F FOR FAKE (AND FEAR)

Quando Leonardo Sciascia scrisse Il consiglio d’Egitto, aveva fra i suoi scopi quello di dimostrare come la verità sia sfumata, e il falso possa apparire più vero del reale. Per chi non lo avesse letto (fatelo, è fra i romanzi più belli di Sciascia), si narra dunque la storia dell’abate Vella, che ingannò gli intellettuali del suo tempo falsificando la traduzione di un codice arabo. Anzi, reinventandolo.
Quando Orson Welles, una decina di anni dopo, diresse F for fake, raccontò il difficile confine tra verità e menzogna nell’arte. Ben esemplificato così:
“Un amico di un altro amico una volta mostrò a Picasso un Picasso. “No, è un falso” rispose il pittore. Lo stesso amico si procurò un altro presunto Picasso e Picasso disse che anche questo era un falso. Se ne procurò un altro ma anche questo era falso, disse Picasso. “Ma Pablo”, replicò l’amico “ti ho visto con i miei occhi mentre lo dipingevi.” “Posso dipingere un Picasso falso al pari di chiunque altro”, rispose Picasso”.
Gli esempi potrebbero essere infiniti, ma ne bastano due, per introdurre la significativa vicenda avvenuta ieri su Twitter. Laddove, da qualche tempo, agiva un amabile fake dell’attuale premier, @palazzochigi. Che ha una lunga storia, ben riassunta da Jumpinshark, e che si era conquistato un ampio seguito con tweet di questo tenore: “Italia è ora di dormire. Domani iniziano i sacrifici.Dormire presto significa risparmiare energia e avere una vita rigorosa e austera”. Insomma, qualcosa di molto simile al fake della Regina Elisabetta, che ha mezzo milione di entusiasti seguaci.
Avviene però che il fake nostrano incontri tre tipi di fieri avversatori, capeggiati da un deputato Pd, Andrea Sarubbi, che decidono di rivolgersi alla Polizia Postale e ne ottengono la chiusura. Per ulteriori informazioni, gli Storify di uomoinpolvere e di balconaggio.
E’ interessante, comunque, notare che gli avversatori di @palazzochigi sono di tre tipi:
– quelli che si offendono a morte perchè non hanno capito l’inganno e si sono sentiti stupidi, sia pure per una manciata di ore e di minuti. Faccenda imperdonabile in un paese che impone la furbizia come valore primo. Impressionante, però, il tono ringhioso con cui chiedono di lavare l’onta.
– i più numerosi, a scorrere i tweet, sono però i tecnoesaltati, ben riassunti dal gruppo che si autodefinisce Socialeroi. I tecnoesaltati sono coloro che agitano lo spettro delle regole in qualunque occasione: Facebook chiude la pagina di Adriano Sofri perchè si chiama “conversazioni con Adriano Sofri” e non Sofri Adriano, come da documenti? Bene, benissimo, le regole sono queste. Google plus chiede la carta d’identità agli utenti? Ci mancherebbe, sono le regole. Ma anche: Nonciclopedia contiene pagine antisemite? Fa niente, le regole dicono che il web è libero. Le conseguenze di quello che Wu Ming chiama, in un post da mandare a memoria, feticismo della merce digitale. A cui soprattutto chi agisce in rete e nella rete crede deve porre molta attenzione.
– terza e ultima categoria, la maggiormente inquietante, è quella costituita da chi non tollera la minima critica al neogoverno, che invoca non solidarietà ma consenso senza se e senza ma, pena l’essere sospinti fra i sodali di Sallusti. Lo stesso atteggiamento dei tecnoesaltati: se critichi sei un dinosauro cartaceo, tecno è bello a prescindere, si tratti di social network, eBook o santificazione di Steve Jobs. Quindi no, non si disturba il manovratore. Vediamo cosa accadrà se davvero anche alcuni diritti attuali si trasformeranno, come sembra di avvertire,  in fake. Zitti tutti?
“Trionfi e inganni, tesori e falsi. È la realtà della vita: dobbiamo morire. Ma siate allegri: dal passato vivente ci giungono le grida degli artisti morti, tutte le nostre canzoni verranno messe a tacere, ma cosa importa? Continuiamo a cantare. Forse il nome di un uomo non è poi così importante” (Orson Welles, F for fake).

42 pensieri su “F FOR FAKE (AND FEAR)

  1. La terza categoria la conosco bene, purtroppo.
    Sono gli stessi che accusano i “grillini” di far perdere il centrosinistra a prescindere, e che ora, in trasferta in Spagna, accusano gli indignados di aver riportato al potere la destra, dando senz’altro a loro la colpa del crollo socialista.
    Confondono in un guazzabuglio cause e conseguenze, premesse e conclusioni, sono fanatici e monotematici, dotati di paraocchi rinforzato in ghisa.
    Mancano totalmente di autocritica, vivono le situazioni con la mentalita’ del tifoso che ha bisogno di una fede da seguire, disposto a ignorare o alterare la realta’ se, putacaso, da’ un minimo di fastidio alla visione prestabilita.
    Sono, ahime’, molto diffusi nello zoccolo duro del PD, un pochino anche nelle sinistre, e sono una delle tante facce del problema che stiamo attraversando.

