EFFICACIA

Certo che non è per niente facile. Parlo del trovare la chiave giusta in pubblicità. Anche nelle campagne sociali, come quella contro la violenza sulle donne. Questa, via Sorelle d’Italia, l’immagine.

Segnalazione: il nuovo microracconto di Alessandra Daniele, Vita embrionale.

34 pensieri su “EFFICACIA

  1. Sì, non è facile.
    Però questa mi sembra intelligente. Concettualmente e formalmente.
    Il viso umano; il corpo di bambola, ma quasi asessuato (di certo non sensuale). Almeno non è una donna coi vestiti strappati che piange: quella solo moralistica e – lo abbiamo detto mille volte – potenzialmente sadica, melodrammatica, di cattivo gusto bla bla bla.

  2. A dire il vero a prima vista mi è sembrata la solita campagna contro l’anoressia. Per me il concetto è troppo fuorviante e la forma troppo artefatta per cogliere nel segno. In quella foto non ci trovo neanche un briciolo di emozione o empatia per indurmi a mobilitarmi contro la violenza sulle donne. L’unico messaggio che ci leggo io è “aiutate questa modella fotografata su di un bel tappetino da un fotografo stiloso a sentirsi di nuovo umana”. e perché mai ?
    Quindi hai ragione, non è affatto facile.

  3. Ho postato io questa campagna su Sorelle d’Italia.
    La mia opinione riguardo la comprensibilità del messaggio è viziata: faccio questo mestiere e spesso mi imbatto in annunci oscuri, poco immediati e quindi inefficaci.
    Non mi sembra questo il caso. Il visual è eloquente: una donna rappresentata come una bambola di plastica. Il titolo spiega tutto: “Aiutala a sentirsi di nuovo umana”. La firma spiega come: sostenendo l’associazione Dar Al Amal che tutela le donne da ogni tipo di abuso, come scritto nel pay-off sotto il logo assieme al sito.
    Qui in formato più grande.

  4. Boh. E’ un modella mezza anoressica con la terza abbondante di tette, che non è nuda ma è come se lo fosse nella sua tutina attillata color carne.
    E’ vero dovrebbe esserci un passaggio concettuale: le giunture significano che è stata ‘oggettificata’ che è diventata bambola. Ma il problema è che essendo molto sensuale, il passaggio concettuale diventa ancillare.
    Quello che non riesco a capire è: ma non si riesce a ‘parlare figurato’ in questi casi? Per forza è necessaria la chiave del realismo, e questo per forza deve assecondare i linguaggi dell’erotismo patinato?
    Ri-boh.

  5. Concordo pure io con Donata. Mi sembra riuscita come campagna pubblicitaria e anche piuttosto raffinata.
    Io, al contrario di Andrea, non ci vedo un corpo sensuale (seno piccolo e privo di capezzoli, costole in evidenza, braccia scheletriche…)

  6. Eh, Andrea, sempre a fare il bastian contrario…
    Secondo me il far leva sulla “barbificazione” del corpo funziona, ma forse il messaggio arriva più direttamente alle donne che gli uomini.
    *__*

  7. Concordo con Donata. Espressione catatonica. Un corpo non-corpo, un manichino disarticolato. come dentro e fuori ti riduce la violenza.

  8. Talebani, tali figlie.
    Barbara Walters, famosa giornalista televisiva americana ha condotto uno studio sui ruoli maschili e femminili a Kabul in Afghanistan, alcuni anni prima del conflitto afgano. Ne è risultato, tra le tante cose, che le donne, per tradizione, camminano 5 passi dietro al marito.
    Recentemente è tornata a Kabul e ha osservato che le donne continuano a camminare dietro ai loro mariti. Il regime dei talebani ha fatto sì che camminino adesso ancora più distanziate dai loro uomini, ma quello che lascia perplessi è che le donne sembrano felici di mantenere la vecchia tradizione.
    La signora Walters ha allora avvicinato una delle donne afgane e le ha domandato: “Come mai sembrate felici di questa vecchia tradizione che una volta avete cercato con tanta determinazione di cambiare?”.
    “Le mine”, rispose l’interpellata senza esitazione.
    Morale: *dietro ogni uomo c’è una donna intelligente*

  9. Paolo s, posso dire una cosa: non è ora di finirla con l’argomento personale (io sarei ‘bastian contrario’ dunque scrivo scemenze)?
    Forse tu ritieni di dirlo bonariamente, ma resta una tecnica argomentativa sottilmente prevaricatrice, che non si discosta per niente dalle tecniche – soltanto più scoperte – di un qualche leghista xenofobo.
    Dopo il modo, veniamo al merito. Scrivi:
    “forse il messaggio arriva più direttamente alle donne che gli uomini”
    Innazitutto è curiosa questa cosa per cui ci sarebbe una pietà diversa tra una persona con un pene e una persona con una vagina.
    Secondo, basta aprire il link di Loredana per leggere una perplessità sul messaggio firmata da ‘Valentina’, che smentisce quello che scrivi.
    Terzo, forse anche Loredana ha qualche dubbio sul messaggio, non mi pare infatti che prenda posizione sull’efficacia.
    Quarto, avevo posto una domanda nel mio intervento, se volevi davvero rivolgerti a me potevi rispondere.

