BREVE SEGNALAZIONE DI MARLON JAMES (E ALTRO)

MONDA: lei si considera uno scrittore di genere?
JAMES: Non spetta a me dirlo, ma lo considero un complimento. E’ così antiquato considerare i generi qualcosa di minore.
Così, su Repubblica di oggi, parla Marlon James, autore di Breve storia di sette omicidi (Frassinelli), fresco finalista al Booker Prize (e speriamo che lo vinca anche, perché il romanzo lo merita).
Breve storia di sette omicidi, come è giusto che sia, costeggia il genere e lo fa proprio: c’è la Giamaica degli anni Settanta e non solo, c’è Bob Marley e non solo, ci sono le bande criminali e non solo. C’è la fragilità della vita e di quanto in vita si può fare. C’è la povertà. C’è la rabbia. C’è una potenza di scrittura che quasi sgomenta.
E a proposito dei brontoloni che lamentano la lingua “semplice” dei romanzi, ecco cosa scrive la bravissima traduttrice Paola D’Accardi (la nota estesa è qui):
“Un romanzo, dunque, che come dice l’Autore stesso è «portato avanti dalla sola voce». Il racconto delle vicende individuali e collettive di un paese attraverso il flusso di coscienza e i dialoghi dei suoi personaggi è già una bella sfida per il traduttore, ma la cosa si complica ancora di più quando tutto questo «parlato» è oggetto di continui commenti e riflessioni da parte dei parlanti stessi, tanto da diventare quasi un personaggio a sua volta. Un personaggio composto dai gerghi più svariati, dai tormentoni televisivi, dagli slogan pubblicitari, dalle battute di popolarissimi cartoni animati e film che hanno fatto epoca (il tutto rigorosamente vintage), ma soprattutto dal creolo giamaicano. Nato in epoca colonialista, dall’incontro fra l’inglese e le lingue africane degli schiavi sfruttati nelle piantagioni dell’isola, si è evoluto nel corso del tempo, ma sempre in forma esclusivamente orale. Forse per questo, per la sua mancanza di una tradizione scritta, l’Autore fa dire a un suo personaggio che il giamaicano «non è una lingua»; ma pur rinunciando a definirlo, resta il fatto che il creolo non è l’inglese standard e come tale non sempre è immediatamente comprensibile, anche agli anglofoni”.
Leggetelo. Mi saprete dire al ritorno: già, riparto e da domani a domenica sono a Pordenonelegge. Venerdì alle 12 per parlare delle Marche in Viaggio in Italia e sabato per intervistare David Leavitt e Azar Nafisi. A lunedì.

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