Doppio post, eccezionalmente.
E’ che ho appena letto un agghiacciante articolo di Giorgio Israel su Il Giornale. Estratto, ma leggetelo tutto:
“Quel che è inaccettabile non è solo che si faccia della Costituzione un catechismo, ma l’ideologia sottostante: voler usare questo strumento come mezzo di formazione della personalità dei giovani, concepire la scuola non come un luogo di trasmissione di conoscenze e di cultura, bensì come strumento per la formazione dell’Uomo Sociale ideale. Dietro la prosa della commissione Corradini rispunta il cavallo di Troia del pedagogismo progressista, in questo caso di marca cattolico-dossettiana, che non rinuncia a stendere la sua mano morta sul sistema dell’istruzione.
Galli della Loggia coglie perfettamente il punto quando parla di un’ideologia che concepisce la scuola non come luogo di istruzione ma luogo di educazione. E, aggiungo, di educazione totale, anzi totalitaria, di cui è esempio il modello della Educación para la Ciudadanía che il governo Zapatero tenta di imporre alla Spagna. Non voglio qui esplorare il problema della coerenza con cui persone che i giorni dispari difendono il valore della famiglia e combattono il laicismo di Stato, i giorni pari vogliono una scuola che educhi a «promuovere il benessere proprio e altrui», a «esprimere sentimenti ed emozioni», a creare un’«etica universale». “
da anni la scuola non assolve né all’educazione nè all’istruzione ma ad un sorta di posteggio in attesa di… sicura precarietà prossima ventura
Commento pregnante. Complimenti.
L’articolo è agghiacciante, ma coerente con il Giornale, che in genere pubblica solo articolo agghiaccianti – questo non meno di altri. Israel lo conosco poco, l’ho sentito parlare mi sa una volta sola sulla questione israeliana e mi pare di ricordare, ma potrei confondermi, parole decisamente unilaterali. In ogni caso non mi stupisce affatto è uno che sul blog suo linka Nirenstein e Magdi Allam (poretto 10 anni da analisi je ce vorrebbero): insomma l’è pieno di ebrei reazionari, non c’è ragione perchè debbano essere migliori degli altri.
Poi se invece ti scandalizzi perchè di mestiere fa il docente ebbeh, te capisco.
Un eccellente esempio di confusione mentale, il signor Israel.
C’è una cosa che proprio non capisco; Israel scrive (nell’articolo): “il nesso è l’ideologia secondo cui occorre plasmare le teste e non trasmettere conoscenze.”
Ma trasmettere conoscenze non è IL modo di plasmare le teste? Chi dice che le cose siano oppositive? Come si può credere che trasmettere cultura, dati, informazioni, non sia -di suo- un modo di formare socialmente un cittadino? Quali informazioni sono apolitiche, acritiche, extramondane?
Si, è in linea con il Giornale, purtroppo io mi ero già ghiacciata con l’articolo di Galli della Loggia sul Corriere, più o meno dello stesso tenore, con digressioni sullo stato etico e l’adorazione della costituzione, ecc.
E mentre leggevo, tutti e due gli articoli, francamente pensavo che tra le varie considerazioni suscitate da questi due “intellettuali”, una era preponderante: che sembra non abbiano la più pallida idea di che cosa sia la scuola oggi – quella in cui si dovrebbe insegnare questa “etica universale”, e nemmeno hanno il più vago contatto con gli insegnanti, veri, in carne e ossa e fatica e spesso entusiasmo, nè con gli studenti, scolari, alunni, quelli veri. E riflettevo “dall’alto” del mio duplice ruolo, a- genitore di due figli in età scolare (quarta elementare, prima media), b- tutor di storia contemporanea in una università milanese, facoltà di sociologia. Riflessioni molto semplici, di una banalità quasi sconcertante: i miei studenti, matricole e aspiranti sociologi, non solo hanno una conoscenza molto fumosa della storia del novecento, e si sa, ma per quanto attiene alla costituzione, beh, lì viaggiano nel buio più fitto.Tanto è vero che nei corsi di storia contemporanea della costituzione si parla: non solo di come quando e perchè è stata scritta, ma cercando di chiarire concetti elementari tipo la separazione dei poteri (chi fa leggi? che le fa applicare? che ruolo ha il presidente della repubblica?), l’ordinamento dello stato. Nessuno pensa di costringere nessuno ad adorare alcunchè: ma pretendere che i cittadini conoscano la legge fondamentale… non è che sarà sovversivo?
