GUARDARSI INTORNO

Scendo, come sempre, dalla metropolitana: mentre giro l’angolo un uomo accanto a me cade a terra, di colpo. Ci fermiamo in quattro, accanto a lui. Quattro donne. In due gli tiriamo su le gambe, una terza mette la sua borsa sotto la testa dell’uomo, una quarta tira fuori una bottiglietta d’acqua. Passano molti uomini, ma non si ferma nessuno. Anzi, si ferma un ragazzo, preoccupato: “E’ andato giù di botto?” “Sì”. “Cazzo”, risponde, scuotendo la testa e salendo le scale.
Nulla di grave, lo dico subito. L’uomo è rinvenuto, ha sorriso, si è fermato nel gabbiotto della vigilanza. Dico anche che l’episodio non è rilevante. Conosco decine, se non centinaia, di uomini che si sarebbero fermati a prestare soccorso, cominciando da quelli che mi sono più vicini, come mio marito e mio figlio, e gli amici che ho cari. Eppure, la vicenda mi fa riflettere. Non per la mancanza di empatia di chi non si è fermato: ma per la tendenza a non guardare quel che ci sta intorno. Sono fresca di conversazione con Gay Talese: la cosa che mi ha più colpito, fra le molte dette ieri, è che non prende mai appunti in presenza della persona a cui dedicherà un articolo (gli appunti li prende dopo, e non su taccuini, ma su fantastici rettangoli di cartone che ritaglia personalmente dall’anima che le lavanderie infilano in una camicia appena stirata). Guarda. Ne osserva i movimenti, l’espressione degli occhi. “Body language”, mi diceva ieri. L’attenzione al dettaglio è quella che ha rivoluzionato il New Journalism, all’epoca. Ma non serve soltanto a scrivere, credo. Servirebbe a noi, molto, e adesso.
A proposito di guardarsi intorno.
Leggo la reazione di Giulio Tremonti al rapporto Istat, contestatissimo dal centrodestra in quanto “gufante”.  Al Senato, in un incontro con la stampa, il ministro ha detto: «So che ci sono i poveri, ma credo che la rappresentazione Istat sia discutibile: leggo che uno su quattro è povero ma alzi la mano chi è povero». No comment.
A proposito di soldi.
Appello importante sul vero e proprio furto che riguarda le donne. Lo trovate qui. Firmatelo.

25 pensieri su “GUARDARSI INTORNO

  1. Tremonti ha torto.
    “So che i poveri esistono.”
    non ha avuto il coraggio di sbugiardare l’istat fino in fondo.
    infatti ha chiesto alla platea di alzare la mano se poveri, e nessuno l’ha fatto. avrebbero dovuto essere 1/4 dei presenti. invece nessuno.
    e infatti è la verità. i poveri non esistono.
    anche quelli che facevano casino a genova e castellammare ieri. sono figuranti mandati in giro dal pm di napoli e dall’ayatollah di milano.
    per fortuna, il trasferimento a partenope del ministero della munnezza, costruito in soli 4 giorni proprio con i sacchetti che stavano per strada, ha già dimostrato al sud come si risolvono i problemi e si creano migliaia di posti lavoro.
    per il ministero del panettone nella capitale morale invece ci vorrà qualche giorno in più, comunque prima di natale sarà in perfetta efficienza. e in ogni caso lì ci ha pensato l’incauto nemico a svelare da solo le proprie intenzioni.
    questa la sua ultima dichiarazione rilasciata alla stampa:
    “Dopo che sarò eletto, sarò l’Imam di tutti.”
    L.

  2. Loredà ma a me l’esordio del post non mi convince uguale. e se l’avesse scritto n’omo? Ih sai le bestemmie che tiravi giù! Alla fine -una contingenza ti sembra sufficiente per fare un discorso di genere, sull’omini così e le femmine colà. Invece che fico Tremonti! Lui si che è ganzo! Funziona così: se i puaretti diminuiscono essi esistono in quanto la loro esistenza diminuente è funzionale all’ego di Tremonti: l’ho sentito tante volte parlare di codesti poveri dimininuenti! Se invece essi aumentano, essi in realtà non esistono così l’ego di tremonti è garantito. Tuttavia se le persone intignano a non voler capire che esistenti o meno di loro gnene frega una cippa, io proprio non lo so che parliamo a fa.

