DUE POST E UNA PARTENZA

Doppia segnalazione.
Su Avoicomunicare, una riflessione su media e atlete, con un’intervista a Lorella Zanardo.
Su Nazione Indiana, splendido, lucidissimo post di Helena Janeczeck su Eroi di carta, il saggio che Alessandro Dal Lago ha dedicato a Roberto Saviano.
Poi, una comunicazione: da domani torno per quindici giorni in terre sabaude, scopo Gran Concerto. Il blog verrà aggiornato, ma con orari e post mutevoli. State, come sempre, bene.

22 pensieri su “DUE POST E UNA PARTENZA

  1. Scribe Effe Effe nei commenti all’articolo sul libro di Dal Lago: “Diciamo che dal punto di vista puramente teoretico partendo da premesse sbagliate ( splendidamente sgamate da Helena) non poteva che approdare a delle conclusioni sbagliate. credere per esempio così naivement all’ipotesi wu-ming del new italian epic, come se da una parte esistesse veramente e dall’altra – cosa questa ancora più importante- ci fosse stato da parte di roberto un’ adesione a tale ipotesi, tipo un articolo del genere, adesso vi spiego perché Gomorra è new, è italian, è epic, non è serio. Diciamo che l’impressione che ho avuto è stata di un libro che volesse rendere esplicito e manifesto quello che tutti pensano (degli insospettabili) e nessuno dice.”
    Ovviamente concordo al 100 %.

  2. Io trovo rivelatore il primo commento in risposta al pezzo della Janeczeck.
    Mi permetto di incollarlo.
    “ng
    Pubblicato 14 giugno 2010 alle 13:41 | Permalink
    Non ho letto “Eroi di carta”, ma perché, in questi anni, ho pensato più o meno le stesse cose di Dal Lago?
    È solo un “mio” problema o è l’ambiguità del “fenomeno” a farmele pensare?
    È se Saviano fosse, allo stesso tempo, quello che dice Helena e quello che dice Dal Lago? Se davvero al suo nome si associasse una doppia immagine: quella dell’autore che tenta di mostrare l’economia criminale e, al contempo, si fa prendere la mano dalla sua stessa immagine? Ho cominciato a pensare questo fin dalla prima edizione di Gomorra, semplicemente osservando la fotografia sul retro del libro. Avevo in mano un ottimo reportage (per me “Gomorra” è un prodotto giornalistico, non letterario), eppure mi infastidiva quella esibizione pubblica di una “posa”. È davvero tanto strampalato e irrispettoso pensare ciò?
    In ogni caso, lo scritto di Helena almeno un merito ce l’ha: non sottintende che chi critica Saviano fa il gioco della camorra e che il libro di Dal Lago è da mettere all’indice, come fanno ad esempio Sofri e Flores D’Arcais. Mi toccherà leggere “Eroi di carta” …
    NeGa”
    Purtroppo Saviano sta sulle balle, dietro alle cazzate del si fa prendere la mano, della ‘critica civile da sinistra o da destra’ c’è il rifiuto di dare un sostegno incondizionato: perchè è così poco Italiano, così eroe, così potente moralmente ed economicamente, così, sfacciatamente protagonista, si crede chissà chi, moralizza fa il Gesù della situazione.
    Questo non piace a gli italiani, crea sospetto, ma chi ti credi di essere, we bello, vola basso.
    Mettici pure l’invidia nera come la pece, dei compagni sfigati che si nascondono dietro l’angolo a sinistra, per lanciare il loro veleno.
    Gomorra è l’atto eroico di un giovane di talento estremo che si è trovato a dover passare da giornalista a divo a eroe, un eroe surreale che cerca di restare vivo, e questo è intollerabile, un eroe vivo, è intollerabile.
    Purtroppo quello che non capiscono nella loro italianissima cinica vivisezione è che se circondi Saviano ti capita di stare accanto ai suoi nemici e alla fine a ed essere quasi d’accordo con loro, meglio un eroe morto, è più gestibile.
    L’italia è l’unico paese che non ha eroi fortemente sentiti da tutti, se non il milite ignoto, perchè se fosse noto, starebbe già un po’ sul culo a qualcuno.
    D.

  3. Dunque: io riproduco un commento negativo a Dal Lago da Nazione Indiana e NON PASSA. Daniele Marotta riproduce un commento favorevole a Dal Lago e PASSA. Lipperini, sei penosa!!!

  4. Scusate, ma per la questione Saviano sono rimasta ad un approccio semplice, pur nel rispetto (e interesse) per le analisi specifiche, come quelle di critica letteraria e quant’altro. Allora, primo: Saviano è uno scrittore, che è costretto a vivere sotto scorta, non per le minacce di entità esterne ma perché la mafia e la camorra di questo paese lo farebbero a pezzi subito e volentieri. Qualunque cosa abbia scritto, questo risultato è indegno di un paese civile. Ci sono dubbi, qualunque tipo di dubbio? (Ha ragione Daniele…)
    Secondo: in tutte le interviste tv e radio che ho seguito ho sempre notato il suo desiderio di spiegare, diffondere e condividere le sue ricerche e le sue conclusioni per chiarire come i fenomeni criminali abbiano risvolti inaspettati, che semplicemente molti non sapevano e non immaginavano. Usando parole chiare e semplici, e concetti chiari, illustrando e ‘traducendo’ azioni e reazioni, luoghi comuni. Andando al di là degli stereotipi correnti. Cosa c’è che non va… è tutto falso? Era tutto così evidente e palese per tutti, prima delle descrizioni e spiegazioni di Saviano?
    Terzo: in base a quanto lui stesso ha sempre dichiarato, mi sembra che l’esposizione mediatica sia anche una azione di disturbo, qualcosa nella cui efficacia lui crede, e che vuole portare avanti per diffondere e condividere. Quindi una sua scelta, oltre che una cosa importantissima anche per la sua sicurezza personale.
    Se fossero evidenti queste cose, che senso avrebbe criticare Saviano – dandosi la zappa sui piedi – a parte la discussione legittima sui suoi scritti e sulla loro qualità ed efficacia letteraria?

  5. Bollettino meteo d’ausilio.
    Per chi viaggia in terre sabaude provveda a portarsi felpettina ed impermeabile nonché ombrello.
    Pare che il diluvio universale stia cominciando da qui.

  6. @ Marotta
    Saviano ha un grande merito: quello di riportare l’attenzione alla consapevolezza etica nell’uso della parola. Perché non impara anche lei? Vede, fare anticipare il suo commento da quello postato da me su NI è, di fatto, un modo di darmi dell’invidioso, del rancoroso e, alla fine della fiera, complice della camorra, giacché, come scrive lei, può capitare a chi “circonda” Saviano “di stare accanto ai suoi nemici e alla fine ad essere quasi d’accordo con loro”. Bel modo di discutere, complimenti. Anni di distanza dall’eleganza della Janeczeck (ecco, può imparare anche da lei, se le parrà).
    NeGa

  7. Saviano non è un teorico dell’etica, è un ragazzo di talento che ha usato un libro contro chi usa il khalashnikov, e ha vinto. Una persona che attira l’attenzione su un sistema di potere militare profondamente malvagio e sovversivo che non vuole essere osservato e additato. Il lavoro di saviano è stato determinante contro i casalesi, tutti seguono il processi odierni cosa che nel primo “spartacus” non era accaduto.
    In questo è un eroe. Non ‘mio eroe’ o della sinistra, ma eroe nazionale. Come ce ne sono stati tanti, da Garibaldi a pietro Micca a Falcone, solo che lui è vivo e continua a lottare. Si può sostenerlo, lodarlo indiscriminatamente, semplicemente per la portata morale del suo gesto e per la difficoltà della sua posizione.
    @ng
    Trovare in questo fenomeno qualcosa di ‘ambiguo’ e ritenere dalla prima edizione che l’esposizione fosse una ‘posa’ solo guardando la foto, sarebbe di norma una sensazione personale lecita se pur superficiale, se non si trattasse di un ragazzo che deve vivere sotto scorta per aver aggredito la malavita organizzata con la sola forza delle sue parole e della sua persona, rinunciando di fatto ad avere trent’anni.
    Ecco fatto, mi sono permesso di incollare il suo intervento perchè lo trovo emblematico, e si, penso che avere questi dubbi sia più che strampalato e irrispettoso.
    Il sostenere Saviano è un modo di ostacolare il male.
    Chi se ne frega che Saviano non è perfetto, magari a Falcone gli puzzavano i piedi, ma chi se ne frega?
    D.

  8. @ Marotta
    mi chiedevo se, per caso, ha chiesto l’autorizzazione alla questura per gli striscioni … Battute a parte, il suo modo di porre la questione mi pare non solo “strampalato e irrispettoso”, ma poco attinente alla “difesa” dell’operato – meritorio anche per me, e difatti nel passo da lei riportato ha scritto “OTTIMO reportage” – di Saviano. Lo si protegge di più togliendole quella schifosa – schifosa per me, sia chiaro – patina di “eroe nazionale” che tanti come lei gli appiccicano. Ma lasciamo perdere, torno nel mio livore di ultras, ché tanto queste discussioni su Saviano si riducono sempre a un vociare scomposto di tifosetti della domenica …
    NeGa

  9. Secondo me è indiscutibile che vi sia un fenomeno culturale Saviano, una specie di oggetto prodotto dai circuti dell’industria culturale e della psicologia collettiva. La decostruzione di questo fenomeno è cosa buona e giusta – ma va fatta credo scorporandola potentemente da Saviano come scrittore – e va fatta anche scorporandosi certi sentimenti sospetti. In questo senso trovo – il lavoro di Janecek molto bello e lucido, il lavoro di Dal Lago deludente secondo i miei canoni – (ma non l’ho letto e devo dire manco mi va) e anche certi interventi però per esempio quello di Daniele Marotta ecco non so non mi convincono.
    Devo infine confessare – che Saviano mi interessa molto come oggetto culturale, molto come storia politica in senso alto – molto poco come scrittore.

  10. Vedi, Zauberei, io credo che ci troviamo di fronte ad un gesto insostenibilmente concreto, quello di Saviano, che si può paragonare al sacrificio esistenziale di certi magistrati o parroci o questori e giornalisti/scrittori in prima linea contro le mafie, le guerre, i fondamentalismi, i regimi o i cartelli della droga.
    Quando c’è questo livello di concretezza così pesante e pressante che mette in gioco la sopravvivenza, c’è poco da discutere sugli attori, da dibattere nel salotto o nel caffè anche se digitale, mi sento solo di partecipare civicamente e sostenere ad occhi chiusi e braccia aperte..
    La realtà della carne e del sangue diventa un’urgenza, tutti gli alti aspetti diventano futili, soppesare quasi dannoso, secondo me.
    D.

  11. L’analfabetismo è una brutta bestia, dilaga, ci siamo dentro fino al collo, in piena inconsapevolezza. Siamo arrivati, in allegria, all’analfabetismo accademico, per di più di ‘estrema sinistra’.
    Un docente universitario, direttore di facoltà, dipartimento etc. etc., licenzia un testo analfabeta nella forma e nella sostanza che viene presentata come ‘analisi seria e rigorosa’, e molto di sinistra.
    Far collassare tout court l’io narrante di un’opera letteraria con la persona, e la personalità, del suo autore è operazione raccapricciante, non per chi la subisce, per chi la fa. Se poi si tratta, appunto, di un accademico, siamo sulla soglia del ritiro dello stipendio. Gli sfondoni di analisi del testo sono continui, ripetuti, sconcertanti, avvilenti. Il mio pensiero va ai poveri studenti di quei corsi, al tempo buttato via, a quello che sarà necessario per liberarsi di tali scorie metodologiche, solo per poter ripartire da zero. Sulla sostanza poi, nulla si sa sulla concreta composizione dell’economia criminale, e ci si fa un vanto di questo, condito di ironie e sentenzine d’accatto. Un solo esempio: si fa molto dileggio sulla Spagna, e una presunta e non meglio identificata ossessione di saviano al riguardo. Bene, è dal 1980, trent’anni, che i clan investono da quelle parti. Costa Brava, Costa Blanca, Costa del Sol.
    Benidorm, Marbella, Malaga… Interi comparti dell’industria turistica e non solo, sono a partecipazione di capitale criminale fin dalla loro fondazione, in una Spagna fresca fresca uscita dal franchismo e a caccia di investimenti, e i clan freschi freschi di terremoto, 50.000 miliardi (cinquantamilamiliardi) finiti quasi esclusivamente nelle loro tasche, . Villaggi vacanze, alberghi, agenzie di viaggi, ditte di costruzione, casinò, interi quartieri residenziali. Ma tanto va tutto bene, siamo di sinistra, e se saviano lo invita fini vuol dire che è uno stronzo e c’abbiamo ragione.
    Così, allo stesso modo si può dire: non ho letto il saggio, non ho letto gomorra, però… e giù con un intervento di sessanta righe, di nulla sul nulla per nulla.
    Infine, zauberei, glielo perchè la leggo su questo blog e la ritengo persona intelligente: ‘mi interessa saviano come “oggetto culturale”, e molto poco come scrittore’, è una frase che mi fa venire da piangere.
    Davvero.
    Ma di sicuro è colpa mia.
    L.

  12. D’accordo, come quasi sempre, con zauberei. Signor Marotta, se Saviano è questa incarnazione di eroismo civile che descrive, le categorie della critica letteraria vengono a mancare. Si crede per fede a tutto ciò che dice, anche quando parla in tv del calciatore del Barcellona Messi. Ma allora non parliamone più, come scrittore. Io, invece, che ho amato Gomorra, vorrei che Roberto tornasse a scrivere davvero. Non è possibile che per l’antologia “Sei fuori posto” ci ripropini un racconto vecchio di due anni, e già brutto quando uscì per i “corti” del Corriere.

  13. Perchè piangere Luca? E perchè ometti la stima per l’atto politico? e perchè dovrei apprezzare intellettualmente solo ciò che è politicamente degno? Ti ringrazio della stima, ma non condivido le lacrime. Di più: non mi interessa l’atteggiamento mentale che le produce. Non posso dire di amare tutto quello che leggo, e tutto quello che leggendo trovo civilmente coraggioso. Rimango anche un po’ interdetta da un ricatto morale che investe le mie libertà estetiche o il mio modo di esprimermi – che viaggiano su altri binari. Tu che credevo tanto intelligente, con i tuoi gusti o i tuoi modi, fa lo stesso, mi fai piangere! No, questa roba non mi sposta una paglia. Al contrario.
    Ringrazio e saluto Michelangelo Cianciosi. Io pure vorrei che Saviano tornasse a scrivere – ho pena per lui e credo che davvero soffra costretto in una situazione che lo allontana dai suoi desideri e da se stesso. Se ne è lamentato molte volte e io gli credo.

  14. Ma insomma, sui meriti letterari ci sarà pure libertà di gusti! Saviano può anche non piacere, essere criticato, analizzato, senza annullare quanto Zauberei dice ‘civilmente coraggioso’. Cioè il contenuto dei suoi scritti, e il suo coraggio nella denuncia. Quello che continuo a non capire bene è tutto ‘sto pasticcio sul suo personaggio: ha sempre dichiarato di credere nella comunicazione, nella diffusione, nelle storie, nella efficacia della parola. E’ uno che crede nel suo mestiere (però anche questo aspetto lo vive sotto scorta). Se è un eroe, lo definirei nell’accezione più moderna della parola e lo calerei in un contesto, quello italiano, che ha bisogno di simili prese di posizione e che ha bisogno di persone simili…. A me non sembra sia, o faccia, l’eroe o il martire, mi sembra invece che abbia le idee molto chiare e che sia molto bravo. Speriamo anche nell’adoperare i mezzi di cui dispone per sfuggire a un condizionamento così pesante, non deve essere facile! E che ci riesca tramite la scrittura.

  15. Dal Lago è stato un buon sociologo della letteratura. Ma con questo libro ha toppato, clamorosamente. Perché l’ha scritto sostenuto da una tesi di fondo, che l’ha traviato. Non sopporta il Saviano pubblico e ha sentito il bisogno di criticare il Saviano scrittore cercando – senza riuscirvi – di smontare il libro dicendo che è brutto, scritto male. Insomma, che Saviano è grande senza essere letto.
    Emarginando il valore relativo del libro, ha potuto così puntare contro Saviano pensando – e sbagliandosi – che era al riparo dalle accuse più scontate verso i critici di Saviano.
    Ma si è dimenticato concetti FONDAMENTALI della critica letteraria (in questo dimostrando ancora una volta certe debolezze della sua disciplina quando è così rigorosamente sociologica e massmediologica): una fra queste, il concetto di “urgenza”.
    Ci sono moltissimi libri nella storia della nostra letteratura – guarda caso anche e soprattutto meridionale – che non superano l’esame estetico ma restano di grande importanza. Il mio caro professore, all’Università, che mi costrinse a leggere roba come “I carbonai della montagna” di Verga, alla mia replica “sono scritti malissimo, perché me li fa leggere?” rispondeva “figliolo, quando ha qualcosa di urgente da scrivere, non è che deve per forza limare le cose. ci sono libri scritti bene, e ci sono libri importanti. qualche volta, molto di rado, sono entrambe le cose, ma non concentrarti sulle eccezioni”.
    Aveva perfettamente ragione. D’altronde, tanti sono cascati in questa trappola: non fu Saba a rammaricarsi che Svevo preferì “scrivere male in italiano quando invece avrebbe potuto scrivere bene in tedesco”?
    Quel che conta, di “Gomorra”, è la sua impressionante urgenza. Che detta lo stile, sicuramente non geometrico bensì magmatico del libro.
    Per non parlare poi delle cadute di Dal Lago su certe falsità del libro (come quella dei cinesi), che invece si fondano su inchieste facilissime da trovare. In questo caso, l’esposizione pubblica di una “discriminazione positiva” verso gli stereotipi sugli immigrati spacciata per disvelamento di un fallo dello scrittore.
    Veramente un saggio fallimentare.

  16. Dal Lago, poi, accusa Saviano di non nominare Berlusconi e il governo nei suoi pezzi per opportunismo. Impreciso e inopportuno e bugiardo.

  17. Zauberei, scusa, di sicuro mi sono espresso male. lo sconforto che esprimevo per ‘non mi interessa saviano scrittore’, non riguarda il sacrosanto diritto di critica, e tantomeno il gusto, stilistico, letterario.
    Io dico solo una cosa: roberto è uno scrittore, è quello che fa. e’ proprio il mio desiderio che possa, debba, continuare ad esserlo. e possa anche essere criticato per ciò che scrive, anche da me nel caso. è questa sovraesposizione simbolica che non va bene, anche se ormai inevitabile. ed è tale ormai, da aprire il fianco a visioni e investimenti salvifici o messianici che non hanno senso, quanto a operazioni sciacallesche che fanno davvero schifo, perchè qua non c’è solo il problema di un testo davvero scadente, ma le solite merdose dinamiche delle ultra sinistre che purtroppo ho avuto fin troppo modo di conoscere. e bisogna chiamarle con il loro nome.
    poi, che io trovi gomorra un libro straordinario, proprio perchè NON E’ un reportage, pur avendone qualche ingrediente, ma letteratura e basta, capace di portare il particolare all’universale, e che personaggi come Pikachu o Pasquale non siano figure giornalistiche, ma personaggi di un grande romanzo, mi rendo conto che è la mia opinione. e per ciò stesso discutibile, da non imporre a nessuno.
    L.

  18. Luca mi viene il sospetto che dunque fossimo in gran parte d’accordo. Calcola solo che a me interessano sempre le letture socioculturali dei fenomeni tutti, ma la passione che mi suscitano non vuol dire che in molti casi senza si starebbe quasi sempre meglio. In genere anzi, più è vasto in fenomeno più certe volte penso che peggio è (fenomeno, non diffusione di un testo eh.)

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