DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI ADHD.

Con delicatezza, e con la consapevolezza di entrare in una questione enorme, dò spazio a un gruppo di genitori, fra cui Paola Banovaz che conosco per le valorose battaglie per la diffusione gratuita e capillare dell’anestesia epidurale. Vorrei che leggeste con attenzione le loro richieste, e il testo dell’interrogazione parlamentare ancora in cerca di parlamentare. Vorrei anche, lo dico subito, che i toni dei commenti fossero corretti e rispettosi. Grazie.
Siamo un gruppo di genitori, ospiti fissi assieme ai nostri figli, nelle Neuropsichiatrie infantili seminate in giro per l’Italia.
Seminate nel senso che le Regioni (ASL) e il nostro Servizio Sanitario nazionale (quel che ne rimane) le ha abbandonate per strada, perse tra tagli e insensibilità generali.
ADESSO BASTA! Noi genitori di bambini più o meno speciali (con o senza handicap come da legge 104, con o senza certificazione come da commissione UVMD) lo gridiamo a volte ai nostri figli.
E ora, dopo esserci sfogati tra di noi, in gruppi chiusi o segretissimi di facebook, dopo esserci conosciuti anche al di fuori del virtuale e dopo aver letto l’ennesimo attacco indiscriminato, miope e ottuso, agli specialisti che seguono i nostri figli e che resistono eroicamente ai colpi delle tante spending review, abbiamo deciso di gridarlo all’istituzione più alta della nostra Repubblica.
Rispondiamo dunque all’interrogazione dell’onorevole Baroni (M5S) con una contro-interrogazione. Contro-interrogazione in cerca di un onorevole sensibile al tema delle neuropsichiatrie infantili, ai disturbi dell’età dello sviluppo, al diritto costituzionale alle terapie e cure migliori.
Un onorevole che sappia difendere lo spirito laico della nostra Costituzione e la Medicina come Istituzione e bene comune della collettività. In scienza e coscienza.
Appello per interrogazione parlamentare urgente sullo stato delle nostre neuropsichiatrie infantili (NPI) e dei servizi erogati
Si teme la chiusura definitiva della NPI di via Sabelli a Roma, il centro voluto da Giovanni Bollea nel lontano 1967. In una lettera aperta gli operatori denunciano i tagli, le riduzioni di personale (tutto il personale) che sembrano non volersi arrestare:
Non è la prima volta che ci rivolgiamo ai responsabili e dirigenti regionali ed aziendali, a politici, a giornali, opinione pubblica, e specialmente a tutti gli utenti e cittadini… Ogni volta abbiamo raccontato e dimostrato come stavano funzionando i nostri servizi sanitari e i nostri compiti formativi, e come si stesse riducendo, sia a livello di quantità che di qualità, l’offerta plurispecialistica nel campo neurologico, psichiatrico e neuroevolutivo per l’età evolutiva.
Noi genitori qualunque non possiamo non rispondere a questo disperato appello, perché le npi soffrono ovunque, da nord a sud del nostro Paese. Carenze di personale e servizi lasciano i nostri figli senza terapie adeguate e noi genitori, senza sostegno. Siamo soli, sempre in pellegrinaggio alla ricerca di un Centro di Eccellenza, spesso troppo lontano da casa per poter iniziare un percorso riabilitativo.
Quello che si legge sui giornali appare sempre più come un bollettino di guerra. In via Sabelli si teme la chiusura ma si vive già il collasso. Collasso che dilaga per tutta Roma. Francesca Piperno psicologa, Flavia Capozzi neuropsichiatra, Gabriel Levi direttore dell’istituto di Neuropsichiatria Infantile Università la Sapienza, hanno recentemente denunciato lo sfascio dei servizi della ASL romana per pazienti con età compresa dai 0 ai 18 anni:
Circa 900 richieste in un anno, un’attesa non inferiore a 6 mesi dalla domanda alla prima valutazione, per arrivare al trattamento si dovrà aspettare da un minimo di 24 mesi ad oltre 36 mesi. Per cercare di ovviare a questo problema abbiamo utilizzato in ASL Rm E una Scheda Unica Aziendale per la Riabilitazione effettuata sia dai servizi pubblici che dal privato convenzionato, che permette di valutare la gravità, definire clinicamente la priorità, programmare gli interventi e ridurre i tempi di attesa per chi ha più bisogno.
Il giornalista, psichiatra e psicologo Ruggero Piperno, prosegue nel suo articolo:
La conferma di una condizione tragica arriva da Carla Patrizi, direttrice del “Centro Tangram” un centro privato convenzionato fra i più quotati:” I tempi d’attesa sono molto lunghi, attualmente sono di circa 3 anni.
I disturbi dell’età evolutiva necessitano di diagnosi precoci, una presa in carico e cura reali, spesso coinvolgendo più professionalità diverse: dal neuropsichiatra alla logopedista, dalle insegnanti ai genitori. La premessa fondamentale deve essere un atteggiamento razionale, culturalmente aperto e fiducioso nei confronti degli addetti ai lavori, degli studi epidemiologici fin qui condotti sui disturbi in età evolutiva (pochi, il Progetto PrISMA, Progetto Italiano Salute Mentale Adolescenti risale al 2004 e limitato ad una fascia d’età compresa tra i 10 e i 14 anni).
Nonostante la loro preoccupante frequenza, i disturbi mentali nei bambini e negli adolescenti sono sconosciuti ai più, spesso per il pregiudizio che siano esclusiva dell’età adulta. Ne ha parlato il professor Stefano Vicari nell’Aula Magna dell’Università di Torino il 25 settembre. Il titolo della conferenza del professor Vicari – I disturbi mentali nei bambini e negli adolescenti in Italia: un’emergenza psichiatrica? – non lascia molti dubbi: i bambini sono persone, esseri umani e come tali soggetti a le più disparate patologie, anche quelle psichiatriche.
Eppure le NPI italiane sono spesso abbandonate, il personale (se escludiamo i Centri di Eccellenza) non sempre formato. La formazione a volte assente e il silenzio sui disturbi psichiatrici e dell’apprendimento in età evolutiva, condannano questi bambini a convivere con un male che mina le relazioni sociali, le capacità di apprendimento, il loro diritto ad un’infanzia normale. Un bambino che soffre è un’intera famiglia che langue: nel dubbio e nei sensi di colpa, nella solitudine e nell’impotenza e frustrazione.
