IL GUARDIAN E IL SESSISMO NELL'HORROR

Ogni tanto leggo qualcosa che mi conforta. Qualcosa che in altri paesi è normale, e che anzi è oggetto di ben due articoli su un giornale di tutto rispetto come il Guardian, e che in Italia viene considerato, al più, vagamente ossessivo (si ricordino le precedenti riflessioni sull’antologia Anteprima nazionale e su L’ubicazione del bene).
Sul Guardian di due giorni fa, dunque, Alison Flood riporta la costernazione di “scrittori e commentatori” dopo aver scoperto che nel British Fantasy Society’s In Conversation: A Writer’s Perspective; Volume One: Horror, a cura di James Cooper, su sedici scrittori di horror intervistati non figurava una sola donna. Immediate le reazioni. Maura McHugh, per esempio, sottolinea che, a parte gli onori da tributare ad Ann Radcliffe e Mary Shelley, esistono molte donne che scrivono horror oggi, ma che vengono trattate come se non esistessero. E la scrittrice Sarah Pinborough (fresca vincitrice del British fantasy awards), sospetta che tutto questo abbia a che fare con il subconscio: ” I don’t think this was intentional sexism, more an inherent sexism.”  Cooper chiede scusa, tutti chiedono scusa,  sembra finita là.
Ma sul Guardian di ieri interviene  David Barnett: non dovrebbe stupire il sessismo relativo all’horror, dice. “In un tipico romanzo horror, ti aspetti di trovare donne che urlano perchè vengono stuprate, mutilate, uccise o minacciate”. E oggi le cose vanno addirittura peggio, perchè il sessismo, secondo Barnett,  si fa più forte nei “paranormal romance” alla Twilight:  “la chick-lit dell’horror”, “un ghetto dove rinchiudere le scrittrici”.
La discussione prosegue sul sito del Guardian e sui singoli blog: con serietà, e senza note di colore sull’abbigliamento delle singole scrittrici o sul tipo di tisane che prediligono.
Bello, non sentirsi troppo sole.

12 pensieri su “IL GUARDIAN E IL SESSISMO NELL'HORROR

  1. twilight non è solo chick-lit dell’horror, ma è molto molto più subdolo…propone un ruolo femminile compeltamente passivo, che riceve legittmazione dal partner maschio alfa e dall’inserimento nel relativo “clan” .nel film mi ha orripilato la frase del padre di lui “tu ora adesso stai con xxx e loro non devono farti del male”.
    se non è veteropatriarcalismo questo…il lato orripilante è che rifugiarsi sotto le ali del maschio alfa è presentato come l’unica via di realizzazione femminile.
    povere bambine.

  2. Ma qui non si tratta di maschilismo voluto o evitabile, è proprio il genere “vampiri” più classico ad imporlo. Il vampiro rappresenta la sopraffazione di un uomo affascinante e tenebroso su di una donna inerme ed incantata o viceversa ed è sempre stato così, anche quando (ed è molto frequente) la protagonista era una vampira e il coprotagonista un poveruomo ammaliato. Senza queste caratteristiche “sadiche” o comunque di aggressività si può ancora parlare di vampiro “canonico” PS. Pare che originariamente il personaggio del vampiro fosse femminile e che un vampiro maschile, peraltro bello e giovane come quello di Twilight, fosse un’eccezione

  3. si marco, ma nell’immaginario femminile i vampiri di una volta erano la tentazione del male, simboli di rottura dell’ordine costituito.
    Questi vampiri di oggi inr ealtà del vampiro non hanno più nulla, sono vampiri reazionari che non rapiscono le donne dalla casa coniugale nel mezzo della notte, ma ce le rinchiudono a fare figli e a far compagnia alla suocera. tristissimo.

  4. Vediamo la distribuzione di frequenza per classi di età e per sesso nell’anno 2000 a livello mondiale: la popolazione maschile risulta maggiore per tutte le classi di età fino a 49 anni, poi la differenza cambia di segno e l’ammontare delle femmine risulta maggiore per tutte le classi di età superiori. Tale analisi risulta confermata anche calcolando l’età media, pari a 29.8 per le femmine e 28.4 per i maschi. La classe mediana risulta la stessa per entrambi i sessi (25-29), ma il calcolo della mediana risulta pari a 27.02 per le femmine e 25.87 per i maschi.
    E’ un’INGIUSTIZIA!!! Le fasce di popolazione dovrebbero essere distribuite in quote identiche a tutti gli stadi di sviluppo. Compagni dai campi e dalle officine, battiamoci affinché ciò avvenga.

  5. @improntarossa. Non so se considerarlo un’imposizione assurda o un contentino di facciata. Se i politici migliori (secondo i partiti) erano maschi allora vanno bene tutti maschi. Il problema è semmai la scarsa partecipazione alla politica delle donne (alla politica partitica ad alto livello, intendo). Fatto così l’intervento è posticcio, una forzatura: è ingiusto imporre per legge una società ideale se quella che abbiamo in realtà fa acqua. Carfagna è contenta? Le basta poco!
    @simona. Ti do pienamente ragione, ma bisogna considerare che in tempi di cattivismo, di fascino tenebroso, l’antieroe si fonde o si trasforma nell’eroe. Togli qualche asperità, lascia l’aggressività di fondo e dimmi se nel 2009 dei tutti contro tutti (ma anche prima, da sempre) “tira” di più il cavaliere demoniaco che ruggisce colla sua spadona alzata al cielo o il cavaliere sessista finchè si vuole ma corretto, ligio e onorevole? Da parte di un vampiro che ragioni in modo maschilista me lo aspetto anche. Se poi è proposto come modello è perchè si è convinti che rude piace. Meglio un vampiro alla Master Mosquiton, remissivo, pacioso e che si fa sfruttare in tutti i modi dalla giovane compagna umana ed è perseguitato dalla prosperosa ex-moglie in costume vittoriano (immortale)? Insomma, possibile che non ci sia un modello maschile condiviso, se non al massimo quello ironico o comico? D’altronde te lo vedi tu un imprenditore che dice di detestare le tasse come primo ministro? E un ex magistrato fra l’opposizione di sinistra?

  6. @marco…hai ragione, ma sicuramente la “vecchia” simbologia del vampiro è completamente superata, la storia avrebbe funzionato ugualmente con un protagonista semplicemente ricco e socialmetne superiore a lei, è Cenerentola…non mi resta che rimpiangere la deneuve in Myriam si sveglia a mezzanotte…patinato anni 80 finché si vuole, ma che nostalgia!!

  7. @Marco B.
    ho letto il post sul blog e subito dopo l’articolo in prima sul Corriere…neanche farlo apposta, un parallelo che mi ha fatto subito saltare davanti agli agli occhi la diversa misura del livello del dibattito nei due paesi. Ovviamente mi ha avvilito.
    Senza entrare troppo nel merito delle quote rosa, posso dirti personalmente che sopporterei meglio – con i dovuti mal di fegato! – di essere passata avanti immeritevolmente da un maschio piuttosto che ottenere un posto in quel modo. I miei meriti non verrebbero comunque riconosciuti.
    Tuttavia, la situazione in Italia rimane drammatica e come al solito si cerca goffamente di curare il sintomo ignorando la causa. Prima o poi introdurrano quote di altri colori per contrastare l’emergenza razzismo e l’emergenza giovani senza futuro…

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