“…a molti di noi quell’estate la Sinistra sembrò mutare in qualcosa che non avevo mai visto in vita mia: un partito intriso di superiorità morale, intollerante e autoritario che era distaccato dalla realtà e mancava di qualsiasi coerenza ideologica al di là del cieco rifiuto di accettare un’elezione in cui qualcuno che loro disapprovavano aveva, almeno legalmente, tecnicamente, conquistato la Casa Bianca. La Sinistra era diventata una macchina produttrice di rabbia, in preda all’autocombustione: una bolla blu che si scioglieva dissolvendosi in se stessa”.
“A un certo punto mi ritrovai turbato dal fatto di vivere in un Paese la cui stampa era diventata così parziale e superschierata. Anziché cercare di capire e smontare Trump intellettualmente, cambiando lo stantio schema di gioco e una visione del mondo istituzionalizzata – ciò che era necessario fare per battere il demolitore, imparando a giocare secondo le sue regole – sembrava che i media preferissero restare aggrappati a uno status quo giornalistico”.
“Uno disse che l’Assemblea dei grandi elettori era “una stronzata” e che dovevano essere New York e Los Angeles a decidere “chi cazzo deve essere il presidente”. “Non mi va che dei dannati bifolchi ignoranti decidano chi debba essere il presidente – ringhiò – Sono orgoglioso di essere un progressista dell’élite che vive sulla costa e ritengo che tocchi a noi scegliere il presidente perché noi la sappiamo più lunga“.
Sono brani da “Bianco” di Bret Easton Ellis. Vi consiglio di leggerlo, che apprezziate o meno l’autore. Personalmente lo apprezzo moltissimo, e penso che “American Psycho” sia un capolavoro, il miglior romanzo in grado di raccontare gli anni Ottanta, e che lo sia anche “Lunar Park”. “Bianco” è una sorta di autobiografia, ma non solo. E mentre fin qui ci si è concentrati sulla gustosissima ascendenza che l’horror ha avuto su Ellis (ne parla nelle prime pagine), il consiglio è di arrivare alle ultime, dove descrive con molta lucidità il nodo del nostro scontento.
In poche parole, che credo di aver scritto fino allo sfinimento: accusare gli elettori di essere brutti e sporchi e ignoranti non solo non serve, ma denota un sentimento di superiorità morale ingiustificato. La politica, e il vivere insieme, presuppongono che ci si sappia mettere nei panni degli altri: non per porgere l’altra guancia, ma per capire. Per capire, ripeto, cosa che nessuno sembra aver voglia di fare.
A proposito dei risultati delle elezioni regionali in Umbria, per esempio: qui si è parlato spesso del caso Castelluccio di Norcia e di quell’idea della precedente gestione che il territorio fosse solo una faccenda per turismo e commercio, e non altro. Ma non è neanche questo il punto, perché è molto facile che i vincitori governino decisamente peggio. Il punto è capire, maledizione. Capire. Capire. Capire. Scacciare quell'”io sono meglio” che non serve, e anzi serve solo a una cosa: quella che è accaduta ieri e che di certo accadrà ancora. Nelle Marche sicuramente, forse persino in Emilia Romagna. Purtroppo.