IL CONTESTO, PER FAVORE

Non è per l’icona della Madonnina infranta, su cui tutti i media, new e old, stanno battendo la grancassa (e anche su questo, a freddo, bisognerà dire qualcosa). Quello che è avvenuto ieri a Roma impone riflessione al di là dei luoghi comuni, dell’avevo detto io, di chi infiltra cosa.
Vi porgo due interventi, per pensare. Lucidamente, se è possibile.
I commenti su Giap.
Alessandro Leogrande.

150 pensieri su “IL CONTESTO, PER FAVORE

  1. Accidenti, Bart, mi hai smascherato! A te, non la si fa, sei uno sveglio.
    Ebbene sì, lo confesso: sono un intellettuale; peggio: un filosofo; e ho pure scritto dei libri. E sono appena ritornato da Parigi. Sia chiaro: per una conferenza!

  2. io non capisco
    per due post dico due
    nei quali non facevo nessun processo e non offendevo nessuno
    ma semplicemente prendevo le distanze da una persona che non riesce a convincermi fino in fondo
    e siamo in democrazia no? posso dire che bifo non mi piace e soprattutto non mi piace come scrive?
    dicevo
    per questo vengo io attaccata
    accusare? ma chi ha accusato! loredana ma hai letto bene quello che ho scritto?
    e non è frugare nel passato ma memoria storica essendo cresciuta in una famiglia dove i miei genitori in quegli anni certe persone le conoscevano bene
    e poi una persona è anche il suo passato
    possibile che in questo blog come uno non si accodi ai mi piace sono d’accordo bravi venga subito aggredito in questo modo?
    “ma che vergogna” cit. loredana lipperini
    beh cara loredana
    io non ho proprio niente di cui vergognarmi
    mi dispiace solo avervi fatto perdere tutto questo tempo

  3. Per favore, non cominciamo con la litania del “se non sono d’accordo vengo accusato”, perchè è davvero meschina.
    Una cosa è contestare, argomentando, i contenuti di un’affermazione di Bifo o di chiunque altro.
    Un’altra cosa è ravanare nelle biografie.
    Questi sono fatti. Davanti agli occhi di tutti, peraltro.

  4. e per quanto mi riguarda bifo è libero di parlare quanto vuole
    l’unica lista che faccio è quella della spesa
    e io sono libera di non essere d’accordo con lui
    se escludiamo queste libertà
    allora entriamo nella violenza

  5. Punk, niente vittimismi per cortesia e niente confusioni: non è POSSIBILE che sotto lo scudo “libertà libertà” ci si permetta di tutto. Certo che sei libera di non essere d’accordo con Bifo: ma io non ho letto UNA argomentazione del perché non lo sei, quanto affermazioni sulla sua storia personale. Interrogati su quanto questo sia libertario, per cortesia, e su chi commetta violenza nei confronti di chi. Non ho altro da dire.

  6. non hai letto UNA argomentazione perchè sono passata qui al volo
    ho scritto due cose veloci senza commettere violenza
    senza insulti
    poi ho preparato la cena per i miei bambini
    poi sono andata al cinema
    e ora vado a leggere
    per ARGOMENTARE avrei avuto bisogno di più tempo
    ma come vedi di cose da fare ce ne sono tante
    buonanotte

  7. @ Punk
    Se una persona è anche il suo passato, come scrivi, dovresti sapere che Bifo la galera la conosce per esserci stato, senza aver bisogno di aspettare il 77 (informati, nel caso). E cmq, non hai argomentato su quello che Bifo ha detto, hai argomentato su quello che è.

  8. IO HO DETTO SOLO
    “magari berardi poteva fare il suo dovere di intellettuale, di attivista e di proletario della conoscenza (autre chose?!) a bologna invece di rifugiarsi a parigi (so chic!)”
    PUNTO.

