BUDELLA DI PECORA

Bancomat6lx   Sul quotidiano di oggi, Gian Paolo Serino parla di un libro molto particolare: si chiamava Le sfide per affrontare il cambiamento, ed era destinato ai massimi dirigenti Fininvest. Dentro, i primi passi per un “programma” (politico, non televisivo). Meritano le parole di Baget Bozzo (titolo dell’intervento, da meditare, Il ritorno della morale):

"Oggi l’uomo vive in un mondo fatto di tele-immagini e la conoscenza umana ne è arricchita, perché il più comune degli uomini posto davanti a un televisore è posto dinanzi ad un reale che, anche se interpretato, costituisce una verità obiettiva. Il vedere la televisione è il più comunicativo degli atti, è l’esperienza che rende tutti uguali, mentre l’udire richiede tutt’altra attenzione ed elaborazione, una caratteristica propria dell’intellettuale".

Da meditare, aggiungo, perché abbiamo un problema, già citato da queste parti: quello di un tangibile ritorno agli antichi snobismi intellettuali (ahi, cari a molta sinistra) che attribuivano/scono al mezzo televisivo una valenza irreparabilmente negativa. Mentre il problema sta nell’uso, non nel veicolo: è così banale scriverlo che quasi mi vergogno. Ed è banalissima (perdono) anche un’altra considerazione: che a forza di disdegnare, si consegnano agli avversari strumenti preziosi. Esempio che rimane nello stesso ambito: tre anni dopo la diffusione di quel libretto, nel fatale 1994, la sottoscritta scrisse per il quotidiano qualche considerazione sull’inno della neonata Forza Italia, tutt’altro che casuale. L’articolo era questo:

Shakespeare diceva che chi non ama la musica è un farabutto: e questo lo sanno tutti. Però diceva anche di trovare molto strano che "le budella di una pecora" potessero "trascinare un’ anima fuori del corpo": in parole povere, che da un umile strumento musicale si potessero cavare melodie celestiali era cosa densa di mistero anche per il Poeta. A maggior ragione può sembrare misteriosissimo il caso, nostro contemporaneo, della mite donnetta pescata da un telegiornale nel pigia-pigia della convention romana di Forza Italia: e che stringendosi nel cappottino e quasi scusandosi, confessava la propria simpatia per Berlusconi. Perché è bravo. "E poi perché la musica è tanto carina". La musica è ovviamente l’ inno di Forza Italia (note di Renato Serio, versi, pare, dello stesso Cavaliere): esteticamente nullo e magari volgarotto come le budella della pecora shakespeariana. Ma destinato a colpire le signore e i signori che non disdegnano la musica (tantissimi, sempre stando a Shakespeare). E a passare alla storia della politica come il primo jingle che sostituisce in efficacia uno slogan, un simbolo e forse persino un programma. Il fatto è che, mentre ci si indigna ad ogni piè sospinto per l’ assenza della musica classica dai palinsesti televisivi, si tende a dimenticare che in seno alla televisione è nata e si è pasciuta un’ altra musica, quella delle sigle e della pubblicità, funzionante in perfetta conformità con i canoni comunicativi del piccolo schermo: e dunque frammentaria, citazionista, pensata in vista di una fruizione vasta ma non concentrata. Non sarà arte secondo gli antichi canoni: ma non è neppure una sciocchezza. Il vecchio jingle di Canale 5 era costruito su scala pentatonica, la più antica – era alla base del corale gregoriano – ma anche la più popolare – era fatta per essere intonata senza fatica dai fedeli. La musica di Vangelis per lo spot Barilla era esemplare per la facilità di memorizzazione; e la colonna sonora di Angelo Badalamenti per Twin Peaks era una vera festa postmoderna di citazioni più o meno colte ma tutte riconoscibili. Facilità di memorizzazione e riconoscibilità in puro stile pubblicitario stanno alla base anche di Forza Italia: che vanta anche, se non una discendenza, quanto meno un’ assonanza nobile con Pomp and Circumstance March n. 1, la prima di cinque composizioni di Sir Edward Elgar molto nazionalistiche e molto popolari in Inghilterra. Note anche da noi, perché vi si ispirava apertamente la vecchia sigla di "Tribuna Politica". Alla finezza va aggiunta un’ accortezza: anche quando esce dal tubo catodico, Forza Italia viene proposta nel più televisivo dei modi, in versione karaoke. D’ altra parte, se a qualcuno venisse in mente di eseguirla, o agirla "dal vivo", per esempio in un improbabilissimo corteo, chi riuscirebbe più a prenderla sul serio?

(era il 23 febbraio e non erano pochi a credere che il Cavaliere non avrebbe mai vinto le elezioni)

25 pensieri su “BUDELLA DI PECORA

  1. Il discorso sarebbe lungo e porterebbe a dimostrare che il Cavaliere è un effetto e non una causa.
    Televisione e musica sono soltanto due aspetti, per quanto importanti.

