I SOGNI SON DESIDERI

“É bello giocare con le bambole…per le bambine è un vero sogno”
Segue qui.
Grazie a Francesco per la segnalazione.

20 pensieri su “I SOGNI SON DESIDERI

  1. Se si apre la pagina al link indicato, in sottofondo, c’è un articolo sul videogame “Batman Arkham Asylum”. Consiglio a tutte le bambine, per sviluppare una sana fatasia, di giocarlo.
    Lo strano evento del link dimostra che basta pochissimo per spostare il punto di vista, basta voler vedere.

  2. Le mie bambine giocano con le bambole e con le spade, con le pentole e con le macchinine, guardano la Pimpa e Kill Bill. Alla play la più grande è imbattibile in un gioco dove ci si pesta di continuo. Me le da sempre di santa ragione. Il suo ultimo trip è il piccolo chimico, ieri m’ha detto che da grande vuole fare la scienziata e inventare il teletrasporto. La piccolina, invece, vuole andare a vivere a New York. E fare la gelataia.

  3. http://www.radio.rai.it/radio3/elenco.cfm?Q_PROG_ID=904&Q_TIP_ID=1360
    Segnalo. Ieri tornavo sulla benedetta via Appia, quando incappo in questo documentario radiofonico. La puntata da scaricare (appena sarà possibile) è la numero 7, del 22 settembre.
    Vi consiglio vivamente l’ascolto. Nell’ultima parte del resoconto c’è un racconto che dire allucinante è poco.
    Non so se abbia a che vedere con la questione femminile. Ma su quella maschile, senza dubbio.

  4. Aggiunto un’altra postilla.
    Pare sia uscito il calendario di Cristina Del Basso per Panorama. Questa ragazza è la “supermaggiorata” dell’ultimo Grande Fratello. Una tipa che ha detto “la mia quarta non si nota abbastanza”. E’ andata dal chirurgo che non ha battuto ciglio e ha trasformato la sua quarta in sesta.
    Poi è andata al GF da cui avrebbe poi fatto il calendario, ignuda.
    E Panorama, anche lì, senza battere ciglio, le ha fatto fare il calendario (impennando le vendite).
    “Non solo le tette, si vede anche un bel visino mediterraneo”.
    Ma la mamma e il babbo dove erano?

  5. Giochi noiosi almeno quanto le carneficine per maschi, immagino. In fondo c’erano prima del computer e adesso, dopo una stagione di grande, innovativa creatività, per allargare il mercato colle idee navigano basso. Quando a gestire la cosa sono grandi aziende che badano al profitto di massa la qualità e l’innovazione rischiano di abbassarsi. Io invece sono della generazione di Sim City, Theme Park, Stunts e poi Dungeon Keeper 2, Age of Wonders, Mortal Kombat (nessuno ha capito la sua vera anima grottesca, il suo humour nero), Worms 2 e Worms 3D. Ora adoro Wesnoth e mi concedo un po’ di machismo con Nexuiz (erede gratis di Quake). I bei giochi creano stereotipi, non solo li sfruttano

  6. A me i giochi carneficina piacciono… da morire, ops… da ammazzare
    Ut, Potal, i più recenti KillZone 2, Gears of War 2
    Mi era venuta la tendinite a furia di giocare a Quake 1, in quel periodo facevo sogni porno il cui protagonista maschile era John Romero.
    Questo però a più a che vedere con il mio essere zama che femmina.
    Devo dire, a mia discolpa, che adoro anche la carmeficina intellettuale della RockStar, Max Payne 1 e 2, GTA 4, vado sempre a troie con la decapottabile così posso vedere meglio.
    E per finire l’incommensurabile Bioshock.
    A parte gli scherzi, il prodotto indicato ha poco a che fare con in genere, personalmente lo trovo l’alpoteosi del tresh, è grottesco.
    E provo una compassione infinita per gli sviluppatori, guardando la pubblicità mi è tornato alla mente jPod di Douglas Coupland, le tartarughe ninja nel videogioco di skateboard.
    Cosa non si fa per portare a casa la pagnotta…