  9. Ossignùr, se mi avessero profetizzato in veste di difensore di Bifo non ci avrei mai creduto! Non mi piace quando si ravana nelle biografie alla ricerca di incongruenze. E mi piace ancora meno fingere di non capire. La situazione è complessa, questi ragazzi e ragazze che agiscono la violenza non sappiamo cosa abbiano in testa (almeno io) ma non ce ne liberiamo dicendo “cattivi, cattivi, cattivi, avete prevaricato un corteo di buoni e bravi, siete dei servi, degli infiltrati”. Restano lì – nonostante gli esorcismi. O ci sforziamo di comprendere cosa accade e inventiamo nuove pratiche o resteremo tutti imprigionati per sempre. Magari spiegare o provare a dire che si fa più danno chiudendo un conto in banca che rompendone una vetrina?

  10. magari barbara date l’esempio
    chiudete il vostro conto in banca
    e dove li mettete poi i soldi, sotto il materasso?
    che rivoluzione è?
    dimostratemi che possiamo vivere tutti senza operazioni finanziare
    dimostartemi che il “mantra collettivo, in un’onda di consapevolezza e di solidarietà che a cerchi concentrici isolerà gli affamatori e toglierà loro il potere sulle nostre vite”
    e cucinerò la cena per tutti
    “Occorre accompagnare la follia nei suoi corridoi suicidari mantenendo lo spirito limpido e la visione chiara del fatto che qui non c’è nessun colpevole se non il sistema della rapina sistematica.”
    se riesco a trovare le parole prima o poi argomenterò anche questo

  11. No, sono una persona normale che decide di sobbarcarsi – probabilmente in modo inutile di alcune grane: 1. convincere i committenti a pagare con assegno invece che con bonifico. 2. persuadere le banche di detti committenti a sganciare gli sgei in contanti – che non è perfettamente legale. 3 sobbarcarsi la rogna della fila alle poste per le bollette. 3)pagare tutte – assolutamente tutte – le tasse perché la finanza ama d’amore acceso chi non ha un conto in banca e fa la dichiarazione dei redditi. Detto per inciso – visto che se ne parla poco ed è del tutto OT – il tutto è perché la sottoscritta teme uno scenario da default argentino e pensa che quello italiano sia prossimo.

  12. Okay, argomentare è meglio quando si può, ma è anche vero che esiste un senso estetico-etico, fiuto se volete, per cui certe affermazioni risultano ambigue, inquietanti. Io il pezzo di Bifo l’ho letto con attenzione, naturalmente è tutto tranne che scritto male, ma molto impressionistico, unisce cose indubbie (la violenza del sistema finanziario è prevaricante e genera psicopatia) a cose che invece mi risultano veramente torbide.
    Per esempio:
    “Il movimento non è una rappresentazione teatrale in cui si deve seguire la sceneggiatura. La sceneggiatura cambia continuamente, e il movimento non è un prete né un giudice. Il movimento è un medico. Il medico non giudica la malattia, la cura.”
    Il movimento non è istituzione, daccordo. E’ un’effervescenza che raccoglie pulsioni disordinate, pre-politiche. Ma proprio per questo, come si può affermare che è “un medico”? La conseguenza della premessa sarebbe che il movimento è “il sintomo”, non certo il medico.
    Il sintomo esce, deborda, spurga.
    Ma voi quando avete un febbrone a quaranta che se dura tre giorni vi può bruciare il cervello, ve ne state lì a contemplarlo o prendete una tachipirina?
    Qui non si tratta di preferire i cialtroni in guanti bianchi della Goldman Sachs ai precari incazzati neri (se si tratta di andarci a colazione neanch’io ho dubbi), ma di confondere il sintomo con la cura.
    Simpatizzare col sintomo (e magari cavalcarlo) è quello che io definisco il vecchio vizio degli anni Settanta, prodotto dai giovinotti ingenui che eravamo, che però trasportato ad oggi mi risulta solo cattiva letteratura.

