DI RITORNO, ANCHE SE PER POCO

Un tour di presentazioni significa rivedere amiche e amici, conoscere in carne e ossa gli affetti  della rete (commentarium, che bello dare volto e voce ad alcuni di voi), ascoltare storie: soprattutto questo, perché ogni storia è un dono e insieme una diramazione per farne nascere di nuove. Quindi, il grazie non è d’occasione: perché è dagli incontri che torna la voglia di ripartire e ricominciare a scrivere.
A proposito di scrittura. Non la posto quasi mai, ma stavolta la mia rubrica domenicale merita una discussione. Eccola qui.
Come vanno le cose per quanto riguarda le scrittrici americane? Vengono recensite più o meno dei colleghi maschi? Sono più o meno presenti come critiche letterarie? Abbiamo già parlato, tempo fa, di VIDA, Women in Literary Arts, che sul sito vidaweb.org pubblica ogni anno i risultati del monitoraggio effettuato su diverse testate in lingua inglese. Il rapporto 2012 è stato appena rilasciato e ci dice, per citare qua e là, che nella prestigiosa Granta le donne che recensiscono libri sono 3 contro 28 maschi e le recensite 11 contro 54. The London Review of Books ne recensisce 74 contro 203, The New York Times Book Review si attesta su 237 contro 488. VIDA mette a disposizione anche una comparazione triennale, dove si scopre che, nella prospettiva di genere, le cose sono andate peggio per le scrittrici in moltissime testate: New Republic (16 contro 80), The Atlantic (4 contro 16), The New Yorker (58 a 138). Scorreteli, i numeri: perché sono quelli che contano, scrive Amy King nel post introduttivo, nonostante quello che dicono editori e redattori delle riviste e dei supplementi chiamati in causa. Per inciso, su therumpus.net è partita un’operazione analoga che riguarda gli scrittori di colore. Sul solo New York Times, nel corso del 2011, sono stati recensiti 742 libri: 655 scritti da autori caucasici (437 uomini, 217 donne, un transgender), 31 da africani o afroamericani (21 uomini, 10 donne), 9 da ispanici (8 uomini, 1 donna), 33 da asiatici (19 uomini, 14 donne), e così via. Qualcuno lo definirà politicamente corretto. Forse, ma forse no.

9 pensieri su “DI RITORNO, ANCHE SE PER POCO

  1. Sì dati incontrovertibili oggettivi utili alla conferma di come è la realtà dei fatti riguardo allo stato di dominio negli scritti. Sa cosa, Loredana? Sarebbe ulteriormente utile (già ha fatto bene ad inserire dati del 2011 del New York Times, +20 scrittrici recensite + 8,4%, ma anche +51 scrittori +10,4%) confrontare lo sviluppo, la progressione (o la regressione) delle “categorie” di scrittori diciamo nell’ultimo decennio. E altra ricerca utilissima (ma praticamente impossibile) mettere in relazione su quante donne che scrivono (usiamo sempre il romanzo come parametro) quante vengono pubblicate, quante vengono recansite e confrontare con i dati di cui sopra.

  2. Questa delle quote rosa anche in letteratura è una stronzata. Che emerga chi è bravo, indipendentemente dal gender, e non solo letterario. Perché non contare il numero delle parrucchiere donna rispetto a quello dei parrucchieri?

  3. Che emerga chi è bravo? Ohibò. Magari!!!
    Ad esempio la riflessione sul poter avere il dato di quante donne scrivono e quante effettivamente arrivano ad essere pubblicate e poi recensite, darebbe il polso sulla realtà delle cose.
    Quante donne si mettono a scrivere convinte e consapevoli di una bravura e invece ( non lo sapremo mai) quante donne potenziali scrittrici non si mettono nemmeno in testa la possibilità di essere in grado di scrivere perchè la “cultura” dominante le fa crescere con la convinzione che anche in letteratura la cosa è cosa da uomini e non ne sono capaci? (vedasi altresì la non capacità di guidare!!)

  4. siamo noi che leggiamo, noi decidiamo il successo o meno di un libro. se scegliamo bene possiamo influenzare e cambiare queste statistiche.

  5. Perdonate, ma il punto non è quante arrivano a pubblicare (che, mi rendo conto, è il tema con la maiuscola che si vuole discusso in rete ogni volta che si tocca l’argomento editoriale). Il punto di Vida, che con le quote rosa (abbassi i toni, marilena, per piacere, e lasci in pace i parrucchieri: e se ha qualcosa da dire lo dica eplicitando il suo pensiero in modo articolato, se riesce) non ha niente a che fare è semplicemente mostrare che contro un numero maggiore di lettrici, le autrici non trovano riconoscimenti critici allo stesso modo dei propri colleghi. Sono tutte incapaci? Immeritevoli? Cretine? Può darsi, ma intanto avere le cifre è un punto di partenza per porre domande.

  6. Forse le autrici trovano meno riconoscimenti proprio perché, come confermano i numeri, quelli che scrivono recensioni sui giornali e sulle riviste sono prevalentemente uomini. Molte volte mi è capitato di leggere pregiudizi sulla capacità delle donne di raggiungere le vette letterarie di molti scrittori maschi, anche su quotidiani autorevoli.
    La strada è lunga.

  7. Beh il commento di marilena sarà anche malizioso però una certa discriminazione di mestiere nei confronti della parrucchiere la evidenzia.. a parte gli scherzi, mi sembra a me che il presupposto dell’articolo, per cui fare lo scrittore debba essere considerato un privilegio un merito o una qualità ( rispetto a fare il parrucchiere), è tutto da dimostrare. a parte rarissime eccezioni nei secoli, penso che gli scrittori siano sempre stati dei servi, se non del potere della propria vanità, al limite della grafomania, più inutili che dannosi comunque pericolosi, quantomeno a se stessi.
    Il fatto che meno donne si facciano abbindolare da quest’attitudine sconsiderata rientra tra i variloro, numerosi meriti.
    E poi è vero che anche tra le parrucchiere, le più famose sono uomini, il che conferma la regola perché appunto fama e successo si addicono ai cretini.
    ciao,k.

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