  2. bel post, e centratissime definizioni. (ps: sebbene in politica occorra essere darwiniani, per cui se perdi le elezioni è sempre e solo colpa tua che non hai convinto abbastanza gente, anche io penso che i grillini abbiano regalato la regione piemonte al centro destra. il fatto poi che il centrosinistra sia risultato meno credibile di beppe grillo è però un’onta tutta del centro sinistra…)

  3. Dunque – intanto quella Roba li di Picasso è fichissima strafichissima me la segno e digerisco.
    La terza categoria, mi sembra quella criticabile ma non in questa cornice. essa approfitta della legittimità che c’è nel contrapporsi a una opinione diversa dalla propria che un’ironia può esprimere. Quindi posso decidere di criticare un atteggiamento, un’opinione politica, ma non trovo legittimo infilare quel modo di esprimersi e di reagire con i tipi del gruppo uno e due. In fondo essi fanno la stessa cosa che fanno altri, allarmandosi per i probabili provvedimenti di questo governo, e cazziando chi non si arrabbia. Mi pare normale esercizio democratico.
    Gli altri due gruppi mi sembrano più interessanti sociologicamente e genericamente più pericolosi, perchè in realtà non sanno abitare il gioco democratico, e il fatto che non ci riescano in rete è pura contingenza. Quelli del primo gruppo infatti usano l’oggetto politico (come sempre la satira è) a fini che con la politica non ci entrano niente, e quando questo capita è sempre brutto e pericoloso. I secondi invece sono inquietanti perchè anche loro non riescono ad abitare lo scambio democratico, e usano scorciatoie per vincere battaglie che non saprebbero risolvere civilmente. Come alle elementari insomma, quelli che non sanno parlare si risolvono o ad andare dalla maestra o a menare l’avversario.
    (Ma quelli del terzo gruppo sanno parlare.
    Chiuderlo comunque è stato un gesto democraticamente triste.

  4. Mi fa egoisticamente piacere leggere la tua citazione di Sciascia e Picasso, perché io non sono nessuno, ma ieri pomeriggio rispondevo così all’ennesima domanda se si trattasse di un fake:
    “Sarebbe fake, ma ormai fa talmente parlare che è diventato vero, sebbene non sia lui”
    Poi ieri sera abbiamo discusso, ci ho dormito su e non ho cambiato il mio punto di vista che qui ripeto con un po’ più di spazio a disposizione che non i 140 caratteri: l’unica colpa che si può ascrivere all’autore è quello di non aver fatto capire in modo più chiaro che si trattasse di satira.
    Sarebbe bastato aggiungere una nota o anche una semplice fesseria alla sua bio, così come troviamo negli account della regina UK o di Angela Merkel.
    Questa sua scelta “integralista” è stata più divertente, ma solo per coloro che hanno mangiato la foglia e sono stati al gioco. Purtroppo ha offerto il fianco per essere colpito dagli altri, quelli che non hanno capito o hanno fatto finta di non capire, per interesse o voglia di apparire che sia.
    Adesso è spuntato l’account PalazzoGrazioli, vedremo …

  5. Fare un fake satirico significa dichiararlo. E’ un po’ come se Ballantini facesse il sosia perfetto: non sarebbe più divertente. Il media web consente questo e da fake si passa a fuck, che in italiano la pronuncia è ben più simile del significato.

  6. Io trovo molto interessante un discorso che resta sottinteso, cioè che in mancanza di una chiara indicazione di contesto non fosse possibile distinguere Monti dalla sua deformazione satirica. E questo lo dicono, senza rendersene conto, quelli che difendono Monti.
    (e tra l’altro cercando “palazzochigi fake” su google il primo articolo che esce è del 16 novembre e spiega tutta la vicenda in modo sintetico e chiaro, tanto che titola “@palazzochigi: cambio di governo, cambio di fake”)

  7. merlinox: i sosia vanno in giro a fare i sosia e nei programmi (radio)televisivi vengono presentati col nome del vip di turno e non come “sosia di”… chiudiamo tutte le trasmissioni, allora dai!
    e fatevi una risata qualche volta, non è necessario cogliere tutte le occasioni per passare da bischeri!
    per non parlare poi dell’ignoranza sulla polizia postale…

  8. Certi giorni ho come la sensazione che questo paese abbia urgente bisogno di un ripasso generali sui concetti base: democrazia, libertà, diritti, etica, impegno, società civile.
    Allora non si possono cancellare le frasi antisemite e gli insulti di Nonciclopedia perché sarebbe censura però bisogna tacere la propria opinione su un governo?
    Quindi la censura vale se devo stare zitta io ma non vale se bisogna farsi due belle risate prendendo in giro Anna Frank?
    Mi pare che qualcosa non quadri, sarà la logica. Io non so com’è sta logica non la capisco!