  10. “Io, al contrario di Andrea, non ci vedo un corpo sensuale (seno piccolo e privo di capezzoli, costole in evidenza, braccia scheletriche…)”
    Mettiamo che quel corpo sia alto 170 cm, la fotomodella, decisamente splendida, peserà 53-54 kg, il seno per un corpo così magro ha una misura irreale, e anche una forma irreale per la posizione. Forse ha addirittura una protesi appoggiata sopra.
    Sono espedienti per marcare lo stato di oggettificazione, per portare la figura dalla realtà all’immaginazione. Soltanto ho dei dubbi che questo passaggio riesca. Dei dubbi non sono delle certezze, ovviamente.
    .
    Invece troverei efficace questa pubblicità se fosse rivolta al mondo dell’alta moda, in cui gli stilisti quando sono gentili considerano le modelle dei manichini, altrimenti le chiamano direttamente ‘grucce’.

  11. A me sembra invece interessante il commento di Paolo S. In effetti è stata la prima cosa che mi sono chiesta. Me la sono chiesta comunque perchè ho pensato che questa pubblicità restituiva il mio sentimento potenziale cioè mi pare che la campagna rispecchi bene e più delle altre il sentirsi delle donne davanti alla violenza sulle donne. Le giunturine stridono incredibilmente con l’espressione di lei – molto azzeccata. l’umano deumanizzato, lo stare del dopo. L’inerzia.
    Però se fosse vero che agli uomini questa identificaizone non arriva, io questo non lo so andrebbe studiata la cosa, ma se cosìfosse – e non sarebbe una colpa, la campagna avrebbe parzialmente fallito il suo obbiettivo.

  12. Andrea, sorry per aver usato una tecnica da leghista xenofobo. Nella discussione sulla copertina di Beccogiallo, ero abbastanza vicino alle tue posizioni per cui hai/abiamo ricevuto ingiurie ben peggiori. Vedo, qui come lì, un problema semiotico prima che “politico”, e mi pareva curioso che qui tu agganciassi il manifesto a un immaginario erotico che secondo me viene disattivato dalla in modo efficace.
    Non comperndo il riferimento a una “pietà diversa”: dicevo che il riferimento alla bambola Barbie non è così immediato per chi non ci giocava, ma a occhio gli snodi e le deformazioni anatomiche sono quelli proposti da casa Mattel; non avevo consultato sorelle d’Italia. Ammetto che la brachilogia rende il comment un po’ sessista — e trovo un buon segno che me lo segnali tu!
    Sull’efficacia, beh, confesso che io sarei stato più estremo, e ci avrei staccato un braccio (nell’immagine!) a questa quasi-Barbie. Ma il messaggio sarebbe diverso, se l’idea non è mostrare la violenza ma chiedere di aiutarla a “ritornare a sentirsi umana”. Per tacere di altre polemiche nell’aria.
    Per finire: non vedendo realismo, parlar chiaro o erotismo patinato nell’immagine, non potevo rispondere alla domanda.
    Giuro, trovo molti tuoi commenti interessantissimi (mi pare di averlo già detto), ma non si può essere sempre d’accordo su tutto!
    Senza rancore,
    Paolo

  13. A me non convince fino in fondo, la rappresentazione del femminile è ancora una volta secondo canoni di bellezza stereotipati, è magra, è bella, e c’è un che di perverso, un tocco, forse nel modo in cui sembra accerezzare la coperta (cos’è il manto del lupo cattivo?) che mi fa pensare ad un servizio fotografico per promuovere una tutina color carne (tanto per riprendere quello che diceva andrea) più che ad una campagna di violenza sulle donne.

  14. Paolo ok mi sono arrbbiato troppo, meglio così.
    Per me la differenza è che là era un disegno, mentre qui è una foto seppure ritoccata. Per questo mi viene più facile agganciare questa immagine all’erotismo.
    Per Roz, secondo me la pelliccia vorrebbe essere una citazione dello scenario in cui si fotografavano i neonati tanti anni fa. Li cacciavano sulla pelliccia (e non so perché) nudi.
    Anzi, qualcuno lo fa ancora http://www.bellicomeilsole.it/foto/NOR/prodottoGenerico_67_let_agnello.jpg

  15. Io sono d’accordo con Andrea, e se davvero questa immagine parla di più alle donne che agli uomini allora non ci resta che constatare la sua inutilità. Lo scopo di una campagna di questo genere non puo’ essere quello di farci riflettere (noi uomini) sulla condizione della donna o di sedurci con la sua sofisticatezza visiva, ma deve prenderci per le palle e spingerci a reagire in qualche modo. Altrimenti è solo denaro sprecato.

