Il problema siamo noi, temo. Due casi, due storie.
La prima avviene a Ferrara, dove una madre toglie la figlia dall’asilo perché c’è un’assistente affetta da sindrome di Down. Ora, leggete i commenti alla notizia su estense.com e il successivo intervento del vicepresidente dell’Ordine dei Medici che afferma “avrei fatto lo stesso, i down vanno bene i cucina, o a fare giardinaggio”.
I commenti, dicevamo. Molti di solidarietà con l’assistente. Ma non tutti. Anzi. “in quanto genitore avrei qualche preoccupazione a sapere mia figlia di dieci mesi lasciata potenzialmente sola con una persona affetta da sindrome di Down. Non è per discriminazione ma per buon senso”. “Per una mamma separarsi da un figlio è già un trauma,figuriamoci se poi lo deve lasciare a gente di cui non si fida. Il suo giudizio è l’unico che ha importanza e ha tutto il diritto di fare come gli pare”. “Che noia, sono sempre esistite ste cose. adesso fa notizia anche se tiro un calcio alla sedia.”
La seconda notizia viene da Ardea, dove trecento bambini sono stati privati della mensa per morosità dei genitori. Raccontavo ieri sera su Facebook del mio stupore per le reazioni di molti ascoltatori di Fahrenheit, dove abbiamo racontato l’episodio, e che ci hanno accusato di buonismo e di difesa dei genitori “ladri”, che vanno invece condannati in quanto spregiatori di legalità. I due episodi, diversi e insieme simili, sono, per me, un campanello d’allarme sul malinteso senso di giustizia (sì, malinteso) che accende di rabbia e reciproca incomprensione il lunghissimo inverno del nostro scontento.
Occorrebbe avviarla, la benedetta riflessione su chi siamo oggi. Spero che possa contribuire Borges, e uno dei suoi racconti più famosi, I due re e i due labirinti. Perché c’è sempre un labirinto più grande, e fatale, ad attendere.
I due re e i due labirinti
Narrano gli uomini degni di fede (ma Allah sa di più) che nei tempi antichi ci fu un re delle isole di Babilonia che riunì i suoi architetti e i suoi maghi e comandò loro di costruire un labirinto tanto involuto e arduo che gli uomini prudenti non si avventuravano a entrarvi, e chi vi entrava si perdeva. Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini. Passando il tempo, venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per burlarsi della semplicità del suo ospite) lo fece penetrare nel labirinto, dove vagò offeso e confuso fino al crepuscolo. Allora implorò il soccorso divino e trovò la porta. Le sue labbra non proferirono alcun lamento, ma disse al re di Babilonia ch’egli in Arabia aveva un labirinto migliore e che, a Dio piacendo, gliel’avrebbe fatto conoscere un giorno. Poi fece ritorno in Arabia, riunì i suoi capitani e guerrieri e devastò il regno di Babilonia con sì buona fortuna che rase al suolo i suoi castelli, sgominò i suoi uomini e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò su un veloce cammello e lo portò nel deserto. Andarono tre giorni, e gli disse: «Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo! In Babilonia mi volesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l’Onnipotente ha voluto ch’io ti mostrassi il mio dove non ci sono scale da salire, né porte da forzare, né faticosi corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo».
Poi gli sciolse i legami e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove quegli morì di fame e di sete. La gloria sia con Colui che non muore.
Chi siamo oggi? Quel che questo trentennio di tv e malgoverno han permesso/preparato/previsto e sa il cielo quanto io tenti di tirarmene fuori per poter dire: io no.
A chi diceva che non era tanto il presidente del consiglio b. a portarci danno quanto il “nismo” che sarebbe seguito, non avevo dato credito… poi i fatti mi hanno dato torto e vedo come i metodi “disinvolti” che il tizio ha tenuto (e con lui i suoi) abbiano fatto scuola fra le gente comune. Si vince, facendo così, è sotto gli occhi di tutti, ma non si calcola il futuro che ci stiamo preparando, che arriverà e ci vedrà perdenti. Moriremo tutti nel deserto, di fame e di sete.