  13. @ valter binaghi
    Evidentemente hai un cattivo rapporto col tuo passato, ma questo è un problema tuo personale e non sono affari che ci riguardano.
    A me pare che ogni movimento sia sintomo, in partenza, e possa, poi, diventare cura. Non è detto, non è automatico, ma succede anche questo. Il punto dunque è cos’è, in questo caso, la “tachipirina”? La solenne scomunica che chiedono a gran voce tutti i mass media e tutto lo spettro delle forze parlamentari? Benissimo, scomunichiamo i “violenti”, sbattiamoli in galera, lottiamo per la legalità. Sai, Valter questo a dove porterà, vero? Ma sì, che lo sai, l’hai pure già vissuto: un’intera fetta di una generazione allo sbando, criminalizzata, sbattuta dentro, spinta verso derive sempre più schizoidi, etc. etc. Dall’altra parte tu, lo stato italiano e “La Repubblica” a difendere quello che c’è. Perché puoi stare certo che la legalità che dovrai difendere è questa che vedi in atto: la legge della BCE.
    Che ne diresti invece di ragionare su quale alternativa noi di sinistra (qualunque cosa voglia ormai dire) siamo o non siamo in grado di mettere in campo di fronte a quello che sta succedendo nel mondo? Perché, caro Valter, parliamoci chiaro: se non siamo in grado di fare un bel niente di efficace, va a finire che gli argomenti del giovinastro testa di cazzo che vuole sfasciare tutto lo sfasciabile saranno più convincenti dei miei e dei tuoi. Questo è il nodo. Se l’alternativa che ho da offrire è un bel comizio di Vendola (bello, poetico, dura quaranta minuti, poi si torna a casa, fino alle primarie del PD), be’, stiamo freschi: puoi sbatterne dentro quanti ne vuoi, ma si moltiplicheranno, puoi scommetterci.
    Un’ultima cosa, ché anch’io, pure se non ho i tuoi anni, comincio ad avere un po’ di trascorsi politici. Dieci anni fa il cosiddetto “blocco nero” era ai margini del movimento. A quelli lasciavamo fare le loro robe in coda ai cortei, dopo che erano finiti, circondati dalla polizia, oppure facevano addirittura un corteo separato, così non ci si andava sui piedi. Oggi questi sono lo spezzone più organizzato di tutti e sovradeterminano un intero corteo, pisciando in testa ai padovani e pure alla Fiom. Nel frattempo cosa è successo? La politica e la sinistra si sono dissolte definitivamente, ecco cosa. E non è che noi eravamo all’estero, mi pare, o no? Quindi su, vediamo bene di ragionare politicamente, e di smettere con queste semplificazioni puerili. Vuoi che il movimento faccia una scelta radicalmente nonviolenta, tipo indignados spagnoli? Se questa è l’opzione che si vuole caldeggiare, allora si tratta di lavorarci sopra, non di farla mettere in pratica dai giudici e dai carabinieri, perché di questione politica si tratta. E bisognerà anche dimostrare che come scelta paga, che si può portare a casa qualche parziale vittoria, dato che sono anni che non vinciamo più un cazzo… (sì, lo so, i referendum, certo, ma chi dovrà trasformarli in pratica di legge? Si torna sempre lì, vedi…). Viceversa la scampagnata con scarica orgasmica su bancomat e utilitaria rimarrà molto quotata, temo.

  14. el médico puede ser lalo cura
    movimiento desaparecido
    quien sabe
    como usted puede ser
    B ien
    I ndignado
    F urioso
    O puesto
    de lo sistema

  15. @Wu Ming4
    Per me la tachipirina è isolare, nel senso che se dovessi marciare in piazza io con questi non ci marcio a nessun costo (e non trasformarmi in un paladino delle galere per favore).
    Ma già dicevo qualche giorno fa che forse il problema sono proprio le piazze, ormai diventate location per la manipolazione mediatica.
    Forse la protesta politica dovrebbe disertarle, e lasciarle all’isteria che cerca solo la propria autorappresentazione.
    Fare cosa?
    Io faccio scuola, su queste cose, nel senso letterale del termine.
    Faccio spettacoli, scrivo.
    Se vivessimo più vicini ti proporrei cose che magari non ti farenbbero schifo, e tu a me. Io mollo il megafono e le piazze e ricomincio da rapporti umani, umanamente gestibili. E’ un metodo, non una rinuncia.

  16. Assumete tutti che siano dei barbari apolitici. Non vi viene minimamente il dubbio che possano avere letto qualcosa. Eppure fra di loro ci saranno pure i giovani, ma alcuni sono trentenni, a trenta anni si è già letto quello che si voleva leggere. Ecco infatti che l’uomo intervistato da il fatto quotidiano di oggi ( http://www.youtube.com/watch?v=pqs3X7VMwOc ) cita ‘L’insurrezione che viene’ ( http://labattagliasoda.wordpress.com/category/linsurrezione-che-viene/ ), Il testo lo dovreste conoscere ( http://www.carmillaonline.com/archives/2009/04/003024.html ). Non sarà il manifesto del partito comunista ma viene molto letto e molto praticato anche in Grecia.

