DI COSA PARLO, DI COSA TACCIO

Ieri sera ho cominciato a leggere questo libro di Maristella Lippolis, e nel frattempo sono alle prese con un testo impegnativo (ma piacevolissimo da scrivere) per il programmone di sala del Maggio, dedicato quest’anno (ma guarda) alle Donne contro. E dal momento che quando ci si occupa di un determinato argomento le notizie in tema saltano più facilmente all’occhio (e sembrano addirittura moltiplicarsi), ecco cosa trovo sulla cronaca romana odierna de La Repubblica:

“L´università è per tradizione maschilista. Ci sono specializzazioni ancora chiuse alle donne. D´altra parte l´università è espressione della società: e non viviamo nell´Europa del Nord, mi pare. Io ho la fortuna di lavorare con una persona che non mette il genere al primo posto. Ma piuttosto il merito”, racconta la professoressa Eleonora Palma, una delle poche giovani donne ad essere diventata professore associato alla Facoltà di Medicina de La Sapienza a “soli” 40 anni.
La Sapienza è lo specchio di una situazione che è la stessa in tutta Italia. Tantissime iscritte. Tante laureate. Un bel po´ di ricercatrici. Qualche associato donna. Tanto che i ricercatori sono per il 44.8% donne e 55.2% uomini, gli associati 37.4% donne e 62.6% uomini. Con un 16 per cento, a livello nazionale, di ordinarie, il massimo della carriera accademica. Anzi, La Sapienza, da questo punto di vista, sta meglio del resto d´Italia, con il suo 19.4 per cento di ordinarie contro un 80.6% di ordinari.

Lettura consigliata ad integrazione: un post di Giovanna Cosenza che si chiede “perché le donne occidentali da piccole vogliono fare le ballerine?”.
Nota bene.
Ulteriore lettura consigliata, importantissima e su altro argomento: il dossier di Amnesty International a proposito dei diritti umani in Cina. Ben lo conosce, credo, Lucio Angelini, il quale, in una mail mattutina, sollecita alla vostra eccetera e ad altri “un cicinino di attenzione per il Tibet”. Quel che posso dire per me è che non riesco a parlare di tutto, e che tacere non significa non guardare con la massima attenzione e preoccupazione a quel che sta avvenendo. Con la stessa silenziosa angoscia, per esempio, ho letto l’articolo che Giuseppe D’Avanzo ha scritto ieri sugli orrori di Bolzaneto. Posso continuare ad oltranza con l’elenco, ma credo che il senso sia chiaro: ritengo inopportuno intervenire sempre e comunque, e magari superficialmente e a sproposito, quando altri stanno ragionando in modo molto più pertinente di me. Accolgo dunque segnalazioni e approfondimenti sul tema nello spazio dei commenti, grazie.

12 pensieri su “DI COSA PARLO, DI COSA TACCIO

  1. Grazie, Lori. Che altro ricordare, se non: “Il principio di autodeterminazione dei popoli sancisce il diritto di un popolo sottoposto a dominazione straniera ad ottenere l’indipendenza, associarsi a un altro stato o comunque a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico. Tale princio costituisce una norma di diritto internazionale generale cioè una norma che produce effetti giuridici (diritti ed obblighi) per tutta la Comunità degli Stati. Inoltre questo principio rappresenta anche una norma di jus cogens, cioè diritto inderogabile (Significa che esso è un principio supremo ed irrinunciabile del diritto internazionale, per cui non può essere derogato mediante convenzione internazionale). Come tutto il diritto internazionale, il diritto di autodeterminazione ratificato da leggi interne, per esempio la L.n.881/1977, esso vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass.pen. 21-3 1975).” (Da wikipedia)
    Certo, anche la città di Rovigo ha chiesto l’annessione al Trentino Alto Adige (pare per beccare + soldi saltando sul carro della regione autonoma, come altri paesotti al confine – se non altro – tra Veneto e Trentino), ma quanto sta avvenendo in Tibet, di cui è in gioco l’identità stessa, non può non riempire di orrore.

  2. Aggiungo: Il sindaco di Venezia Cacciari ha approvato in linea di massima la proposta di annullare la partecipazione dell’orchestra della Fenice ai giochi olimpici 2008. Oggi pomeriggio alle 18.00 sul ponte dell’Accademia il Centro Pace del Comune – in collaborazione con le associazioni pacifiste veneziane – organizza un presidio. Ieri alle 12 l’Associazione vegetariana italiana ha esposto in piazza San Marco la bandiera tibetana… Che la mobilitazione prosegua e le inziative si moltiplichino!

