Mi piacerebbe cominciare dalla fine: perché il (bellissimo) convegno su Don Giovanni ha lasciato nella vostra umile eccetera una variegata gamma di emozioni che vanno dall’entusiasmo alla nostalgia, fino al dubbio.
Quindi, provo almeno a spiegare il dubbio: raramente capita di ritrovare, tutti insieme e tutti pervasi da una passione spudoratamente sincera per la materia di cui si discute, quelli che sono i massimi esperti italiani e no del Nostro. Ancora: raramente capita di trascorrere due sessioni di discussione, due pranzi, una cena e una colazione, insieme a persone che invece di lamentarsi della sorte ria, della fine dei tempi e di quante copie vende Faletti (o, nel caso, l’ultimo romanzetto scemo sulla sorella di Mozart) raccontano (regalano, mi viene da dire) aneddoti sul tempio egizio illuminato dalla luna per cui Antonio Salieri compose un brano, offrono piccoli ricordi su Stravinskij o addirittura (nel caso di Roman Vlad), evocazioni di una giovinezza dove il medesimo pattinava con Paul Celan recitando versi di Rilke e giocando a scacchi a memoria.
Non sto arbasineggiando, mi sto interrogando. Penso a Charles Rosen che abbandona l’insalata nel piatto per evocare il canto della Salome di Strauss. Penso allo stesso Vlad che balza sul pianoforte per ritrovare il motivo di Ça ira nell’aria di Masetto. Penso a quel vero princeps di sapienza che è Quirino Principe che allieta il ritorno in treno della vostra eccetera raccontando le vite degli imperatori da Svetonio e Tacito. E penso: perché non accade lo stesso (non mi è accaduto lo stesso) negli ultimi tre lustri trascorsi fra convegni e dibattiti sulla narrativa contemporanea italiana? Perché nessuna di queste sapientissime ed ancora entusiaste persone ha sentito il bisogno di parlare di sé, delle proprie beghe accademico-editoriali, ma ha preferito, sia in sede di discussione pubblica sia nelle conversazioni private, condividere passione?
Qualunque sia la risposta, prometto solennemente almeno una sintesi di quanto è stato detto: sapendo che, ahi, non restituirà neanche un barlume della realtà.
Quirino principe profuma di zolfo senza neanche dovere premere sull’erogatore della boccetta.
che cosa bella, e al contempo triste, ci dici Lippa…
Presto, la Lipperini si sta attaccando alle tende, qualcuno faccia qualcosa….io non ci riesco.
la battuta di genna su Q. Principe è perfetta. D’altronde, egli stesso non lo ha mai negato. Ricordo che una volta il mio prof. all’Università, suo amico, mi raccontò che molti anni prima (fine Settanta) aveva incontrato Principe a Milano – all’epoca nel giro della Scala – il quale, presolo sotto braccio, gli disse: “Sai, ho fatto un patto col diavolo..”.
Intendeva la P2.
Vedo che lo spirito del post è stato compreso a volo!
Per me questo dubbio appassionatamente esposto è la sintesi più efficace.
The Rest is Silence (silenzio senza riposo e senza posa che suona a brusio…).
Salve, sono Simmy-Lu, gestisto la parte tecnica e aiuto Furtivo(Marco), l’ideatore del BigFight, nella gestione del Blog. Oliviero mi ha fornito qusto indirizzo, quindi ne approfitto per ringraziarla della citazione sulla Repubblica.
Inoltre mi è stato riferito che, leggendo la mia presentazione, ha espresso un guidizio positivo. La ringrazio infinitamente ancora una volta.
Perché la narrativa italiana contemporanea è contemporanea (con tutto quel che ne segue).
Mozart, Salieri, Stravinskij, Strauss, Svetonio e Tacito, no (con tutto quel che ne segue).
Mi domando se Mozart & la Lipperini avrebbero apprezzato la Messa (“Mass”) di John Tilbury qui a Venezia:- )
Se avessi saputo che c’era da giocare a scacchi a memoria (alla cieca) con Roman Vlad, sarei venuto di corsa!
(perché ho a lungo tentennato, in verità)
(una specie di prova e contrario: ma Vlad Principe e gli altri, quanto frequentano la letteratura italiana contemporanea, e la letteratura contemporanea in genere?)
Provo a rispondere.
@Massimo: alcuni la frequentano eccome. Nel fatidico viaggio di ritorno, con Principe abbiamo discusso anche di King e Clive Barker (ma anche di Marias e di Pontiggia e Saramago), non soltanto di Tacito.
