Sull’ennesima vicenda “il mondo versus Grand Theft Auto”, che va avanti da lustri, dico solo un paio di cose.
Primo: si tratta di un videogioco per adulti. Possiamo discutere fino allo sfinimento, ma è stato pensato per un pubblico di giocatori non minorenni. Qui un’intervista di Alessandra Contin dove il concetto viene precisato per l’ennesima volta. Qui Jaime D’Alessandro. Invito a leggerli, anche se ripetono le stesse cose da anni, a quanto pare invano. Sul discorso sessismo e videogiochi, che è enormemente più ampio, è giusto interrogarsi: ma senza fare del mondo ludico un’esperienza a se stante dalle altre narrazioni. E senza tirare in ballo GTA tutte le volte che un adulto fa un acquisto senza informarsi.
Quanto all’influenza nefasta di un videogioco sui futuri maschi femminicidi, come si ventila, basterebbe estendere la possibilità di quell’influenza nefasta ai libri. Nel pamphlet scritto con Michela Murgia ne abbiamo citati diversi, e alcuni di quei libri sono grandi classici della letteratura. Nessuno si sognerebbe di fare interrogazioni parlamentari o scrivere lettere a Renzi su Stendhal o sulla Carmen di Bizet. Per fortuna. La questione, come sempre, è la contestualizzazione. Ogni storia va capita. Ne vanno comprese le motivazioni, il momento in cui nasce, la cultura in cui prende forma e che ancora oggi è viva, e di questo occorre parlare. Non sono i supporti a fare la differenza: sono gli adulti. Oggi, su Repubblica, si citava il possibile effetto negativo di un film come Arancia meccanica su una mente adolescente. Ho visto il film a quattordici anni. L’ho amato moltissimo. Non sono un’assassina. Ho avuto la possibilità di discutere con persone intelligenti degli intenti di Burgess quando ha scritto il romanzo. Ho avuto buoni esempi dagli adulti.
E arrivo al secondo punto. Mi chiedo come sia possibile affermare che un videogioco sia la causa di terribili mali, quando la stessa Camera dei Deputati di cui fa parte Ilaria Capua, che ha inviato una lettera contro GTA al presidente del Consiglio, considera normale linguaggio politico la definizione di “orango” rivolta a Cécile Kyenge. Sarà ingenuo da parte mia, ma temo che siano queste le nefaste influenze che vengono assorbite dalle giovani persone.
La UEFA ha sospeso Tavecchio per sei mesi per aver detto che un giocatore africano prima di venire in Italia mangiava le banane. La Procura della FIGC non ha ritenuto procedere contro il proprio presidente.
Calderoli ha fatto la battuta sull’orango. Tutto regolare secondo il senato italiano. In questo siamo coerenti.
Poi però ci inc…ziamo come delle bisce se all’estero ci chiamano mangiaspaghetti, pizzaioli o mafiosi (penso alle reazioni a una famosa copertina di Der Spiegel). E perché mai? È solo una battuta.
Il linguaggio politico è talmente basso da provare vergogna.
Le parole che offendono sono dette a tal scopo, altro che battute (ci sarebbe da chiedersi cos’è una “battuta”) e chi parla ad un pubblico, qualsiasi, dovrebbe saper misurare le parole e se non lo sa fare, dovrebbe cambiare mestiere. Certo, se si cominciasse a punire, fosse pur solo come disapprovazione…
Che vergogna.
Ti trovo comunque interessante nonostante la distanza non solo fisica,600 km non sono pochi.Una volta si poteva andare al cinema e vedere magari film poco impegnati come tarzan, l’uomo scimmia e credo che pochi in occidente si sentissero offesi.Lo stesso dovrebbe valere per tutti perché anche se le parole possono fare male almeno lasciano altre possibilità,come quella di continuare ad esistere.Preferirei sicuramente un mondo dove il reato più disgustoso sia il lancio di una banana piuttosto che quello che in parte esiste oggi.Arancia meccanica l’ho visto quando ero molto giovane,e certamente,almeno a me,non ha fatto venir voglia di andare in giro a massacrare la gente.Ne avevo già fin troppo piene le p…e dei miei insulsi coetanei.Come spesso accade è difficile comprendersi quando si è troppo e purtroppo distanti.Cordiali saluti dal nord,pardon,da Milano.
Ribadendo un concetto gia` espresso con altri termini in un` occasione analoga ritengo che chi e` dotato di cosi` scarsa sensibilita` e capacita` di discernimento da non riconoscere la differenza tra liberta` di offendere e quella di espressione sta gia` pagando un prezzo in termini di facolta` intellettive. Non e` neanche il caso di infierire
Mettere sotto accusa il nostro senatore in queste ore non mi sembra tanto facile e forse nemmeno giusto. Se è vero che le storie vanno capite, contestualizzate, comprese nelle motivazioni, forse con un altro pizzico di intelligente ingenuità si possono accettare anche le metafore di Calderolì. Per dire mi domando quanti, in tempi non sospetti si stracciarono le vesti firmate quando il nostro Calderolì indossò la famosa maglietta con le vignette satiriche sull’Islam. Quanti disapprovarono accusarono il nostro di islamofobia razzismo etc. Eppure, prendendosi qualche responsabilità in più, non ha fatto niente di diverso dai milioni di francesi ed europei che pochi mesi dopo hanno sfilato con il famoso cartellino a costo zero . come loro Calderoli voleva dire non è giusto che per una vignetta si uccida o anche solo arrivare alle minacce. Forse il nostro nella sua rozzezza considera i musulmani e gli extracomunitari in genere persone simili uguali a lui ,con cui trattare e, se necessario litigare, e non dei “miserabili coperti di meravigliosi stracci” da valutare con l’ossequioso distacco che si potrebbe avere per degli animali protetti. Anche sulla Kiniege ha detto la verità, “assomiglia a un orango” embè? Da quando lo ha detto anch’io non riesco a evitare la stupida associazione, ma l’ intelligenza l’ educazione la saggezza con cui la Kyenge ha sempre saputo rispondere me la fanno apprezzare ancora di più. Lei e pure gli oranghi. Molto molto meno quelle lassù sugli alberi. le scimmie radical-chic .
Per cui scendiamo in piazza e gridiamo in coro;
Oui! Oui! Oui!
Je sui Calderolì!!!
ciao, k. (olè)
K. anche tu (come tutti noi) somigli ad un orango, avete in comune quasi l’intero patrimonio genetico. Dopodiché se per te la Kyenge ci assomiglia esteriormente forse devi controllare la vista. Ed è preoccupante se non riesci ad evitare la stupida, razzista, vergognosa, associazione di idee.
Fratello Ekerot, se con oranghi e scimmiette condividiamo “quasi” l’intero patrimonio genetico, con l’ex ministro tutti noi condividiamo “ tutto” ma proprio tutto il patrimonio genetico. Una ragione in più allora.
E allora difendiamo la satira
le vignette, la libertà la laicità,
e insieme all’europa a parigi
e ai nostrani radical chic;
scendiamo in piazza
e gridiamo insieme;
!!!Je sui Calderolì!!!!
Ciao,k.
K., sai che non ho pregiudizi e che adoro i ragionamenti fuori dagli schemi, ma sulla stessa falsariga di quanto hai sostenuto,per inferenza non sarebbe difficile pensare che hitler ha progettato la soluzione finale in realtà, senza operare discriminazioni da radical chic(e quindi non considerando soggetti da tutelare aprioristicamente) per convincere gli ebrei a uscire dal loro ghetto per emanciparsi, esperendo di fatto una sorta di Darwin Awards serratissimo. Ciao (Baci)
C’è quel fatto dell’eterogenesi dei fini, per cui le cose prendono strade anche diverse dalle intenzioni di chi si illude di guidarle. Per Calderoli, pure ammettendone le peggiori intenzioni, i recenti fatti lo hanno trasfigurato, sollevato in alto, nel cielo sopra Parigi; profeta, perno del pensiero intorno a cui ruotano le masse , superno simbolo della libertà e della laicità occidentale
Tutti in coro hanno gridato, lo hanno innalzato;
“!!!oui oui oui je sui calderolì!!!”
ciao,k.
Ai tempi della maglietta incriminata presi le sue difese, nella convinzione che non ci si possa far ricattare dietro la minaccia di tumulti o uccisioni per aver offeso un fantasma, Altra cosa sono gli attacchi personali di matrice discriminatoria. Ciao
Caro k., ne parlammo altrove: ripassati il concetto di “contesto” e del ruolo di chi pronuncia o scrive certe cose rivolgendosi ad altri. Una vignetta disegnata da chi nella nostra società assume il ruolo (riconosciuto) di fare satira è ben diversa dall’insulto di chi nella nostra stessa società assume un ruolo istituzionale di rappresentanza altrettanto riconosciuto. Senso e soprattutto effetti sono ben diversi. Quindi… oui, Je suis Charlie et non, Je ne serai jamais (du tout) Calderoli.