Cosa ci siamo persi? Per esempio, le notizie sulla solidarietà a Erri De Luca. Per ricominciare la settimana post-Pasquale, propongo una visita al sito Iostoconerri per gli aggiornamenti sulle iniziative presenti e future, e uno stralcio dall’articolo di Luigi Manconi su Internazionale dedicato alla libertà di espressione. Più un consiglio: ogni tanto googlate il nome di Erri De Luca, o rischiate di non saperne più nulla.
“Il processo a carico di Erri De Luca per istigazione a delinquere. Qui siamo in presenza di un caso residuale di reato d’opinione. Ovvero parole. Perle di saggezza o sesquipedali minchiate che siano, si tratta comunque di fonemi. Ed è davvero puerile immaginare che eventuali atti di sabotaggio effettivamente compiuti da militanti No Tav siano stati determinati, o sollecitati, o incentivati o anche solo legittimati, dalle affermazioni di uno scrittore.
D’altra parte, questi ha avuto buon gioco a ricordare come il verbo sabotare abbia una pluralità di significati, e richiami una varietà di esperienze storiche, non certo tutte riducibili ad atti di violenza e a manifestazioni cruente. E ha fatto bene De Luca a richiamare il “buon uso del sabotaggio”, teorizzato e praticato dal mahatma Gandhi. Tutto ciò non solo contribuisce a rendere poco plausibile l’accusa di “istigazione”, ma consente soprattutto di misurare la distanza profonda tra libertà di espressione (di qualunque espressione) e commissione di reati.
Ma, detto questo, si può entrare propriamente nel merito. Il “sabotaggio” sarebbe il delitto cui, secondo la procura di Torino, De Luca avrebbe istigato i suoi lettori. E, in effetti, De Luca aveva parlato letteralmente di “sabotaggio” della Tav, come unica alternativa alle mediazioni fallite. E come sabotaggio in senso letterale e tecnico sembrerebbe averlo inteso la procura: ovvero, come recita l’articolo 508 del codice penale, quella forma particolare di danneggiamento di “macchine, scorte o strumenti destinati alla produzione (…) industriale”.
Dunque, De Luca avrebbe istigato alla commissione (del tutto eventuale e ipotetica) di tale reato. Ma proprio a questo si riferiva De Luca dicendo che la Tav “va sabotata”? Forse intendeva, più verosimilmente, il sabotaggio in senso atecnico, quale azione politica di contestazione e contrasto, ma non necessariamente violenta. In quest’ipotesi, quindi, De Luca risponderebbe penalmente per aver espresso un’opinione, al più aver fatto propaganda politica avversa a un’iniziativa del governo; nell’esercizio, dunque, di un diritto fondamentale. E l’imputazione ricorderebbe un po’ quella “propaganda antinazionale” che solo da otto anni non è più reato. E comunque, se anche alludesse non al sabotaggio in senso lato, ma proprio a quel particolare danneggiamento punito dal codice, De Luca risponderebbe pur sempre di un’opinione. Che non sarebbe legittimo punire neppure per evitare che quegli atti di virtuale violenza cui egli istigherebbe siano poi, effettivamente, realizzati.
In una democrazia, infatti, il limite ultimo cui può spingersi la pena è quello del tentativo: di quegli atti, cioè, finalizzati in maniera diretta e inequivocabile alla commissione di un delitto. Spingersi oltre vorrebbe dire processare e punire, appunto, le intenzioni. La conquista più grande dei sistemi liberali e dello stato democratico è quella di sostituire al diritto penale delle intenzioni il diritto penale del fatto, limitando cioè la punibilità alle sole azioni manifestate con atti esteriori e lesivi di valori essenziali per l’ordinamento. Le costituzioni moderne hanno poi codificato il principio di materialità come presupposto di legittimazione della pena; che può sanzionare solo il “fatto” umano, che sia oltretutto lesivo di beni giuridici. La stessa apologia è stata ritenuta dalla consulta legittima solo in quanto intesa come non limitata alla mera “manifestazione di pensiero pura e semplice, ma a quella che per le sue modalità integri comportamento concretamente idoneo a provocare la commissione di delitti” (sentenza 65/1970)”.