Viceversa, dal punto di vista “materno”, scopro con piacere che nella scuola media di mio figlio si parla di costituzione, di legalità, di cittadinanza senza retorica ma con passione, i ragazzi arrivano a conoscere, ad essere partecipi, grazie a un nutrito gruppo di insegnanti che ci mette, appunto, passione; grazie a un preside illuminato che pensa alla scuola come un luogo aperto al quartiere; grazie a un buon numero di famiglie che partecipa, organizza, mette a disposizione tempo energie e fantasia. ma che relazione c’è tra queste persone vere, che sono nelle scuole tutti i giorni, che fanno con cura il proprio lavoro e credono che la scuola sia di tutti, tutti noi cittadini, e lo spauracchio dell’etica universale di Israel? A che gioco al massacro stanno giocando, dove sta il senso di di questo denigrare la conoscenza della costituzione e dell’importanza dell’essere cittadini pensanti? Si, lo so da me dove sta il senso, eppure guardando alla vita reale, in certe giornate forse scioccamente ottimiste, mi viene da dire lasciamoli parlare, e noi andiamo avanti, a insegnare, a imparare, a riempire di un senso migliore le parole che usiamo. All fine mi hanno fatto incazzare, questi articoli, ma domani a lezione parlerò della costituzione con maggiore entusiasmo del solito.
Scusa la lunghezza, Loredana.
paola
A me appare in malafede desolante: un posto dove vivono in comune molte ore alla settimana persone in crescita (dai sei ai sedici anni) non può che essere anche fortemente “educativo”, che lo si voglia o no.
Io non dirò che non è vero, ma dirò che non ho capito niente. Ho letto due volte l’articolo di Israel, e mi aggrego al commento di Paola.
Ma che sta a di’?
Sono due settimane che giro tra le scuole di Torino e tutta questa presenza massiccia di scuole sovietiche proprio non l’ho vista.
E soprattutto non ho capito cosa voglia Israel dalle scuole…
Questo?
Mi pare sufficientemente liberal.
E’ la prima volta che commento e premetto che generalmente concordo con gli articoli del blog, ma credo che tu abbia preso una cantonata.
Non dice che non bisogna studiare la costituzione o che non bisogna educare, ma che l’educazione deve essere una conseguenza della conoscenza e della cultura. Altrimenti siamo tanti pappagallini ammaestrati.
In pratica mette in guardia contro la tendenza a sostituire le conoscenze con delle istruzioni.
Può darsi che io sia un po’ stupida, e con me i commentatori precedenti, ma quel che sembra (e prescidendo dall’atroce titolo, di cui Israel non è comunque responsabile), è che si sostenga esattamente il contrario: che bisogna istruire e non educare, fornire conoscenza e non anche formare degli individui civili con un senso comune di responsabilità e magari di etica. Compito che non spetta solo alla scuola. Ma anche alla.
In verita’ anche a me pare che dica, non tanto lui ma della Loggia, cui Israel da’ solo eco, che la cultura deve comunque essere protagonista nella scuola, e educare solo a ‘rispettare la costituzione’ senza dare il contesto storico in cui si pone, senza ad esempio darne un giudizio critico, o almeno paragonarla a quella di altri paesi, sia un atto evangelico non culturale. Mi pare…
Cari e tempisti dubbiosi, Israel riprende e amplia l’altrettanto annichilente articolo di Della Loggia, questo è vero. Ma mi sembra che sia altrettanto chiaro quel che viene sostenuto: insegnare la Costituzione sa di totalitarismo, la scuola deve trasmettere saperi e morta là. Ma se per caso fra voi c’è il professore in persona che è anche blogger, si accolgono volentieri i suoi distinguo.
In effetti in questo articolo non emerge, è più chiaro in quello di Della Loggia e in un altro che Israel ha pubblicato sul suo sito, sostiene che l’educazione discende dalla cultura e che ognuno deve “farsela da sè” attraverso quello che impara, la vita, la personalità dei suoi insegnanti e non trovarsela preconfezionata da altri.
Secondo me insegnare la Costituzione come valore assoluto, come se fosse parola divina immodificabile, un totem da adorare e non il prodotto della nostra storia di antifascismo ecc ecc è una piccola forma di totalitarismo. E giustificherebbe anche chi volesse buttarla via come uno straccio vecchio: diventerebbe un pezzo di carta con sopra delle frasi messe un po’ a caso, e allora perchè rispettarla? Personalmente ho interpretato in questo senso gli articoli.
