Avete letto il post di poco fa?
Ora leggete questo. Come immagino sappiate, da mesi sta montando su Internet una polemica che riguarda Daniele Luttazzi, e che in questi giorni raggiunge il suo culmine con un articolo su L’Unità.
Da uno scambio via mail con diverse persone, colgo l’opinione di Wu Ming 1 che mi ha autorizzato a pubblicarla. Eccola:
Il caso “Luttazzi che copia” è uno di quelli in cui l’inchiesta, pur legittima e fondata, rischia di sconfinare nello stalking. Da tempo riscontro in rete un accanimento nei confronti di Luttazzi, una voglia di “accerchiamento” coi mezzi del web da cui è molto difficile difendersi. Di fronte a persone che dedicano a te buona parte del loro tempo, e del “farti le pulci” fanno una vera e propria missione di vita, è facile – quasi fatale – reagire come ha fatto Luttazzi, cioè in modo malaccorto, frettoloso, poco lucido. Così si confonde e aggrava la situazione.
Il nit-picking, il fare-le-pulci, è una pratica tipica dei fans (anche dei detrattori, che sono fans “in negativo”), e va accettata. Esiste tuttavia un “eccesso di nit-picking“, una brutta china che questa pratica può prendere quando la demolizione della persona diventa il fine principale ricercato quotidianamente. Nel nostro piccolo, anche noi Wu Ming ne sappiamo qualcosa…
In questo frangente, se non riflettiamo, temo si possa arrecare un danno irreparabile a un artista che è ben più complesso di quanto appaia in questa polemica, un artista che è anche traduttore (superlativo il lavoro fatto su Woody Allen), teorico dell’umorismo (di livello altissimo la “lezione” tenuta nel 2004 al Salone del Libro di Torino) e della satira (si veda il suo mini-saggio “Mentana a Elm Street”), animale da palcoscenico, musicista etc. Appiattire Luttazzi sul plagio di battute è ingiusto e pericoloso. La sua attività teatrale è già ridotta al lumicino per via del suo essere sgradito ai poteri loschi: se dieci anni fa faceva cento date a tour, ora quando va bene ne fa venti. Se lo mettiamo all’angolo nel suo essere artista, senza concedergli alcuna attenuante, praticamente lo uccidiamo.
Proviamo a fare un passo indietro? Da che mondo è mondo esistono pratiche di “riutilizzo” artistico di elementi presi da opere precedenti: citazione, omaggio, détournement, cut-up, parodia etc. La presenza in un’opera di tali elementi non implica alcuna “svalutazione” dell’opera stessa, altrimenti dovremmo dire che La terra desolata di Eliot (praticamente un grande collage di citazioni) non vale nulla. La cosiddetta “originalità” dell’opera – concetto del resto molto ambiguo – può essere amplificata dal riutilizzo anziché sminuita, ad esempio se non c’è soltanto un copia-incolla ma anche una ri-contestualizzazione. Io questo lo ravviso in diversi “plagi” luttazziani segnalati dai nitpickers, e di alcuni mi ero già accorto da solo, essendo un fan della stand-up comedy americana. Quando Luttazzi ripropone un’elaborata battuta di Carlin sull’esistenza di Dio cambiando la punch-line e infilandoci un riferimento all’8 per mille, non sta semplicemente “copiando”, sta ri-contestualizzando. Ri-contestualizza abbastanza o troppo poco? Ecco, qui sta il problema, se vogliamo considerarlo tale. Infatti la ri-contestualizzazione non è riscontrabile o comunque non è pregnante in tutte le occorrenze, e in molti casi il riutilizzo da parte di Luttazzi somiglia troppo a un semplice copia-incolla.
La mia ipotesi, per quel che vale, è che Luttazzi, grandissimo fan dei comici americani (questo è ancora un eufemismo: Luttazzi è platealmente divorato dalla passione per quei comici!), si sia lasciato trascinare dalla forza di quelle battute, le abbia amate a tal punto da sentirle proprie al pari di quelle che scrive (e ne scrive tantissime, cerchiamo di non dimenticarlo). La riappropriazione è anche un atto d’amore. Nel corso del tempo, forse la riappropriazione si è fatta meno attenta alle differenze tra omaggio, détournement e mera riproposizione.