  2. Credo che l’ultimo manifesto per la rappresentanza nel settore audiovisivo della sinistra risalga al 1978, un bellissimo manifesto del PCI, raffigurava una TV circondata dagli scudi crociati. Effettivamente è da molto che la sinistra-sinistra ha abbandonato il fronte, forse perchè con il maggioritario esiste la presunzione di poter esercitare un potere molto forte una volta arrivati al potere.La TV è solo la punta dell’iceberg, è la questione della comunicazione che dovrebbe essere valutata. La comunicazione come fattore culturale, o come strumento di controllo di massa,il resto aggira il problema ma non lo coglie.
    Ciao

  3. mi pare che l’opinione di baget bozzo abbia echi mcluhaniani anche se malassorbiti e furbeschi (che la tv sia “+ comunicativa” o renda uguali non significa del resto che le relazioni si esauriscano nella “comunicazione”: ad esempio il web, che è inforelazione, ristruttura la “comunicazione mediata tecnologicamente”, perché non essendo unidirezionale ed essendo onnidisponibile, rinnova il senso della prima tecnologia, il linguaggio orale)
    Peraltro che “conta l’uso non il veicolo” è affermazione che notoriamente proprio mcluhan smonta: secondo lo studioso la modificazione antropologica e percettiva – di cui è sciocco dare un giudizio morale positivo o negativo dato che questo la segue e ne dipende – è indipendente dal messaggio (ma non dal mezzo).
    E questo non c’entra con gli snobismi (il canadese era notoriamente antisnobista) ma con le forme narrative.

  4. Giorgio, che il mezzo influisca sul messaggio, d’accordo. Ma che con il messaggio si identifichi, è cosa di cui, forse, nel 2006 e dopo mutazioni che sono ben successive al pur amato canadese, occorrebbe cominciare a dubitare.

  5. Fa male la TV? Livella appiattisce rincretinisce? Ogni tanto si ripropone una questione su cui tanto si è dibattuto. È un mezzo che certamente deve essere usato con intelligenza, ma non c’è dubbio che debba essere usato. Non come il Cavaliere che dopo l’abbuffata si spera ( eh sì!) che vada incontro a un vomitoso rigetto.

  6. Ieri a Trieste Aldo Nove ricordava che all’alba delle Tv private i giovani intellettuali le trovavano affascinanti, perché erano rustiche e ingegnose, mentre ora i programmi – film compresi – sono di fatto il lancio della pubblicità.
    Non vi viene in mente Maurizio Costanzo?
    P.

  7. “Il mondo diventa – rincara Baget Bozzo – quello che noi vediamo in tv.”
    “Noi viviamo la storia contemporanea in visione diretta, la realtà e l’interpretazione insieme”.
    Perchè fare uno sforzo intellettuale se la tv ci fornisce l’interpretazione?
    Del resto Berlusconi costruisce il suo reame (GPSerino in una recensione di un paio di anni fa ha già offerto la differenza tra Reame e Regime) proprio profondendo ottimismo a piene mani. Pubblicità più che accurata studiata e centrata: la sinistra è pessimista: lasciamola perdere. Invece mi chiedo davvero perché la sinistra, questa fantomatica assenza, per principio rifiuta gli strumenti pubblicitari oramai tanto usati (meno azzeccata “l’idea diversa” di Casini.. mi viene da pensare ai diversi, ai pinguini gay difesi dai gay (umani stavolta), e di conseguenza ai razzismi (imbarazzanti a volte al limite del comico): ghettizziamo Casini?
    Ho 39 anni, sono cresciuta coi discorsi sui pericoli della tv, ne sarò tanto vittima da non accorgermi della deriva che mi ha fatto prendere al pensiero? O sono tanto razionale da non farmi toccare dalle musichine di Forza Italia e da trovare ridicoli gli slogan (quando usati senza ironia) che hanno preso il posto dei discorsi? E’ noiosa la tv, noiosa da morire (N. Postman), quasi quanto superficiali i nostri politici. Superficiali ma ben determinati. Il potere logora (chi non ce l’ha, avrebbe aggiunto il vecchio gobbo) l’etica di chi pretende di rappresentarCi.
    Quale difesa è attuabile?