  17. @ Valter Binaghi
    Non ti davo del rinunciatario, ma quella è la tua scelta e non possiamo certo valutare le cose soltanto a partire da noi, ovviamente. Altrimenti potrei fare la bella figa (absit iniuria) e dire che io faccio lo scrittore, etc. etc. Un ventenne di oggi il problema delle forme pubbliche del fare politica se lo pone. Che altro dovrebbe fare? (me lo pongo pure io, dato che la narrativa e la rete sono ben lontane dall’essere sufficienti). E certo saremmo degli illusi se pensassimo che un’intera generazione si lasci imporre come unica alternativa quella tra la galera e il PD. Eppure è precisamente ciò a cui si vorrebbe ridurla. Ci siamo già passati e sappiamo a cosa ha portato. Do you remember?
    Te lo dico subito, visto che ieri sera ero a un’assemblea proprio su questo: il problema che è stato tematizzato non è disertare la piazza, ma casomai fare a meno delle grandi concentrazioni spettacolari e agire più capillarmente, “occupy everything”, insomma (che poi è lo stile che praticano negli altri paesi), senza ammucchiare in un solo luogo e momento pratiche del conflitto che non riescono e non possono stare assieme. Chissà che la debacle del 15 ottobre non sarà servita alle componenti più sveglie del movimento per prendere atto almeno di questo.

  18. Per fortuna non ci sarà nessuna fetta di generazione criminalizzata. E’ qui che la vostra analisi, sovradeterminata dall’idea che vi sia una parte della società italiana pronta a esplodere, sbaglia, a mio avviso. C’è invece un gruppo minoritario legato a un ambiente politico ben preciso che, se decide di continuare con questa strategia folle, incontrerà isolamento politico da parte del movimento e della società tutta (le condanne da parte della Fiom e di altre aeree sono state nette, per fortuna). Oltre che, come naturale, repressione da parte della legge a difesa del diritto democratico a manifestare. Lo so, la parola *legge* vi fa rabbrividire. A me no. Diceva qualcuno che dove non vige la forza di legge vige la legge del più forte. Non ricordo, luca, forse era Maria De Filippi?

  19. @Wu Ming4
    Mi sembra molto sensato.
    Del resto nemmeno io auspico una rinuncia agli spazi pubblici. Semplicemente, come sostengo da tempo anche rispetto ad altre questioni, riappropriarsi di forme di soggettività comunitarie piuttosto che vagamante “sociali”, dove per comunitarie intendo realmente compartecipi, fisicamente riconoscibili, territorialmente radicate (nell’uso comune dei beni, sia chiaro, non nelle aberrazioni dell’origine etnica e simili). Questo nasce dal fatto che, per come la vedo oggi, le spinte a un certo tipo di universalismo sono venute esattamente da un certo tipo di mercatismo che oggi ci strangola. Siccome la lezione su cui io oggi medito è più quella di Polanyi che quella di Marx, mi pare che se la distruzione della comunità politica e delle limitazioni che essa poneva al mercato è stata la premessa dell’universale schiavitù al medesimo, si debba partire dalla sua ri-costituzione, anche a costo di sacrificare un benessere presunto. Mi sembra interessante quel che sta accadendo in Argentina, dove il governo impone a chi vuole importare prodotti una garanzia equivalente in export. Di palo in frasca, mi dirai.
    E invece sono convinto che, se si accetta di ridiscutere dalla base il perimetro dell’agire pubblico e del soggetto politico, si può imporre alla politica “forte” di rappresentarlo. C’è in giro in Rete un testo mio intitolato “Dieci consigli per una sinistra da rifondare”, che va in questo senso, lo stesso in cui andava un libro di Bruno Arpaia (“Per una sinistra reazionaria”), uscito pochi anni fa e troppo poco meditato a sinistra, a mio avviso.