  7. Il mondo delle bambole con Io Babysitter, diventa realtà!
    Con questo titolo si apre anche al pubblico delle più piccine!
    Veramente agghiacciante.
    Probabilmente per piccine intendono bambine, ovviamente femmine, dai 3 anni in su.
    Tra i primi giochi del far finta scelti da bambine e bambini (quando non prontamente inibiti da adulti terrorizzati da una possibile devianza sessuale) c’è il gioco della bambola, non necessariamente glamour sofisticata e meno che meno automatizzata.
    A parte la deriva sessista nelle proposte di gioco discussa ampiamente qui e altrove, è proprio l’eccessiva strutturazione che hanno generalmente i giochi che mi intristisce.
    Cos’è un gioco?
    Mi immagino la zia o gli amici che entrano in un megastore di giocattoli alla ricerca di un gioco da regalare. Deve essere intelligente, moderno, didattico, interattivo etc…deve avere tutte le qualità che possano mostrare l’intelligenza e l’avanguardia di chi lo regala.
    A me sembra che la maggior parte dei giochi rivolti “ai piccini e alle piccine” lascino poco spazio a creatività, trasformazione, immaginazione, simbolizzazione…all’esperienza del mondo, in una parola.
    Ma per chi sono pensati?
    Non ho niente contro i giochi della Nintendo e simili, si intende. (Anche se trovo la grafica di questo piuttosto spettrale).
    Però come si può credere che un gioco già di per sè ricco di possibilità e interattivo possa diventare “più reale” confinato nello spazio di uno schermo?
    Sempre dalla parte delle bambine…e dei bambini.

  8. I giochi dalla limitata interattività, legnosi, con poche opzioni e basati sull’idea che possa piacere a chi ignora tutto della cultura videoludica non mi piacciono e spesso sono un modo furbo per far apparire moderno un prodotto con valori di produzione assai bassi (da qui la grafica spettrale. Diavolo, siamo nel 2009 e i poligoni si vedono, quasi non ombreggiati) Eppoi cavoli, basta coll’ipocrisia di chiamarli “casual gamer”. Va benissimo che ci siano, e ci sono, giochi dalla semplicità ben studiata (Wisports mi sembra carino) che piacciano anche a chi non ne è maniaco, ma qui mi sembra che per gli industriali meno raffinati il casual gamer sia diventato l’equivalente per un libro di uno che ha la licenza elementare. Nella moderna apoteosi dell’ignoranza come virtù chi non sa e non apprezza è l’indeciso, il territorio vergine del mercato, il pubblico da conquistare. E come? Ma non dandogli da pensare, riducendo all’osso la complessità e magari migliorando la grafica, così che il “montanaro” (senza offesa per chi abita in montagna) che scende nel negozio possa spalancare la bocca in estasi e comprare sull’onda dell’emozione. Durerà poco? Meglio, così ne comprerà un altro!
    @Alessandra A me i FPS non sono mai piaciuti moltissimo, io sono per i giochi a turni vecchia scuola, quelli con l’esercito a cui dare i dispacci, le fortificazioni, la strategia in stile scacchi, ma per fortuna ci sono dei videogame FPS che hanno anche trama, bilanciamento, profondità e ambientazioni. Ecco perchè ho adorato Half-Life. E anche di Bioshock (ho letto la trama) ho sentito parlar bene. Sembra un po’ horror-distopico e dev’essere discretamente impressionante. Bè, d’altronde è PEGI 18+. Se ti è piaciuto e non ti interessa tanto la grafica sfavillante forse dovresti provare System Shock 2

  9. Chi ha pensato quella nota è un cane: qualcuno che scrive “colori pastelli” non ha una grande confidenza nemmeno con l’italiano, e con il linguaggio premasticato dello stereotipo di genere deve proprio sguazzarci dentro.
    Però il gioco Wii a me non sembra così orribile. O meglio, non più orribile della gran massa di bambolotti rosa, teneri, e “coccolosi”. Connettere una bambola (o un qualche altro pupazzo; peccato che sullo schermo potrà comparire sempre lo stesso neonato, credo) significa renderla più interattiva, e agire su di essa in una varietà di modi diversi. Digitalizzare la bambola non mi sembra il problema; semmai, il problema è la bambola. la bambola come modello unico, perlomeno, come si è osservato spesso su questa pagina.
    (e forse, il fatto che la Wii, dopo aver puntato su di un pubblico di arzille sessantenni – che hanno scoperto il piacere della ginnastica prima, e del tiro allo zombi poi, si stia indirizzando su di una fascia di tre-quattrenni)