Però potrebbe esserci una inversione di tendenza, e lo auguro al mondo.
Io un po’ capisco lo sconcerto sulla situazione di Ardea, e anche il pensar male… Comunque, che da parte dei genitori sia un problema di reale indigenza o di marciarci, com’è possibile per un’amministrazione arrivare alla fine dell’anno con migliaia di pasti non pagati? Non so, la mia è solo un’opinione da profana, ma mi pare che le modalità di pagamento descritte nell’articolo linkato da te sembrino studiate per favorire la morosità… Qui da noi ci sono dei buoni-pasto e tu li compri a blocchetti di 10 nelle edicole del paese (ogni pasto costa 4 euro, ma a seconda dell’ ISEE si può averli a prezzo inferiore, o gratis): quindi non devi pagare centinaia di euro a botta, ma la spesa è distribuita in piccoli esborsi durante tutto l’anno. Ogni mattina il bambino, se mangia a scuola, deve consegnare un buono, e a seconda del numero dei buoni consegnati, la scuola ordina i pasti. Se 100 buoni sono consegnati, la società fornitrice porta 100 pasti. Ovviamente c’è tolleranza: se un bimbo arriva senza buono, per dimenticanza o che so io, non è che lo lasciano senza mangiare, e il buono può essere portato nei giorni successivi… Ma se c’è un problema, che sia di indigenza o di furberia, comunque di certo emerge ben presto, e può essere affrontato. A me sembra che un metodo di fornitura dei pasti che permette di accumulare migliaia di euro di debiti, che poi sono difficilissimi da esigere, sia una condotta imprudente: tanto che poi per compensare fai una mossa drastica, in cui alla fine ci rimettono solo i bambini.
Ah sorry ero io anonymous
Gesù ammoniva i suoi a essere “miti come agnelli e furbi come le serpi”: questo perché è facile approfittarsi dei buoni e gentili d’animo. Il problema è che oggi questa frase si interpreta così: “Siamo quindi tutti cattivi, così nessuno ci fregherà mai”. Eppure Gesù -stando ai Vangeli- non ha mai detto di rinunciare alla mitezza, bensì di farla convivere con l’accortezza!!
Premesso ciò, concordo dunque con Francesca Violi quando indica che il sistema ferrarese sembra davvero fatto apposta per creare morosità; purtroppo in ciò perfettamente in linea con l’attuale ideologia dominante che lucra sul debito creandone ad arte e rafforzando ogni misura coercitiva (morale e reale) affinché venga corrisposto con tanti interessi sopra, a discapito di chi lo contrae e non può poi rifonderlo.
Non è un fenomeno nuovo: il Banco dei Pegni e il Monte di Pietà -e poi le successive istituzioni bancarie inizialmente mutualistiche- sono nati proprio come alternativa a questo meccanismo micidiale.
Interessante la reazione “popolare”, tutta incentrata sulla truffa: una volta non si diceva che chi mal pensa…!??
E qui veniamo al primo dei due episodi citati: ormai l’incapacità di relazionarsi all’Altro e soprattutto di confrontarsi con il Diverso-da-Me è talmente conclamata da generare mostri. Le porte dei prossimi Campi di Concentramento si stanno già dischiudendo, il guaio è che a entrarci saranno i soliti noti; prima del deserto che riguarderà tutt*, naturalmente.
forse mi sono espressa male, dire che le modalità di Ardea mi sembrano studiate apposta per creare morosità voleva essere un’iperbole: in senso letterale intendevo che mi sembrano tali da favorire inevitabilmente la morosità, non che ne fosse questo lo scopo.
Francesca, temo che la tua non sia un’iperbole, semmai hai fatto emergere una delle tante conseguenze non ponderate dell’altra ideologia attualmente imperante: quella “del fare”; credo infatti che tu abbia interpretato correttamente gli effetti di una modalità gestionale che lascia molto perplessi e che ricorda analoghe decisioni prese su scala (molto) più grande.
Chiedo scusa, la prima parte del mio commento si riferiva a Ardea e non a Ferrara (a cui è dedicata la seconda).