  3. ihihih lo sapevo che rispondevi! Ma se lo hai registrato popopopopo come un altro non era… Qualcosa la volevi di! Se no dimme a sto punto che te sei magnata a colazione eh… Non volevi dire una cosa sul genere? piccina piccina? quelle che guardano e quelli che no?
    No perchè sembra così – sallo. 🙂

  4. Concordo con Zauberei, chiaro che i dati istat devono essere funzionali all’ego di Tremonti. ma come spesso accade a stupirmi è la modalità di comunicazione del ministro. nei toni, nelle parole e nel non-detto di Tremonti c’è sempre più di quello che in realtà vorrebbe dire, quando dice “So che i poveri esistono ecc” la mia mente recepisce “Qualcuno mi ha detto che da qualche parte i poveri esistono, io non ne ho mai visto uno dal vivo, se ce ne fosse uno presente avrei piacere a vedere com’è”
    Trapela nei suoi discorsi l’immagine di un uomo cinico, triste, abbagliato dalla propria intelligenza tecnica, impermeabile alla realtà, alle sue contraddizioni, un uomo privo di collegamenti con l’esterno.
    la stessa volontà di non vedere e l’ incapacità di guardarsi attorno di chi se gli sviene qualcuno davanti in metropolitana tira dritto…

  5. Sono molto d’accordo con Zaub stamattina, quindi concentriamoci su Tremonti. A quale platea parlava? Mi sembra talmente ovvio che nessuno abbia alzato la mano!
    Perché invece non torniamo a quei dati Istat? Perché registrare le reazioni da copione della nostra bella classe politica e non indagare invece il perché le donne sono l’ammortizzatore sociale dell’Italia?
    Lo so Loredana che è questo che fai sempre, ma insistiamo sui dati, sulle nostre esperienze, sui modi che abbiamo per fare pressione. Ci sono alternative?

  6. Estate scorsa, autobus di linea: un ragazzino down, non accompagnato, è in evidente difficoltà. Continua a dire che aveva un appuntamento con un suo amico che non si è presentato e che ora non sa dove scendere. Due ragazze, sui 14 anni, si preoccupano di avvicinarsi e cercare di capire dove sono i suoi genitori e qual’è la fermata a cui dovrebbe scendere. Il tutto con molta premura e attenzione. Dopo un pò interviene anche una signora, che conosce questo ragazzo e i suoi genitori e che gli indica la fermata (siamo in provincia, cittadina piccola, non è strano che ci fosse una persona di sua conoscenza). Tutto finisce bene.
    Stamane, sempre autobus di linea: il conducente ha qualche problema con la chiusura delle porte. Due uomini accanto a me iniziano ad interessarsi alla questione: si avvicinano alle porte e le accompagnano mentre si chiudono, testandone poi l’effettiva chiusura.
    Episodi. Io qualcosa vi leggo. Se è vero che sin da piccole le donne sono abituate a prendersi cura degli altri, se il loro immaginario è popolato da figure femminili dedite a preoccuparsi di chi le circonda, troviamo così strano che a soccorrere, a preoccuparsi di una persona che cade o che è in difficoltà siano le donne stesse? Io ho provato ad immaginare gli scenari al contrario: due ragazzini premurosi che si preoccupano del bambino sull’autobus, e due signore che testano la chiusura delle porte di un bus. E sinceramente c’era qualcosa di stonato; semplicemente non sono abituata a trovarmi di fronte a scene del genere, ecco la stonatura.