  16. ci fosse stato un pavimento, sotto di lei, sarebbe stata molto più adatta ad una campagna contro la moda pro-anoressia. Ma l’idea del tappeto di pelliccia, sotto… non è affatto male. C’è qualcosa di veramente azzeccato, forte, di donna “usata” con una specie di romanticheria maschile e brutale. Chi ce l’ha messa, perché sta lì? Per soddisfare le sue voglie, ovvio, e non deve fiatare. Altrimenti son guai.
    Non sono un copy, non ci capisco nulla, però seguendo questo ragionamento, penso che alla fine avrei deciso di levarle un pezzo, come succede spesso alle bambole in mano ai fratelli cattivi, ai maschi: un avambraccio staccato, una mano girata in modo innaturale.
    Qualcosa che le ha già fatto male. Ecco, questo forse manca. Al di là del fatto che è male la reificazione di una persona.

  17. Capisco che sui gusti non si discute.
    Ma non vedo proprio come di fronte a quell’immagine un maschio possa tirare fuori la lingua alla Fantozzi.
    Comunque sarà bene tener presente che l’immagine perfetta che cambierà il mondo probabilmente non esiste.
    Credo che quella foto vada intesa in un programma-progetto di sensibilizzazione. Una roba lunga e complicata, di cui questo non può che essere un piccolissimo puntello.

  18. Boh.
    Ci sono altri modi per richiamare l’attenzione sulla violenza subita dalle donne che non girare sempre attorno al solito povero corpo femminile, sensuale di più o di meno, magro o in carne, con capezzoli o senza, ma intanto il corpo è sempre steso (d’accordo, il simbolo… ma ci vuole attenzione e tempo per decodificare, e se lo metti su una strada di traffico veloce, quel manifesto lì, non c’è tempo per leggere e stare a interpretare tutti i segni, ammesso che vengano colti tutti), il corpo inerte è su una bella pelliccia morbida, le labbra socchiuse… Vero, l’inerzia e la reificazione parziale del corpo contrastano con la posa e la nudità, ma… ma non è che a qualcuno l’immagine possa far pensare alle bambole gonfiabili? Che al contrario sono formose, vero, e volgarissime, però quel colorino dell’incarnato e la posa… Hai voglia a chiamare in causa i simboli… Certo, e sia, pur di sensibilizzare…
    Mi trovo d’accordo con Andrea Barbieri: gira e rigira, sempre lì si cade, a fare solletico al corpo femminile, con un manifesto che sembra la variante ennesima del visto-piùomeno-altre-volte, anche se lo scopo è nobilissimo.

  19. Tanto per cambiare (avrò una natura femminile) mi trovo d’accordo con le donne: trovo efficace e immediata questa rappresentazione di una “barbie” inerte, passiva, quasi disarticolata unita alla richiesta di trasformarla di nuovo in un essere umano.
    Esercitarsi sulla misura del seno, sulle costole o tutine color carne mi sembra un voler cercare motivi per spiegare come mai qualcuno può trovarla erotica. Il che è legittimo, come è legittimo eccitarsi per un manichino nudo, questione di gusti insomma.
    Il problema semmai è: ma l’uomo medio non è che tutto sommato può essere attratto da una raffigurazione della donna come una bambola inerte e quindi disponibile? E che lungi dal desiderare di renderla di nuovo umana, desideri approfittarne?
    In questo senso l’immagine è davvero controversa.

  20. L’idea di fondo è buona: aiutiamola a sentirsi di nuovo umana=è (si sente) un manichino (l’espressione del volto dovrebbe rimandare l’idea che era umana, ma non si sente più tale). Il punto è: ho tempo di guardarla e accorgermi che è un manichino? Dov’è questa immagine? Se è sui viali da cui passo a 40 all’ora, badando al traffico, cosa mi rimane impresso? la distinguo dalla “figona” (chiedo scusa per il termina) nuda, con i capezzoli protési e le mutandine semi-abbassate al bordo inferiore del manifesto, che mi diceva “cosa guardi?” sui viali di Bologna?

  21. A me invece piace molto questa immagine per questo tipo di campagna. E mi piace molto anche, e soprattutto forse, lo slogan “Help her feel human again”, quindi “Aiutala a sentirsi ancora umana”, ben diverso da un possibile “Aiutala a sentirsi ancora donna”.
    A sottolineare, credo, il fatto che prima che uomini e donne siamo, dovremmo essere e sentirci, esseri umani.

