Nella rubrica di ieri su Repubblica ho scritto questo:
Hanno scelto, per nominarsi, il titolo di uno dei romanzi più famosi di John Fante, Chiedi alla polvere/Ask the Dust. Fin qui, a chiamarsi così è una pagina Facebook. Diventerà probabilmente un blog, di certo è già un progetto che si deve alle ragazze e ai ragazzi di Borgo di Arquata, frazione di Arquata del Tronto, uno dei paesi annientati dal terremoto del 24 agosto. L’idea è proseguire il racconto anche quando nessuno racconterà più e i riflettori saranno spenti. “Chi dimentica è complice”, si legge tra le informazioni della pagina, subito prima della dichiarazione di intenti: “l’unico nostro obiettivo è non cadere nel dimenticatoio e poter descrivere a tutti com’era, com’è e come secondo noi sarà il nostro territorio che se pur ferito ha una forza d’animo da poter trasformare il voler fare nel poter fare”. Lo stanno facendo, dopo giorno. Per piccoli passi: le fotografie dell’alba sul Monte Vettore vista dalla tendopoli. Quelle dei paesi com’erano prima del disastro. La vita quotidiana nella tendopoli: gli spiragli di festa con gli artisti di strada, il torneo di briscola. Il desiderio di rimanere, soprattutto: dateci moduli abitativi il prima possibile, dicono. E, ancora, “quello che ci lega nel profondo a questo luogo è il senso di appartenenza”. Infine, la foto con Erri De Luca che è andato a trovarli, consigliando loro di essere “ testimoni di una storia che aspetta di essere narrata, di non fare “solo” cronaca ma di sfruttare la potenza del racconto”. Non vi deluderemo, scrivono i ragazzi di Arquata. Anzi: stanno regalando speranza, in giorni dove del web si racconta solo la parte nera.
Nota bene. Andando indietro con la memoria, fino al terremoto marchigiano che colpì Serravalle del Chienti (il paesello, per la cronaca) il 26 settembre 1997, stavo cercando di ricordare la tempistica non solo della ricostruzione, ma delle sistemazioni provvisorie. L’ho ritrovata, nelle parole dell’allora sindaco Venanzo Ronchetti e dei successivi amministratori: leggetela qui. Sarebbe bello che si replicasse. Che fra lo smantellamento delle tendopoli e l’arrivo delle casette di legno ci fosse un momento intermedio che consentisse alla popolazione di rimanere unita e di rimanere nei luoghi che ama. A Serravalle è stato possibile. Ad Arquata, come chiedono i ragazzi di Chiedi alla polvere? Ad Amatrice?