  8. non volevo fare una questione di un aspetto che nel post è del tutto marginale, stavo solo cazzeggiando 🙂
    Che un medium non sia male in sé del resto è vero anche per il canadese. Ma non per via dell’uso diverso che se ne può fare (a fin di bene o a fin di male). Infatti è interessante il canadese perché tende a spiazzare (a ripiazzare) il moral-politico dietro l’antropologico e non davanti.
    “che il mezzo influisca sul messaggio, d’accordo…”
    Il fatto è che non “influisce”: è. La critica per cui “è vero che influisce ma contano anche i contenuti” non è sbagliata, parla d’altro. Si pensa che, accettando “il mezzo è il messaggio”, si debba accettare per coerenza ad esempio l’idea reazionaria che la tv sia male in sé dato che nessun uso diverso la potrebbe salvare; e a questo discorso si oppongono “i contenuti diversi”. È un fraintendimento della vulgata, dato che non può esserci alcun giudizio di valore a quel livello. Il giudizio di valore (bene male) ha bisogno di contesti di senso per esercitarsi ed essi non sono puri ma formati. Non sono quindi in questione i contenuti – che ovviamente possono essere diversissimi e “influire” in modo diverso sul livello delle opinioni degli “utenti formati” (come del resto a sinistra sanno benissimo: anche il dibattito sullo snobismo di sinistra è stra-datato, almeno dalla rai tre di guglielmi, che aveva ben compreso il medium e “l’uguaglianza” dei fruitori . Se poi ci sono cariatidi per cui la tv è il male che ci vogliamo fare? La sinistra la usa eccome la tv, tanto è vero che appena può la lottizza. Semmai parliamo di questo, no?). E non sono nemmeno in questione le forme dei contenuti. È in questione il paradossale “contenuto della forma” e dei suoi “mezzi di produzione”.
    Ma come ho detto, questo è un argomento per cazzeggiatori degenerati, non per chi vuole giustamente salvare il mondo a suon di contenuti migliori. 🙂

  9. Ma è tutt’altro che un argomento da cazzeggiatori, giorgio! 🙂
    Quando ho accennato nel post al discorso sui contenuti, infatti, mi vergognavo orribilmente, proprio perchè lo davo per auspicabilmente superato, oltre che banalissimo. Il fatto è che un poco mi stupisco nel verificare che torni sempre – ma nel fraintendimento che tu stesso indichi- il concetto di McLuhan e, per dirti, affiora molto meno quello che dice Bauman quando parla di Post-panottico. C’è una bella frase ne La società individualizzata che vale la pena di riportare: “Oggi i poteri costituiti hanno girato gli occhi da un’altra parte o sono scomparsi dalla vista, la linea da non valicare non si vede più e lo stesso Grande Fratello, quand’anche fosse desideroso di rimproverarci o punirci, non saprebbe decidere da dove cominciare”.

  10. Sarà tutto molto vero, però l’analisi trascura un particolare: si parla sempre e solo di televisione, mentre i modi per comunicare oggi sono molti di più e molto diversi. Ha ragione Susanna quando dice che ci siamo cresciuti sui pericoli della tv e siamo molto bene immunizzati semmai dai pericoli che rappresenta. E perchè anche su Internet la rete non viene in primo piano? io penso che questo sia uno dei pochi spazi dove ancora sia difficile trovare una strategia di occupazione. caro Marx, i corpi solidi si saranno pure sciolti, ma nell’oceano che ne è scaturito ci nuotiamo benissimo, no?

  11. Dipende molto cosa si vuole trasmettere e a chi.
    I sensi, tutti, possono essere un veicolo per raggiungere strati più profondi della nostra personalità oppure possono essere sollecitati per regalarci l’effimero piacere del momento.
    E’ vero che la sollecitazione fine a se stessa è più diretta e più semplice, se voglio vendere un deodorante per la tazza del bagno ho più probabilità di successo se mi limito ad un messaggio superficiale e gustoso, ma se il mio intento è quello di svegliare le coscienze sulla eventuale necessità di un bagno perfettamente igienizzato, dovrò stimolare i sensi affinché quelli raggiungano la parte più intima e più umana di me.
    Nonostante tutto, non voglio ancora arrendermi all’Aiax sulle note della Carmen.

  12. quello che bauman dice era già spiegato nel passaggio da disciplina a controllo (lo spazio liscio e l’esportazione della segmentazione: se ne parlava su Derive 15 anni fa). nell’ipermercato non ci sono transenne, se entri ne accetti la fascinazione. si opera attraverso attrattori, produzione e masse di significati. il punto è che sperare di intendere qualcosa usando formule come “i poteri costituiti” (e con le logiche binarie noi-voi) vuol dire segarsi dall’inizio. i poteri sono sempre costituenti o non sono.
    ma per parlarne si dovrebbe fare le persone serie e non abbiamo più l’età 😉

  13. g che sta, immagino, per giorgio: la mia utopia è pensare che anche i poteri siano instabili e fluttuino “per pozzanghere e piscine”. E dunque: certo che le logiche binarie, in questo contesto, sono fallimentari non solo per combatterli, ma per individuarli. Il vero punto è che non solo nella vulgata, ma in quella che dovrebbe essere l’analisi, io ho la sensazione che si continuino ad applicare quelle logiche. E mi chiedo: possibile che gli ultimi quindici anni siano trascorsi senza lasciare la più lieve delle tracce?
    Ah: guai a diventare persone serie, a proposito 🙂

  14. A volte ho la netta e temeraria impressione che Baget Bozzo sia un cartone animato della tua infanzia che si autoriproduce ancora raramente nei sogni e che vorresti con un’immane forza rimandarlo nel subconscio, in quarantena.
    Morgan

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