  22. Azzardo un’opinione, dopo rapido giro di consultazioni familiare: non e’ che l’immagine sia del tutto fuorviante o inefficace, ma forse, se si fosse usato un fotomontaggio piu’ netto, tra un viso totalmente umano, sensibile, femminile, e un corpo ancor piu’ chiaramente di bambola, che non si prestasse neppure minimamente a equivoci, che non conservasse nulla di aggraziato, magari proprio il corpo di plastica di una vecchia bambola consumata dal gioco,con qualche arto in posizione innaturale, il contrasto visivo sarebbe stato piu’ netto.
    Naturalmente non essendo del settore rischio di dire bestialita’, ma se e’ il parere del pubblico che si cerca, mi accodo.

  23. Credo che il concept non sia da buttare del tutto ma senza dubbio (dal mio punto di vista) è stato sviluppato male.
    Come diceva qualcuno, non spinge a fermarsi di scatto a osservarlo meglio.
    Osservandolo di sfuggita qualcuno può pensare: la solita donna nuda.
    E ignorare e passare oltre. Oppure se è un uomo interessato alle donnine nude potrebbe fermarsi a guardare. Forse lo scopo era questo, fregare gli uomini che si fermano a guardare le donnine nude e dirgli: “Vedi che la consideri un oggetto?”. Ma secondo me non basta, decisamente no.
    Non penso che basti desaturare i toni e levarle i capezzoli e altro per renderla meno sensuale. Cioè in parte lo fanno perché chi guarda quest’immagine sente una certa “freddezza”, dovuta appunto a questi toni insaturi. Ma visivamente è un errore madornale perché un’immagine così “grigia” passa inosservata. Forse i pubblicitari puntavano sullo spingere la persona ad osservarla meglio proprio perché non chiaramente visibile. Ma se non è chiaramente visibile passa, il più delle volte, inosservata del tutto.
    Concordo con chi ha detto che avrebbe avuto più efficacia inserire nel fotomontaggio un corpo di barbie vero e proprio, specialmente danneggiato.
    Alla ragazza che diceva che è la solita pubblicità che sfrutta il corpo femminile, volevo chiedere (senza provocazione, davvero!): come si potrebbe fare capire visivamente che parliamo di violenza sulle donne?
    Certo, la violenza non è solo fisica, lo stupro ferisce più nell’anima e nell’autostima che nel corpo ma passa per la violenza corporea. Volenti o nolenti, l’immagine immediata che si crea nella mente della maggior parte della gente è quella di una violenza fisica su di un corpo. : (

  24. “Non penso che basti desaturare i toni e levarle i capezzoli e altro per renderla meno sensuale.”
    Desaturata fino a un certo punto: indossa un body in lattice degno di Jean Paul Gaultier.

  25. “indossa un body in lattice degno di Jean Paul Gaultier.”
    Sicuro? A me sembra semplicemente ritoccata con fotoshop o qualche altro programma di ritocco fotografico.
    Poi posso sbagliare, boh.

  26. Boh, l’effetto è quello del lattice. Ora si è anche diffuso nell’alta moda.
    La foto è sicuramente ritoccata, ma forse avevano fatto anche un trompe l’œil sul corpo della modella, disegnando le ombre.

    ‘Dar Al Amal’ significa ‘casa della speranza’.
    Forse noi non capiamo bene questo linguaggio perché è pensato per il mondo arabo. Chissà…
    Help her feel human again. Dar Al Amal shelter for abused women.
    Memac Ogilvy & Mather Dubai, UAE
    Executive Creative Director: Till Hohmann
    Creative Director: Dalbir Singh
    Art Director: Rafael Rizuto
    Copywriter: Sascha Kuntze
    Photographer: Alex Sandwell Kliszynski
    Retoucher: Daniel Xavier

  27. Io non so se condivido l’idea di fondo cioè che lo stupro sia collegato a una percezione della donna come oggetto – e che questa riduzione all’oggetto sia semplice e immediata. La pubblicità rinvia al sentimento femminile che giudica la situazione, e a un certo modo di sentirsi di alcune nella situazione – non di tutte per altro. Per altro, il fingersi morti ed esanimi è una strategia di sopravvivenza di tutti dinnanzi all’aggressione fisica – la prima trasformazione in oggetto è quasi volontaria, èuna difesa – la applicano un sacco di specie animali – e ha un senso, perchè la violenza ha bisogno di un antagonismo, di un altro da combattere e da sottomettere, di una significanza su cui mettere addosso le proprie significanze, un’identità distorta, un fantasma.
    Vorrei una campagna pubblicitaria che sia ingrado di mettere la società e il maschile dinnanzi a questa questione.

  28. Non la trovo particolarmente efficace, a mio parere la nota stonata è proprio il timbro “help her feel human again”. Boh mi pare di una presunzione disgustosa

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