Sono accadute molte cose in questi due giorni. Ne parlerò. Nel frattempo, come promesso, riporto l’articolo di Raffaella De Santis per Repubblica sui TQ, in attesa dei documenti dei medesimi.
Prova del nove per la generazione TQ. Il “movimento” formato da scrittori, editori, giornalisti e intellettuali “tra i trenta e quarant´anni” esce dalla lunga riunione che si è tenuta ieri a Roma, alla sala Arrigoni nel quartiere San Lorenzo, con un manifesto e dei documenti. La discussione è andata avanti fino a notte inoltrata: ottanta le presenze in sala e decine le persone collegate in rete. Giorgio Vasta e Alessandro Grazioli, tra i promotori della prima ora, hanno votato in streaming.
Per il gruppo “generazionale” nato lo scorso 29 aprile durante una riunione nella sede romana dell´editore Laterza è arrivata dunque la fase della concretezza. Il terzo atto, dopo il battesimo e l´incontro con gli occupanti del teatro Valle, è quello dell´approvazione di documenti sull´editoria, gli spazi pubblici e l´attività audiovisiva. Documenti che dovrebbero essere resi pubblici in giornata. La discussione nella sala è stata attenta ai particolari. Ci si è soffermati su cavilli del tipo: «È meglio parlare di lavoratori della conoscenza o della cultura?». O anche: «Si può denunciare il degrado dell´informazione o solo di certa informazione?». L´elaborazione linguistica è stata capillare.
“Intellettuali”, “impegno”, “etica”, “cultura”, sono le parole circolate durante il dibattito. «Siamo qui anche per chiederci se queste sono o meno categorie ancora valide» dice Andrea Cortellessa, che ha proposto di inserire nel documento sull´editoria un emendamento sull´antitrust: «Produzione, distribuzione e vendita non possono essere gestite dallo stesso soggetto». Ma può bastare? «No certo, sono tanti gli interventi possibili, tra cui quello di promuovere i libri di qualità». E qui evidentemente viene chiamata in causa la proposta di Marco Cassini, minimum fax, di “pubblicare meno, pubblicare meglio”.
«Non siamo un´avanguardia, ma persone che si occupano di cultura e cercano di trovare un codice etico per darsi dei principi di responsabilità», spiega Christian Raimo, animatore dei TQ fin dai primi passi. Qualche esempio? «Non si dovrebbero scrivere recensioni per un amico, non dovrebbero essere pubblicati libri brutti e bisognerebbe tornare a occuparsi di politica. Manca purtroppo una narrazione del presente. La verità è che non sempre sappiamo raccontare la realtà». Ma è l´anima “politica” ad infiammare i TQ. Il documento sugli “spazi pubblici” trasuda voglia di partecipazione. Voglia di occupare spazi culturali, non solo giornali o editoria, ma anche scuole, piazze, librerie. Qualcuno si è perso per strada, come Antonio Scurati e Mario Desiati. La “linea d´ombra” però è stata oltrepassata. Inizia un´altra fase.
Dov’è L’APOSTROFO?