Un sondaggio di CompuGroupMedical per Il Sole-24 Ore Sanità è spietato. I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono conosciuti da appena il 50% di un campione di 866 medici che hanno partecipato all’indagine. Il che si traduce, per l’altra metà del campione che di fatto non «passa» il test, in una scarsa capacità diagnostica che rischia di fuorviare la presa in carico del disturbo o di intervenire in ritardo, con segnalazioni al ralenti ai servizi di neuropsichiatria infantile.
L’articolo del Sole 24 ore prosegue:
La conoscenze maggiori (dei medici consultati ndr) sono relative alle cause dei Dsa, correttamente individuate dalla quasi totalità dei Pediatri di libera scelta come meccanismi di ordine neurobiologico; un Medico di medicina generale su quattro ritiene invece che i Dsa abbiano un’origine psicogena, conseguenza di relazioni familiari anomale o di traumi psichici. Queste risposte sembrano rispecchiare la tradizionale concezione che i problemi dei bambini dipendono da quelli degli adulti e che il funzionamento cognitivo, in assenza di danni neurologici riscontrabili, sia determinato dagli agenti esterni piuttosto che dal funzionamento del sistema nervoso centrale.
Non è poi passato molto tempo da Bettelheim e della sua Fortezza vuota. Intere generazioni di madri colpevolizzate per la loro presunta anaffettività, causa scatenante dell’autismo del figlio. Ancor oggi si tende a puntare l’indice contro i genitori di figli troppo distratti, vivaci, dislessici, alienati, muti. Genitori colpevoli, attraverso comportamenti (errati) ed educazione (troppo morbida, troppo dura, comunque sbagliata), di essere la causa principale dei disturbi del figlio.
Se la stampa riporta la chiusura e i tagli indiscriminati delle NPI, il Parlamento registra l’ignoranza di molti onorevoli sui disturbi dell’età evolutiva, sullo stato dell’arte delle strutture preposte a seguire i piccoli pazienti, sull’esistenza di famiglie provate psicologicamente e fisicamente dall’assenza di terapie e servizi di supporto alla famiglia.
L’interrogazione parlamentare dell’onorevole Baroni, è un esempio sconsolante del ritardo culturale del nostro paese nell’accettare che a volte lo sviluppo psico-cognitivo infantile non è sempre una meravigliosa sorte e progressiva.
Si è iniziato da poco a parlare di ADHD nel nostro Paese. Di disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività se ne parla troppo e male, il più delle volte definendolo un male immaginario, inventato dalle case farmaceutiche per vendere psicofarmaci ad un target fino a ieri ignorato. Spesso qualcuno si cimenta in studi sociologici e l’ADHD diventa lo specchio di una società troppo di corsa e individualista che inevitabilmente deforma e piega l’infanzia (lenta e giocosa) ai suoi ritmi frenetici (Roush Hour, di Stella Savino, film del 2012).
L’interrogazione dell’onorevole pentastellato offende tutti gli specialisti che hanno in cura bambini con disturbo ADHD, i familiari che faticosamente cercano il centro accreditato più vicino (e a volte più vicino vuol dire lasciare Catania per raggiungere lo Stella Maris di Pisa, o Milano per la NPI di San Donà di Piave) e questi bambini che possono vivere un’infanzia fatta di isolamento, disastri scolastici, perdita di autostima, aggressività o indolenza.
Dice l’onorevole Baroni:
un fattore preoccupante in cui sono ricaduti diversi principi attivi e farmaci in essi contenuti per la terapia dell’ADHD, Attention deficit hyperactivity disorder (sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività) riguarda la strategia/divulgazione pubblicitaria (marketing) e vendita di diversi prodotti farmaceutici, fra cui il Ritalin, attraverso la mercificazione della malattia o disease-mongering, ossia, un’operazione di marketing, finalizzata all’introduzione di un protocollo terapeutico o di un farmaco già pronto per l’immissione nel mercato, attraverso una campagna pubblicitaria finalizzata all’introduzione di quadri clinici al di fuori della seduta medica, per indurre il consumatore alla ricerca di un rimedio per presunte malattie, allo scopo di generare nuovi mercati di potenziali pazienti;
Mentre fisioterapisti, logopedisti, neuropsichiatri, psicologi, lavorano malgrado i contratti co.co.co e part time, il personale sotto organico e le strutture fatiscenti, per riabilitare (anche farmacologicamente e anche e non solo, con il Ritalin) e dare una speranza in più a bambini incapaci, nei casi di iperattività/attenzione più gravi, di avere un amico, di seguire una lezione a scuola, di apprendere, in Parlamento si accusano gli specialisti di essersi venduti al miglior offerente (la Novartis in questo caso) diagnosticando un disturbo inesistente. Si fa veramente fatica a comprendere l’allarmismo di Baroni. L’onorevole volge lo sguardo ad Ovest dove in America la diagnosi di ADHD riguarderebbe il 10% della popolazione sotto i 18 anni. Ma da noi colpisce in modo grave almeno l’ l % della popolazione pediatrica. Così Paolo Curatolo su il Sole 24 Ore (ADHD, sindrome sottotrattata (1). Che prosegue:
Sono pochissimi, però, quelli che riescono ad ottenere una diagnosi corretta, unico strumento che permette loro di accedere agli strumenti dell’integrazione scolastica e a una corretta terapia.
Sull’uso di psicofarmaci Curatolo precisa:
la prescrizione della terapia farmacologica in Italia è ancora molto bassa, anche in rapporto ad altri Paesi europei. Oggi nei casi gravi di Adhd solo 1 bambino su 20 è trattato dal punto di vista farmacologico. Stando alle correnti linee guida e alle evidenze scientifiche ciò significa che agli altri 19 bambini non sono fornite le cure necessarie a favorire il successo scolastico e prevenire il rischio psicopatologico.
L’interesse di Baroni riguardo questi 19 bambini a cui sono negati anche diritti costituzionali, è pressoché nullo.
Alla fine della sua interrogazione parlamentare, l’onorevole è chiarissimo:

