DEATH PROOF

Qui, nel ritiro, ho:
– una siepe di gelsomini
– quattro pini altissimi con relative pigne
– uno stuolo di tortore tubanti (e sia)
– una bicicletta che ancora non ho usato
– un silenzio così assoluto – tortore a parte – che mi rendo conto solo ora di quanto sia insopportabilmente rumorosa Roma.

Però non ho un cinema. E non sono ancora riuscita a vedere l’ultimo, stradiscusso film di Quentin Tarantino. Per fortuna lo ha fatto Mauro Gervasini su Carmilla. Dico per fortuna, perchè leggendo le stroncature non riuscivo a credere che il mio regista preferito avesse girato una porcheria. Estratto, segue qui.

"Se davvero Death Proof fosse quello che dicono e scrivono,
Tarantino sarebbe un pazzo e avrebbe realizzato un’inutile schifezza.
Davvero un film di genere che comincia con quindici minuti di dialogo
in un’auto si sarebbe potuto proiettare in una grindhouse? Non era
Roger Corman a dire che l’exploitation è valida se si ammazza qualcuno
entro un quarto d’ora dall’inizio e si mostrano le tette dell’attrice
non oltre i primi dieci minuti? L’incredibile miopia nei confronti di Death Proof è la prova che non si è più capaci di guardare
il cinema. Lo si vede, certo. Se ne assorbe la superficie ma non si
riflette neppure più sull’evidenza. Possibile che nessuno – nessuno! –
abbia pensato che non è un caso se i protagonisti sono controfigure? E
che addirittura una di loro, Zoe Bell, è una vera stunt, cosa che
innesca un doppio corto circuito teorico?

Un concetto sul quale autori e intellettuali postmoderni sono tutti
d’accordo: il cinema è morto. Quello di Tarantino riesce a essere “a
prova di morte”. Si è rigenerato dalle ceneri riciclando energia dai
frammenti di visioni eterogenee (poliziottesco, Hong Kong,
blaxploitation, horror…) per creare una sintesi inedita e potente. Non
si può dire uno sguardo nuovo, perché Godard, con Fino all’ultimo respiro, fece per primo la stessa cosa (solo con riferimenti diversi, all’epoca considerati comunque bassi) ma con sguardo rinnovato, questo sì. Quel che resta del cinema è sembianza, spettro digitale, algida perfezione, Death Proof
replica la modalità di riproduzione sporca, il cambio di formato, il
montaggio sconnesso. Quasi un dietro le quinte della forma spettacolare
contemporanea, il suo body double, la controfigura, appunto. È lei che
si fa male sul serio. Della finzione rappresenta il lato vero".

9 pensieri su “DEATH PROOF

  1. non nascondo che senza averlo visto questo film difficilmente potrà soddisfarmi.
    il motivo è anche kill bill, ma soprattutto è il tentativo di farmi passare i pantaloni dalla parte della testa spacciando per innovazione qualcosa di strausato e abusato, la necessità di reinterpretare il passato per glorificarlo.
    questo non mi piace.
    il passato dovrebbe essere gustato e riscoperto, non riproposto in un comodo remix per pigri.

  2. Tranquilla Lippa, il film l’ho visto ieri e ti assicuro che il tuo regista preferito non ha affatto girato una porcheria. Anzi.
    Anna Luisa

  3. Visto sabato.Divertente, ma niente di che.Sicuramente(volutamente credo)sgangherato.
    E’ difficile che Tarantino possa fare un brutto film, e se lo si ama, si è contenti di vedere una sua opera, certamente indiscutibilmente ‘tarantiniana’, ma dopo quel capolavoro di Kill bill….beh, qui niente a che vedere.

  4. Per la verità, Loredana, questo commento è legato al post MENTRE MAGGIO FINISCE. Vorrei solo segnalare il mio blog DALTRAMONTOALLALBA che pure è alloggiato su Kataweb.
    A presto
    SK

  5. il film è bello, soprattutto per chi già conosce e ama tarantino. Sceneggiatura essenziale, citazioni e autocitazioni a iosa. Film semplice nella struttura, ma non facile. Bello, ma non il migliore. Gervasoni ha esagerato su carmilla definendolo il più strepitoso dei film di Tarantino.
    Così ho parlato.
    arriburp!!!

  6. ho visto Death Proof.
    Sono d’accordo con la recensione di Gervasini. Questo film rappresenta il limite attuale della sperimentazione Tarantiniana.
    Non limitandosi alle “semplici” citazioni di genere o alle “auto-citazioni” di cui le più gustoste sono i continui riferimenti ai massaggi ai piedi (pulp fiction), lo squillo del telefono e il colore della bellissima Mustang che marcatamente strizzano l’occhio alla sua precedente produzione;
    Tarantino ci offre (non ci regala nulla, poichè il biglieto viene pagato e non si gode stavolta del famigerato “doppio spettacolo”), oltre a tutto questo un mix entusiasmante di montaggio scadente, pellicola sporca e soggetto di qualità infima, tenuti insieme, però da un collante magistrale, che dona a questi elementi una nuova identità prima e una elevata dignità dopo.
    Come non menzionare inoltre le finezze nell’ostentare ciò che gli altri nascondono… accanto alla bellissima LEE, che indossa un costumino su cui campeggia il testo VIPER, (riportando alla memeoria quel DiVAs, Deadly Viper Assassination Squad di KILL BILL) c’è proprio colei che svolgeva il compito sporco nel film citato, la controfigura di Uma Thurman, che in questo caso scimmiotta quella di Daryl Hannah! Oltre a rivendicare il posto in prima linea, trascina con sè anche la sua amata “nemica”.
    Arte, sangue e violenza. Questo è Tarantino… questa è la vera produzione Tarantiniana, spogliata dai lustrini e dalla “commercializzazione” tipica del suo ultimo film, che invece di restare nel luogo per cui è stato concepito, finisce putroppo, nei telefonini di anonimi spettatori.

  7. Beh, penso che di fronte a Tarantino in molti perdano il senso critico.
    Perlomeno questa è la sensazione che ho avuto girando per i blog cinefili.
    Io ammetto che, grindhouse o meno… il film mi ha divertito parecchio… certo, vivevo benissimo anche senza!

  8. Ciao!!!
    L’ho visto due volte al cinema e lo rivedrei almeno altre cinque volte!!!! Tarantino non ha un film migliore dell’altro, un po come kubrik ha il suo marchio…sono tutti capolavori i film di Tarantino e ad un appassionato di b movies e cinema anni settanta come me non nascondo che death proof mi ha fatto un certo effetto…vedere tutti i richiami ai suoi film(non ne manca nemmeno uno), i suoi dialoghie poi spalmarsi nell’inseguimento finale cn la musica di “italia a mano armata” mi ha ftto venire la pelle d’oca ( avete visto che la mustang gialla delle tre ragazze a Lebanoon aveva la scritta PUSSYWAGON ?……..secondo me Quentin non sbaglia mai un colpo e difficilmente lo sbaglierà in futuro, si può dire che oscura tutti, almeno per quel che mi riguarda!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto