CHILOMETRO ZERO: UNA STORIA TUTTA ITALIANA, E CHE DUNQUE DOVREBBE PIACERTI

Fai così.
Prendi l’automobile, questo fine settimana. O quando vuoi, quando puoi. Ma prendila, vai a Visso. Visso la conosci almeno per sentito dire, la piccola perla.
Visso che venne straziata dalla peste e dalle compagnie di ventura e che combatté la gloriosa battaglia del Pian Perduto contro Norcia nel 1522, perché anche noi abbiamo i nostri tumulilande, con le ossa dei morti che ormai sono polvere e il vento freddo di battaglie lontane, e persino un laghetto che a volte si tinge di rosso per ricordare i caduti in battaglia. Visso con le sue Sibille, e la memoria di Carla Voltolina che qui fu partigiana. Visso la bella, con le sue piccole case, i suoi archi, la strada d’accesso che corre fra gli alberi. Visso che da due anni non c’è più.
Ma tu vai a Visso. Respira forte, quando vedrai quelle chiamano Sae, le casette provvisorie, che ora sappiamo  marcite mentre le costruivano, e chi le ha ricevute deve andarsene, di nuovo.
Vai avanti, comunque, arriva in prossimità della zona rossa. Quella l’avrai vista tante volte, in un servizio di telegiornale, o magari su Facebook. Magari avrai visto anche il suo sindaco con l’elmetto, ora senatore, e forse lo avrai visto mentre riceve Salvini in campagna elettorale e gli fa assaggiare il ciauscolo. Va bene, fermati ora, trova parcheggio. Vedrai una piccola porta, un ristorante. Si chiama Km0. Tu entra. Anzi, prima telefona, perché i posti sono pochi. Sii paziente, perché saranno ancor meno. Ma prenota, e dì a chi conosci di farlo. Dillo a tanti.
Ordina. Chiedi, magari, un antipasto di formaggi: al peperoncino, al pepe, semplici e sempre biologici, frutto della cura di Marco Scolastici di Macereto. Se non sai chi è, leggi il suo libro, si chiama Una yurta sull’Appennino, racconta del perché è rimasto, e perché continua, in una yurta mongola, a produrre il suo formaggio perfetto. Chiedi di assaggiare il ciauscolo di Visso, che profuma di finocchietto. Dilettati con i primi. Osa una trota al tartufo, e magari  una porzione di cicoria con patate da allietare i santi, e un dolce di ricotta fresca con cioccolato e Varnelli, e del vino biologico, fresco e profumato.
Fallo, e intanto fatti raccontare la storia. Chi gestisce il ristorante è riuscito a riaprire dopo due anni. Avevano messo una “pergotenda”, rimovibile, per ampliare i tavoli disponibili nei mesi estivi. L’amministrazione comunale, il sindaco-senatore con l’elmetto, ha deciso che era un abuso insanabile. Ora nulla avrà certamente a che vedere questa decisione con il non allineamento dei gestori alla condotta del comune: tu che andrai sei persona d’onore, e non crederai a queste sciocchezze. Tu non ci crederai, ma ricorderai anche che tanto rigore con i terremotati, che a parole ci son cari al cuore, è qualcosa che non si è mai visto. Poi, certo, poco conta che i fondi degli sms solidali vadano a finanziare il restauro di una grotta sudatoria ad Acquasanta, che col terremoto nulla c’entra. Poco conta. Tu ricorderai tutto questo, e ricorderai anche quello che ha scritto Silvia Sorana, per comodità te lo riporto qui:
“”Che così non si fa, che prima si chiede per favore, che prima si sottostà al potere della burocrazia e alla politica e a chi lo esercita”. Perché il terremoto e l’emergenza sono anche questo: sono esercizio esposto di potere, silenzi imposti, timori, solidarietà che non possono manifestarsi, vigliaccherie. Sono opportunità che si possono perdere. E quando si manifestano voci fuori dal coro, una tenda per lavorare diventa un abuso da denunciare, mentre tutto intorno ci si arrangia, giustamente, per sopravvivere ad una catastrofe.
Ma qui non c’è solidarietà, scandalo per l’accanimento? Felpe da esibire? Visite, presepi e doni da portare? Perché i soldi persi da questa famiglia per la tettoia, per gli avvocati, per le cause, sono i soldi guadagnati lavorando, dopo due anni senza lavoro. Senza lavoro!
Mentre chi gioca con la loro vita non ha nemmeno per un attimo temuto di non farcela. Ogni mese lo stipendio gli è arrivato diritto in banca. Mai come in questo momento, penso che dovreste fare un passo indietro e guardare quale è l’asimmetria tra gli strumenti che avete in mano voi e quelli che ha in mano questa famiglia, che non ha più niente.
Li avete rovinati.
Vergognatevi”.
Fai così.
Non so se tu sia uno di quelli che vengono chiamati buonisti o uno di quelli che li odiano. Magari pensi pure “prima gli italiani”, e va bene, pensalo pure. Ma italiani non significa solo quelli della famiglia tua, significa persone che dal potere, dal potere piccolo e miserando, vengono schiacciate. Comunque tu la pensi, vai. Dì agli altri di andare a Km0. Rendilo una meta prioritaria. Inondalo di stelline sui social di ristorazione. Rendilo visibile. Combatti.

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