COME PARLARE (BENE) DI LIBRI

Saluti da Courmayeur. In attesa di post veri e propri, leggetevi quello che Annamaria Testa ha scritto per Internazionale sulla promozione della lettura. Vale la pena, garantito.

3 pensieri su “COME PARLARE (BENE) DI LIBRI

  1. molto bello il pezzo di Annamaria. Si respira, all’estero, un profumo diverso da quello stantio delle nostre librerie. Quei video non sono messaggi di intellettuali rivolti alla gente comune, dall’alto al basso, moti di inddottrinameno verso la Cultura con una enorme C maiuscola. Quei video sono attrazioni non fatali ma efficaci, grandi novità per gli occhi abituati a vedere i libri come il prodotto di gente che rimane lontana dalla dura realtà del quotidiano, scrive da una torre di finto avorio e ogni tanto getta da basso qualcosa da leggere, tozzi di pane. Rimane un problema: l’intellettuale italiano, il politico italiano sarà mai così umile da accettare di imparare da un australiano o da un lituano… come si fa cultura (con la c piccolisssssima, umile, e per questo imbattibile) nel terzo millennio?

  2. Il problema di cui parla Giorgia, che è sottinteso anche nel discorso della Testa, è proprio vero. Ma è proprio un problema della comunicazione italiana in quasi tutti i campi. Il paternalismo e i messaggi ‘dall’alto in basso’ sono la prassi per molte comunicazioni verso i cittadini di amministrazioni, intellettuali, politici e chiunque debba dare indicazioni, avvisi o perfino stimolare alla lettura, come in questo caso. E’ un atteggiamento ‘borbonico’ che persiste nelle persone e che nelle comunicazioni ufficiali ha il suo punto massimo. Siamo sempre tutti sudditi.

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