lunghissimo corso, pre-Tangentopoli addirittura, che promettevano che la strada avrebbe aperto un mondo nuovo.
Forse. Perché non proprio tutti la volevano, solo che quelli che non la volevano sono stati zittiti con le solite accuse: siete vecchi, volete il somarello, volete la diligenza, come vi permettete di parlare di questi luoghi voi che non ci vivete tutto l’anno.
Ci sta. Anche se i luoghi (la bellezza dei luoghi, la risorsa dei luoghi, la possibilità di non farci seppellire da frane e alluvioni grazie all’integrità dei luoghi) sono di tutti, e non solo di chi ci abita. Anche se quel rilancio economico, allo stato delle cose, non sembra ricavabile dal mero guadagno dei fatidici trenta minuti in meno per arrivare al mare. Semmai, quel rilancio, potrebbe venire da altro: dal fare rete fra comuni per immaginare un nuovo uso della vecchia statale 77 (ammesso che venga dismessa). Si può fare o si continuerà a delegare a chi ha voluto la Quadrilatero quel benedetto rilancio?
Quella che non ci sta, comunque, è la narrazione.
Cosa è stato raccontato ai marchigiani? Che, come ha detto ieri un monsignore, la Quadrilatero è “una grazia”? Che è l’opera indispensabile per il loro futuro? Chi si è assunto la responsabilità di questa narrazione? Dove, i marchigiani, hanno potuto trovare informazioni alternative? La puntata di Report ha giustamente seminato dubbi, perché era una narrazione disponibile a molti. Ma dove, dove altro avrebbero trovato quella possibilità di esprimere un dubbio, in questo spaventoso schieramento pro-cemento che in quindici anni ha soffocato ogni altra voce?
“Le Marche devono imparare a raccontarsi”, ha detto, sabato, una scrittrice meravigliosa come Lucia Tancredi, marchigiana d’adozione. Devono sapere che possono ammirare un quadro di Lorenzo Lotto a Cingoli, devono sapere che hanno un tesoro letterario come Dolores Prato che ha cantato le Marche stesse. Che su un tesoro vivono, infine.
Devono sapere, anche, che la salvezza non si delega a nessuno, e tanto meno ai comitati benedetti dalla grazia del cemento. Ma parte da se stessi, e dalla volontà di informarsi, e di sapere. E di cambiare le cose senza fidarsi ciecamente di chi, su quanto è avvenuto in questi quindici anni, ha taciuto.

3 pensieri su “QUELLI GIURAVANO SUL CALCESTRUZZO. QUELLI COSTRUIVANO PER L'ETERNITA'

  1. Hai centrato il punto, Loredana. Perfettamente. Da profondo marchigiano quale sono, posso tranquillamente dirti che la stragrande maggioranza di noi non conosce affatto la propria regione se non per quelle tre-quattro località commercial-turistiche dove si va per far shopping o per mangiare velocemente in qualche McDonald. La maggior parte di noi spesso ha viaggiato moltissimo ALTROVE ma non s’è mai sognato di girare la nostra terra. Per la sottovalutazione tipica di chi “ha tutto dentro casa” e dunque cerca “l’erba più verde” dai vicini e dai lontani.
    La Quadrilatero è l’emblema dell’informazione a senso unico, qua davvero non c’è stato ALCUN dissenso se non nel brevissimo periodo in cui il Centrosinistra doveva subentrare politicamente all’iniziativa di Baldassarri che sembrò l'”uovo di Colombo”. La Quadrilatero dovrebbe insegnarci cosa accade quando si fa suonare una sola campana, quando si silenzia il controcanto. È la tecnica usata per azzerare ogni dibattito serio, funziona meravigliosamente. Quando poi i danni sono ormai fatti, il male minore diventa completare tutto perché il mostro in decomposizione è ben peggiore di quello vivo e vegeto. Dovremmo imparare tanto da questa vicenda, noi marchigiani e tutti gli italiani; temo invece che finirà tutto a tarallucci e vino con le nostre macchine a sfrecciare soprattutto in direzione Roma.
    P.S.: A proposito di “Altrevisioni”, sei stata informata della surreale vicenda che sta uccidendo il Cine-Teatro Italia che la ospita? Un altro caso di tentata soppressione di spazi “altri” in favore -nello specifico caso- di quelli curiali, molto più paganti dal punto di vista elettorale e dei consensi. Se ti interessa, ti manderò qualche appunto in privato.

  2. Grazie. Grazie a chi fa informazione vera come lei. Grazie ai giornallisti e alle persone che hanno il coraggio di vedersi sbeffeggiare senza sentirsene sminuite.. anzi.
    Le persone che leggono il mio piccolo blog a volte dicono: “A che serve sapere, tanto non ci possiamo fare niente”. Invece si può, perchè la parola ferisce meglio di una spada e di parole possiamo spargerne tante, tante, tante.

  3. È meglio lasciare perdere e non denunciare niente, in particolare se l’autore della denuncia è un dipendente, per i seguenti motivi:
    -vieni licenziato alla prima occasione;
    -se fai la causa, ci vogliono i soldi. Ma sei già licenziato, quindi gti dovrai fare i debiti;
    -quando arriverá la sentenza, ti accorgi che il reato è già prescritto;
    -se vai a chiedere lavoro in giro, troverai qualcuno degli ex indagati nelle varie società che metterà in guardia tutti per non farti assumere.
    È un’esperienza personale per una situazione simile e se potessi tornare indietro, ingannerei sulla qualità del calcestruzzo come lo chiedevano i capi.
    Fare la persona onesta ti costerà caro.

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