DUBBI

Eppure, c’è qualcosa che mi disturba.

162 pensieri su “DUBBI

  1. Ora mettendo da parte il discorso satira e Littizzetto, il punto è se un critico può dire che una data opera artistica è riuscita o meno prescindendo dall’ideologia, dalla mentalità di cui, intenzionalmente o meno, l’opera è portatrice. io credo che possa.
    se un autore è politicamente conservatore, le sue idee possono non piacermi, ma il criterio unico per giudicare le sue opere non può essere questo se scrivi una recensione.
    Forse non si vogliono recensioni, ma analisi politiche militanti che dicano se la tale opera artistica è conservatrice o progressista, sessista o non sessista, si vuol sapere solo se aiuta o no la causa?..ok mi sta bene, del resto il giudizio estetico si può anche accompagnare ad uno storico e politico e in certi casi è necessario
    Ognuno segua i criteri che vuole, ma non è che se io considero solo la riuscita artistica vuol dire che sono complice di una certa mentalità

  2. Se ci spostiamo dalla satira, Paolo1984, secondo me il discorso cambia e non posso che darti ragione. Leggiamo Lolita, Viaggio al termine della notte, ci piace Lars Von Trier anche se fa battute cretine su Hitler. Per la satira credo sia un discorso differente perché la reazione alla battuta è spontanea (nel mio caso in realtà, devo ammetterlo, non totalmente, perché a richiamare la mia attenzione sulle battute un po’ infelici della Littizzetto è stato il mio ragazzo).

  3. Rettifico: Lars von Trier non è certo una persona che “mi piace”, volevo dire che non giudico i suoi film in base alle sue affermazioni.

  4. Paolo. Ma perchè spostarsi dalla satira e entrare nell’arte? E’ un’altro pianeta altri criteri altre questioni. Detto questo – quando ti capita di essere parte in causa Paolo puoi decidere di dire – che del valore te ne freghi anche se molto alto – e trovi politico boicottare un volume perchè razzista o sessista. Di soplito nessuno pretende il gradimento di razzisti e antisemiti dai neri o dagli ebrei – grazie a Dio – ma le donne invece devono regolarmente sentirsi dare delle cretine perchè non saprebbero distinguere il valore artistico dalla prospettiva politica. Ma non è così, semplicemente si sceglie cosa nella contingenza è più importante per se, o volendo per certi gruppi della collettività sottolineare le valenze discriminatorie che quelle estetiche significative e altro.

  5. Cronaca: I miei amici su facebook sono tutti bravi e intelligenti. Eppure una mia cara amica (dalle idee politiche non certo reazionarie), che non ha mancato di presenziare alle manifestazione senonoraquando, ha postato il video di Travaglio dicendo che era estremamente divertente. Alle mie critiche ha glissato, perché non sono rilevanti (il vero problema è B.). Penso al tanto lavoro che servirebbe anche ai miei amici buoni e bravi, e a allo strumento preziosissimo che sono blog come questo di Loredana. Poi vedo The Others: i miei amici stranieri, mitteleuropei, e per loro questi argomenti, il tatto su certe questioni, è implicito. E il garbo che dimostrano su tutta una rosa di questioni dovrebbe appunto essere di default. Poi insomma su Travaglio: ovvio che le sue inchieste sono sempre ottime e gradite, e a me sembra che il punto non sia neanche il fanatismo dei ciechi sostenitori di Travaglio o Grillo, ovvero l’elettore di sinistra medio giovane. A me semmai interessa capire perché nel 2011 (scusate per la retorica) uno dei simboli morali della neo sinistra, sciorini ironie sullo stupro come se niente fosse, con le risate di tutti i presenti, senza essere ripreso, se non da noi pasionari del blog della Lipperini, senza la minima autocritica da parte di chi lo ascolta. Sarà che io sono ipercritico, ma quando vedo la gioventù di sinistra fattasi gregge non ho una buona opinione manco di lei.
    (E scusatemi, ma Art Spiegelman e Lars Von Trier proprio non c’entrano niente a ‘sto giro)