  9. Merlinox: e certo, mettiamo un bollino a tutto quel che a qualcuno potrebbe sembrare non chiaro, non etichettabile, non definito…
    La società dello “spiegone”.
    E Orson Welles e la sua guerra dei mondi?
    Non era satira? La satira è tale proprio perché non ha regole.
    Ma non era sui confini che si trovavano le cose più interessanti? Non è nella zona d’ombra che trovi il contatto con l’altro da te?

  10. Ah già le regole, è vero me le scordo sempre quando vivo nel mondo reale, sai tra macchine parcheggiate in tripla fila, scontrini non battuti, lavoratori in nero e fatture non emesse, è un attimo dimenticarsi della loro esistenza, per fortuna nel web ci sono i Socialeroi!!!=^-^=

  11. Io ho espresso la mia opinione. Non è questione di mettere bollini, è questione di capire media e media. In televisione un sosia è chiaramente un sosia anche se si presenta col nome dell’altro. Via web ritengo sia difficile capire la differenza di un account fake o meno, se non esplicitata.

  12. Mario Monti potrebbe già avere un account twitter anonimo giusto? L’account ufficiale sarebbe l’unico “vero” ma sarebbe pur sempre impossibile sapere se è Monti che twitta oppure altri al suo posto. Oltretutto Monti è un personaggio pubblico e già questo significa esercitare la parte fake di noi. Magari chi c’era cascato stava continuando a giocare, perché onestamente pensare di mettersi a dialogare con un politico on-line è assurdo a meno che il politico parli liberamente, ma avere questa fiducia con twitter o facebook è difficile. Non è pensabile che Lipperini stia continuando un gioco che dura diversi anni. Per questo nessuno dubita che ciò che scrive lo scriva lei, ma per Monti sarebbe diverso. È troppa la distanza. Quello che è successo è comico, non tanto la satira del fake, ma il processo per cui la gente si mette a dialogare, come si parla con una persona, ma senza la minima possibilità di contatto. Oracoli puri.
    La storiella di Picasso mi ha fatto venire in mente una fissa che ho: quelli che si comprano gli oggetti, spesso abbigliamento, taroccati. Io lo trovo assurdo. Un oggetto firmato lo si compra per la firma anzitutto, invece la gente continua a perpetrare quest’illusione per farsi notare o non so cosa ( che poi l’ammettono pure che hanno indosso roba falsa, con tutta l’assurdità di tale categoria ). Oppure uno si diverte a avere cose “false”.
    Picasso comunque mentiva o si sbagliava ( ammesso che la storiella sia vera ). Ed è il peccato originale dell’arte e delle sue imposture intellettuali. Che le opere di un artista possano o meno essere riuscite dipende dal punto di vista di chi le guarda, dall’impegno che ci si è messo, da quando l’autore sente di aver fatto una cosa che gli piace, che gli appartiene. Ma non c’entra nulla con l’anima dell’autore; il vero Picasso non esiste, ci sono i quadri dipinti da lui e quelli non dipinti da lui, e l’arte va ammirata e fatta, non venerata, abbandonando i concetti di verità e di onestà che non hanno mai significato nulla.

  13. ” History’s most famous airplane, Lindbergh’s Spirit of St. Louis, hangs from the ceiling of Washington’s Air and Space Museum, imperceptible in its majesty to certain visitors. Several years ago, a delegation of blind men and women met with the museum’s director to discuss problems of limited access. Should we build, he asked, an accurate scale model of Lindbergh’s plane, freely available for touch and examination? Would this solve the problem? The delegation reflected together and gave an answer that moved me deeply for its striking recognition of universal needs. Yes, they said, such a model would be acceptable, but only on one condition–that it be placed directly beneath the invisible original.
    Authenticity exerts a strange fascination over us; our world does contain sacred objects and places. Their impact cannot be simply aesthetic, for an ersatz absolutely indistinguishable from the real McCoy evokes no comparable awe. The jolt is direct and emotional–as powerful a feeling as anything I know. Yet the impetus is purely intellectual–a visceral disproof of romantic nonsense that abstract knowledge cannot engender deep emotion.”

    il resto del bellissimo saggio di Stephen Jay Gould si trova qui:
    http://www.stephenjaygould.org/library/gould_human-equality.html