  7. Alzi la mano chi è povero? AHAHAAHAH
    Già che c’era poteva continuare…: Alzi la mano chi è disoccupato! Alzi la mano chi è una donna che ha lasciato il lavoro dopo la maternità! Alzi la mano chi è laureato ma vive ancora coi genitori!
    Finalmente avrebbe sbbugiardato tutti quei dati che l’ISTAT mette in circolazione raccogliendoli chissà come…

  8. E’ sicuramente un episodio, ma non per questo privo di significato. L’accoglienza e la cura dell’altro sono inscritti nell’humus antropologico della donna, è inutile negarlo. Quante amanti donne, soltanto per addurre un esempio raso terra, sono diventate le migliori spalle su cui piangere e “vomitare” i naufragi familiari? Si può negare che le donne siano le ascoltatrici per eccellenza? Ascoltano dal di dentro e dal di fuori, vedono e guardano, osservano e riflettono.
    ___
    Quanto alla negazione e allo svilimento dei dati Istat, stupisce che un economista, quale Tremonti, non dia una lettura adeguata a dati partoriti da una scienza, la statistica, che imparentata con l’economia c’è.
    ___
    OT: Ringrazio la signora Lipperini per le proposte di riflessione offerteci; alcune di esse sono anche il punto di partenza per il lavoro da svolgere con i miei allievi.
    Absit “cortigianeria” verbis.

  9. io la mano l’avrei anche alzata,ma dubito che potrò mai arrivare a meno di un tiro di fucile dalla”grande intelligenza tecnica “di Tremonti.

  10. Temo di essere OT… pero’ vorrei segnalare il seguente link:
    http://costanzamiriano.wordpress.com/
    Che mi ha fatto riflettere molto, soprattutto la parte sulla ‘sottomissione’.
    Non ho mai letto commenti in proposito su questo blog, ma non sono certa che non se ne sia mai parlato; in caso sia una ripetizione mi scuso…

  11. @stefano attenzione ad arrivare a meno di un tiro di fucile da Tremonti, non vorrei gli passasse per la testa l’idea della “caccia al povero”, sai una specie di safari^-^!! Dove sono ‘sti poveri?! Dove si saranno nascosti…

  12. l’uscita di Tremonti è da inserire in quella serie di tristi, squallide, battute che si fanno per marcare molto bene la distanza, la differenza, la barriera.
    Noi. Loro.
    Noi, qua: belli, abbronzati, al fresco dell’aria condizionata del Senato.
    Loro, là: in un posto indefinito, con facce indefinite, con un lavoro indefinito.
    Talmente indefiniti che non vi vediamo, e se noi non li vediamo cosa avrà mai visto l’Istat?
    Ah, ah! Alzi la mano chi è povero, qui.
    Ma possibile che nessuno dei giornalisti presenti a questo incontro con la stampa abbia avuto la prontezza di rispondere qualcosa?

  13. A proposito di cura -e ossessione per la pulizia-.
    Esempio terra terra di vita vissuta.
    Scena ai giardinetti di quartiere. Mio figlio (6 anni) gioca amabilmente, si fa per dire, con terra e acqua, insieme ad altr* bimb*, 5 maschi e 2 femmine. Tranquillizzata dalla pacifica visione mi dedico alla spezzettata lettura del giornale.
    Rialzo lo sguardo, vedo mio figlio seduto a gambe incrociate e alcune bimbe (quattro o cinque, della sua età e più piccole) che lo accerchiavano.
    Cosa stavano facendo le bimbe? Lo avevano catturato per dargliele di santa ragione? 😉 No, sbagliato.
    Gli facevano il bagnetto a secco, con fazzolettini e foglie intrise d’acqua!
    Era completamente inzaccherato, viso, collo e tutto ciò che non era coperto da vestiti.
    E i maschietti di prima, dove erano finiti? Continuavano a pasticciare nel fango, naturalmente.

  14. Sarà pure vero che Loredana intigna (giustamente) su questioni di genere, ma nessuno ha notato il riferimento a Gay Telese (uomo)? L’intervista di ieri a Fahrenheit io l’ho ascoltata, ed è stata molto interessante. Telese ha detto che il gusto della osservazione e della cura del dettaglio l’ha ereditata da suo padre sarto (e uomo). E’ guardando con quanta accuratezza il padre tagliava vestiti, faceva asole, orli ecc. che ha capito quanto il rigore fosse importante, sia nel fare vestiti che fare interviste. Lui non prende appunti davanti all’intervistato, nè lo registra, lo guarda, sta attento al non detto, al gesto, al linguaggio del corpo.
    Aggiungo io che la stessa cosa l’ha detta Gad Lerner (uomo) in un’intervista a Milena Gabanelli di secoli fa, in una trasmissione in cui si tessevano gli elogi della hanycam. E Lerner ha detto: no, preferisco osservare con i miei occhi.
    Questo per dire che chi dice che su questo blog si parla sempre male degli uomini mente 🙂

