CRONACHE DEL GHIACCIO

Fnac. Firenze. Cronaca di una fine (dalla pagina Facebook Salviamo Fnac).
L’ultimo giorno è arrivato. Il negozio è un campo di battaglia: scaffali vuoti, banchi incasinati, lampadine fulminate. Clienti impazziti sgambettano alla ricerca di megasconti da liquidazione. E poi ci siamo noi, i dipendenti. Volti neri, incazzati, sotto lo sguardo vigile di guardie spedite a vegliare sugli ultimi giorni della Fnac dei Gigli e sui suoi pericolosi (?) abitanti. Incazzati, sì, molto, ma per fortuna ancora capaci di ridere e sdrammatizzare. Perché se la guardi dal lato giusto, questa storia è anche un film comico. Split screen. Da un lato, aprile 2010: l’AD Christophe Deshayes, tutto tronfio, inaugura in pompa magna la nuova Fnac dei Gigli (la sua prima e ultima apertura in Italia). Special guest della serata Christophe Cuvillier, il supercapo mondiale di Fnac (licenziato pochi mesi dopo). L’armata Brancaleone. Dall’altro lato dello schermo, noi, oggi, poco più di due anni dopo, nel livore di questi giorni senza senso e nella desolazione di un negozio fantasma.
L’ultima settimana è stata particolarmente dura. Speravamo che almeno in questa fase le cose sarebbero state condotte con più professionalità, ma l’azienda si è dimostrata incapace fino alla fine. Ok dovete pensare ai conti in rosso, alle difficoltà gestionali, alla situazione finanziaria inestricabile. Ok. Ma non riuscire neanche ad abbassare una saracinesca in maniera decente, è imbarazzante. Nonostante il Ministero non abbia ancora dato l’ok alla cassa integrazione, l’azienda ha deciso di iniziare l’operazione “smaltimento ferie” senza alcun criterio né procedura. Alla fine di una serie scomposta di mezze informazioni e indicazioni approssimative, nei prossimi giorni i lavoratori andranno a lavorare in modalità “random”, a seconda delle loro presunte ferie residue, senza alcun piano di lavoro. Vabbè, ormai siamo sopravvissuti a un anno di agonia, superare questi ultimi giorni sarà uno scherzo.
Sulla Fnac di Firenze è calato il sipario e noi andiamo alla ricerca di un nuovo teatro.
Fnac, Roma. Comunicato Rsu.
A seguito dell’incontro avvenuto il 22 / 01 / 2013, tra il liquidatore nominato della Fnac S.r.l. Matteo Rossini e le OO.SS. , il giorno 23 Gennaio si è tenuta l’assemblea delle lavoratrici e lavoratori di Fnac Roma dalla quale è emersa la decisione di proclamare lo stato di agitazione.
Nel suddetto incontro è stato illustrato il piano di liquidazione dell’azienda e contestualmente presentato l’eventuale piano di rilancio da parte del Fondo Orlando Italy, che prevedono in tempi brevi la cassa integrazione per 302 dipendenti, dei quali 52 relativi alla chiusura del punto di vendita di Roma, che, similmente ai p.d.v. di Firenze e Torino Le Gru, ugualmente locati in Centri Commerciali, sono ritenuti quelli più gravemente in perdita e meno congeniali al piano di rilancio.
I lavoratori di Roma, cui viene prospettata una cassa integrazione a zero ore, esprimono preoccupazione ed amarezza e vogliono sottolineare le gravi responsabilità del gruppo PPR, precedenti proprietari dell’azienda, sia per la mancanza di strategie ed investimenti nei confronti di una crisi conclamata, sia per un intero anno di relazioni sindacali ed informazioni ai dipendenti lacunose ed omissive che hanno profondamente logorato i lavoratori, i quali rivendicano di aver sempre manifestato una profonda dedizione al proprio lavoro in termini di professionalità e di dignità.
Tutto ciò premesso siamo a richiedere un incontro urgente con l’Azienda Fnac e la Direzione del Centro Commerciale Porta di Roma al fine di valutare congiuntamente tutte le soluzioni volte alla tutela e conservazione occupazionale delle lavoratrici e lavoratori della Fnac.
Rcs Media Group, ottocento esuberi annunciati.
Sole 24ore: contratti “di solidarietà”

