I LUOGHI DIMENTICATI: TRE ANNI DOPO

Tre anni oggi. Tre anni da quando la terra ha tremato come non mai, e i cespugli persino vibravano, e quel che doveva cedere, già provato dalle scosse di agosto e di ottobre, ha ceduto. Tre anni in cui sui social si sono scritte, anche a pochi minuti dalla scossa, imbecillità del genere “radiamo tutto e ricostruiamo e al diavolo il patrimonio culturale e paesaggistico, forza con le casette di legno e la giapponesizzazione”. Quello che abbiamo perduto o abbiamo rischiato di perdere in quei giorni, la Collegiata di San Ginesio, la Basilica di San Nicola a Tolentino, le chiese e le pievi e i portici e i balconi, e la grazia dei borghi, e i piccoli ponti, e insomma tutto quello che vacilla e si torce, è nostro. Nostro. Pensateci, prima di scrivere anche oggi “radiamo al suolo e rifacciamo”. Perché sarete pure liberi di dire quello che volete. Siete liberi di scrivere “guarda i terremotati burini che hanno votato Lega”. Ma le cose non sono come voi immaginate nella nostra testa.
Per capire, due link. Due cose che dovreste leggere, se volete commentare a ragion veduta quanto è accaduto in Umbria. La prima è il breve reportage di Massimo Alberti: lo trovate qui.
La seconda è una ricerca che pubblica Terre in Moto Marche. Parla di spopolamento. Parla di post terremoto. La trovate qui.  Comincia con una domanda:
“Ma cosa accade a queste aree marginali se vengono interessate da disastri? Quali processi si osservano, ad esempio, nei territori interni delle Marche colpiti dagli eventi sismici del 2016 e 2017? Queste e altre domande si collocano al centro del presente contributo con il quale si intendono illustrare le principali tendenze demografiche del cratere marchigiano, la loro relazione con il contesto della perenne emergenza post-sisma, fino a sviscerare una serie di dati relativi al mutamento delle condizioni economiche delle famiglie e alle opinioni della popolazione su temi quali la gestione della ricostruzione, le strategie di sviluppo in atto e le prospettive dei loro contesti di vita. Per farlo ci serviremo di diverse analisi effettuate su dati statistici e su dati rilevati tramite un questionario che ha coinvolto oltre mille abitanti ed ex-abitanti dei territori delle Marche colpiti dal sisma”.
Pensateci su.

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