EPICHE (NEW AND OLD)

E’ impossibile, oggi, riassumere la complessità della discussione sul New Italian Epic lanciata da Wu Ming e che si è sviluppata per anni (c’è una buona pagina Wikipedia con opportuni rimandi, comunque). E’ possibile però declinare al femminile la riflessione e dunque leggere i saggi contenuti in Epiche, la raccolta  curata da Paola Bono e Bia Sarasini e pubblicata da Iacobelli. Come si declina l’epica al femminile, ieri e oggi? Come va interpretata una delle caratteristiche che fondano l’epica stessa, che è quella dello spostamento? E’ possibile capovolgere il concetto stesso di epica, come fece Joyce in Ulisse, solo al maschile? La necessità del respiro ampio e della narrazione di mondi è applicabile alle opere di Doris Lessing, Antonia Byatt, Elsa Morante, Goliarda Sapienza? Le risposte non sono univoche, il saggio è molto importante. Per chi volesse,  il podcast della conversazione con Bia Sarasini di mercoledì scorso a Fahrenheit.
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5 pensieri su “EPICHE (NEW AND OLD)

  1. Impossibile, oggi, riassumere l’insignificanza di un saggio auto-promozionale come quello lanciato (nel mercato sottostante) da Wu Ming, probabile curatore della pagina stessa di Wikipedia. Ma se gli amici stretti ne sono rimasti segnati per la vita, non resta che prenderne atto.

  2. Importante riflessione e importante uscita, compreremo e leggeremo Epiche.
    Cogliendo l’occasione, segnaliamo:
    Valentina Fulginiti e Maurizio Vito
    NEW ITALIAN EPIC. UN’IPOTESI DI CRITICA LETTERARIA E NON SOLO
    (California Italian Studies Journal, Volume 2, Issue 1, 2011)
    Forse il miglior saggio scritto su quel dibattito del 2008 – 2011. O almeno se la gioca con altri due al massimo.
    Per quanto riguarda l’uso del vecchio “memorandum” sul NIE in ambiti extraletterari, segnaliamo il
    LABORATORIO DI MAGNETISMO RIVOLUZIONARIO
    a cura di Mariano Tomatis.

  3. Interessantissimo il saggio di Valentina Fulginiti linkato in coda al testo di Wu Ming 1 su Carmilla: posto che il pianeta starà benissimo finché il sole non si spegnerà e potrà benissimo fare a meno di noi a prescindere da tutti i danni che gli possiamo infliggere e che riassorbirà, chi starà sempre più male siamo proprio noi. Dunque, alla contemplazione-speranza della catastrofe finale, o reiterata, narrata nelle distopie (narrazione di un Io provato ma straniato, “esternalizzato”) va sostituita una letteratura che abbia il coraggio di tornare nell’umano per narrarne tutta la sofferenza crescente. Pur pescando a piene mani dai canoni “obliqui” e “contaminati” delle nuove narrazioni (iper, inter e extra)testuali. Una specie di “bomba del caos” fatta scoppiare in un sistema irrigidito nelle sue comode classificazioni (e nei suoi comodi canoni letterari)… Azz, tanto di cappello ai Wu Ming!

  4. Consiglio vivamente la visione di “Donne a metà” di Mariano Tomatis: un vero e proprio trattato di antropologia culturale in 13, densissimi minuti. In perfetta sintesi tra profondo e popolare, in perfetta consonanza col NIE (mi vien da dire!)…

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