VAROUFAKIS E L'ARTE CHE CAMBIA IL MONDO

Yanis Varoufakis, di cui molto si parla in questi giorni (molto spesso, sui social e no, per motivi legati al bell’aspetto), non è solo un ministro e non è solo un economista. Conosce le narrazioni. Sa, per meglio dire, che per cambiare un sistema economico, politico, sociale, non si può prescindere dal mutamento del racconto di quel sistema. Già diverso tempo fa esemplificò questa esigenza in una nuova versione de La cicala e la formica di Esopo: la trovate in un lungo e approfondito articolo di Girolamo De Michele per Carmilla.
Non solo. Date un’occhiata al sito Vital Space, dove c’è un altro racconto di cui Varoufakis è co-autore. Si parla di arte e di cultura. Proprio ora, nel momento di massima crisi economica e ambientale. Perché è lo sguardo dell’artista, sostiene il team di cui Varoufakis fa parte, che può influenzare positivamente le scelte che riguardano il nostro futuro. L’arte può cambiare il mondo, si afferma. E non è un’utopia, perché giusto ieri si parlava a Fahrenheit di come un romanzo, Il buio oltre la siepe, abbia fortemente contribuito a mutare il punto di vista sulle segregazioni razziali. Il romanzo di una giovane donna. L’arte, dicono quelli di Vital space, permette infinite connessioni (anche economiche, certo) e arriva dove le parole dei politici e degli economisti non giungono.
E’ bello e allegro ammirare il look del ministro più sexy del mondo, giustamente. Però ammiratene anche i progetti, cari media: e, soprattutto, parlate di quelli, e non solo del suo giubbotto.

7 pensieri su “VAROUFAKIS E L'ARTE CHE CAMBIA IL MONDO

  1. Vale la pena di ricordare che “Il Minotauro globale”, cioè il testo teorico più impegnativo di Varoufakis, è stato tradotto in Italia da Asterios, nel giugno 2012. E recensito (molto bene) due giorni fa dal sole24ore da Nicola Borzi (la rece è on line). Insomma, a voler andare oltre il gran figo col giubbotto metallaro e dare un’occhiata al cervello che c’è dietro la faccia, il materiale c’è. Anche per chi Varoufakis lo scopre solo ora…

  2. Certo che arrivata alla sua veneranda età deve proprio ostinatamente aver letto tutti i libri sbagliati per arrivare a queste conclusioni allucinate sul primato delle narrazaioni. Non era facile. D’altronde lo stesso Godel dichiarò, a domanda precisa, che il più grande di tutti i tempo fu Leibniz. “Perché?” “Ma perchè aveva sbagliato tutto”.
    Intanto la BCE ha chiuso i rubinetti, CVD. Non capisco francamente con quali entusiasmi si possa guardare all’avventura Tsipras e del suo ministro, indubbiamente intelligente ma senza armi di sorta.
    E lei tira fuori l’arte. Seguire un Master di economia non è mica un affronto alla sua età, sa? Ci provi, e sognerà meno con la mescalina delle narrazioni.

  3. Parlando invece di cose serie. Che la sostanza ci sia lo dimostra anche il piano che ha presentato e che (per il momento) è stato respinto, tutt’altro che privo di senso finanziario ed economico. Non si tratta di un personaggio naive, è uno che la sua materia la conosce. La sua attenzione all’arte e alla narrazione lo collega a una grande tradizione di economisti che furono e purtroppo non sono più. A cominciare da Keynes, grande collezionista d’arte e scopritore degli scritti di Newton alchimista; ma anche lo stesso Smith, fondatore della disciplina economica come la intendiamo oggi, che era professore di filosofia morale. Insomma, una volta gli economisti il mondo lo interpretavano, non si limitavano a certificarne le prassi, e per interpretarlo ricorrevano a categorie dello spirito.
    Purtroppo questa grande tradizione si è come disseccata, anche se ci sono segnali incoraggianti che possa risvegliarsi (il libro giustamente osannato di Picketty e dedicato all’acuirsi delle disuguaglianze, uscito nei mesi scorsi, è pieno di riferimenti letterari e addirittura al cinema di Walt Disney). Tra le persone che frequento per lavoro, quasi tutti economisti, prevale in modo dilagante la visione cinica: Varoufakis per loro è un ipocrita che vuole solo trovare un modo per non pagare i debiti. La loro vista è amputata, c’è un pezzo di realtà che non possono vedere. Non ne hanno i mezzi. E purtroppo temo che questa sia la situazione dei più.

  4. Si dimentica spesso che l’economia è una disciplina “umanistica”. Tuttavia il piano di rientro dal debito non può consistere (soltanto) in una “narrazione”. Termine, com’è noto, molto caro a Vendola.

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