  14. Ieri su Twitter è stata una di quelle serate durante le quali, non avendo di meglio da fare e pur avendo sonno, è stato impossibile staccarsi da monitor e tastiera. Abbiamo interagito in tanti con tutti i tipi di “censore” individuati nell’articolo.
    Già negli ultimi giorni avevo la TL piena di ottimismo sul governo prima ancora che l’incarico fosse affidato a M.M., ed è stato facile capire chi defolloware immediatamente: belle gioie, monti-addicted, “e allora preferivi berlusconi”. La “questione @palazzochigi” li ha smascherati: scherza coi tonti ma lascia stare i Monti infatti non l’ho scritto io. Inoltre è fastidiosa la rettifica del deputato PD @andreasarubbi che afferma di aver agito dopo le segnalazioni di utenti “disorientati”.
    Sono questi “disorientati” che mi suscitano sentimenti violenti. Chiunque apra la pagina del profilo twitter @palazzochigi, legga: “L’#Italia prenda esempio dal nostro amato presidente Napolitano, classe 1925 lavora, è attivo , importante, produttivo.” e non si renda conto di trovarsi davanti a un account satirico, beh perde il diritto di protestare.
    Sarebbe interessante capire quante segnalazioni di “fake” siano partite da simili utonti che magari poche ore prima avevano augurato “buonanotte presidente” a chissà chi.
    Infine, i cosiddetti Social Eroi. Mi sa che qualcuno ha guardato troppe puntate di Striscia la Notizia e visto troppe slideshow in .pps e partecipato a qualche briefing e social media event di troppo. Sul concetto di “fake inconscio” non mi esprimo, va al di fuori delle mie scarse possibilità.
    Se qualcosa di buono si può ricavare da questa vicenda, è l’aver trovato nuovi stimoli, utenti da seguire, esperienze di uso della rete fuori dal comune.

  15. In teoria, dovrei rientrare nel secondo gruppo, quello dei Socialeroi, perché ho chiesto regole più chiare: poi se la polizia ha deciso di chiudere l’account, anziché chiedere al titolare di modificarne qualcosa, io c’entro ben poco. Non mi sento ottuso, come alcuni si divertono a dipingermi, né credo sia una colpa difendere le persone che si sono trovate disorientate da un account volutamente ambiguo; nel caso Merkel, per dire, non mi sarebbe mai venuto in mente. Ne ho già parlato nel mio twitlonger di ieri sera, quindi non ci torno su: non è limitazione della rete chiedere di rendere la satira riconoscibile come tale. A meno che uno non creda alla favoletta della mano invisibile che tutto autoregola, alla Adam Smith: se ci sono sentenze della corte di Cassazione sul furto d’identità, vuol dire che la rete – come il traffico nelle grandi città – non è immune da rischi. Poi uno può discutere di tante cose: ho esagerato a farlo, sono stato fesso a dirlo, sono cretino a perdere ancora tempo sulla questione mettendoci la faccia e rispondendo, sono ingenuo a pensare che da questa storia possa nascere qualcosa di buono (tipo un progetto di legge wiki che si occupi proprio delle nuove questioni relative al web)? Probabilmente in ognuna di queste domande c’è qualcosa di vero. Ma far passare per il mostro nero del web una persona che da tre anni e mezzo vive di trasparenza, onestamente, mi pare esagerato. La storia di #opencamera ha aperto le porte del Parlamento: per un anno sono stato da solo, ora siamo almeno una quindicina di deputati di varie appartenenze politiche. Chi mi accusa adesso, probabilmente, non vedeva l’ora di trovare un motivo buono per prendersela con un parlamentare; mi dispiace averglielo dato, tutto qui.

  16. 14 novembre scorso:
    http://twitter.com/#!/andreasarubbi/status/136037194988142593
    Giusto per capire qual era l’intento di Andrea Sarubbi, che ora dice di c’entrare ben poco se la polizia postale ha fatto chiudere l’account.
    Poteva fare tre cose.
    La prima era… nulla. Evitare, cioè, di scagliarsi verso uno spazio satirico – anzi, parodistico – lieve e arguto, con una vena surreale, eppure preciso, puntuale. Del tutto privo, poi, di volgarità.
    Una presa in giro, che chiedeva solo un minimo di attenzione per essere colta come tale. Se qualcuno non l’ha capito (ma chi? Ma quanti?) non si senta insultato, per favore. Capita. Per una volta, sono mancate gomitatine e strizzate d’occhio. Quelle sì, davvero, volgari.
    La seconda cosa era rivolgersi direttamente a @palazzochigi. È facile, con twitter. Basta una menzione.
    La terza cosa era segnalare il “problema” ai gestori di twitter. Perché, fra fare questo e rivolgersi alla polizia postale, c’è di mezzo un oceano. E non sarebbe stato “cerchiobottismo”. (Anche se si sarebbe trattato, per me, comunque di un errore. Oltre che di una caduta di stile.)
    La quarta cosa – quella che Sarubbi ha fatto – è stata segnalare l’account alla polizia postale. Per farlo chiudere. “Game over”: lo ha scritto lui, mica io.
    E adesso viene qui a fare la vittima. Ignorando, peraltro, una buona parte delle questioni contenute nel post.
    Mi fa tristezza, e un po’ rabbia. Ma reagirò con sobrietà.