Comunque sono una gentile donzella e non Israel :P!
Gentile donzella, benvenuta fra noi.
Due cose: dov’è che si insegna la Costituzione come un totem da adorare, di grazia?
Secondo: se in quest’articolo non emerge il vero pensiero di Israel, non sarà che il medesimo dovrebbe meglio esplicarlo? Tanto per.
diciamo che parto prevenuta nel senso che uno che contesta la Gelmini io comunque mi metto ad ascoltarlo a prescindere, e vabe’, chiedo venia 🙂
Il pezzo di Della Loggia mi pare porre un problema accademico e filosofico (qual’e’ il compito della scuola? domanda da un milione di dollari) piu’ che politico, che poi si sa che, con l’implementazione, qualsiasi teoria, in ogni campo, viene quantomeno diluita, se non stravolta. Ad ogni modo, Loredana, mi dovrei leggere il testo della proposta di Gelmini/Corradini che il Della Loggia critica prima di commentare in modo piu’ intelligente, vedo se la trovo on-line…
Allora: in Italia è, in questo momento, vietato criticare Giorgio Israel: chi lo fa viene tacciato dal ministro Gelmini in persona di antisemitismo. Sappiatelo.
Giorgio Israel è l’ideologo di riferimento del ministro Gelmini, e da due anni a questa parte non si risparmia, quanto a pubblicazioni: dal Tempo al Giornale, passando per Libero, il Foglio, il messaggero, Tempi, il Sussidiario, e altri ancora. Salvo scrivere sempre lo stesso articolo, con una frase in più e una in meno.
Ecco qui di seguito un breve dizionario Israel-Italiano, utile a capire che è tutto vero:
“pedagogia progressista”: esprssione mutuata da un (infelice) saggio di Hannah Arendt (“La crisi dell’istruzione”) di 50 anni or sono. Israel fa rientrare in questa categoria tutto ciò che è stato pensato nel 900, da Dewey a Piaget a Morin, fino a Zapatero (Rousseau mi mancava, ho schedato qualcosa come 25 testi di G.I. e non l’avevo ancora sentito, ma ci sta tutto). Unica eccezione, don Giussani.
“l’ideologia secondo cui occorre plasmare le teste e non trasmettere conoscenze”: Israel si riferisce all’affermazione di Montaigne (ma lui crede sia di Morin): “meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. Questa ideologia è totalitaria, in base al seguente ragionamento: poiché (a) chi la formula non dice cos’è una “testa ben fatta”, è evidente che (b) lo vuole decidere lui, svelando in questo modo (c) l’appartenenza alla linea pedagogica Stalin-Makarenko. Il fatto che (a) sia falso non lo tocca: per saperlo dovrebbe leggere i libri dei “pedagogisti progressisti”, ma essendo tali non li legge.
Educación para la Ciudadanía: l’idea che sta alla base della riforma scolastica del governo Zapatero è che l’intera società, e non una singola istanza, è il soggetto attivo dell’educazione e deve contribuire alla formazione permanente del cittadino. Per Israel è sinonimo di soviettismo, vedi alla voce precedente.
insegnante-maestro: è il modello, mutuato da don Giussani, dell’insegnamento secondo testimonianza. Io, insegnante, sono testimone della verità, e in quanto tale ho autorità per insegnartela. La trasmissione della verità implica la sua conservazione, per cui l’educazione non può che essere conservatrice. Punto.
Direi che basta. Ma se pensate al delirio di onnipotenza di un esaltato, dovreste fare un giro in uno qualunque della rete liceale privata (parificata) afferente alla Compagnia delle Opere/Comunione e Liberazione, sarebbe istruttivo.
No, dimenticavo: Israel sostiene che nessuno sa cosa vuol dire la parola “competenza”. E se lo dice lui dev’essere vero. Beh, tanto per dire: conoscenza è la formula di matematica che devo sapere per la verifica, competenza è saperla applicare al di fuori del contesto scolastico, capacità è risolver una situazione pratica. Esempio: saper usare il ragionamento matematico per compilare la dichiarazione dei redditi.
ah, sono una donzella pure io 🙂 e vedo che abbiamo letto l’articolo con lo stesso occhio, ScatCat
Grazie 🙂
Al momento non è insegnata affatto, se non per qualche iniziativa dei professori o per chi fa diritto: il discorso riguarda una nuova materia che dovrebbe chiamarsi Cittadinanza e Costituzione. Il problema sembra riguardare la chiave in cui verrà svolto questo insegnamento più che la materia in sè.