  6. Ho letto i commenti tutti insieme, mi pare che quello che più esprime le ragioni del mio fastidio nei confronti del video di Travaglio è stato quello di Sandrone Dazieri.
    Fastidio però l’ho provato pure nei confronti del video della Littizzetto e credo per le stesse ragioni: lo stupro rimane un pre-testo, un evento da cui partire per far ridere di altro. Nel primo caso dell’uso personalistico della giustizia da parte di Berlusconi, nell’altro della minchioneria del genere maschile (in questo senso la frase incriminata assume il suo senso: non è tanto l’atto in sé ad attirare l’attenzione, quanto la stupidità di Strauss Khan, ma si sa che gli uomini quando vedono una iolanda…).
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    Zaub diversi commenti fa ha scritto: “Chi fa ridere – specie su queste cose – cerca con il tuo riso la prova di una comunanza di orizzonte: ti seduce stanando le cose irrazionali che avete in comune, se ci riesce ridi, se non ci riesce no. Ma quando una persona si stupisce – semplicemente si stupisce – non ride mica: il riso è sollievo è altro”. Condivido, solo che, in entrambi i casi, la risata cercata non era sullo stupro, ma su altre cose condivise all’interno di una comunanza di orizzonte già ‘provata’ da cui lo stupro era stato, per dirla sempre con Zaub, assolutamente scotomizzato. Un orizzonte di senso ormai molto rodato, ripetitivo, stucchevole.
    Mi dispiace per la Littizzetto, ma – e non credo di essere una veggente – spesso le sue battute le pre-sento, come pre-sento quelle di Travaglio (lo preferisco giornalista giudiziario, e non comico). Non viene fuori niente di irrazionale in questo tipo di ricerca della risata, ma qualcosa di ormai molto premasticato e condiviso dai pubblici di riferimento: oh come è prepotente Berlusconi, oh come sono pirla i maschi.
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    E’ stato evocato Swift. Ma che c’entra Swift in tutto questo? Quando Swift suggeriva di allevare i bambini dei poveri in modo da farli crescere belli sani e grassottelli per darli in pasto ai ricchi, non utilizzava i bambini poveri come pre-testo, ma costruiva un paradosso per svelare la feroce sopraffazione dei ricchi nei confronti dei poveri. Metteva in luce un meccanismo, una relazione che stava nei fatti: ricchi ‘che divorano’ i poveri. Cercava lo stupore, il trasalimento (diomio è così!) attraverso la risata, i due momenti non erano opposti, ma l’una era in funzione dell’altro.
    Se fatta alla maniera di Swift, io credo che anche una satira sullo stupro non provocherebbe tutti i commenti e i distinguo fatti fin qui. Il fatto è che però sia a Travaglio che alla Littizzetto sembra che dello stupro in sé non interessi granché (mentre a Swift i bambini interessavano, eccome). E questo è quello che infastidisce, perlomeno le persone che se ne sono sentite infastidite.
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    E poi, una cosa in margine: sinceramente sono stufa di ridere. Di fronte a una politica che non si dà se non nelle forme del comico, io credo che la serietà, la puntigliosa descrizione della realtà (il primo Travaglio), sia l’unica risposta veramente eversiva.
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    p.s. ma cos’è questa cosa che vuoi chiudere, Loredana?

