COME PASSARE DAL CENSIS A YEATS INFISCHIANDOSENE DEL RESTO

Questa mattina, commentando sia l’ormai celebre articolo del New York Times sull’italico declino, sia il recentissimo “Decimo rapporto sull´atteggiamento degli italiani verso lo Stato”, condotto da Demos-laPolis, Ilvo Diamanti racconta di come il pessimismo sia penetrato profondamente nella nostra percezione della realtà. Un paese infelice, ebbene sì:
“Dal punto di vista delle generazioni, ormai, i giovani sono sempre più rari e periferici, nelle gerarchie sociali e professionali. Ma, soprattutto, non si percepisce come il loro destino possa cambiare. Circa due italiani su tre sono convinti che i giovani, nel corso della vita, non riusciranno a migliorare la posizione sociale raggiunta dai loro genitori. Ancora: una componente rilevante della popolazione ritiene di essere “scivolata” più in basso, nella stratificazione sociale, negli ultimi anni….Non stiamo parlando di “dati di realtà”, ma di percezioni, atteggiamenti, sentimenti. Cioè, lo stesso. Perché noi siamo ciò che ci sentiamo. E oggi ci sentiamo insicuri e “sfiduciati”. Soprattutto quando alziamo gli occhi e ci guardiamo intorno. Quando osserviamo il sistema politico, le istituzioni. La nave in cui siamo imbarcati, tutti insieme. Gli italiani non riescono più a coglierne la direzione, la rotta, la destinazione. Perché la vedono “ferma”. Sentono i timonieri discutere fra di loro senza accordarsi su un itinerario specifico. Peggio, dopo aver navigato “a vista” per anni, colgono parole già udite. (Ricordate il proporzionale?). Per cui li assale il sospetto che si stia tornando indietro. E, in fondo, ne provano quasi sollievo. Perché rientrare al porto da cui si è partiti tanti anni prima è meglio che zigzagare all´infinito intorno allo stesso punto”.

A dire il vero, la mia paura è ancora un’altra: ovvero, che tutto questo venga masticato, inghiottito e rapidamente digerito. Mi è capitato spesso di parlare, durante la prima parte del tour, di questa consuetudine alla smemoratezza che ci fa appassionare e indignare all’emergenza del momento, salvo triturarla via e dimenticarla nel giro di un paio di giorni, o al massimo di settimane (la violenza sulle donne? Il rapporto del World Economic Forum? La mucillagine denunciata dal Censis? Ne avete per caso traccia?). Salvo poi  mormorare, costernati, che la manifestazione in sostegno delle unioni civili, a Roma, sarebbe andata deserta causa comune disinteresse al laicismo (ma è vero? Pare di no).

Saranno anche poco prenatalizi, ma questi sono i rimuginii della vostra eccetera mentre si districa dalle letture tralasciate e ora portate a termine: per esempio il tremendo e irresistibile Mr.Wiggles, al confronto del quale Daniele Luttazzi è Heidi, o un trittico di Luigi Meneghello che include Leda e la schioppa, Che fate, quel giovane? e  Rivarotta,  riproposto da Moretti&Vitali.  A proposito: nel primo dei tre volumi, ho ripescato una citazione da un sonetto di Yeats, Leda and the swan, dove al concetto di digeribile si antepone (ed è quasi meglio) quello di ineluttabile:

 
Un tremito nei lombi generà là dentro
Il muro infranto, il tetto e la torre in fiamme
E Agamennone morto

Meneghello ne fu incantato, giustamente. Mi pareva altrettanto giusto porgervi la citazione e rinviarvi anche al sonetto integrale. State bene.

Ps. Tutto questo per dire anche che, al momento, alcune delle questioni ritenute fondamentali altrove (tipo: la critica ufficiale ignora le poche voci libere che valorizzano eroicamente la nuova vera e degna letteratura italiana, oppure il “c’era questo o non c’era quello” nel recente tomo sulla critica italiana) lasciano la vostra eccetera solennemente indifferente. Capita, eh?

3 pensieri su “COME PASSARE DAL CENSIS A YEATS INFISCHIANDOSENE DEL RESTO

  1. Una volta ho letto che ricco non è chi guadagna molto, ma chi spende meno di quello che guadagna. Son d’accordo.
    In base a questo principio mi sono sentito ricco per anni con uno stipendio nella media: qualcosa, pur soddisfacendo tutte le mie normali esigenze e senza economie particolari, avanzava sempre.
    In poco tempo son passato dalla parte dei poveri: adesso, mantenendo gli stessi consumi, spendo PIU’ di quello che guadagno, rosicchiando progressivamente le riserve accumulate in precedenza.
    Ecco, QUESTO mi ha dato improvvisamente inquietudine e insicurezza, il mio mondo tranquillo di benestante (così mi sentivo) si è capovolto quasi di colpo, tanto è stato facile e rapido passare dai 150 euro mensili in più ai 150 euro sotto, che di queste miserabili cifre si tratta, eppure hanno cambiato la percezione della mia posizione economica.
    Certo, supplirò tenendo le spese sotto controllo, ma è proprio quel che prima non avevo bisogno di fare e che mi dava la sensazione d’esser ricco, ora son ritornato un poveraccio.
    E questo però, contrariamente a quel dice Diamanti, è anche un dato di realtà.

  2. Percezione della realtà? Siamo ciò che sentiamo? In parte è vero. Ma ‘ste percezioni si accompagnano, e qui mi collego con Nautilus, ai fatti. Accanto al burro, alla panna, ai fritti per stare attenti al colesterolo qui abbiamo abolito la settimana bianca (da anni), le cene al ristorante, accorciato le vacanze di dieci giorni, e diminuito la velocità del ritorno a casa con l’auto, per stare attenti al portafoglio. E ci si tiene stretti il secondo – mezzo – lavoro. A proposito di dimenticare le notizie, un esempio modesto, ma significativo, da tifoso di nuoto: l’Italia sportiva domani dimenticherà – caso mai l’avesse saputo – che abbiamo vinto nove medaglie agli europei di nuoto in vasca corta in Ungheria. Però non dimenticherà tettine-culo-schiena-patatona della bella Laure internettiana diventata regina del gossip sul bordo vasca. Che tristezza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto