Al volo, prima di andare in onda. E’ morta Agota Kristof. Nessuna agenzia di stampa internazionale ha battuto la notizia. Nessun organo di informazione francese o inglese. Solo i quotidiani in lingua ungherese. Se non avessi, per puro caso, guardato su Facebook lo stato di Sacha Naspini che a sua volta lo aveva ripreso da altri (tra cui una traduttrice dall’ungherese, Andrea Renyi), non lo avrei saputo. Sono stata io stessa a chiamare la casa editrice, che ancora non aveva notizie, ovviamente, e che dopo sue sollecitazioni ha avuto la conferma. Unica traccia, anche in rete, la data della morte su Wikipedia in lingua inglese (ora anche quella italiana ha aggiornato). A proposito di cortocircuito mediale.
Buon pomeriggio Loredana,
sono sconcertata quanto Lei.
La banalità dell’indifferenza, elemento che mi ha sempre colpito molto nelle storie di questa grandissima artista, è riuscita a esibirsi in tutta la sua disarmante pochezza.
Ho intervistato Agota Kristof anni fa, in radio. Mi ricordo che, tramite il consolato d’Ungheria di Milano, cercai il modo per trovare un traduttore che potesse permetterle di ritrovare – anche se per poco, anche se in un contesto enormemente piccolo rispetto alle dinamiche della vita vera – il piacere della sua lingua abbandonata.
Se le dure leggi della Storia ti privano anche degli idiomi con cui sei nato, le parole diventeranno mezzi freddi per descrivere tormento e senso d’inadeguatezza. Le parole si trasformano in spari di precisione, tutto è molto più urgente di una perifrasi ben riuscita e nessuna accortezza estetica vale più del significato delle proprie scoperte.
Non ho mai conosciuto, da lettrice, un senso di tale scollamento tra la freddezza della parola misurata e il caldo denso e soffocante della perdita di senso, di rigore, di regola.
Ringrazio Agota Kristof per aver seguito il bisogno lacerante e pulsante dei suoi movimenti della penna, molto prima di chiedersi quanto dolore questo le avrebbero procurato. Per me si tratta di un grande dono d’umanità.
Oggi sento che le radici posticce del nostro bisogno di appartenenza sono un po’ meno salde. E mi viene da pensare che apolidi lo siamo tutti, ma dopo questa notizia ancora di più.
Buon pomeriggio,
Camilla
Sul Post la notizia c’è da qualche ora e rimanda a un sito in lingua ungherese purtroppo per me incomprensibile.
Davvero una brutta notizia.
ho letto solo la trilogia: un capolavoro.
ho letto una sua dichiarazione: “non leggo nulla, non leggo libri. mi interessa scrivere senza leggere nessuno”. spero che questa dichiarazione sia falsa oppure provocatoria. oppure rilasciata in un momento di grande sofferenza, in quanto lei era da tempo molto ma molto malata. comunque, di ciò che fu, chissenefrega. lessi la trilogia e dissi “oh cazzo!”. per me è questa la recensione autarchica che conta. e la feci anche dopo aver letto shakespeare.
http://lucioangelini.splinder.com/post/25277841/agota-kristof-a-venezia-il-3-ottobre-2003
Una brutta notizia, è una delle scrittrici che più amo e della quale ho scritto per l’Enciclopedia delle donne.
http://www.enciclopediadelledonne.it/
ma oggi non riesco a scrivere altro, sono troppo triste.