se intenda intervenire (il ministro Lorenzin ndr) affinché si controlli, ed eventualmente si vieti la somministrazione del principio attivo dato ai bambini affetti da ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder);
Si chiede in sede istituzionale, probabilmente la più alta, di vietare un farmaco sulla base di supposizioni e di complotti tutti da dimostrare.
In Parlamento si nega l’esistenza di un disturbo, si irride alla professionalità dei tanti sanitari impegnati sul fronte pediatrico, si minimizza il disagio profondo dei bambini e delle loro famiglie.
Un oltraggio che sfuma quasi nel comico se pensiamo al fantomatico giro d’affari della Novartis per un farmaco, il Ritalin, il cui brevetto è scaduto da decenni: 30 compresse di metilfenidato costano al pubblico 5,96€, una confezione di Aspirina da 20 compresse 6,90€.
L’abuso di FANS in Italia è noto anche in presenza di dolore cronico oncologico, quando l’utilizzo di oppiacei sarebbe più efficace. Eppure nessuno si sognerebbe di negare l’esistenza del dolore e di rendere difficile, se non impossibile, l’acquisto di aspirine perché se ne farebbe abuso e/o per i lauti profitti delle Case Farmaceutiche grazie all’acido acetil-salicilico.
Di più. Baroni oggi e l’onorevole Bocciardo ieri, riportano come voce degna di essere ascoltata quella di Luca Poma, portavoce del marchio registrato “Giù le mani dai bambini”, onlus nata nel 2004 con lo scopo di vigilare sulla prescrizione di farmaci psicotropi in età pediatrica.
Il coordinatore della Campagna (e amico di Luca Poma) è Luca “Yuri” Toselli. Poma e Toselli sono due ex scientologist di fama e la posizione della Chiesa di Ron Hubbard riguardo la psichiatria è assai nota.
L’intervento di Baroni è dunque lesivo della dignità dei medici, dei piccoli pazienti e dei loro familiari che ogni giorno entrano nelle neuropsichiatrie locali.
È lesivo dello spirito laico e liberale della nostra Costituzione.
Ed è pericoloso per chi un domani dovrà accedere a queste preziose strutture territoriali ed ospedaliere.
Non può dunque passare sotto silenzio e come genitori abbiamo il dovere di difendere i nostri figli e le nostre neuropsichiatrie infantili.
Se si deve “abbracciare la scriteriata tesi che non esistono disagi dell’infanzia o problemi comportamentali degni della massima attenzione” e non “bisogna demonizzare in modo meramente ideologico gli screening preventivi e l’uso degli psicofarmaci”, allora è importante utilizzare bene i dati epidemiologici e clinici.