  10. Non so, sono molto dubbiosa. Non conosco il gioco nei dettagli ma sembra un sofisticatissimo tamagochi. (non ricordo più come si scrive). L’interattività proposta, oltre a richiamare un eccesso di realismo francamente inutile nei giochi per la prima infanzia, sembra costruita su una serie di percorsi obbligati: fare il ruttino, primi passi etc…più che un gioco un ammaestramento stucchevole e per forza di cose rivolto solo alle “piccine”. (Avranno modo di sculacciare, sgridare, fare sadiche punture etc?)
    Inoltre, si, come fa notare zangtumb, un’operazione di marketing.
    Il problema è che, nel mondo dei giocattoli, manca un pensiero attorno all’idea di bambino. Non si parte da una ricerca sui suoi bisogni (e di fonti non ne mancano certo!) semplicemente si cerca di miniaturizzare e rendere masticabile il mondo degli adulti per farne in fretta piccoli e redditizi consumatori. Il primo devastante effetto è quello di pensare e separare giochi per maschi e per femmine.
    Purtroppo, noto ancora come sia facile accettare femmine che giocano con le macchinine (tuttavia meno alla lotta) mentre crea qualche disagio vedere i maschi “mettere in scena” i gesti di cura su un bambolotto.
    Ritornando al gioco wi, il paragone, molto terra terra, è tra un bastone che può diventare cavallo, spada, scopa della strega…e un bastone a cui è stata attaccata la testa di un cavallo…

  11. Mi scuso per l’OT:
    Loredana, volevo segnalarti questo piccolo episodio di subdolo sessismo televisivo:
    http://www.corriere.it/spettacoli/09_settembre_24/tv-x-factor-claudia-mori_93ff7f78-a8e1-11de-aaa2-00144f02aabc.shtml
    Per curiosità sociologica, sono andata a vedere cosa se ne diceva nel blog della trasmissione e naturalmente la maggioranza dei commentatori non ha assolutamente colto il senso della polemica della signora Mori. Allo stesso modo, il pubblico in trasmissione l’ha fischiata. Come a voler dire che una donna di 65 anni, tra l’altro molto bella, in tv deve stare dentro la parte della femmina invecchiata e inacidita. E se si sottrae alla micidiale e finta ironia di chi ne mette alla berlina l’invecchiamento, è solo una rompiscatole.
    Cristina

  12. Non lo faccio mai, oggi però vi segnalo un vecchio articolo che scrissi sui videogame e la questione di genere
    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giochi/grubrica.asp?ID_blog=35&ID_articolo=517&ID_sezione=49&sezione=
    Per me questo è un argomento veramente spinoso che dibatto spesso con gli addetti ai lavori.
    Personalmente considero i videogiochi il medium più rappresentativo della nostra epoca e quello che si evolverà in modo più interessante.
    Su questo campo, a mio avviso, ci stiamo “giocando” una buona fetta dell’immaginario delle nuove generazioni.
    Quindi per rispondere anche a Marco, non esiste il gioco casuale o il giocatore casuale e tanto meno esiste il gioco al femminile.
    Le industri in questo preciso momento cercano quest’ultima fetta di mercato.A mio avviso lo stanno facendo in maniera delirante, riproponendo triti i stereotipi presenti in altri media. Peccato.
    Per quanto riguarda la Wii e la Ds, bisogna nettamente dividere il lavoro di Nintendo e quello delle terze parti.
    La Wii è un capolavoro perchè ha ricoperto il videogioco con la semplicità del giocattolo, togliendogli l’idea di violenza, questo ha fatto molto bene al medium.
    Nintendo per quanto ricordi non ha mai fatto giochi sessisti, certo, personalmente strangolerei la principessa Zelda, ma lei rientra nel puro spirito nipponico.
    Le terze parti, invece, hanno trovato un filone, per ora redditizio. Per ora, perchè a furia di Giulia prepara la pappa, Giulia fa l’infermiera e via così, le bambine si rompono e le vendite crollano.
    Sono maldestri tentativi che affondano le radici in bacini consolidati.
    Il gioco in questione, e ne vedo prorio tanti, mi sembra proprio trash e mortifero. Ha qualcosa di impressionante, nella grafica il bambolotto sembra un cadavere.
    Ribadisco, non mi pare sessista, mi sembra solo un’operazione stupida.
    Nell’ambiente esiste un sessismo vero, esistono dichiarazioni, tipo quella fatta da Tomonobu Itagaki del Team Ninja, di questo genere “Io so cosa interessa agli uomini. Agli uomini interessa lottare e le donne con letette grandi”
    A me non danno fastidio te tettone ballonzolanti di Ninja Gaiden, a me non da fastidio neanche il porno più spinto, non vedo maschilisti ovunque. A me fanno incazzare tutti i Itagaki che possono dire, sorridendo, questi frasi nelle interviste, senza provocare nessuna reazione.
    In questo caso a me viene voglia di prendere la matta di GTA 4 e piazzargliela in mezzo agli occhi e poi scupotere le tette. Così giusto per fargli capire che anche alle ragazze piace combattere.