  3. segnalo Busi su Dagospia: dice tante cose, ma in chiusura, alcune VERITA’ su “che significa la frase che si sente sempre più spesso, “oggi le donne fanno paura”? “

  4. Grazie Ilse. Copioincollo quella parte prima che sparisca:
    “Che significa la frase che si sente sempre più spesso, “oggi le donne fanno paura”?
    A) che la fanno oggi, non ieri, b) che la fanno non certo in quanto femmine, che tali sono oggi come ieri (tette, culo, gambe, orifizi e pomo d’adamo ancora contenuto: la passeritudine, insomma), ma in quanto donne che si vogliono persone socialmente paritarie, c) che la fanno perché si rifiutano all’uomo di oggi in quanto proiezione della sua idea di ieri di donna che niente ha a che ‘vedere’ con chi è lei al momento, nella sua legittima e inedita aspirazione a persona sociale, per l’appunto. Se l’uomo trova nella donna la stessa pretesa di essere persona sociale che nell’uomo è data per accettata e acquisita (e dagli uomini e dalle donne più nemiche di se stesse, che non pretendono di essere ma si accontentato di essere proiettate), ecco che egli prova nei suoi confronti la stessa paura (ansia, competizione, rivalità) che gli suscita un altro uomo e viene meno perché viene meno la millenaria immagine psicologica su cui riposava il suo desiderio (in cui grossa parte gioca il piacere della coercizione) per quella data fisiologia lì col taglio in mezzo; in altre parole: l’eccitazione virile non nasce dalla cosa esterna contrassegnata qual femmina – non più, direi -, ma dal senso interno che fino a ieri egli poteva darle complice la donna stessa, che oggi complice non lo è più, non al punto di azzerare la raggiunta forza contrattuale di persona innanzitutto sociale, politica, economica, professionale e poi, forse, anche zoologico-sessuale e, oh cielo, per la propria straporca libidine, non per quella, blanda, dell’uomo che se la procura grazie alla rinuncia della donna ad averne una se non per riflesso; ci sono mille e un modo per essere femminile, uno di questo, il più inedito, è non esserlo: femminile oggi lo può essere un uomo d’altri tempi, non una donna moderna; “una donna vera”, oggi, proprio come “un vero uomo”, è roba da catalogo con prezzi e specialità tipo, appunto, “fare la donna” e “fare l’uomo”, cioè attenersi al teatrino della proiezione degli incalliti e incarogniti senza fantasia che pagano per il tableau vivant dei generi che furono: negli incontri organizzati, come il copione a seguire, prostitute d’ambo i sessi, quando va bene, recitano quella parte che gli uomini liberi e le donne libere oggi non recitano nemmeno gratis”.

  5. Ciao Loredana,
    a corredo e conferma dei dati della Sapienza, ecco quelli dell”Università di Bologna:
    professori ordinari donne: 18,9%
    professori associati donne: 35,1%
    ricercatori e assistenti donne: 47,3%
    personale tecnico-amministrativo: 49,4%
    Col che, poi l’università si puà vantare di avere dipendenti donne per quasi il 50%, facendo la media fra docenti e amministrativi.
    Siamo alle solite: le donne ci sono, ma sono per la maggior parte in ruoli subordinati.
    Un’ultima precisazione sul post che hai (grazie!) segnalato dal mio blog: più del mio spunto, sono interessanti i commenti, specie quelli maschili.
    🙂
    Ciao a tutte e tutti,
    Giò

  6. Scusate, ho fatto un errore: la percentuale femminile del personale tecnico-amministrativo è circa 66% e non 49,4%.
    Altrimenti non tornerebbero i conti della media complessiva dei dipendenti universitari bolognese, docenti e amministrativi inclusi, che è appunto del 49,4%.

  7. Ehm, io la questione della differenza zoologica sessuale la metterei prima, per me e per lui. Non dopo. E poi, credo che facciano paura solo certe donne, e poi ancora…
    cavolo ogni volta che entro in questo blog, mi pare di discutere con mia mamma! avverto la stessa polarità di posizioni eh:) speriamo non si offenda la lipperinissima. 🙂

  8. grazie Loredana per la tua adesione (http://sergiopaoli.splinder.com/tag/tortura). post elezioni, grazie anche al lavoro che stiamo facendo con il circolo online PD Barack Obama, l’appello sarà meglio strutturato, reso più visibile e non più legato al blog di uno sconosciuto (io). i nomi di tutti quelli che hanno aderito, compreso il tuo e quello del regista Paolo Virzì, saranno riportati. grazie ancora. Sergio.

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