Occorre, infatti, definire meglio dei disturbi che sono reali e che in una proporzione significativa di casi traggono beneficio da una medicalizzazione. L’alternativa a tale soluzione sarebbe sottoporre a trattamento obbligatorio ogni “adulto che non vuole o non può” ascoltare un bambino, ma in questo caso, chi avrebbe l’incarico di stabilire i criteri diagnostici per definire “patogeno” un rapporto fra l’adulto e il bambino?

Sarebbe bello vivere nel migliore dei mondi possibili, tuttavia la realtà è un’altra. È vero che vi è un abuso delle diagnosi di adhd, ma i disturbi comportamentali sono sindromi complesse e non si possono ricondurre a un agente infettivo, a un marcatore genetico o a una lesione specifica. Quindi si deve procedere con la dovuta cautela, ma usando programmaticamente tutti i dati clinici che dimostrano i benefici che numerosi bambini traggono da un trattamento farmacologico di disagi gravi. Visto che i genitori non possono ancora essere progettati in laboratorio.
Gilberto Corbellini

20 pensieri su “DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI ADHD.

  1. dio che terreno minato
    alcuni passaggi mi hanno fatto accapponare la pelle
    ma l’ultimo paragrafo e’ una sconfitta
    non e’ giusto vietare per legge farmaci che possono essere utili
    ma altresi’ non e’ giusto arrendersi al farmaco
    e’ vero che non viviamo nel migliore dei mondi possibile e che i genitori non possono essere progettati in laboratorio
    ma i genitori devono essere riprogrammati
    il disagio psicologico infantile esiste
    e deve essere affrontato in tutti gli aspetti e con tutti gli attori coinvolti
    la medicalizzazione non puo’ e non deve essere l’unica risorsa
    se un genitore fa tanto di accorgersi del disagio del proprio figlio deve altrettanto avere l’onesta’ intellettuale di pensare che il problema non e’ risolvibile con una pasticca, che viene da lontano e che lungo e doloroso ed emotivamente devastante sara’ il percorso per risolverlo, ed avere il coraggio di affrontarlo
    la legge non deve vietare la pasticca, deve vietare che il problema venga trattato con superficialita’, deve mettere a disposizione strutture adeguate e personale preparato, in grado di accogliere bambini e genitori sofferenti e curare entrambi
    non e’ ammissibile che venga vietato qualcosa senza pero’ fornire alcuna alternativa, equivale al far finta che il problema non esista, e’ il non aver la piu’ pallida idea di cio’ di cui si sta parlando, e’ il portar avanti una battaglia senza neppure aver capito contro chi si sta combattendo, e’ demagogia della piu’ becera e superficiale, buona solo a strappare gli applausi da un pubblico altrettanto superficiale

  2. Ringrazio Loredana per lo spazio concesso… e rapida come mamma di un adhd in comorbità con altro (come spesso avviene) vorrei rispondere a Nevermore.
    Mi scuso in anticipo se i toni potranno sembrare duri, ma l’urgenza di sollevare il tema adhd, dsa, disturbi psichiatrici, autismo, sindromi varie (genetiche, metaboliche), disturbi non altrimenti diagnosticabili in età dello sviluppo ecc… appare quanto mai urgente leggendo anche la risposta di Never.
    Analizziamo questo passo, che per me mamma che vive il problema di un bambino seguito dalla NPI locale (e che ne vede e conosce altri con disturbi e patologie diversi), è quasi una pugnalata alle spalle:
    “ma l’ultimo paragrafo e’ una sconfitta
    non e’ giusto vietare per legge farmaci che possono essere utili
    ma altresi’ non e’ giusto arrendersi al farmaco”
    Io trovo che l’ultimo paragrafo sia una conquista, una luce nel buio dell’ignoranza.
    L’autismo fino a ieri rientrava nei disturbi in età dello sviluppo causati da fattori ambientali. La teoria della mamma anafettiva, causa dell’autismo del figlio…
    Oggi sappiamo che gli autismi (ne esistono di diverse forme e gravità) hanno una base neurologica. Che il disturbo condiziona la vita del bambino (relazioni sociali, affettive ecc…) e quella dei genitori.
    Qualcuno si è mai chiesto come vivono questi genitori? La fatica, lo stress, l’isolamento che subiscono ogni giorno?
    ARRENDERSI al FARMACO… a volte il quadro del pupo si aggrava proprio perchè non ci si è voluti arrendere PRIMA. Il disturbo ormai si è evoluto in altro, o si è affiancato ad altro… e allora è troppo tardi.
    “e’ vero che non viviamo nel migliore dei mondi possibile e che i genitori non possono essere progettati in laboratorio
    ma i genitori devono essere riprogrammati
    il disagio psicologico infantile esiste
    e deve essere affrontato in tutti gli aspetti e con tutti gli attori coinvolti
    la medicalizzazione non puo’ e non deve essere l’unica risorsa
    se un genitore fa tanto di accorgersi del disagio del proprio figlio deve altrettanto avere l’onesta’ intellettuale di pensare che il problema non e’ risolvibile con una pasticca, “.
    Qui si parla senza conoscere l’adhd e la cura farmacologica. Che è sempre di supporto ad altro (psicoterapia, logopedia, psicomotricità). Un adhd grave non riesce a stare fermo, non ha attenzione. Lo psicologo dovrebbe stare un’ora a rincorrerlo per la stanza, un logopedista e psicomotricista idem.
    Se un bambino non parla e tutti i suoi coetanei lo fanno da anni… ed è iperattivo e non ha danni neurologici da impedirgli di proferire parola… ebbene deve essere aiutato farmacologicaente.
    Le psicoterapie poi possono essere dannose. Scoperchiare traumi in un’età che non trova risorse (maturità) per metabolizzarli potrebbe destabilizzare il pupo più di una pasticca di metilfenidato.
    “che viene da lontano e che lungo e doloroso ed emotivamente devastante sara’ il percorso per risolverlo, ed avere il coraggio di affrontarlo”
    Qui si parla di nulla… viene da lontano? Emotivamente devastante? QUali terribili segreti nascondono questi genitori portatori di prole adhd?
    Credo che un genitore, nel momento stesso che accompagna il pupo daòl neuropsichiatra infantile, ha trovato il coraggio di cento leoni.
    E credo che ancora una volta si parla senza conoscere il problema… o presupponendo di conoscerlo.
    PILLOLA DELLA FELICITA’, RESA AL FARMACO, ALTERNATIVA…
    C’è alternativa al farmaco quando la tiroide non funziona più? QUando la pressione è troppo alta?
    Un adhd da adulto tira di coca perchè la cocaina lo rilassa. Una persona normale se sniffa una striscia diventa… adhd.
    C’è una base neurologica evidente. Così come è evidente per l’autismo…
    Ed è evidente che c’è un negare il disturbo psichiatrico (mi riferisco ai casi più gravi) quando si parla di bambini.
    E’ sempre colpa di un qualcosa che arriva dal passato… che i genitori devono trovare e avere il coraggio di affrontare.
    Qualcuno ci dirà di quali colpe si sono macchiati questi genitori e cosa non hanno fatto i genitori di bambini non certificati?