  13. Questo Itagaki andrebbe d’accordo con il Nostro Presidente…
    D’altronde se in King of Fighters hanno messo Mai Shiranui una ragione ci deve pur essere, no? Per bilanciare il gioco? Un’aggiunta al roster? Illusi! E’ questione di petto.
    Io credo che il giocatore poco impegnato, poco propenso ad imparare e gustare la complessità di un gioco di ruolo o simulazione impegnativo e in cui bisogna tenere a mente molti fattori esista e non ci sia niente di male; d’altronde c’è chi ama giocare a scacchi e chi si limita alla scopa, no? La Wii va incontro a chi vuole controlli e modelli più intuitivi, ma bisogna fare attenzione: un gioco più semplice da giocare non è più semplice da fare. Anche se non fossi un fanatico delle statistiche come di fatto sono li apprezzerei, questi giochi freschi e immediati, ma solo se “semplice” non significasse per alcuni casi “più povero”, “meno studiato”, “confezionato in fretta”, “superficiale”. Inoltre va ricordato che un gioco, come un libro o un film, è una passione prima che un semplice svago. Richiede dedizione per avere da esso soddisfazione, così come bisogna entrare nell’ambientazione di un film o rileggere un libro o rifletterci in modo critico. L’ idea di avere un divertimento per tutti (anche per gli intellettualmente pigri), “tutto e subito” è del capitalismo pubblicitario più esplicito e deteriore. E’ falso. E se, dopo averci speso del tempo, un gioco non da soddisfazione, è perchè poteva essere fatto meglio. PS Alessandra, si dice che i giapponesi in genere non abbiano molto tatto e siano spesso volutamente rudi nelle questioni di genere. Sarà vero?

  14. Caro Marco,
    sono tra le poche donne e l’unica a occuparsene da dieci anni di intrattenimento elettronico in Italia. Non che la situazione negli altri paesi sia un gran che diversa.
    Parlando con Andrea Persegatti, direttore di Nintendo Italia e uomo di rara intelligenza, siamo arrivati alla banale conclusione che il videogioco si è formato per un pubblico esplicitamente maschile, Nasce da maschi che si rivolgono, esplicitamente, a maschi. In questo momento lo stanno facendo in forma matura e si vede dai titoli di pregio.
    A questo punto però il marketing ha fatto notare che esiste un potenziale bacino d’utenta non sfruttato e molto lucroso: la parte rosa.
    La componente femminile è stata fondamentale per decretare il successo di bestseller come The Sims e Nintendogs. Questi giochi, almeno originariamente, non erano stati sviuppati pensando a un pubblico specifico.
    Il grosso scoglio è che nelle case di produzione la quota rosa scarseggia, John Carmack quando sviluppò DooM disse “Io voglio sviluppare giochi che mi piace giocare.” Se nesse software house non ci sono donne come si può stabilire quale tipo d’immaginario cattura le ragazine?
    E i Giapponesi… che dire…

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