Quanto al fatto che dovrebbe essere più chiaro, immagino di sì :)! Se hai dei dubbi perchè non gli scrivi direttamente?
Chiariamo un equivoco: l’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione” è stato istituito da Gelmini, senza peraltro informare noi insegnanti su cosa si dovrebbe mettere in questo contenitore che occupa il 50% delle ore di storia in tutti gli anni di tutti gli ordini di scuola.
Il fatto che non ci fosse una materia specifica (e comunque anche “Cittadinanza e Costituzione” lo è: i sui voti finiscono nel registro di Storia, proprio come la vecchia Educazione Civica) non era né un caso né una disattenzione: discendeva dal presupposto che a educare alla Cittadinanza e ai valori della Costituzione provvede non il solo insegnante di Storia, ma l’intero corpo docente, perché tutte le discipline concorrono a formare il Cittadino.
è saltata una negazione: «e comunque neanche “Cittadinanza e Costituzione” lo è»
Scusate se intervengo ancora, ma è inevitabile.
Gianni Biondillo, come sempre, coglie in una battuta il nocciolo duro di tutta la questione pedagogica dell’ultimo quindicennio.
Banalizzando: il partito dell’Educazione contro il partito dell’Istruzione.
I primi sono convinti che, nella società complessa e globizzata, la scuola non possa più essere il luogo nel quale si apprende un nucleo di saperi di base da mantenere per tuta la vita, poiché in una società dinamica e mutevole ci saranno sempre nuovi contenuti da apprendere. Da qui la visione di una scuola che “insegni ad imparare”, coerente con quello che sappiamo della mente da qualche decennio: che la mente non è una scatola da riempire, che non è neanche “una”, ma multipla; che ogni sapere stimola l’apprendimento di altri saperi, e interagisce con altri apprendimenti perché mette in moto le stesse aree mentali (ad esempio: latino e matematica presuppongono gli stessi processi logici, e possono interagire l’uno con l’altro). Nota bene: non si tratta di mode recenti o passeggere, è almeno dal superamento (parziale, e in avanti) di Dewey ad opera di Bruner e Gardner che esistono queste teorie della mente e della scuola.
Il partito dell’Istruzione, invece, continua a credere che la scuola debba insegnare poche cose fatte bene, senza porsi il problema del dopo. Galli della Loggia è convinto da tempo (pur non sapendo niente di scuola: basta vedere come parla di “uno statuto delle studentesse e degli studenti” senza sapere che è una legge dello Stato che regolamenta diritti e doveri, e non una generica dichiarazione di principio) che per salvare la scuola italiana sia sufficiente ridurre le materie e le ore.
Non è una questione irrilevante: se io credo che ogni ara disciplinare interagisce con le altre, e se credo che la mente sia molteplice e le intelligenze multiple, anche poche ore di una disciplina sono importanti. Se io credo, con Galli della Loggia, Tremonti, Israel, che la mente sia semplice e risponda a stimoli semplici, allora molte discipline forniscono un’infarinatura di conoscenza, e tanto vale abolirle. Stiamo parlando, per capirci, di discipline quali diritto ed economia, musica, i laboratori nei tecnico-professionali, le scienze sociali, la storia dell’arte: tutte materie cassate, o ghettizzate in un singolo indirizzo, dalla riforma-Gelmini.
Israel, Galli della Loggia, Gelmini & compagnia stanno facendo alla scuola quello che quattro black bloc (o figuri da bb travisati) fecero a vetrine, sportelli bancomat e automobili a Genova, scatenando la pelosa indignazione dei telespettatori: c’è qualcuno di quegli indignati a comando che oggi riesce a cogliere la differenza tra una vetrina e l’istituzione scolastica? Tra la cassa metallica di un bancomat e il diritto all’istruzione e alla conoscenza?
Girolamo, forse puoi aiutarmi a capire meglio allora, perche’ io per vari motivi (non ultimo quello che vivo all’estero da 13 anni ormai) non ho ben presente il panorama italiano, quindi in particolare non saprei dire come Galli Della Loggia, o Israel, si pongono nella italica geografia, se sono pro o contro Gelmini (questi particolari pezzi mi paiono contro ad esempio).