  3. mi spiace paola che tu abbia cosi’ interpretato il mio scritto
    tu mi parli di situazioni gia’ gravemente compromesse, di diagnosi neurologiche evidenti, di autismo, di adhd diagnosticato da medici competenti ed esperti in materia
    io mi riferivo invece a quella zona d’ombra intermedia, quella in cui c’e’ il disagio psicologico ma non e’ adhd e non e’ autismo
    e vorrei ci fossero medici e strutture pubbliche in grado di diagnosticare correttamente tutti i problemi, e applicare i protocolli corretti per ogni differente esigenza
    e’ vero, non sono esperta di adhd…. io sono esperta della zona d’ombra….
    e no, non volevo darti nessuna colpa come genitore…. ma conosco le mie

  4. Buonasera, io faccio parte di questo comitato spontaneo nato dalla rabbia profonda di genitori che in nessun modo vanno riprogrammati, altresì andrebbe riprogrammato il concetto di salute tra i cittadini. Ho visto per anni mio figlio soffrire, esplodere vittima di un sistema fatto di carte ed ideologie, giudizi arbitrari, psicologia spicciola tratta dal manuale del genitore perfetto.
    Per amore di mio figlio ho gridato forte, pretesto che la dignità di persona del mio cucciolo venisse rispettata. Ho avuto un’esperienza negativa in un grande ospedale pubblico, dove per carenze di personale e fondi hanno sbagliato la diagnosi, impedendo per sempre un recupero decente di mio figlio. Certo che c’è chi abusa, ma c’è chi ha diritto ad essere curato! Se abbiamo la febbre prendiamo del paracetamolo, ugualmente abbiamo diritto ad una terapia multimodale pubblica se dentro di noi qualcosa si rompe. Basta essere invisibili!i nostri figli devono essere visibili al mondo!

  5. Sono una educatrice e posso dire in tutta onestà che a volte le diagnosi non sono molto precise e accurate,senza parlare della scuola che a volte segnala bambini semplicemente troppo vivaci e con qualche problema a rispettare le regole. Non voglio dare l’idea d superficialità, ma quando la scuola è ridotta male, ha classi numerose e non ha un corpo docenti in grado di far fronte a situazioni multi problematiche, il dubbio che viene è quello che le certificazioni servano ad avere più risorse. Questo è il mio pensiero che nasce da anni di esperienza