  20. Ti ringrazio luca. Spesso accade che l’insulto supplisca alla debolezza del pensiero. Nel tuo caso è cosa manifesta, e sinceramente ne sono dispiaciuto per te.

  21. Neo-maccartismo con Derrida sulle labbra. Uno pensava di aver visto tutto, e invece… Piccoli giuliani-ferrara, lucii-colletti e paoli-liguori crescono. Uomini del risentimento, sedicenti “libertari” che, per le loro piccole paturnie e pensando di regolare chissà quali conti, si sposteranno sempre più a favore delle “libertà” dell’ordine costituito, quelle garantite dal tonfa, dal gas CS e forse, un domani non tanto remoto, da armi ben peggiori. Per un tozzo di pane e ‘na cattedra, additeranno al regime (di qualunque regime si tratti) i presunti “fiancheggiatori” e “cattivi maestri”. La rotta è tracciata. I movimenti diffidino sin da ora di simili personaggi.

  22. @ Wu Ming 1
    Proprio su questo blog io l’avevo preconizzato già qualche tempo fa al losco figuro qua sopra che prima o poi si sarebbe ritrovato a destra, e “più prima che poi” (cito a memoria). La conversione Law & Order è stata davvero rapida ed era, come dicevamo a suo tempo, implicita in certe posizioni. Ora si è esplicitata. Meglio così, tutto sommato. Il problema di fondo, però, sia detto senz’a astio alcuno, è il narcisismo. Il narcisismo frustrato si trasforma in rancore. Il rancore porta alla bruttezza. E la bruttezza al male. Lo scrivevo a Valter Binaghi qualche settimana fa ad altro proposito, ma calza ancora di più in questo caso.

  23. Credo, che Regazzoni abbia una visione della manifestazione del 15 ottobre piuttosto reazionaria. Un gruppo minoritario legato a una precisa area politica sarebbe la causa di tutto il casino successo. Magari fosse così. Li prendiamo, li incarceriamo, buttiamo la chiave così Regazzoni è contento e da domani abbiamo risolto i problemi delle riuscite delle manifestazioni future e forse del mondo. In quella manifestazione a far casino oltre a un gruppo diciamo così politicizzato c’erano ragazzini di quartieri difficili romani andati lì SOLO per distruggere e scontrarsi con la polizia. Prepolitici direi. Indignati perchè la loro vita è difficile, inutile a volte, noiosa. Sono loro quelli di cui mi preoccuperei e cercherei di depotenziare e certo non con la legge Reale a cui, forse, Regazzoni aspira. Ma c’è da dire che Regazzoni, forse, quei ragazzini non li incontrerà mai alle sue lezioni di Estetica e quindi non sa, senza nessuna polemica, chi siano e cosa pensino.

  24. Mi è stato chiesto, “in quanto responsabile del blog”, per non incorrere “in altri provvedimenti”, di togliere i due commenti di Luca ritenuti insultanti nei confronti di Simone Regazzoni. E’ quanto ho fatto.
    La mia opinione sulla svolta reazionaria e sul giudizio biografico quanto affrettato nei confronti di Bifo è stata già espressa.
    La svolta è, come si vede, in atto.

  25. Grazie Lipperini. Noi democratici con Derrida sulle labbra ci teniamo alle buone maniere. In merito a gas CS menzionati da qualcuno che proprio ne ce l’ha fatta a non prendere la parola: li ho solo respirati, amico mio, nel corteo di via Tolemaide, con i disobbedienti. Dal mattino fino alla sera. E anche il giorno dopo. Quando facevo servizio d’ordine, contro il blocco nero.

  26. @ Pino Valente:
    può essere che tu abbia ragione. Ma mi sento in buona compagnia. Se non ricordo male è la posizione della Fiom. Landini ha usato due termini tecnici per additare il blocco nero: uno è “coglio**”, l’altro è “criminali”. Sottoscrivo Landini. O c’è una svolta reazionaria di tanta parte della sinistra (Casarini compreso). O qualcuno dovrebbe cominciare a interrogarsi sulla propria, di posizione.

  27. Vado a Parma. Due giorni. Senza ADSL.
    Mi spiace un po’, anche se i miei contributi non sono granché, questa è una discussione che merita continuare (senza ficcarci dita negli occhi, dai!)