  15. Sarà retorico ma Viaggiare coi mezzi pubblici è veramente molto formativo: almeno per noi di mezz’età, posto fisso e classe media, si presenta un’umanità poco nota (polarizzata su pensionati, stranieri e studenti) e inaspettatamente vicina ai dati ISTAT.
    Suggerisco a Tremonti di farsi un giro sui mezzi. Ad esempio prendere anche solo un normalissimo 671 (ColliAlbani-Nervi), salire sul treno a Muratella (mischiandosi tra manovali rumeni e gli impiegati del WFO) o andare in Metro fino a Rebibbia (fermandosi alla stazione, per ora).
    Mie statistiche. Con gli anni sui mezzi si cede meno il posto. Quando succede, tipicamente (diciamo sette casi su dieci) chi lo fa o è una donna dell’est europa (nei confronti di anziano/a) o è una donna italiana sui 45 (nei confronti di una ragazza in cinta).

  16. Claudio Gatti.”Sarà retorico ma Viaggiare coi mezzi pubblici è veramente molto formativo”.
    Pienamente d’accordo.
    Per me è impressionante vedere il cambiamento di persone il sabato e la domenica, a Milano. E in pochi anni.
    Sugli autobus, soprattutto ma anche in metro, la maggioranza è composta da altre etnie, italiani pochissimi.
    Filippini, srlilankesi (donne e uomini), sono di solito i primi ad alzarsi per cedere il posto. Però ci sono ancora tante buone eccezioni.

  17. L’accoglienza e la cura dell’altro sono inscritti nell’humus antropologico della donna, è inutile negarlo.
    … ma come? Non è questa la cornice da cui cerchiamo di uscire da un paio di secoli a questa parte? O ci sono stati ripensamenti? (Se n’è parlato anche a proposito del libro di Veronesi, in questo blog)

  18. Gentile Diana,
    la proposizione da me scritta e da lei riportata, cui segue un’interrogativa, è scevra di connotazioni ingabbianti la figura della donna.

  19. A volte mi chiedo anch’io cosa ci sia intorno. Cosa accadrebbe se improvvisamente dimenticassi chi sono, da sola in strada, sulle scale di una metro affollata? Se di colpo crollassi anch’io di peso. Chi si farebbe carico della mia vertigine? Chi avrebbe tempo, un minuto della sua vita, per fermarsi a guardarmi soltanto, con curiosità paterna? E poi mi chiedo, lo farei io per te? Per Te che sei un altro? Che non sei me, nè uguale a me, nè simile a me? La risposta allora è tutta in questa domanda..

  20. Questa mattina, via indipendenza a Bologna, sto andando al lavoro. Vedo un ragazzo steso a terra, faccia in giù, una signora lo sta guardando, ha già chiamato aiuto, un’altra signora, poco distante, mi guarda. Le chiedo se il ragazzo stia dormendo (mi è capitato spesso a Bologna di trovare persone che dormono per la strada o ragazzi ubriachi), ci avviciniamo per controllare, nel frattempo arriva la polizia e il poliziotto, ancora prima di scendere, ci sgrida dicendoci che non dovevamo toccarlo.
    Ora, sicuramente ha ragione lui, sicuramente ci sono leggi e comportamenti da tenere in questo caso. Però mi ha fatto infuriare questa cosa, voglio dire, se vedo una persona per terra che devo fare? Non la devo toccare per paura, poi, di beccarmi una denuncia? Insomma, questa presa di posizione mi ha lasciato parecchio perplesso.

  21. Scusate, ma le Pariodispare con i nostri dati che fanno?Un appello? Indirizzato a chi? Dal link non è chiaro. Comunque, sulla fiducia 🙂 ho firmato e fatto girare ad amiche/ci

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