DICIASSETTEPERCENTO

Dòmina 07 è stato decisamente bello. Almeno, la lunga tavola rotonda organizzata da D52 sulle donne nella cultura a cui la vostra eccetera ha partecipato: una maratona di testimonianze, riflessioni, suggerimenti, con molti incontri nuovi e molti ritrovamenti. E i dati.
Ci tornerò, ma mentre ripreparo lo zaino per tornare nell’eremo vi posto almeno qualche appunto che ho preso mentre Elisabetta Bruscolini e Federica Pintaldi illustravano i primi risultati di un monitoraggio che stanno conducendo su 313 enti culturali italiani: per verificare se, davvero, la famigerata emancipazione che a parole sarebbe stata raggiunta e superata, esista.
Per ora basti questo:  nelle 1884 cariche totali, in istituzioni che riguardano cinema, musica, teatro, le donne sono il 17,5%.
Aggiungo un esempio molto interessante che riguarda, oltre che i ruoli, la visibilità femminile: una piccola analisi è stata fatta sul recente Festival della filosofia che si è tenuto a Roma dal 9 al 13 maggio. Nell’ente promotore, la Fondazione Musica per Roma, non appare neanche una donna: nè alla presidenza o vicepresidenza, nè fra i consiglieri, nè nel collegio dei revisori dei conti. Sia. Le donne, in compenso, costituiscono il 62% dell’organizzazione (flash della vostra eccetera: il rapporto fra conduttrici di Radio 3 – quasi zero – e le redattrici è più o meno identico, a naso). Quanto alla visibilità. Su 103 ospiti del festival, le donne erano sette. Di cui tre, in un sol colpo, ad una tavola rotonda. Tema della medesima: Corpi di donna. Appunto.

8 pensieri su “DICIASSETTEPERCENTO

  1. Le statistiche, come si sa, possono essere lette in vari modi: anche come dimostrazione, in questo caso, che le donne riescono ad emergere e a ricoprire cariche importanti molto meno degli uomini per loro intrinseca inferiorità:- )
    P.S. Sul tema dello scontro fra generi, oggi, anche la mia analisi del film di Tarantino.

  2. Sulla base della mia esperienza di insegnante, posso dire che proprio le donne, e le ragazze giovani o giovanissime in primis, non si rendono conto ( o se ne accorgono solo confusamente) dell’esistenza di questo perfido “soffitto di vetro”. Studiano meglio dei maschi, hanno una carriera scolastica e universitaria più soddisfacente ma poi si trovano, inspiegabilemente, bloccate. Prima, non ne hanno alcuna percezione. Vengono sistematicamente illuse da messaggi che danno per acquisita la parità e poi, sul più bello, sono “rimesse al loro posto” (in cucina?). Senza contare che già da tempo ho l’impressione che su questi temi si stia verificando una generale regressione del “senso comune”

  3. il tema del soffitto di vetro è interessantissimo e descrive con immagine efficacissima la realtà; io il soffitto di vetro nella mia realtà di lavoro l’ho raggiunto, ce l’ho addosso, non so quale sia la strada per tentare di romperlo ma, soprattutto, adesso, ho la vaga sensazione che non me ne freghi poi più tanto di romperlo; come si forma questo soffitto? è possibile che un po’ contribuiamo anche noi a costruirlo? è possibile che ci sia una stagione della nostra vita lavorativa in cui dare tanto senza pretendere in cambio cariche e carriera sia il prezzo per essere madri?

  4. un tema interessante – anzi, ammettiamolo, cruciale. ci sono donne, anzi no FEMMINE che inscenano patetiche pantomime a vago sfondo sadomaso sessuale pensando di fare due cose, nell’ordine: 1. opporsi al potere invalso (che è maschile fin dalla… matrice -!!!-); 2. offrire di sé una versione liberatoria che coincide con una delle poche occasioni di “partecipazione” alla mensa (maschile) del potere: farsi ancelle del piacere, vestali del sesso. peccato che tutto questo sia la conferma dello status quo. se poi ad… armare tutto questo è una (sedicente) scrittrice che tuttavia è perlomeno scrivente (Isabella Santacroce che oggi ha presentato da par suo il nuovo libro, V.M.18) si diventa davvero tristi. invito tutte le donne a boicottare la Santacroce.

  5. Quattro commenti.
    Chissà come mai.
    C’era un mio cliente di Bruxellles, e disse: “Les femmes ont d’autres priorités”. Era un omaggio alla moglie, presente nella vettura mentre si tornava all’aeroporto. Lei, algida, la sua musa. Lui, molto intelligente, più praticone. Adoravo lui e sopportavo lei a fatica, il suo compito era guardarlo schifata affinchè non facesse troppe volgarità nella collezione di moda. Ero convinta che lui se la tirasse dietro per gentilezza, o bisogno di compagnia, o obblighi sociali. Non pensavo che potesse semplicemente amarla, rispettarla, avere bisogno di lei come secondo pensiero. L’anima era lui, in quel caso.
    Per recuperare posizioni mai conquistate in… 3000? anni, mi sa che ci vuole la pazienza di aspettare un paio di generazioni in più. Lo so, non saremo noi.
    Ma: era questo il punto?
    🙂

  6. Cara Loredana, per il mio lavoro molto spesso aiuto i ragazzi nelle tesi ovviamente sulla comunicazione; un mese fa’ una ragazza mi scrive e mi chiede se conosco una filosofa del ‘900 poichè voleva tenere il tema trasversale della figura femminile in storia e in filosofia . La prima che le ho dato è stata ovviamente Hannah Arendt – ma il vuoto che è stato fatto alle donne tra gli intellettuali è sconvogente . Semplicemente non se ne parla, e così non esistono per la gente comune e sui manuali tipo l’Abbagnano , è questo che mi indigna.

  7. …e il problema che su questo “vuoto” studiano e crescono bambine e ragazze. Ciao Tania, che bello ritrovarti in rete.

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