@The Petunias. E’ evidente che l’occasione e l’oggetto del convegno favorivano una predisposizione passionale (in senso intellettuale, non fraintendete) alla discussione. Probabilmente, se i medesimi si fossero trovati ad una tavola rotonda sullo stato di salute dei teatri d’opera italiana, le argomentazioni sarebbero state diverse anche nelle conversazioni non ufficiali. Forse. Mi premeva sottolineare, però, uno stato d’animo che raramente riscontro in ambito letterario (e temo che questo sia un problema molto nostrano). Faccio un esempio. Ad un recente convegno sulla critica, un noto esponente della medesima, per illustrare l’etica e l’impegno che profonde nel proprio lavoro, ha utilizzato metà del tempo a sua disposizione per massacrare un collega scrittore e critico. Avrebbe potuto, volendo, utilizzare altre modalità (quella “condivisione di passioni” di cui parlavo) per raggiungere lo stesso scopo, anche pescando dalla contemporaneità, dal momento che si può denotare entusiasmo anche nei confronti di Foster Wallace e non solo di Svetonio.
E il suo non è un caso isolato.
@Gianni e Aitan: mi avete ben compreso. Non voglio mettere a confronto due mondi per demolirne uno a favore dell’altro. Ho frequentato abbastanza a lungo musicologi e musicisti per sapere che non sono Santa Maria Goretti e che settarismo e veleni sono ugualmente di casa. Il mio è semplicemente il desiderio di un po’ di aria fresca, sapendo che, per dire, nell’imminente Fiera del Libro sarà difficile ritrovare qualcosa di vagamente simile alla tre giorni napoletana. E spero di sbagliarmi.
@Marco: delle frequentazioni (di mortali e no) principesche mi interessa molto poco, scusami. I soli massoni evocati a Napoli riguardavano i contemporanei di Mozart.
@Francesca-Simmy-Lu: sono io che ringrazio voi. Leggere i post di un torneo immaginario a base di scrittura, dove gli scriventi non ambiscono a pubblicare romanzi, ma intendono, appunto, condividere una passione giocosamente, è almeno un refolo di quell’aria buona di cui parlavo.
Gentilissima Signora, sono Furtivo (Marco), grazie al suo indirizzo fornito da Oliviero la ringrazio personalmente per aver citato presso il quotidiano “La Repubblica” il BigFight e per aver espresso un suo giudizio in merito. Cordiali saluti da parte mia e della mia collega Simmy Lu (Francesca).
La tua ultima domanda, Lipperini, lascia sospettare che di passione gli scrittori contemporanei ne abbiano molta per se stessi ma poca per la letteratura.
E’ questo che intendevi ?
Riccardo, generalizzare è cosa infame: ma almeno in moltissimi casi, e almeno recentemente, mi sembra che le cose stiano in questi termini.
Ovviamente, desidero essere smentita.
già,tornare al convegno permanente di “Comunione e Circonvenzione” dopo essere stati convitati di Mercurio alla Taverna Paradiso non deve essere uno scherzo(partono aerei tutti i giorni,comunque)
ARIA BUONA??? “Leggere i post di un torneo immaginario a base di scrittura, dove gli scriventi ***non ambiscono a pubblicare romanzi***, ma intendono, appunto, condividere una passione giocosamente, è almeno un refolo di quell’aria buona di cui parlavo.”
In totale disaccordo. L’aria buona non è certo rinunciare alla pubblicazione o smettere di pubblicare libri. Se mai rinunciare al trombonismo, ma questo è solo un fenomeno collaterale.
chi organizza un convegno? perche? chi paga?
@Gianni: nel caso, organizzava il Suor Orsola Benincasa. Il perchè, azzardo, sta nei 250 anni dalla nascita di Mozart, che portano molto fermento intorno al medesimo.
@Lucio: ma voler pubblicare un romanzo è cosa buona e giusta. A volte, però, fa perdere di vista il piacere della scrittura in sè, il gusto di giocare con le parole (il gusto di giocare in assoluto). Questo anche prima di arrivare al trombonismo, se posso.
@diamonds: passami l’orario degli aerei.
appena posso te lo allungo Loredana(intanto prepara i calici d’inchiostro)
Il gusto di giocare con le parole? Saprai che è uscito SCARABEO DIGITAL, naturalmente. Scrivere romanzi è un’altra cosa, anche prima di arrivare al trombonismo:- )
Ciao Loredana, ho letto con interesse la tua pubblicazione su Don Giovanni. Una cosa mi ha incuriosito e mi ha spinto a fare ricerche più approfondite, ma senza trovare alcuna risposta. E’ per questo che mi rivolgo a te. Nel capitolo dedicato alla figura di Don Giovanni nella modernità, accenni a un film di Chéreau, in cui il nostro Don Giovanni viene dipinto come un “intellettuale progressista”. Sapresti indicarmi il titolo del film?
Grazie in anticipo
Alessandra