CARTOLINE DA MARIENBAD: MILLEPIANI CHE SI AFFLOSCIANO E LE PAROLE PERDUTE

Saloni vuoti. Corridoi. Saloni. Porte. Porte. Saloni. Sedie vuote, ampie poltrone, tappeti spessi. Pesanti arazzi. Scale, scalini. Scalini, uno dopo l’altro. Oggetti di vetro, oggetti ancora intatti, bicchieri vuoti. Un bicchiere che cade, tre, due, uno, zero. Pezzi di vetro, lettere.
Un film lontano nel tempo, e complesso, e fascinoso, L’anno scorso a Marienbad, si addentra in labirinti dove nessun suono arriva perché i passi sono assorbiti da tappeti pesanti e dove il tempo si incrocia. A Marienbad, si aspettava perché si credeva di avere tempo, e invece il tempo si congelava nel marmo e nei cassetti. “In un passato di marmo”, diceva il film. E, ancora, “sulla soglia, come all’ingresso di un luogo oscuro”. A Marienbad, ogni mondo si intreccia con gli altri, come se il nostro cammino in quei labirinti avvenisse su altri piani, e qualche volta i labirinti, e dunque i piani e i mondi, che forse sono solo nella nostra mente e forse no, si incrociassero mostrandoci le altre facce di noi stessi. In fisica quantistica accade quella cosa che chiamano collasso della funzione d’onda:  tutti i mondi possibili collassano su uno solo determinato.
A volte penso che sia esattamente quello che ci sta accadendo: mondi che collassano l’uno sull’altro, senza che sia possibile capire quale sia e come si muova il mondo determinato.
E’ una sensazione che nasce, soprattutto, da un vecchio tema che mi capita di affrontare spesso: lo svuotamento di senso delle parole. Mi ci arrovello e ci torno con frequenza perché mi spaventa, e perché non sempre è possibile sottolinearlo senza svegliare dal loro inquieto sonno i demoni del politicamente scorretto (che a ben vedere non sono neanche demoni: sono scarti di demoni, come Pain e Panic, i due imp del film Hercules.
Mi colpisce, per esempio, che in un articolo sulla smania del riordino si citino le casalinghe sull’orlo di una crisi di nervi come destinatarie naturali dei manuali di auto aiuto. Mi colpisce che si ricordi una bella attrice scomparsa come succulenta ambizione dei nostrani “pappagalli”. E che vorresti, saltano su gli imps, il politicamente corretto che impedisce di nominare le effettivamente esistenti casalinghe, magari anche nervose, e i pappagalli? Ma figurarsi. Gli imps sono monocordi e non furbissimi (o, di contro, fin troppo furbi al punto che si fingono tonti), e associano ogni volta il rilievo alla censura o all’autocensura.
E’ un’altra faccenda, invece. La capacità di fermarsi a pensare sul perché si usa una determinata definizione, e sul suo senso. Il desiderio di un ritorno alla densità, specie se quella parola è pubblica. La capacità di far vedere che esiste quello che non vediamo d’abitudine (i buoni libri, le scrittrici di qualità, tutto ciò di cui si parla qui e non solo qui). Questo vorrei, e invece, mi sembra, i millepiani si afflosciano e noi restiamo a discutere sul termine “ciaone”.

5 pensieri su “CARTOLINE DA MARIENBAD: MILLEPIANI CHE SI AFFLOSCIANO E LE PAROLE PERDUTE

  1. Che bello. Un post sul pericolo della sottilità, e sulla nostalgia per la densità… Resta da capire chi sono i frangitori, e come trovarli prima che trovino noi.

  2. Sì, perché “frangere è divino”, non importa cosa succede quando il vettore cede. Intanto stai al sicuro e ti danno da mangiare. Meno sorprendente in teoria, ma in realtà strettamente correlata, la eterna disponibilità di uomini bassi per qualunque regime distruttivo…

  3. ” lo svuotamento di senso delle parole”
    Splendido, densissimo e perfetto intervento!
    Bellissime e pregnanti le citazioni “cinefile” di un indimenticabile capolavoro di Resnais e di un godibile film Disney dell’età “di mezzo”.
    Non cesserò mai di ripetere, nel mio piccolissimo, che lo “svuotamento” della Parola è insieme coseguenza ed effetto di uno svuotamento progressivo e sconsolante della “lingua”, e con essa della Civiltà che tale lingua esprime.
    La nostalgia della densità altro non è che nostalgia di intelligenza, in senso etimologico: poiché il mondo non solo è complesso, è anche densamente complesso, e i tentativi di semplificazione portano solo allo svuotamento del senso dell’esistenza della nostra Civiltà, appunto, intesa come visione del mondo.
    Grazie
    Con grande stima
    Marianna

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