Quindi ho approcciato la questione di oggi con un focus puramente accademico, ho cercato di fare una esegesi di massima del pezzo del Corriere di Galli Della Loggia, e del testo in modo assestante, visto che non conosco altri scritti dell’autore, e a prescindere dalla mia posizione ideologica. In parallelo, mi sono vista il documento di indirizzo di questa nuova materia (che ho trovato qui: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/cittadinanza_costituzione/ ). E insomma, circoscrivendo la questione in questo modo (non so cosa “Galli della Loggia stia facendo alla scuola” per esempio, o se ha o non ha potere decisionale in proposito e non ho tempo di appurarlo al momento) mi pare che i distinguo di Della Loggia sulla proposta Gelmini non siano totalmente infondati. E non si tratta soltanto di fornire conoscenza per eventualmente criticare la Costituzione, come (credo) il “partito dell’Istruzione” vorrebbe (se ho compreso bene). Piuttosto, dal mio punto di vista, quello che manca, nella materia proposta, e’ un esercizio alla cittadinanza attiva e al pensiero critico: alla fin fine mi pare che la proposta sia per un ‘insegnamento’ a tutti gli effetti, un passaggio di conoscenza dal docente agli alunni, si trasmettono concetti, nozioni, si racconta di questo e di quello. La cosa in effetti ha il rischio di diventare evangelica, nel senso che se la conoscenza viene trasmessa non e’ implausibile che chi la riceve la interpreti come ‘quella giusta’.
Visto che il documento Gelmini si rifa’ ad altri Paesi, mi sono quindi andata a vedere in che consiste la materia “Citizenship” nel Paese che mi ospita, tanto per un confronto. Il documento dice, traducendo a braccio (l’originale e’ qui: http://curriculum.qcda.gov.uk/key-stages-3-and-4/subjects/citizenship/keystage3/index.aspx) che per Cittadinanza la capacita’ di avere un ruolo efficace e attivo nella cosa pubblica. Gli studenti sono invitati a interessarsi a questioni controverse, affrontare discussioni e dibattiti, imparare a prender parte a decisioni importanti, e a forme diverse di azione. Incoraggia il rispetto per entita ed etnie differente, insegna pensiero critico per analizzare idee diverse, credenze, culture e identita’, e i valori che hanno in comune. Mi colpisce soprattutto (e, oh! quanto ci servirebbe in Italia) l’enfasi sulla comunicazione: gli alunni devono impare ad esprimere le loro opinioni in dibattiti formali, comunicare argomenti, prendere in considerazione diversi punti di vista, giustificare i propri punti di vista, rappresentare i punti di vista degli altri con cui possono o non possono essere in accordo. Mi fermo qui, ma si vede come, anche se ovviamente c’e’ una parte nozionistica (come funziona il parlamento etc) il taglio della materia e’ assolutamente attivo, non passivo.
Per un periodo di tempo ho letto sistematicamente la stampa di destra, sia in carta che su rete, e per un po’ ho frequentato (come lettrice)anche il blog di Israel.
Be’, devo dire che quello che leggo oggi per me non è cosa nuova. Quando scrivevo su un post meditabondo che ci sono parole che godono di pessima reputazione come pedagogia, etica, politica, volevo dire proprio questo.
Su L’Occidentale di oggi è stato pubblicato un articolo dal titolo L’identità nazionale è cosa seria. Non basta la Costituzione a garantirla, ma lì se ne trovano molti altri in cui si può reperire quello che appare come un vero e proprio repertorio retorico, dove vengono rivisitati e ridefiniti i concetti che fondano la base di una comunità, in particolare di quella italiana ovviamente.
L’accusa di comunista, che sembra addirittura risibile sulla bocca di Berlusconi, è stato ribadito in questi repertori (e non parlo solo de L’Occidentale, ovviamente) in modo sistematico e ‘scientifico’.
Non si parla tanto di comunismo, ovviamente, ma di baco bolscevico, di illiberalismo, e dunque, in base a questa accusa, tranquillamente si getta discredito sui padri costituzionali e, di conseguenza, sulla Costituzione (troppo elitaria, troppo distante dal paese reale, troppo pedagogica (appunto) laddove un patto liberale si fonda su quel che c’è, non su un progetto educativo).