  17. 😀 a dire il vero da inesperta e forse anche un po’ tonta anche io sono caduta nell’illusione di pensare che MM fosse diventato twitter. E’ stato un attimo mi sono ravveduta e la mattina scorrevo sorridendo questi tweets pensando che l’ironia è una bella forma di esorcizzare paure timori di ciò che sarà il futuro.
    Siamo in un mondo incattivito, di gente prigioniera che non è neanche più in grado di ironizzare e autoironizzarsi. ca va (si scrive così?) ahimè….

  18. Io, personalmente, non avrei segnalato @palazzochigi alla polizia postale, ma non perché ritenga che ci sarebbero state altre strade, come suggerito nel commento di Tito Faraci. Penso che fosse un buon esempio di satira e che l’eventuale disorientamento di alcuni utenti non fosse così grave da indurre a misure drastiche; e in tutti i casi, a richiedere tali misure avrebbero dovuto essere le eventuali parti in causa (Mario Monti, o la struttura amministrativa di Palazzo Chigi), non un singolo cittadino – anche se direttamente coinvolto in politica – come Sarubbi.
    Ma il punto è un altro: non condivido il gesto di Sarubbi, ma non si può dire che abbia fatto la cosa sbagliata. La non condivisione deriva dal disaccordo sul principio di base, e cioè sul fatto che @palazzochigi superasse il limite tra satira e furto d’identità. Ma se uno pensa, come Sarubbi, che quel limite è stato superato, allora l’unica reazione conseguente è proprio la segnalazione.
    A me dispiace vedere che sulle questioni di internet tutti finiscano per comportarsi in maniera opportunistica. Quando i governi o certi parlamentari promuovevano provvedimenti liberticidi ad hoc per la rete si contestavano sostenendo (giustamente) che le leggi già esistenti erano sufficienti e si potevano applicare anche a internet. Se oggi una persona applica leggi già esistenti a qualcosa che ritiene illecito, allora non va più bene. Se è stata davvero la postale a far chiudere @palazzochigi potremmo dire che a livello di legge qualcosa di illecito c’era, ma allora il problema da affrontare non è Sarubbi (o chiunque altro) che segnala un account, ma la legge che dà ragione a questa segnalazione! L’impegno di chi crede in internet sarebbe di adeguare la consapevolezza pubblica, e di conseguenza anche giuridica, alle nuove forme di aggregazione e produzione di sapere che avvengono online, invece a me sembra che la reazione a casi come questo sia una sorta di chiusura, di “sistemiamo le cose tra di noi”. Questo non mi piace: non provo la minima simpatia per i Social Eroi, ma se il modello da contrapporre è una sorta di Beati Paoli della rete, allora siamo messi davvero male.

  19. Non ho letto tutti i commenti, ma mi pare che quello che riesce intollerabile è l’ambiguità, non la menzogna.
    Ho sentito a Fahrenheit parlare dell’Aquila e dire come i politici, facendo promesse per una ricostruzione immediata, mentivano. Solo che non c’era nessuna tag per dire: ‘ehi, stiamo mentendo’. E se noi avessimo dubitato, allora avremmo messo in atto quella forma di diffidenza e dietrologia che ‘pare brutta’ tra persone beneducate.
    Anche adesso, nei confronti di questo nuovo governo, pare non sia bene educato esprimere diffidenza. E anche verso la proposta di Ichino non è educato esprimere dubbi di fronte a tanta candida certezza. C’è uno stile, una serietà, un rigore che sembra dire: ehi, noi siamo diversi. Sii, diverso anche tu, fidati.
    Solo su twitter se uno mente deve dire: “sto mentendo, è uno scherzo, quello che sembra vero (perché sembra vero) non lo è”.
    Chissà però perché sembra vero. Comunque, dato questo precedente, ci vorrebbe anche una polizia postale per le affermazioni dei politici e dei dirigenti (presente Marchionne?), passati, presenti, futuri.
    La prego Andrea Sarubbi, si attivi.