  28. io spero davvero che le energie intellettuali non siano una risorsa scarsa, altrimenti stiamo messi male. Le consumiamo per regolare vecchie questioni, ci si addentra nelle biografie individuali con il coltello tra i denti, si espongono i galloni della militanza. Bene. Se questa è l’intellighenzia italiana stiamo apposto. Il vero debito è quello dell’analisi che ne scaturisce.

  29. Simone Regazzoni: essere in compagnia del sindacato non è indice di alcunchè. E per favore cerchiamo di non semplificare, riducendo tutto a ragionamenti antinomici (o sono tutti buoni, o sono reazionari).
    Io devo al sindacato italiano, tutto il sindacato, 8 anni di precariato. Tu cosa gli devi? La FIOM con Landini in testa cerca oggi di non soccombere a una precarizzazione del lavoro che l’ha investita in pieno e dalla quale si credeva immune. I giudizi tranchant sui “neri” non li prenderei a paradigma.

  30. “La filosofia dei post”, Intellettuale Liberale, Morte alle Grazie, 2011
    Vi si argomenta in burocratese su come chinare il capo per «non incorrere in altri provvedimenti», per «una svolta reazionaria di tanta parte della sinistra (Casarini compreso)» e si augurano galere a giovani teppisti perché è «questione di postura etica».
    Bonariamente,
    con le terga di Derrida a un palmo dalle mie labbra,
    C_

  31. Chiedo ufficialmente al commentarium di essere molto cauto quando si nomina il signor Simone Regazzoni, che mi ha appena intimato di rimuovere uno status su Facebook che conteneva la parola “miserabile”, pena azione legale. Ho eseguito ma, naturalmente, non ritengo che un commentatore con la querela facile sia un interlocutore. Dunque, da questo momento lo considero persona non desiderata su questo blog.

  32. Di Simone Regazzoni dico solo questo: se lo merita, di essere Simone Regazzoni. Per ogni cosa che dirà e farà d’ora innanzi,il suo castigo sarà questo: essere Simone Regazzoni.
    E adesso attendo la querela.

  33. Posso dirlo che amo Regazzoni? Che lo amo con tutto me stesso? Che spero con questi due atti d’amore possa, diciamo così, pareggiare quel “piuttosto reazionario”… no perchè per quel “piuttosto reazionario” che gli ho appioppato prima comincia a preoccuparmi…non vorrei che ecco…ci siamo capiti…Regazzoni ti prego perdonami…e salutami Landini e Casarini e Vendola.
    Tante tante care cose…

  34. Ho letto con molto dispiacere il percorso a imbuto di questa discussione: da idee in contrapposizione a isterismi, denunce, ironie e cancellazioni. Avrei voluto dire molte cose sull’articolo di Bifo che a me non è piaciuto, come non mi sono piaciuti tutti i commenti paternalisti che hanno, sempre ideologicamente, “compreso” le violenze del 15 ottobre. In generale trovo molto riduttivo dire che chi prende le distanze dalla violenza o ne mostri l’inutilità sia automaticamente uno che si mette puerilmente dalla parte dei buoni a bacchettare i cattivi. Mi pare riduttivo e ingiusto. Perché mi pare che in tali prese di distanza, come in quelle di Simone Ragazzoni, ci sia materia di discussione. Sentirsi d’accordo, orgogliosamente sulla linea di una complessità invocata ma negata nelle parole e nei giudizi, a fare tabula rasa degli avversari, è un modo di fare ordine, è un gesto poliziesco. Strizzarsi l’occhio e indignarsi fra compagni, dire “i mass media” per indicare il soggetto di un solo comportamento, accusare di essere amici di sindacati o politici perché li si cita, è intollerante ed elitista.

  35. Gentile Fil, sono d’accordo con lei: anche io trovo che sia stata una discussione spiacevole e avrei trovato corretto parlare delle posizioni espresse nell’articolo di Bifo anzichè della sua biografia. Quanto al resto, credo che lei semplifichi un po’ a sua volta: le posizioni espresse sul 15 ottobre sono state articolate e discusse, incluse quelle che hanno portato a quella che lei definisce “tabula rasa”. Cordiali saluti

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