  7. Premesso che è sempre bello vedere il proprio pensiero ampliato e chiarito da quello di altri, come mi accade con il commento di Valeria, e premesso che anche in chi non vede le cose come me trovo spunti di domanda e riflessione, un servizio che ho visto stamattina sulla CNN, a proposito dello stupro usato come arma di guerra, mi spinge a postare qui un servizio di qualche giorno fa sullo stesso tema. E’ quasi completamente OT, e non è ovviamente una notizia nuova, ma riflette le mie ragioni (alcune) per richiedere una particolare attenzione a non mettere lo stupro da parte al fine di una battuta, e di riflettere sul rischio di renderlo, in questo modo, una realtà accettabile (lo dico male, ma vado di fretta, è il concetto espresso molto meglio da Valeria). Se alcuni/e reagiscono in modo diverso di fronte a certe battute, credo sia anche perché lo stupro è anche questo, e mi auguro di non sentire mai alcuna battuta sul viagra come arma di distruzione di massa, perché, a quanto pare, può esserlo. O qualcuno ci troverebbe qualcosa di divertente? (Nel servizio di stamattina si parlava della cultura che fa sì che le donne non abbiano nemmeno il coraggio di denunciarlo in famiglia, e si spiegava chi usa lo stupro in questo modo conta per giunta sul silenzio delle famiglie, disonorate dal fatto che una donna loro appartenente sia stata stuprata.) Poi mi domando se e come si potrebbe fare una battuta dalla parte, per così dire, delle stuprate, e immagino che una donna o un uomo interessati potrebbero anche riuscirci, ma non per parlare di altro. Per parlare di stupro.
    http://edition.cnn.com/video/data/2.0/video/bestoftv/2011/05/17/exp.nr.robertson.libya.rape.cnn.html

  8. Mi vengono in mente due esempi di fumetti, nei quali si parla di volenza o tentata violenza e si riesce a riderne, anche se amaramente proprio perché, come dice Ilaria, si parla di quello e non di altro. Ho un ricordo di un vecchio fumetto di due pagine su Linus (credo di Pazienza), dove l’inquadratura della vignetta era dal punto di vista di una donna appena stuprata, stesa a terra, e, dopo la violenza, vede una sfilza di uomini, giornalisti, il fidanzato, psicologi, che vengono a dirle la loro sull’accaduto. L’altro esempio è LMVDM di Gipi, dove si parla molto seriamente ma anche si ironizza sulla tentata violenza a sua sorella. L’empatia è possibile, anche nella satira e anche se a parlare sono uomini.

  9. @danae
    l’avevo letto, e condiviso il commento di questa utente:
    • Postato da doramarkus16 | 24/05/2011
    Per quanto riguarda le sculture di McCarthy, trovo che ci sia anche una buona dose di “jumping on the bandwagon” cioe’ una astuta speculazione di mercato sul tema dell’ oppressione ai danni del femminile – che garantisce pubblcita’ ed esposizione mediatica anche se grande artista non sei. Penso anche che l’ articolista si debba dare una calmata e che la gente informata, seria, che lavora ad esempio nel campo della prevenzione della violenza alle donne, come faccio io da 20 anni, non abbia poi questo gran bisogno della “rivelazione” di McCarthy. Ritengo infatti che appiccicare collettivamente l’ etichetta di porci e stupratori a tutti gli uomini sia ingiustificato e sia anche dannoso. Si deve lavorare tutti insieme per eliminare la violenza contro le donne e contro le persone indifese (fra cui ci sono anche tanti uomini), e alimentare una atmosfera sempre accusatoria e sempre esasperata non e’ utile.

  10. Scusate, ma non mi sembra corretto extrapolare un commento da altra discussione e riportarlo qui. Basta il link di danae, grazie. Perchè altrimenti, se ognuno posta il commento che più tira acqua al proprio mulino, la discussione viene falsata. Se Diana concorda con l’utente sopracitata, può andare a esprimere la concordia sul luogo dove l’utente ha postato.

  11. ero capitata sulla 27a ora proprio pochi minuti prima che danae scrivesse il suo commento, e mi avevano colpito sia le sculture che i commenti, soprattutto uno. Volevo scriverlo lì, ma bisognava registrarsi, così, per pigrizia, non l’ho fatto. Leggendo il commento di danae ho pensato che la mia citazione fosse appropriata. Se non lo è, se falsa la discussione, può senz’altro essere rimossa insieme al commento, naturalmente.

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