penso per possa stabilirsi un’analogia con le manifestazioni dei rappresentanti del partito radicale in giornata, quando distribuiscono la cannabis per diffondere il verbo della legalizzazione. Mi pare che di solito non vengano inquisiti in quanto quell’azione sia assimilata alla manifestazione del pensiero(nel caso specifico molto creativa)
Sacrosanto. E’ un peccato che parole così dotte non vengano mai pronunciate quando sbattono in galera un tizio odioso come David Irving.
Peccato che Irving diffondesse bugie a scopi propagandistici… situazione ben diversa da quella per cui è processato De Luca oggi.
@ Luca Perilli
I reati d’opinione sono tali a prescindere dall’opinione. La legge in base alla quale è stato condannato Irving è stata ispirata dallo stesso principio che ispira il nostro reato di “apologia del fascismo”. Ci sono ragioni storiche, ovviamente, tanto in Italia quanto in Austria (dov’è stato arrestato Irving), ma questo non dovrebbe essere sufficiente a farci digerire i reati d’opinione. Questi reati non solo limitano le libertà fondamentali, ma nella fattispecie non limitano nemmeno la risorgenza del nazi-fascismo (se non forse nelle sue forme più vintage e nostalgiche).
Sarei curioso di sapere se l’invito di De Luca a sabotare i cantieri della TAV valga solo per il cantiere italiano di Chiomonte, accusato di spargere per le montagne polvere di amianto e di pechblenda, o anche per il cantiere francese della TAV di Saint Martin de la Porte, dove hanno ripreso a scavare dal gennaio di quest’anno. Va detto che la geologia non conosce confini, per cui a priori il cantiere francese non dovrebbe produrre polvere di borotalco o cipria per il nasino delle demoiselle, ma per togliersi ogni dubbio andrebbe prestata attenzione a quelle noiose verifiche sulle carte geologiche, sugli esiti delle prospezioni e dei sondaggi e sulle analisi delle agenzie di protezione ambientale che De Luca disdegna perché obiettivamente indegne di catturare l’interesse di un cotanto poeta.
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Se poi De Luca affermasse che i sabotaggi debbano limitarsi al cantiere italiano, allora proprio non ne capirei la ragione. Se De Luca invece estendesse l’auspicio di sabotaggio anche a oltre il Moncenisio, allora non sarebbe male informare della cosa François Hollande. A dire il vero non credo che le cose cambierebbero di molto, visto che già adesso quando la Gendarmerie individua qualche NO TAV nostrano in terra di Francia mentre curiosa presso il cantiere di Saint Martin lo invita con cortese e ferma sollecitudine a accomodarsi aldiquà del confine del Frejus o del Moncenisio.
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Insomma, i francesi, che pure ammiro se non invidio per diverse cose, applicano criteri diversi in base alla notorietà delle persone con cui hanno a che fare.
Sono d’accordo con te, Wu Ming 4, volevo solo far notare che Irving ha un’aggravante dalla sua: non solo ha espresso opinioni quantomeno disdicevoli (e su questo, per me che “JeSuisCharlie” senza se, senza ma e senza distinguo, non può innestarsi alcun dibattito che giustifichi limitazioni della libertà d’espressione), ma, rispetto a De Luca, ha propagandato a scopo di razzismo palesi bugie scientificamente sbugiardabili. Tutto il vulnus è là: che cittadinanza dare al discorso d’odio nelle nostre società finto-pluraliste? Davvero un bel problema le cui riflessioni e reazioni pratiche, finora, mi pare avvantaggino solo la parte peggiore a totale danno dell’altra.
Vi chiedo la fatica di un click su questo link
http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/04/24/news/gli_operai_tav_scrivono_a_erri_de_luca_si_confronti_con_noi_-112707794/
e magari anche quella di andare anche oltre il titolo