  6. Francamente resto basita…
    Il metilfenidato non viene prescritto ad ufo, non lo fa certo un’insegnante oberata di troppi bambini…
    Il ritalin (o altri farmaci psicotropi… ce ne sono svariati) è prescritto solo in un centro accreditato e da un neuropsichiatra.
    Le maestrine stanche non sono certo così influenti… le diagnosi si fanno nelle npi o in ospedale.
    La % di bambini trattati con psicofarmaci da noi è quasi nulla, triplica o quadriplica in inghilterra e germania. In america si arriva a quasi 10 volte tanto.
    Certo, si potrebbe fare tanto con la psicologia cognitiva, col parent training. Forse l’ordine degli psicologi potrebbe iniziare a mettere prezzi etici sulle sedute (un’ora di parent training son 60 euro).
    Forse non sempre queste sono alternative valide. Forse a volte il farmaco è una salvezza e non una resa.
    Prendiamo il disturbo bipolare, o la schizofrenia… è una resa la pillola? No, è una conquista. Serve una seduta dall’analista? Dallo psichiatra? Sì, ma da sole non servono a nulla.
    Ora lo ripeto, di adhd e di disturbi psichiatrici in età pediatrica l’Italia nons a nulla, semplicemente perchè ignora il problema.
    E continuare a dire che c’è un abuso di diagnosi, un abuso di farmaci… è continuare ad ignorare il problema.

  7. jackie brown ho visto il video.
    Indelicato? No, no… pensa che per fronteggiare le crisi epilettiche più toste si danno clisteri di ansiolitico… psicofarmaci ai bambini! 🙂
    Una domanda che non si pone nessuno… la mamma di Elena… chi l’aiuta?

  8. E’ evidente che la maggior parte di noi ha la fortuna e la colpa di non sapere una cippa di queste situazioni. E allora, se non abbiamo la voglia o il coraggio di documentarci, abbiamo almeno il pudore di non metterci a fare la lezioncina a chi, per sua sfortuna, con questo abisso si deve confrontare ogni giorno. I bambini che vengono “certificati” a scuola per pigrizia degli insegnanti ci sono, li ho conosciuti, ma non hanno niente a che vedere con situazioni come quella di Elena, la bambina del filmato. E’ un altro problema, non c’entra una mazza. Arrendersi al farmaco: ma che vuol dire? Ho un amico bipolare gravissimo che della psicoterapia, che pure fa d 40 anni, non sa che farsene e non oso pensare a cosa farebbe, senza il litio. Ma in nome di cosa ci permettiamo di dire che il farmaco è inutile, o peggio una truffa? Siamo noi medici, biologi, scienziati? No, siamo solo persone comuni gonfie di pregiudizi che “grazie” alla rete possono spandere a piene mani nient’altro che la propria ignoranza. Ma chi ci dà la patente per fare questo? Non sarebbe meglio tacere, studiare, ascoltare e, se proprio non si riesce a farne a meno, parlare solo dopo essersi dati il tempo per cercare di capire?

  9. Paola, mi chiedevo se era inappropriato per via del fatto che è una situazione non so quanto simile, ma ciò che mi ha fatto pensare di postarlo è stato leggere nel post della vostra “segretezza”, e mi sono chiesto se dovuta a pudore o senso di protezione.

  10. rispondo per l’ultima volta che non voglio abusare di questo spazio
    nella controinterrogazione si parla di disturbi dell’eta’ evolutiva, non avevo inteso che per gli appellanti gli unici problemi fossero adhd e autismo e sono intervenuta, per quel che conosco io, sul resto
    il resto esiste ed e’ quello che molti non vogliono vedere…. neanche voi
    mia figlia non e’ una malata di serie B perche’ non le hanno diagnosticato l’adhd, e ha anche lei il diritto ad essere curata
    curata e non pressata per avere una certificazione ed un insegnante di sostegno che sostenga un’intera classe problematica… pressata non da “maestrine stanche” (come si fa presto a sminuire quello che non si conosce vero? nessuno ne e’ immune) ma dall’intero sistema maestre, pedagogista, preside, neuropsichiatra della usl
    lei ora e’ sulla via della guarigione, seguita da professionisti privati perche’ non era il caso di perdere prezioso tempo a scapito della sua salute… e io so bene di cosa parlo quando dico che e’ stato, ed e’, un persorso faticoso…
    probabilmente qui non ci sono solo io che non conosco le cose di cui parlo o che le tratto con superficialita’
    e prego il sig. Maurizio di rileggersi le sue ultime 4 frasi e farle proprie perche’ lo rappresentano in pieno
    avevo erroneamente pensato che questo spazio fosse utile per un confronto e per capire meglio, noto con dispiacere che invece e’ in voga, qui come altrove, lo sport nazionale del sotterrare l’antagonista senza neppure prendersi la briga di capire quello che si e’ letto e anzi fraintendendolo totalmente… l’importante e’ attaccare per primo…. e pensare che, magari goffamente, volevo esprimere la mia empatia e solidarieta’…. mi ritiro di buon grado d’altronde cosa ne posso sapere io, mia figlia non ha l’adhd, non e’ stata certificata… lei e’ evidentemente un problema minore…………………………………………….

  11. p.s. anch’io sapevo dei legami di alcuni dei coordinatori di “Giù le mani”, con Scientology.
    Effettivamente è difficile prendere posizione su questioni come questa dove il terreno è incandescente oltre che minato.
    Eppure, da una qualche parte bisogna stare. E io sto col no agli psicofarmaci per l’adhd; per la prudenza nella diagnosi; per metodi e terapie alternative a quelle farmacologiche.
    Kurt Cobain ha cominciato col Ritalin ed è finito com’è finito. E come lui tanti Ritalin Kids americani.