5 pensieri su “CRONACHE DEL GHIACCIO

  1. È molto triste questa vicenda, soprattutto perché indice di quanto la crisi del settore sia ormai divenuta evidente a chiunque, anche a chi non se ne occupi. La chiusura di un’attività (qualsiasi attività a dire il vero) viene sempre notata, e quando è una grande catena a chiudere anche a chi non si occupa di quel settore si accende la lampadina. Ma il rilievo che mi sentivo di fare qui riguarda un confronto fra la situazione dei dipendenti FNAC e quella dei lavoratori atipici/precari o comunque li si voglia chiamare (ho letto distinguo di ogni tipo negli ultimi giorni) del settore editoriale, non distribuzione/ vendita al dettaglio, ma produzione e diffusione del libro, cioè tutto il processo editoriale che sta a monte dell’arrivo in libreria del prodotto libro, di cui si è ampiamente discusso nei giorni scorsi, a questo punto direi anche grazie alla boutade di Chiara, e non solo a causa di una polemica senza dubbio scatenata in maniera strategica. La differenza consiste nell’impegno che le OOSS hanno dimostrato nei confronti dei lavoratori FNAC, in quanto dotati di regolari contratti impugnabili, della possibilità di aprire una vertenza, di uno spirito di categoria rafforzato dall’esistenza di un contratto. Dell’importanza del contratto nazionale in termini di appartenenza si parlava con Prunetti nella lunga discussione in calce alla conversazione su giap! È un argomento non indifferente in quanto dà ai lavoratori un senso di appartenenza e il potere di reagire in quanto categoria; dà inoltre ai sindacati la possibilità di intervenire in difesa di una categoria. Ma per gli addetti alle varie mansioni interne a una piccola casa editrice come può essere l’editing o l’ufficio stampa tutto ciò è un miraggio. Non esiste nessuna categoria, nessun contratto nazionale, nessun senso di appartenenza, e lo abbiamo visto in questi giorni di tutti contro tutti, in cui si è arrivati persino a giustificare la cooptazione come metodo di assunzione. Quello che esiste è un assetto normativo grazie al quale la stessa mansione può essere soggetta a partita iva, oppure a prestazione d’opera con ritenuta di acconto, oppure a progetto e via dicendo fino all’incasinatissima questione del diritto di autore per i traduttori, e al nero, che ahimè interessa ancora tanta parte delle prestazioni date dai lavoratori del settore a vario titolo. Questo non per dire che i lavoratori FNAC siano nella loro sfortuna fortunati, lungi da me affermare una bestialità simile; ma per sottolineare che anche nella massima sfiga quale la chiusura di una grossa catena che veniva percepita come un’azienda solida, la presenza di un contratto unico ha permesso ai lavoratori di farsi rappresentare dalle OOSS e di ottenere la cassa integrazione, mentre nel caso degli atipici dell’editoria, manco a quello possono aspirare. Volevo solo sottolineare questa diversità che sembrerà irrilevante ai più, ma quando si parla di maternità e malattia è precisamente questo che fa la differenza. E quindi chi afferma che il punto su cui battere con il nuovo governo non sia la modifica della normativa, al netto di tutti i discorsi riguardo forme di cooptazione, merito (parolaccia, come sappiamo e su cui si è discusso molto, rimando al consistente capitolo del prezioso libro di F. Sgaggio), nepotismo, ecc, si sbaglia di grosso: è il contratto di categoria e niente altro che dà potere contrattuale e permette di affrontare il dramma della perdita del lavoro in maniera dignitosa.

  2. Ha ragione Claudia, il contratto di categoria è molto importante in una lotta di difesa.
    Aggiungo che i sindacati sono anche in forte ritardo riguardo al precariato, e infatti le categorie che se ne occupano, esempio nidil della cgil, sono sempre state considerate in passato “figlie della serva”, anche se ora, finalmente, qualcosa sta cambiando. Speriamo che ci si accorga dell’ importanza di una lotta contro il precariato, ma anche a fianco dei precari.

  3. Sottoscrivo quello che dice Valberici e aggiungo per fare un altro esempio che la FLC non è molto attiva nel dare supporto al precariato scolastico, mentre il fulcro della sua attività sindacale riguarda le solite questioni relative del personale di ruolo.

  4. Cara Loredana mi rivolgo a te per farti presente una cosa molto antipatica che si verifica spesso. Ho aperto l’home page di Repubblica per leggere un articolo che m’interessava e si è aperto un video di una pubblicità di abbigliamento intimo, dove un’avvenente donna mi ammiccava in lingerie. La cosa fastidiosa è stata che non potevo saltare lo spot, ma l’ho dovuto guardare tutto. Non è la prima volta che mi capita. Penso che sia una cosa sgradevole che mi avvilisce. Tu cosa ne pensi?

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