Ora: come si esce da questa trappola? Credo che Luttazzi debba produrre una riflessione sul comico di quelle che sa scrivere lui, una riflessione che non rifugga l’autocritica. Deve esprimersi col cuore in mano, facendo leva sulla completezza d’artista che ha dimostrato in questi anni. In nome di quella completezza e con un’affermazione di dignità, ricordi che non può essere ridotto all’immagine di lui che ora rischia di affermarsi. Ai nitpickers mi sentirei di dire questo: “you made your point“. Avete dimostrato quello che volevate dimostrare, e un importante quotidiano ha rilanciato la vostra inchiesta. Non accanitevi. Non peccate d’orgoglio. Lasciate una via d’uscita tra la verità e la demolizione di un artista. Date a Luttazzi la possibilità di imparare da questa storia e usarla per crescere.
Wu Ming 1
Nota. A corollario suggerisco di leggere questa intervista ai WM sull’arte del remix e della citazione.
ciao Loredana,
ho notato che Daniele Luttazzi sta imperversando in rete con decine di account falsi, con i quali fa “rumore di fondo”, commenta a suo favore articoli e post che parlano dei suoi plagi, ed edita a tradimento articoli di Wikipedia per falsificarli a suo favore. Anche molti commenti in sua difesa sul Fatto Quotidiano (e sicuramente anche QUI!) sono in realtà scritti da lui.
Inoltre, mentre facevo ricerche per capire l’entità dell’azione dei fake di Daniele Luttazzi in giro per Internet, ho scoperto che oltre alle centinaia di battute copiate – metà repertorio! – scoperte dai ragazzi di ComdySubs e NtVox, anche il suo libro d’esordio “101 cose da evitare a un funerale” è un plagio integrale di un articolo di Ed Bluestone (e successivi addenda) apparso sul numero 34 (1973) della rivista umoristica americana National Lampoon.
Steelo
Ciao. Ho notato che questo Steelo sta spammando ovunque questa ennesima falsità su Luttazzi, risalente al 2010. Di fatto, il libro di Luttazzi non è affatto “un plagio integrale di un articolo da Bluestone”. Basta leggere l’articolo di Bluestone per accorgersene. Quanto alle accuse sui fake, spero che Steelo abbia elementi che lo confermino. PS: quella sul “rumore di fondo” è una frase scritta in un commento su Luttazzi pubblicato da Giornalettismo un anno fa dall’utente “Nulla questio”. “Steelo” dunque è un fake?
Ciao a tutti. ho scoperto solo ora tutta questa popò di discussione oramai vecchia di 5 anni. Sono pienamente d’accordo con Wu Ming1 e purtroppo, passati questi 5 anni, abbiamo visto cosa abbiamo davvero perso: una voce satirica, forte e autoriale. abbiamo guadagnato un Crozza – che con tutta la simpatia del mondo – non è un comico satirico. è bravo, canta bene, ma rimane SOLO uno show man che fa sfottò – che copia le battute (lo sapevate? mmmh … mi sa di no: e non le copia da grandi comici americani facendo un lavoro certosino di traduzione e contestualizzazione, ma da comici anonimi (per esempio da quelli che “frequentavano” la palestra che Luttazzi aveva sul blog). chi dice che Luttazzi abbia guadagnato immeritatamente i soldi che ha fatto, dico solo di provare a fare lo stesso lavoro filologico che ci ha proposto lui. Per ciò, senza YouTube, senza sottotitoli in italiano, prendere, tradurre e inserire in un contesto satirico contemporaneo. non è un cosa “da furbi” o da “ladri”. credetemi – oppure chiedete ad un qualsiasi traduttore: ci voglio due palle così. Io semmai, riconosco a Luttazzi il merito di avermi fatto conoscere Carlin, Hicks ecc… grazie al post che pubblicò sul suo blog chiamato “Caccia al tesoro” mi pare, vecchio del 2005 o antecedente addirittura, dove svelava i vari omaggi e citazioni e “riscritture”. Detto questo, rimane lucidissimo e veritiero l’accostamento di Wu MIng4 al mito di Dioniso smembrato. Spero comunque prima di morire di poterlo rivedere in teatro.