  20. Ciao Loredana, scusami se mi permetto di usare questa frequentatissima sede per un punto di principio riguardo ai “tecnoesaltati, ben riassunti dal gruppo che si autodefinisce Socialeroi, coloro che agitano lo spettro delle regole in qualunque occasione”.
    Sul blog dei “socialeroi” -che sono costretto a linkare, e di ciò mi scuso con te e i lettori- nel post http://www.socialeroi.it/2011/11/quer-pasticciaccio-brutto-de-palazzochigi scrivono ‘Dopo un inizio non proprio simpatico siamo riusciti a realizzare un buon dialogo ed ognuno ha esposto le proprie posizioni. Qui trovate la loro versione dei fatti http://t.co/nZHy2tx9http://t.co/kikAyVs4
    Il primo link rimanda a un post del mio blog contenente un mio storify sulla storia dell’account @palazzochigi aggiornato alla mattina del 16 Novembre (che anche tu hai avuto la bontà di ricordare). Il sito e l’account Twitter dei “socialeroi” NON SONO CITATI in quel pezzo. Su Twitter inoltre NON HO MAI “dialogato” o avuto alcun contatto di alcun tipo, nemmeno indiretto, con quell’account. Né intendo averlo, con l’eccezione necessaria della richiesta di rettifica, che anche qui ripeto, dopo averla avanzata su Twitter già due volte e aver lasciato un commento al post dei “socialeroi”, ormai da ore in moderazione, dove appunto richiedo che almeno sia modificato il giro di frase, per minimo rispetto di quella verità che i “socialeroi” si sentono chiamati a difendere e in modo da fugare l’ingannevole impressione che io li ritenga interlocutori se non autorevoli almeno ragionevoli.
    L’amico JohnGrady un po’ brutalmente chiarisce un altro aspetto della vicenda (e appunto sia io che LaLipperini dobbiamo dolerci della pubblicità necessariamente fatta ai tipi): “Da come è scritto il pezzo incriminato, sembra che ci sia stato un dialogo con te [jumpinshark] e con @uomoinpolvere e che, grazie alla loro opera di mediazione, si sia giunti a un punto di accordo. Peccato che poi basti cliccare i link segnalati per rendersi conto che nessuno se li è mai “considerati” manco di striscio.”
    Autopromozione a parte, da chi è così ligio nel far rispettare le regole sui social mi aspetto almeno la decenza di *non attribuirsi interazioni sociali inesistenti* con utenti non interessati al loro – come dire… – “progetto sociale e culturale”. (E se poi avessero la premura di togliere direttamente il link al mio pezzo mi farebbero gradita cortesia…).

  21. Volevo sapere una cosa, se possibile. Se l’on. Sarubbi ha segnalato alla Polizia Postale (e non a Twitter) il “furto di identità” di cui si sarebbe reso responsabile il gestore dell’account @palazzochigi, vuol dire automaticamente che, oltre alla chiusura dell’account, il responsabile sarà perseguito per legge? [Visto che “ci sono (persino! n.d.c.) sentenze della corte di Cassazione”, come dice sempre il solerte Sarubbi]
    No, per saperlo, perché in Italia si fa presto a passare dalla farsa alla tragedia…

  22. Io ho già riassunto la storia dal mio punto di vista nello storify: http://storify.com/uomoinpolvere/son-furbo-io-fake e ho espresso le mie posizioni su twitter. Non ho molto altro da aggiungere su questa vicenda, che per me è conclusa: ciò che c’era da capire si è capito (per chi vuole capire).
    Ripensando a tutto quanto, la cosa che mi sconcerta di più non è la censura o l’idiozia di massa. Capirai, a quelle ormai, purtroppo, ci siamo abituati. Quello che mi sconcerta è l’incapacità, da parte di menti che si supporrebbero elevate, di capire cos’è uno scherzo. Pare che da queste persone la categoria “scherzo, burla” sia stata rimossa. Ammettono la satira, ma che non sia uno scherzo, che non ci si burli di nessuno. Che non si offenda nessuno.
    A me *questo* fa paura. Più di tutto il resto. Più della pochezza delle istituzioni o dell’instupidimento collettivo. Mi fa paura che non si accettino più le burle. Che insulti diretti e violenti siano ben più tollerati. Mi fa paura un paese con la bava alla bocca. Un paese sempre più pronto alla guerra civile. E a me non so se va di combatterla. Ieri sera ho pensato per la prima volta nella mia vita di lasciare questo paese.

  23. No, a me fa più paura la stupidità di alcuni, l’ottusità che ho visto ieri sera in alcuni, non riuscire davvero a vedere molto più in là della radice del proprio naso. Strabiliante, per certi versi, abituale, ma sempre sorprendente. Specialmente, devo dire, sul web, dove ti aspetti sempre che la gente sappia maneggiare ormai lo strumento con cui ha a che fare. Invece non è così, evidentemente. E la cosa più dannosa, quindi, è che ci siano persone come il dottor Sarubbi, che pensa di conoscere il mezzo, e invece no, ma pretende anche di dare lezioni agli altri. Da buon politico.