E, attenzione, non si attaccano solo i comunisti ma tutti quei liberali che sono in odore di bolscevismo, sia a livello internazionale (Stuart Mill e Dewey non godono di buona reputazione tra i superliberali italiani di destra, ovviamente) che italiano. Si veda, per esempio, la recensione/stroncatura che Dino Cofrancesco fa a ‘Storia dei laici nell’Italia clericale e comunista’ di Massimo Teodori (Massimo Teodori!) e con quali argomentazioni. Ne vale la pena, come vale la pena leggersi tutti gli articoli di Cofrancesco.
Ora io non ce l’ho né con l’Occidentale né con Cofrancesco, in fondo hanno fatto il loro lavoro, ce l’ho con chi ha lasciato che queste cose venissero dette senza opporre un solo argomento, un solo contraddittorio, uno straccio di discussione pubblica.
Perché il revisionismo, storico, ideologico, politico c’è e inizia dal e con il linguaggio. Ed è davvero singolare (ma non sorprendente) che un’operazione così capillarmente ‘pedagogica’e ‘(de)formativa’ scenda in campo per demonizzare la pedagogia e la formazione come fossero il cavallo di troia del comunismo.
Però, Girolamo, voglio farti una critica pubblica.
Prenditi le tue responsabilità.
Se non lo scrivi tu un cazzo di libro sulla scuola – da scrittore competente non da barbogio saggista – ci tocca tenerci quelli della Mastrocola!
Vergognati e datti una mossa, pelandrone!
Valeria, hai ragione da vendere. Bisognerebbe ricominciare dalle pagine di Lakoff sulla spocchia autoreferenziale dei democratici americani, mentre i repubblicani ritornavano sui banchi di scuola a studiare e ad elaborare strategie comunicative vincenti. Il punto è, anche, che questa riforma, e il suo retroterra ideologico, sono condivisi da una parte consistente del PD e della Flc: protestano solo perché Gelmini e Tremonti fanno a colpi di mannaia quello che Fioroni e Bastico avrebbero fatto col bisturi. Perché l’ex DS aveva svenduto il settore scuola ai cattolici della Margheerita, per i quali la pedagogia non-personalistica e non-confessionale è fumo negli occhi.
Anche a me piacerebbe che a scuola si insegnasse davvero cosa è la Costituzione italiana, almeno accoglieremmo tutti con il pernacchione che meritano i commenti sulla Costituzione (che Bossi dichiarò usare al posto della carta igienica) dei sostenitori del non eleggibile (in quanto concessionario pubblico) primo ministro italiano, viste le loro richieste e la proposta di Mavalà Ghedini sul Primus super pares, rigettata dalla corte costituzionale, e anche da “autorevoli” commentatori che si muovono tra il Giornale, Libero, Corriere della Sera e Sole24ore.
Da quel che mi ricordo io della scuola, negli anni Ottanta c’erano pochi libri intonsi alla fine delle superiori come quelli di educazione civica: si è visto come siamo andati a finire.
Se poi il primo ministro avatar Gelmini accusa di antisemitismo i commenti a questo ridicolo, quanto trasugnante di bile, articolo di Israel, beh, altro che una prova dell’idiozia della presunta ministra, lo sarebbe che l’articolo in questione ha ben pochi argomenti da difendere…
Quando avete detto che esce il libro di de michele sulla scuola?
La verità è assai più gretta e poco filosofica. La pubblica istruzione va affossata, da un lato per lucrare risorse, dall’altro perché cittadini/lavoratori acculturati sono meno gestibili che un branco di buoi telepasciuti. Ad affossare la scuola vanno eliminati i professori, prima nella considerazione sociale e poi nel numero in quanto percettori di reddito. Da quali professori incominciamo? Da quelli di diritto, i più pericolosi perché insegnano, appunto, i diritti di cui ogni cittadino è (?) portatore. Dunque il diritto nella riforma delle superiori viene dimezzato complessivamente quanto a orario, in molte scuole scompare dal curriculum. Ma a chi protesta cosa diciamo? Semplice, che la materia “Diritto” viene sostituita con la più altisonante “Cittadinanza e Costituzione” da assegnarsi agli insegnanti di storia entro l’orario di storia, e perciò a costo zero. Poi a qualche argomentatore a pagamento diamo incarico di filosofeggiare nel merito, qualche commentatore progressista interviene a dire la sua e il gioco è fatto, col crisma pure del libero dibattito. Basterebbe ridere loro in faccia, e non prenderli sul serio.