ESSERCI O NON ESSERCI: SULLA CHIUSURA DE "LO STRANIERO"

Dopo vent’anni, Lo straniero cessa le pubblicazioni. Così scrive il direttore Goffredo Fofi, in una lunga lettera, una dura lettera che trovate integralmente qui. In particolare, riporto questo passaggio:
“La nostra decisione nasce dalla constatazione che i nostri lettori sono più o meno sempre gli stessi, generoso e costante è il dialogo con loro che ci ha sostenuto in questi anni e ci ha spinti a continuare. Ce ne sono probabilmente tra di loro che ci usano come una sorta di cibo genuino, di consumo alternativo da “tribù dei lettori”, e siamo grati anche a loro del loro sostegno anche se abbiamo sempre preferito i più reattivi, quelli che, in qualche modo, sanno meglio tramutare le letture (le idee) in comportamenti e in azioni. Ma non sono sufficienti i nuovi lettori, forse per il motivo, bene individuato da un nostro scrittore molti anni fa, che “i giovani che scrivono si fanno una cultura leggendo i propri articoli”, ed è anche per questo che la risonanza delle nostre posizioni è minima, e incide ben poco sull’andamento della società e della cultura italiane. Ci rendiamo ovviamente conto che questo non è un problema solo nostro, ma di tutta una società, dove si consumano tante idee mentre le azioni sono poche, anche in confronto con le società che ci sono vicine… I media dominanti svolgono quasi tutti una funzione servile, gridano una indipendenza menzognera, sono parte di un meccanismo già scritto e servono un potere nelle sue varie facce, o servono a distrarre con l’abuso della chiacchiera consumistica, sempre aggiornatissima.
Il gioco non vale la candela, e alla fine ci si stanca della fatica di realizzare un prodotto decoroso e soprattutto utile; utile per chi, visto che l’idea dell’utile che hanno i leggenti-e-scriventi italiani è così diversa dalla nostra?”
La questione posta è ovviamente seria. Anche se ho personalmente qualche obiezione da fare. Scrive più avanti Fofi:
“E in un’epoca in cui le riviste languono e in cui dominano i blog con il loro narcisismo (le eccezioni sono rare e fragili) e in cui le riviste “importanti” che sopravvivono sono schierate nel racconto difesa-accettazione del mondo così com’è e protette da sponsor dell’area dei potenti, essere riusciti a realizzare 200 numeri per quasi altrettanti fascicoli densi di idee e riflessioni (e di poesia) forse non è poco”
Ecco, ci sono siti e blog (e togliamo di mezzo subito Lipperatura, che essendo gestito da una sola persona non può che avere enormi limiti, e magari scivola pure nel narcisismo, vai a sapere) che non sono così fragili, e non sono affatto narcisisti. L’elenco è inutile, chi frequenta i blog letterari (e culturali, e quelli che sotto la parola cultura comprendono la politica)  li conosce benissimo, e non sono affatto chiusi nella difesa o nell’accettazione di un mondo (al contrario).
E qui si ripropone l’antica questione sull’approfondimento culturale: ha ancora senso? Eccome. Vive più in rete che su carta? Forse, e propendo per il sì in effetti. E’ il caso di cedere le armi? No, naturalmente. Perché una cosa su cui umilmente riflettevo in questi giorni è che di complessità abbiamo bisogno: il noi puri voi corrotti può forse temporaneamente funzionare in una campagna elettorale, mai nell’osservazione e restituzione e analisi del mondo, con conseguenti azioni, certo, che dal pensiero derivano.
Per questo, sinceramente, spero che Fofi ci ripensi.

7 pensieri su “ESSERCI O NON ESSERCI: SULLA CHIUSURA DE "LO STRANIERO"

  1. Su quanto abbia ragione Goffredo Fofi aggiungo solamente quanto dice, all’interno del suo strepitoso libro Lumpen Italia. Il trionfo del sottoproletariato cognitivo, Davide Miccione, ovvero che la vera emergenza nazionale risiede in quella culturale, non presidiata dalla scuole, ignorata dalla politica che ha invece tutto l’interesse a mantenere un basso tasso culturale per farci divenire incapaci di comprendere prima e agire poi. E per tutti coloro che credono sia possibile rispondere in maniera costruttiva e utile alle multiformi manipolazioni del capitalismo liberista consigliamo Stregoneria capitalista, di Philippe Pignarre e Isabelle Stengers. Pietro Condemi

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