Ovviamente, le cose continuano ad accadere: intanto,
nascono nuove collane, come Fuoriformato che Andrea Cortellessa cura per
Le Lettere. Qui trovate l’articolo di presentazione, a firma di
Mirella Appiotti, uscito sull’ultimo numero di TuttoLibri. Primi titoli: Nel
Gasometro di Sara Ventroni, Visas e altre poesie
di Vittorio Reta, La terra dei paesi di Franco Arminio, Santa
Mira di Gabriele Frasca (già uscito per Cronopio ed ora riproposto).
Poi, se non ve ne foste accorti, è uscito Jpod di Douglas
Coupland: sono a metà lettura, ne sono incantata e non nascondo la mia
assoluta parzialità da antica fan.
Quindi. Se per voi Genova non è solo il nome di una città,
leggete qui e poi andate qui.
Infine. Ho fatto due chiacchiere, for blog only, con
un’amica che ha scritto il suo primo romanzo. Lei è Brunella Schisa e il
romanzo si chiama La donna in nero. È la storia di un pittore notissimo,
Edouard Manet, e di una donna rimasta sulla sfondo, Berthe Morisot.
Da dove nasce l’interesse
per Berthe?
E’ nato per caso molti anni fa.
All’epoca mi occupavo di arte per il “Venerdì” e una mostra su Berthe me la
fece conoscere. L’idea che una donna borghese si fosse unita a un gruppo di
esaltati che veniva insultato a ogni Salon mi ha incuriosita. Ma non
solo. Questa donna, oltre a essere stata forse la più importante pittrice del
secolo, era stata la musa ispiratrice di Edouard Manet, il padre della pittura
moderna che considero grande quanto Goya. Questi due elementi messi insieme mi
hanno fatto venire voglia di approfondire la loro storia.
Delle figure femminili, nel mondo dell’arte si parla
ancora pochissimo: superfluo chiedere il perché. Ti chiedo, invece, che tipo di
materiali storici hai trovato su questa meravigliosa signora, e quanto, al
contrario, è frutto della tua fantasia.
Ho letto biografie e biografie
di tutti, non solo di Berthe e Manet. Ho seguito le mostre raggiungibili
e sono andata personalmente sui
luoghi. Molte lettere sono autentiche, molte frasi che ho messo nei dialoghi
sono state davvero dette o scritte dai protagonisti. Ho cercato di essere il
più fedele possibile alla realtà. Certo, tutto quello che riguarda la storia
d’amore tra Manet e Berthe è inventata, anche se molti biografi sono pronti con
me a scommetterci, d’altronde basta osservare gli undici ritratti per non avere
dubbi.
Quando si scrive un romanzo storico, fatalmente si
riflette almeno un po’ della
contemporaneità. Quanto si ritrova, qui, del nostro mondo artistico e
soprattutto letterario, che è quello di cui ti occupi?
Di donne che hanno sfidato le
convenzioni della loro epoca il secolo scorso è pieno. Berthe, grazie a Dio, è
in buona compagnia. Ma spostare alla contemporaneità una storia così
controcorrente, è più difficile. Non mi viene in mente una vicenda
paragonabile. Soltanto nei paesi islamici sono preclusi alcuni mestieri alle donne, nella Francia di metà
Ottocento, per esempio, una donna non aveva accesso all’Accademia di Belle
Arti.
Infine: se Berthe fosse una donna di oggi, secondo lei,
cosa farebbe? Troverebbe le stesse difficoltà? Vivrebbe allo stesso modo la sua
passione amorosa?
Farebbe la pittrice, non ho dubbi, forse troverebbe meno misoginia
nell’ambiente ma di questo sono già meno certa. Essendo una donna che sfidava
le convenzioni, certamente sosterrebbe una causa a favore delle donne. Quanto
al suo amore per Manet, lo vivrebbe forse in modo più avventuroso e senza
troppi scrupoli. Senza l’assillo della madre che la esortava a lasciare i
pennelli per mettersi a caccia di un marito. Oppure, grazie al divorzio,
potrebbe diventare la signora Manet in modo più diretto, senza essere costretta
a sposare il Manet di riserva.