  12. Eppure, da una qualche parte bisogna stare. E io sto col no agli psicofarmaci per l’adhd; per la prudenza nella diagnosi; per metodi e terapie alternative a quelle farmacologiche.
    Singolare posizione. E’ come se stessimo parlando di calcio o di ippica. E invece stiamo parlando di un disturbo neurologico.
    Si dovrebbe banalmente stare dalla parte della medicina che fino a prova contraria è quella che le malattie le cura.
    Certo, mica è da buttare a mare la psicologia tutta, aiuta, a volte, dipende dai casi…
    Temo che queste posizioni da tifoseria stiano privando molti bambini di cure adeguate. E privarli di cure adeguate significa condannarli a futuri disturbi ossessivo compulsivi, disturbo bipolare, dipendenza da droghe, disastro scolastico (in una società dove serve la laurea anche per fare la maestra d’asilo… capirete che può essere un problema).
    Il “documentario” di Stella Savin dipinge una realtà che non è quella italiana.
    Secondo uno studio condotto per il Sole 24 Ore Sanità, metà dei pediatri di libera scelta non sa definire un DSA (disturbo dell’apprendimento) confondendolo con autismo e adhd…
    Secondo un altro studio condotto dall’ottima testata, un bambino con adhd su 20 viene seguito con terapie adeguate. Gli altri no.
    Ancora. Secondo uno studio Francese, in Francia i bambini autistici vanno ancora dallo psicologo. E questo purtroppo accade anche in Italia.
    Un ultima questione… la diagnosi ritardata e in alcuni casi, l’assunzione di farmaci psicotropi in bambini con adhd da manuale, aggrava il quadro clinico e il farmaco in alcuni casi non serve più a nulla… non parliamo delle sedute psicoterapeutiche.
    Due ultime cose…
    “maestrine stanche” si riferiva a quanto riportato da Stella. Ossia che a fronte di classi sempre più numerose, le maestre si rifugerebbero nelle certificazioni comode. Lo ripeto, la diagnosi adhd la fa un neuropsichiatra, il farmaco viene somministrato solo in uno dei centri accreditati e fornito solo dall’ospedale.
    Stiamo parlando di un 1/2% di bambini. Non di un esercito.
    Stella Savino dipinge una realtà che non esiste. Purtroppo di questi documentari ne è pieno il mondo, come pure di gente come l’onorevole Baroni.
    Queste posizioni da tifoseria da calcio danneggiano questi bambini e le loro famiglie. Un bambino iperattivo con deficit dell’attenzione strema, vi chiamano da scuola perchè non riescono a gestirlo e voi dovete correre come pazze a riprenderlo. Ci sono pesanti ricadute sul lavoro per non parlare di altro…

  13. @ jakie brown… in segreto solo perchè il farmaco non si può nemmeno nominare nei gruppi adhd. Vieni invitato a non farlo… la scusa? Che sono farmaci “pesanti”, qualcuno potrebbe convincersi di darlo al figlio… o peggio, se già lo prende qualcuno potrebbe aumentare o diminuire le dosi.
    Singolare posizione davvero.. mai che nessuno si ponga il problema del parent training o di altre terapie psicocomportamentali… magari un genitore, convinto dai positivi effetti di terapie non farmacologiche, potrebbe decidere di sospendere il farmaco e magari fare un’immane castroneria.
    Ma siamo appunto in Italia, dove la chimica farmaceutica pare essere la fucina del diavolo, e il corpo di psicologi un esercito di angeli celesti. Un po’ cari visti i costi delle tariffe… ma pur sempre alternativi al farmaco e quindi buoni di default 🙂

