Con qualche stupore da parte mia, che non ritenevo di aver scritto altro che una considerazione semplice e fin banale, un mio status di Facebook è stato assai ripreso nei giorni scorsi. Questo:”Almeno un merito andrebbe ascritto, almeno uno, ai ragazzi che erano nelle piazze oggi e, sì, a Greta Thunberg: quello di aver fatto uscire allo scoperto l’odio di molti, moltissimi adulti nei confronti di chiunque sogni un futuro, e il cinismo di chi davanti a qualsiasi avvenimento ha sempre una spiegazione dissacrante, una frasetta cinica, un articolo puntuto che mantengano salda la sua street credibility.”
Perché l’ho scritto? Per chi non se ne fosse accorto, è accaduto che i social e alcuni giornali sono stati molto critici verso le piazze di fridaysforthefuture, così come altri hanno sospirato di rimpianto per le proprie passate proteste, e oh com’era bella la mia prima manifestazione, si dicevano, mentre i primi si incarognivano contro “l’ignoranza” dei manifestanti, come se quando si scende in piazza occorresse aver prima studiato a memoria almeno “Shock Economy” di Naomi Klein, che ovviamente gli incarogniti non hanno letto, perché al solito basta evocare l’ombra dell’immancabile complotto dei poteri fortissimi per sentirsi in pace con la propria coscienza.
Già avvenuto, certamente in contesti diversi e in altri termini e certamente i social non c’erano, ai tempi in cui si andava prefigurando una contrapposizione mai vista tra la nidiata della “new kind of generation”, i baby boomers, numerosi, sani, più istruiti dei loro predecessori, e i genitori. Ma che quella antica e nuova contrapposizione emerga oggi mi sembra cosa sana: perché era sfinente l’immaginario che fin qui dipingeva i giovani come sdraiati, hikikomori, ludopatici, avvinghiati ai loro cellulari. E cretini, per lo più, perché questo era il pensiero sottinteso: e l’altro era ed è “per fortuna che ci siamo noi, gli adulti, che li proteggiamo da tutto”.
Magari non cambierà nulla, e magari sì. Però suggerisco almeno un breve ripasso: un dimenticato (non da tutti) articolo che apparve sul Corriere della sera, e che oggi, a svariati lustri di distanza, mantiene non pochi spunti di interesse. Eccolo.
Corriere della Sera 5/11/1965
Paolo Bugialli I capelloni e l’ordine pubblico
I capelloni si lamentano. Dicono che da quando i giornali hanno parlato di loro la gente li guarda male e i poliziotti li guardano con sospetto. Dicono che non danno noia a nessuno e che stanno lì, sulla scalinata di Piazza di Spagna, perché é bello e gli piace. Non é una buona ragione. Essi sono brutti e non piacciono a noi…
I capelloni come li chiamano qui a Roma, sono quei tipi di apparente sesso maschile, che portano i capelli lunghi quasi come le donne…. secondo una moda mutuata dai Beatles, i quattro giovanotti che l’Inghilterra, anziché premiare come recentemente ha fatto, avrebbe dovuto per rispetto alla propria reputazione, esiliare in Patagonia…
Essi dicono, esprimono il tormento della generazione della Bomba e bisognerebbe buttargliela….
E’ qualche tempo che infestano la scalinata di Trinità di Monti, ma solo recentemente la loro presenza é stata segnalata dai giornali. La prima volta é successo perché uno di essi, mollemente sdraiato su una balaustra, é caduto giù e si é provvidenzialmente rotto l’osso del collo. La seconda volta é successo per una rissa. uno suonava la chitarra e chiedeva l’elemosina. Un soldato, che passava con una ragazza, non glie l’ha data. Il questuante, poiché sono anche prepotenti, ha detto qualcosa di bruciante alla ragazza del soldato. Il soldato ha reagito a pugni. Altri capelloni sono arrivati di rinforzo. Un vigile urbano si é messo dalla parte di un militare. Ne é nato un groviglio, con qualche contuso, con due capelloni arrestati, con una decina invitati a lasciare l’Italia al più presto……
Le autorità hanno detto che d’ora in avanti verrà esercitata una stretta sorveglianza sulla scalinata, che verrà dato ordine alle frontiere perché si stia attenti a chi entra in Italia. Giusto: come non si entra in India senza farsi l’infezione contro il colera, come non si va nel Congo senza la vaccinazione contro la febbre gialla, così non si entra in Italia con i capelli lunghi: siamo in casa nostra, abbiamo il diritto di ricevere gli ospiti che vogliamo, e questi non li vogliamo….