Scrivo solo per darti un’ideale pacca sulle spalle per la comune passione per Coupland. “Microservi”, in particolare, fu sensazionale.
[Ste]
che piacere incontrare un’estimatrice (e un estimatore) di coupland… credevo fossimo giusto in quattro geek, a conoscerlo. piuttosto, come fai a sapere cos’è un geek??? :)))
ho scoperto coupland per il suo Generazione X, secondo me ancora un libro culto anche per il format, quasi blog ante-litteram. jpod l’ho visto ma non ho fatto a tempo a prenderlo, sto leggendo la bio dei wheeler e ho in coda la gruber, shadid e kapucinsky (come diavolo si scrive). consigli di saltare direttamente a jpod?
Alberto, io salterei a Jpod, ma non voglio responsabilità 🙂
Ste, per come la vedo Jpod si riconnette molto a Microservi…
mi unisco al fan club Coupland. scrittore di grande sensibilità e humor poco conosciuto e ancor meno apprezzato dalle nostre parti. mi ci butterò a breve.
mi unisco al fan club Coupland. scrittore di grande sensibilità e humor poco conosciuto e ancor meno apprezzato dalle nostre parti. mi ci butterò a breve.
Buongiorno. Le volevo solo segnalare alcuni blog. Grazie per l’attenzione. Saluti, Vito Ferro
lasciare.splinder.com
lholasciata.splinder.com
quellavolta.splinder.com
I libri ‘iper tecnologici’ di Coupland non riesco ad amarli.
Ma ‘Girlfriend in come ‘è un libro notevole.
E poi c’è ‘Eleanor Rigby’, un libro eccezionale, del quale in Italia si è parlato poco, secondo me.
Immodestamente, io ne ho parlato (sul Venerdì) 🙂
Quella scena con i lumini in Generazione X è straordinaria. Anche quella dove i cani hanno il muso sporco di grasso, o meglio dei resti della liposuzione umana praticata in una clinica. E’ tutto interessante, in Generazione X, compresa l’impaginazione e l’inserimento di immagini. E’ stato un libro importante per me.
a Loredana:mi piacerebbe andare a recuperare il tuo articolo su ‘Eleanor Rigby’, perchè, ripeto , l’ho trovato un libro sensazionale.Per il modo in cui Coupland ha parlato della solitudine; mi basta pensare alle pagine in cui parla del rapporto di Eleanor con il figlio per commuovermi.
“si piange solo per tre motivi:quando perdi qualcosa,quando trovi qualcosa.O quando qualcosa è magnifico”(D.C.-“Girlfriend in a Coma”.Devo molto al douglas di quel libro e a quello di “generazione shampo”.E qulcosina anche a Douglas Kennedy di “morte di un fotografo”.Segnate)
Cara Lipperini, qui parla un vecchio fan di Coupland. Quasi ex, poiché gli ultimi 2-3 libri non mi avevano attirato per niente. Invece ‘JPod’…beh, questo è speciale: l’equivalente letterario del primo ‘Clerks’ e dello stratosferico quanto misconosciuto ‘Il Grande Colpo’ di Che Kirk Wong (annata 1998, con Mark Whalberg, Lou Diamond Phillips e un impareggiabile Elliott Gould).
Concordo con lei: (nuovo)colpo di fulmine per Coupland! 😉
anche io adoro coupland e mi ero accorta dell’ uscita di jpod … microservi è il mio preferito (ci sono cose singolari in quel libro come quasi sicuramente in jpod, tipo le pagine zeppe di codici)
http://shymay.splinder.com/post/3660721
Ciao
Non ho trovato il modo di mandarti una mail, ma ho visto che moderi, quindi… spero di non disturbare, volevo segnalarti la mia recensione un po’ da geek di quel gran libro da geek che è jPod (e grazie per il consiglio)
Saluti,
Alberto