  24. On. Sarubbi: non mi sembra di averla indicata come il mostro della laguna nera. Ero e sono, però, francamente sconcertata da quel “game over” che lei ha pubblicamente postato a proposito della denuncia da lei presentata.
    E guardi: io non penso che sulla rete si possa fare “tutto”, tant’è vero che quando, settimane fa, scoppiò il caso Vasco versus Nonciclopedia, questo blog, insieme ad altri, fu tra i non molti a segnalare che in quelle pagine si reiterava antisemitismo, razzismo, sessismo. Spacciando il tutto per allegra satira surreale.
    Non credo alla rete per la rete. Non sono, appunto, una tecnosciamana: credo a quello che nella rete si fa, cerco di giudicare caso per caso. Altrimenti la “regola” astratta finisce per schiacciarci. In questo ha perfettamente ragione Skeight: bisogna cercare di capire come la norma dettata da un social network possa adeguarsi all’uso che dei medesimi si fa. Ho fatto, nel post, l’esempio di Facebook e Google plus e della richiesta di documenti a chi apre un profilo: in altre zone del mondo questa pratica è stata – giustamente – oggetto di proteste. In Italia, chi la contesta è giudicato un fiancheggiatore di chissà cosa.
    Per farla breve: tanta solerzia si è vista all’opera solo per un (ripeto, amabile) fake dell’attuale premier, e non in altre occasioni. Sinceramente, credo che si potesse agire altrimenti. Buon lavoro, spero che il suo partito sia altrettanto attivo, già da stasera, dopo le decisioni di Marchionne in materia di accordi sindacali.

  25. Io volevo sinceramente farla finita lì, ma vedo che in troppi continuano a non volerlo. Sul campo di battaglia già si aggiravano gli animali spazzini: http://t.co/zQtqxkvd; ero convinto che tutto fosse finito. Di solito gli sciacalli sono gli ultimi. (BTW: sincera solidarietà ad Andrea Sarubbi per questo, quando si viene attaccati dai fascisti veri -non fake- la solidarietà viene prima di tutto. Certo, bisognerebbe agire in modo da non lasciare spazio ai fascisti.)
    Dicevo, la battaglia sembrava finita, sono arrivati gli sciacalli, ma… che succede? …i morti non sono morti, sono zombies, e non muoiono mai. Qua siamo molto oltre la soglia del ridicolo. Invitano a vedere la luce http://t.co/hdKWoAI. Creano profili antisatirici su twitter http://bit.ly/tj1eNZ. Lanciano campagne per scrivere le regole della rete http://t.co/7Dhoi5j. Ecco, non sembra mai finire in Italia la farsa del potere. I potenti ci invitano sul giornale dei potenti a fingere di scriverci le regole che ci hanno già imposto con il sopruso del loro potere. Io non parteciperò, ça va sans dire, a questa “scrittura collettiva”.
    Generale, la guerra è finita, il nemico è scappato, è vinto, è battuto, dietro la collina non c’è più nessuno, solo aghi di pino e silenzio. Che altro volete? Lasciateci morire in pace. In austerità.

  26. Quello che mi spaventa di più è il voler “difendere le persone che si sono trovate disorientate da un account volutamente ambiguo”. Dove “difendere” in questo caso significa segnalare, “far chiudere il gioco” e non comunicare, nè con le “persone disorientate”, eventualmente esplicitando il fatto che fosse un fake (visto che a Sarubbi tra l’altro pare fosse chiaro) nè comunicando con @palazzochigi. Si, mi spaventa e/o non ci credo fino in fondo. Quello che spaventa è preferire segnalazioni per chiudere account che darsi o fornire strumenti di analisi. Anche criticando, se si riteneva utile. E se proprio non faceva ridere, potevate sorriderci sobriamente su…

  27. Salve a tutti. Come ho segnalato tramite twitter a l’autrice qui trovate il mio punto di vista più per esteso: http://anonimoconiglio.blogspot.com/2011/11/golpe-sulla-vicenda-che-ha-fatto.html
    Volevo solo aggiungere una cosa al commento di Uomoinpolvere.
    Perché quella proposta di riscrivere le regole diventa una vicenda raccapricciante.
    Queste persone, anziché farsi un’esame di coscienza, o scrivere che il fatto più più preoccupante in tutta la faccenda erano i boccaloni e la loro tendenza a credere tutto, si mettono dalla parte degli sprovveduti.
    Diventano difensori di una categoria indifendibile. Tutto per mettere le mani avanti e uscirne un minimo degni. E invece non fanno altro che cavarsi la fossa.
    Quale regola nuova potranno tirare fuori, circondandosi e scrivendo le suddette regole con gente che non ha capito che il messaggio di Monti, di andare a letto presto per risparmiare energia, fosse una cavolata?
    Sarubbi ha fatto una gaffe clamorosa. Badate che è probabilissimo sia stato twitter a chiudere l’account. Lui ora non fa altro che restare esposto ad attacchi dei veri fascisti come ha detto Uomoinpolvere. E d’altro canto ha l’appoggio di un manipolo di gente che questo post ha descrito meglio di come potessi fare io. Gli offesi ingenui, i difensori del technofeticismo esaltati (eroi dei boccaloni) e i neodiffensori di Monti. Aggiungerei la categoria dei “ci metto la faccia”, utenti che odiano gli anonimi.
    Sono questi coloro che vogliono riscrivere le regole della rete? Per piacere…

  28. Per jumpinshark:
    fossi in te, dispererei che i nostri commenti ai post sul blog dei SocialEroi vengano pubblicati. Ho la netta sensazione che i SocialEroi siano RealVigliacchi… 🙂

  29. Ciao a tutti,
    vorrei rispondere alla richiesta di jumpinshark di cambiare frase sul nostro post, fatto.
    II link sono stati recuperati da una conversazione su twitter con uomoinpolvere e mi è sembrato giusto linkarli per fornire diversi punti di vista su questa vicenda. Tirato via e lasciato il tuo commento in merito, che reputo alquanto esagerato.
    C’è tanta confusione riguardo ai SocialEroi! Tanta! Siamo nati ad Agosto e fino ad ora ci siamo fatti delle grasse risate con attività che avevano lo scopo di divertire e volendo… riflettere un po’…
    Chi ci conosce e ha speso due minuti capisce al volo che l’ironia e soprattutto l’autoironia sono alla base del progetto, ma avete letto le bio? Gli avatar? Dai… Avete capito perché l’ho chiamati SocialEroi? Potreste dire anche “ecchisenefrega” ok ma allora non raccontate cose non vere.
    Ci saremmo risparmiati ben volentieri questa pubblicità, ma pensate veramente che sia colpa nostra se Twitter ha chiuso l’account? Il nostro intervento in merito è stato come un batter d’ali di farfalla in una tempesta! NON abbiamo organizzato nessuna attività! Perché? Non tutti erano d’accordo sulla segnalazione, infatti ognuno l’ha fatto in base al proprio punto di vista. Non possiamo avere punti di vista diversi? Non abbiamo la stessa opinione e quindi siamo fascisti, occultatori della sacra verità, tecnoesaltati, etc? Chi vuol farsi pubblicità a questo punto? In qualche blog ho letto perfino che ci siamo formati proprio in occasione di questo caso! 😀
    Twitter l’ha chiuso perché avrà ricevuto N segnalazioni ed è partito in automatico (tristezza) la chiusura dell’account.
    Quanti account vengono chiusi così da Twitter? Stavamo lavorando proprio alla riattivazione di @fattelanarisata (appunto…) Saranno state le nostre 5/6????
    La parte dedicata ai fake nelle nostre attività è stata sempre minima e circoscritta a casi beceri e sempre documentati. Infatti tutte le nostre attività sono documentate e le pubblichiamo ovunque! Non ce ne vergogniamo anzi… ma in questo caso semplicemente non c’è stata e sinceramente non c’è stato neanche il tempo… oltretutto siamo impegnati in altri due grossi progetti e questo “caso” proprio l’avrei evitato. Volete ostinarvi? Fate pure.
    Non ho risposto a nessuna provocazione su twitter e all’enormi menzogne scritte nei vari blog in merito al nostro gruppo, proprio per non continuare ad alimentare questa ‘cosa’.
    Vi consiglio di leggere anche questo post: http://www.fanpage.it/palazzochigi-fake-furto-di-identita-o-impersonificazione/
    Si da il caso che sia un SocialEroe….. abbiamo opinioni diverse… meglio così!

  30. Salve, io della vicenda ho capito che l’account “palazzochigi” se non fatto è stato comunque utilizzato da un gruppetto di “intelligentoni” per farsi quattro risate dei tanti “boccaloni” del web, dimenticando che magari sono stati loro i primi. Ora, sicuramente non andava chiuso ma non credo a quelli che gridano alla censura solo perchè gli è stato tolto il giocattolo.
    A qualcuno sembra addirittura che questa storia sia servita per fare pubblicità al proprio libro…
    A qualcun altro per attaccare politicamente qualcuno. Solidarietà al povero Sarubbi che dopo la caccia al mostro ha dovuto subire pure la caccia al comunista.

  31. Senza voler alzare nuovi flame, ma solo per amore di precisione segnalo che il mio articolo proposto come espressione di un “Socialeroe” (http://www.fanpage.it/palazzochigi-fake-furto-di-identita-o-impersonificazione/) per molte ragioni diffusamente spiegate in questo post http://gilda35.com/2011/11/24/giu-la-maschera/ non è assolutamente da considerarsi tale. E’ un mio personale articolo dichiaratamente pro Palazzochigi, che nulla ha a che vedere con il Gruppo.

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