DUE SPUNTI SUL MITO

Uno
Sul quotidiano di oggi, Nadia Fusini firma un lungo e
bellissimo articolo sul mito delle sirene, in concomitanza con l’uscita del libro
di Maurizio Bettini e Luigi Spina. E ad un certo punto propone una
riflessione sul mito:

E d´altra parte, non è proprio letteratura che il mito
diventa a lungo andare? Senza rito, il mito che altro sarà, se non fiction? Non
ci arriva forse la mitologia greca irrimediabilmente falsificata? Proprio a
questo punto, quasi sopraffatta dal piacere accumulato durante la navigazione
dotta, erudita, seguendo testi tanto complessi ed eleganti, al lettore che mi
sta ancora leggendo confesserò un segreto: l´immagine del mito, quasi
un´"immagine allucinatoria", direbbe Bergson, che in me resta, è
quella della Sirenetta di Andersen. Fu mio padre a donarmi quel libro, che non ritrovo
tra i miei; una versione della fiaba certamente approntata per uso
addomesticante di bambine troppo fantasiose. Che ne potevo sapere io delle
sirene, a quell´età?

Eppure, quel libro con illustrazioni glamour mi piacque
immensamente; ero così felice di averlo. Brillavano i colori: rosa, celeste,
verde-mare. E mi piaceva immensamente lei, la sirenetta. Non pensai
assolutamente che fosse un mostro. Non mi fece assolutamente repulsione la sua
appendice bestiale, non funzionò in tal senso quell´immagine. Forse perché
amavo il mare, e l´idea di potermi valere della coda di pesce per nuotare
ancora meglio, mi entusiasmava.
Se cito l´episodio è per dire che la capacità di vivere del mito non dipende
certo dalla sua comprensione. Direi al contrario che se io non capivo, il mito
capiva me; mi comprendeva. E io arrendevo a quel racconto paure e desideri
inconfessati.

Due (che ha una sua relazione con il punto uno)
Da oggi, è on line il sito di Manituana, il nuovo
romanzo di Wu Ming in uscita con Einaudi Stile Libero il 20 marzo. Per
come la vedo, è l’esempio impeccabile di come si possa utilizzare la rete non
come semplice integrazione della carta: ma come narrazione ulteriore. Visitate.

32 pensieri su “DUE SPUNTI SUL MITO

  1. Bello. Questo piace molto anche a me. Ma la firma non tradisce, e la sperimentazione è onesta e di lunga data. In più c’è anche il gioco. E, cosa assai importante, c’è la costruzione, invenzione, intersecazione, senza fini “occulti”, senza “plagio” del mezzo. Autentica. E’ un modo, un bel modo.
    buona giornata
    elisabetta

  2. cito dal sito wuminghico:
    “un tentativo di espandere l’universo del libro, arricchire l’esperienza di chi vi si è addentrato (e vuole proseguirne l’esplorazione), far incontrare autori e lettori in un modo non banale. Più luoghi, più testi, più immagini, più suoni, più link, domande e risposte, progetti transmediali”
    Diamine, sì, è proprio questo.
    La non irrevocabilità.
    La non definitività delle scritture in rete.
    La posibilità di sempre ampliare i mondi, creando miti che ci ricomprendano.
    Mi si permetta di gongolare sobriamente.
    (ah, se solo se ne potesse parlare, nel maggio torinese, di questa esperienza)

  3. Ciao Loredana,
    buongiorno a te e buongiorno ai frequentatori di Lipperatura.
    Colgo l’occasione per lanciare una domanda con l’intento di avviare un dibattito: non è che la letteratura odierna, e quella italiana in particolare, tranne qualche eccezione, abbia un po’ voltato le spalle al Mito (o ai Miti)?

  4. potrebbe denunciare KATAWEB per diffamazione allora :D. dai non sono per le polemiche poi le è così carina che la inviterai a cena se avessi i soldi e saprei cosa ordinare

  5. potrebbe denunciare KATAWEB per diffamazione allora :D. dai non sono per le polemiche poi le è così carina che la inviterai a cena se avessi i soldi e SAPESSI cosa ordinare

  6. Loredana, volevo informarti che ho citato il tuo blog in un mio post sui blog di narrativa. Se ti va di dare la tua opinione in merito,mi farebbe piacere. Ciao. Writer.

  7. sul mito e wuming (ignorando la data precisa del nuovo romanzo, nonché il tema… mo’ vado a vedere) avevo scritto un paio di giorni fa anch’io una cosa – in 2 tempi – che si chiama(va) mitopoiesi per principianti… come me.

  8. sul mito e wuming (ignorando la data precisa del nuovo romanzo, nonché il tema… mo’ vado a vedere) avevo scritto un paio di giorni fa anch’io una cosa – in 2 tempi – che si chiama(va) mitopoiesi per principianti… come me.

  9. Vi racconto anch’io il segreto di un mito. Quello di una scrittrice che si diletta di critica anglofona (senza saper parlare l’inglese, tipico dell’accademia italiana), bella e brava. Il mito è essa stessa, come si rappresenta, come si scrive, come si presenta. Guai però a non essere nlle sue grazie…

  10. Anch’io ho da dire la mia sul mito: quello del commentatore che scambia il blog per le pareti dei bagni pubblici. Mito molto celebre, e molto frequentato.

  11. Non è un mito, è una realtà.
    Diciamo che è lo scarto che si produce necessariamente nella lavorazione della scrittura da blog.
    Senza le “scritte sui muri” la scrittura da blog non verrebbe modificata dal commento, e il commento, anche il più rozzo, ha avuto una sua notevole influenza anche sulla scrittura dei post.
    Questa è una delle ragioni per cui ho cominciato a venirci io, un paio d’anni fa.
    La velocizzazione, la presa diretta, sono tutte cose che sono passate dal commento al pezzo, e perciò, salvo l’irritazione momentanea, non me la prnederei troppo.
    Resta che l’equazione mito=letteratura=fiction, che certo, non è nuova, sempre andante resta. In questo caso mi sa troppo di semplificazioe, mentre vedrei volentieri qualcuno dei nostri scrittori un po’ accademici che viene a sporcare la lingua in rete. Siti lo ha fatto, anche se non in rete. Sporcare la lingua, in un paese come questo, vuol dire toccare maggiormente la realtà.
    Semplificare vuol dire sempre, anche senza che l’autore ne sia cosciente, impoverire.

  12. Concordo con te, Alcor, su tutto: ma il mio commento precedente si rivolgeva semplicemente ad un concetto che trovo comunque insopportabile (“adesso vado a diffamare un po’ qualcuno”) e che era stato messo in pratica da volumnia fox. Tutto qui.

  13. Scrive Loredana Lipperini: “Anch’io ho da dire la mia sul mito: quello del commentatore che scambia il blog per le pareti dei bagni pubblici. Mito molto celebre, e molto frequentato.”
    Il problema che pone Loredana (e che ha posto anche in precedenti post) è serio. I commenti che “sporcano” i post (così come certe frasi sulle pareti dei bagni pubblici) di fatto svolgono il ruolo di piccole zavorre rispetto alla possibilità di avviare dibattiti. Non si tratta come sostiene Alcor di “sporcare la lingua”, ma di ingolfare una discussione con messaggi che c’entrano poco o che hanno (spesso è così) intenti autopromozionali.
    Forse questo è il limite principale (o uno dei limiti principali) dei blog culturali.

  14. Sì, è un concetto diffuso, che tra l’altro impedisce anche che su certi argomenti si possa parlare senza far nascere flames.
    Io quando incontro commentatori così me li materializzo davanti e li vedo nella loro concreta piccineria, nei loro grigi salottiìni, vestiti delle loro povere frustrazioni, gente che non sa fare nessun gesto positivo, creativo, anche assolutamente critico, ma che porti un senso al discorso, magari solo il senso dell’umorismo.
    Eh, accontentiamoci di non doverci bere insieme neppure un caffè.

  15. ” (…) il mio commento precedente si rivolgeva semplicemente ad un concetto che trovo comunque insopportabile (“adesso vado a diffamare un po’ qualcuno”) e che era stato messo in pratica da volumnia fox.”
    Scusami Loredana, ho letto questo tuo commento solo dopo aver scritto il mio precedente (vedi sopra). Capisco cosa intendi… ma cosa pensi di quest’altro aspetto sollevato?

  16. Non ti avevo visto, maugeri, rispondevo alla Lipperini, io direi che certi commenti basta saltarli, diversa la posizione del blogger, che cerca di non fare insultare l’ospite o l’autore che ha citato, e mi pare il minimo.

  17. Ritorniamo sempre a bomba. Certi commenti inutili, meglio chiudere, talvolta o cancellare, perchè il dibattito si ferma, per forza. Dico la mia sul mito. Ho tra le mani un libro di Fulvio Salza, di qualche anno fa, Solo una dea, il titolo, Mitologie del femminile nel Novecento. Non era male, ricordo. Soprattutto mi fece ragionare sul concetto di Mitologia femminile ben differente dalla Storia delle donne.
    elisabetta

  18. Ritorniamo sempre a bomba. Certi commenti inutili, meglio chiudere, talvolta o cancellare, perchè il dibattito si ferma, per forza. Dico la mia sul mito. Ho tra le mani un libro di Fulvio Salza, di qualche anno fa, Solo una dea, il titolo, Mitologie del femminile nel Novecento. Non era male, ricordo. Soprattutto mi fece ragionare sul concetto di Mitologia femminile ben differente dalla Storia delle donne.
    elisabetta

  19. Dico la mia sul mito: dopo anni ho finalmente preso in mano L’eroe dai mille volti di Campbell. Esplosivo. Al centro non tanto il mito ma il “pensiero mitico”. Una prospettiva che gli fa dire, per esempio, “un rimpianto è una rivelazione giunta troppo tardi”. Mica male!

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