  14. https://www.youtube.com/channel/UC8YB2pcW8xP2DH8ccrHOO0g
    Se Corbellini lo vendessero in pillole forse guariremmo da infezioni virali come quella del link sopra 🙂
    A mio avviso il ritalin dovrebbe essere visto come una possibilità di terapia (sempre proposto con terapie d’appoggio non farmacologiche).
    Il dramma è che le neuropsichiatrie infantili si stanno svuotando di specialisti e mezzi.
    Capisci bene che se la vulgata pretende di trovare le cause dei disagi e disturbi in età evolutiva a un problema ” che viene da lontano e che lungo e doloroso ed emotivamente devastante sara’ il percorso per risolverlo, ed avere il coraggio di affrontarlo” … cito nevermore… allora si azzerano le disfunzioni neurologiche (esistono nel adhd, nell’autismo ad esempio) e come d’incanto l’età dello sviluppo (altrimenti infanzia) diventa l’età dell’oro del gioco e della spensieratezza, dove si nega con superficialità e cinismo la malattia e il disturbo psichiatrico che, ahimè, esistono anche per i più piccoli.
    Ma dopotutto questa è l’Italia, il paese dove gli Invalidi sono solo “falsi invalidi” e dove gli handicappati e i disabili sono diventati tutti “diversamente abili”.
    Un giochetto semantico orribile che nega la diversità e la disabilità.
    In nome di questo giochetto si è cercato, col ricatto e con un gico sporco burocratico, di obbligarmi ad iscrivere mio figlio alla scuola dell’obbligo. Non volevo perchè la legge mi consentiva di trattenerlo un anno alla materna e tutti (npi, maestre, terapisti vari) concordavano.
    Mi sono bevuta la broda del “il prossimo anno sarà il più grandicello in classe”…
    Ecco questo è il vero dramma dei “disabili”: essere obbligati a vivere una vita da normali. Perchè se la malattia non esiste più e tutto è originato da “un problema che viene da lontano”, non servono farmaci e non servono percorsi scolastici alternativi. Non servono nemmeno le certificazioni e le neuropsichiatrie infantili.
    Nessuno ovviamente si pone il problema dello stress, dell’isolamento, dell’angoscia che vivono questi bambini. Spesso più intelligenti di tutti noi e perfettamente consapevoli delle loro difficoltà.
    Sarebbe bello che la gente, invece di postare il discutibile e per me brutto documentario di Stella Savino (che a noi genitori adhd non ha mai risposto pur avendole scritto numerose lettere), si annoiasse con la conferenza del professor Masi, neuropsichiatra.
    Certo non c’è la musica di sottofondo, le pareti bianche sbattono con la carnagione del prof… ma è l’unica cosa seria e vera che si trova su youtube cercando ADHD:
    https://www.youtube.com/watch?v=EpOXS-uBvgQ

  15. del documentario di Stella Savino – che non conosco, che non ritengo né un’esperta né il guru di una qualche chiesa antipsichiatrica – mi è interessato il caso del ragazzo italiano.
    Di documentari e documenti sull’adhd ne ho visti e letti molti, e ho citato quello essenzialmente perché è in italiano. Il grosso del materiale è – come saprai – in inglese. Visto che negli Stati Uniti, ormai, i questionari per l’adhd vengono somministrati a tappeto nelle scuole e le diagnosi di adhd continuano ad aumentare, come pure le prescrizioni di Ritalin. Si è creato un sistema perverso per cui la cosa difficile è non essere diagnosticati con adhd. Basta leggere un questionario per rendersene conto.
    Permetti anche a me di avere un’opinione, quindi.
    NOn sono affatto contro gli psicofarmaci in generale. Conosco Vicari e il suo ottimo lavoro, e certamente il suo è un punto di vista fondato su solide basi. Ma per quanto solide le basi della scienza e della medicina possano essere, non le mitizzo e mi conservo uno spazio critico di manovra. (E’ un fatto caratteriale, probabilmente). Le stesse per cui, forse, hai obiettato alla “narrazione medica” nella tua battaglia (giustissima e che sostengo in pieno! brava!) per l’epidurale e il parto in analgesia. Non ho nessuna nostalgia dello stato di natura.
    Dopo tutto, Ferynman diceva che nella scienza nessuno ha mai ragione. “You can only be temporarily not wrong”. Quindi è temporaneamente non sbagliato conservarsi uno spazio di manovra critico, credo.
    Per il resto, la posizione che sposo con più entusiasmo è quella di Jackie brown: non so, resto in ascolto per ora (ma vorrei avere il diritto di non finire automaticamente nel cassonetto degli scientologi o degli analfabeti). E ovviamente non sono in alcun modo legata all’associazione “Giù le mani dai bambini”. Quando ho visitato il loro sito mi è sembrato un luogo intriso di fanatismo, come purtroppo quasi tutte le organizzazioni che si occupano di infanzia.

  16. svegliamoci non funziona niente la terapia a mia figlia 1volta al mese cosa le fa mia figlia de essere portata a un centro o meglio istituto residenziale non la casa famiglia cosa le fanno la curano in casa famiglia io dovrei denunciare parecchie persone hanno avuto il coraggio che io mi porto uomini dentro magari avessi trovata un uomo in divisa un bel carabiniere a quest ora mia figlia avesse parlato e sarebbe bella curata quindi cercate quell istituto esiste da qualche parte dovreste soffrire chi non capisce il dolore di una vera madre che vuole a casa la figlia curata non che non la voglio quando vi decidete a portarla in un istituto che alla fine ci sono educatori con le palle psicologi terapeuti in gamba non volete curarla la mia piccola dolce vita mia samira pascente tua mamma ti ama abbiate vergogna lasciate mia figlia di 4anni cosi senza a ma ne evete coscienza cara daniela amelio ti renderai conto cosa vuol dire figlia figlio se dio te ne mandera qualcuno dopo quello che hai scritto su di me io problemi con la legge sono una troppo buona si tu hai il lavoro di spiona nelle case io ho na dignita pulta onesta e vorrei gridare domenico di taverna sei un carabiniere meraviglioso grazie d esistere e avermi difesa da un vecchio porco ci vleva provare ti vorrei fatti avanti baci mamma maria scalise disperata salvate mia figlia samira in una struttura residenziale adesso perche se mi rimane muta e resta cosi dio non ve lo perdonera mai qualcuno ci dovra passare x capire baci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto