«Cerco me stessa, le mie storie. Nella corda appesa alla sedia di legno, nei nodi dell’ulivo di duemila anni, nell’ultimo sguardo accusatorio della civetta impagliata viva alla porta del circolo per scongiurare il malocchio, nel cerbiatto che esce dal fondo del bosco per venire a morire, nell’animale ferito che fugge dal cacciatore – un lupo che trascina con tutte le sue forze il proprio tronco spezzato. Nelle immagini sempre più terrificanti, in un unico racconto che cresce frantumandosi. Nelle storie che hanno indebolito il suono della mia vita».
Parole di Asli Erdoğan, nata a Istanbul, scrittrice, dallo scorso agosto detenuta con l’accusa di minare la sicurezza della Turchia per aver scritto articoli (in difesa dei diritti civili) su due quotidiani “fuori legge”, Radikal e Ozgür Güntem (in lingua curda).
Cosa possono fare i lettori e le librerie? Fanno, oggi, quel che possono e sanno: leggono, nelle librerie medesime, decine in tutta Italia, all’insegna di quello che è più di un hashtag e di uno slogan, #scritturalibera. Leggono ad alta voce brani dell’unico libro di Asli tradotto in italiano, “Il mandarino meraviglioso” (Keller, 2014. Trad. Giulia Ansaldo). Mi sembra un’iniziativa bellissima, che unisce chi ama i libri e che, magari, è sinceramente stufo della saga dei Due Saloni, comunque vada a finire (proprio oggi, peraltro, perché a volte il Fato si diverte).
Oh grazie Loredana. Grazie di cuore. Grazie.
Andrea
Grazie per questo sostegno! Noi abbiamo partecipato con le nostre due librerie, quella storica di Roma e quella nuova di Rovereto: i nostri lettori c’erano in entrambe, a dimostrazione di come un paese migliore sia non solo possibile, ma reale: basta solo saperlo cercare.
Di beghe come quella “Torino no, Milano forse, magari entrambe, meglio nessuna”, i lettori e molti librai non sanno cosa farsene.