IL CONTESTO

Ci sono molte reazioni di cui dare conto, e le posto qui sotto. Ci sono anche non poche considerazioni da fare.
La prima, pratica, riguarda la posizione della Provincia di Venezia: laddove è evidente che una presa di distanza non è sufficiente, come molti di voi hanno sottolineato nei commenti. La seconda, che si ritrova anche nella dichiarazione rilasciata da Andrea Camilleri a Simonetta Fiori per Repubblica, riguarda il contesto italiano: che, nei confronti della cultura, si va immiserendo. In parole poverissime, nessuno, fino a qualche anno fa, avrebbe lanciato una proposta di questo tipo: per meglio dire, non avrebbe avuto la faccia tosta di farlo. Ora, evidentemente, si sente legittimato. Per questo è importante andare avanti. La terza considerazione è quella che appare su Carmilla, e che fa il punto anche sull’uso della rete. Leggete.
Simonetta Fiori per Repubblica.
La lista nera dei “libri proibiti” scalda la rete, mobilita gli scrittori, suscita la reazione degli editori. Ma non è in discussione il caso Battisti, nei confronti del quale è quasi unanime la condanna. Ciò che provoca indignazione è la richiesta di censura e di messa al bando di un gruppo di autori, firmatari nel 2004 di un appello per la scarcerazione del terrorista. Se improvvido appare a molti quel manifesto “pro Battisti”, l´attuale iniziativa suggerita dall´assessore veneto Speranzon evoca i peggiori fantasmi. E dai roghi dell´Inquisizione a Fahrenheit 451, non mancavano ieri nei blog riferimenti storici e letterari.
Sarà il caso di riepilogare la faccenda. L´assessore alla Cultura della provincia di Venezia, il pidiellino Raffele Speranzon, un passato nel Fronte della gioventù, ha annunciato di voler chiedere a tutte le biblioteche del veneziano di rimuovere dagli scaffali i libri degli scrittori firmatari di un manifesto a favore di Cesare Battisti. E ha annunciato anche di voler chiedere alle medesime biblioteche di rinunciare a iniziative con tali autori, che vanno stigmatizzati come “persone sgradite”. Una proposta che – se presa sul serio – metterebbe al bando autori come Daniel Pennac e Giorgio Agamben, Nanni Balestrini e Massimo Carlotto, Valerio Evangelisti e Giuseppe Genna, i Wu Ming e Tiziano Scarpa. E in laguna non potrebbero affacciarsi, di persona o con le opere, neppure Sandrone Dazieri e Tiziano Scarpa, Dario Voltolini e Loredana Lipperini, Laura Grimaldi e Tommaso Pincio, Pino Cacucci e Antonio Moresco. Tutti fuori, almeno dalle biblioteche.
Al momento non sembra che l´iniziativa abbia avuto successo, tutt´altro. Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, s´è detto contrario a qualsiasi forma di censura. E dai microfoni di Fahrenheit, su Radiotre, la presidente della provincia di Venezia Francesca Zaccariotto ha scaricato duramente il suo assessore, annunciando che «qualora presentasse la proposta in giunta, la provincia di Venezia non la sosterrà». Per dirla con le parole di Luciano Canfora, «un´iniziativa di gigantesca idiozia».
Colpisce il fatto che, nell´Italia di oggi, un amministratore pubblico possa uscirsene con una trovata del genere. «Un atto di profonda ignoranza democratica», la definisce Ernesto Franco, direttore della Einaudi. «Boicottare i libri e le idee è un atto di imbarbarimento che non può trovare mai, in alcun fatto o dichiarazione o opinione, per quanto controversi essi siano, la benché minima giustificazione». Alcuni giornali hanno parlato di “boicottaggio civile”, «ma l´espressione non mi sembra appropriata», interviene Michela Murgia, solidale con gli autori proscritti. «Quello proposto dall´assessore è un atto di censura. Non è il lettore che sceglie di non comprare un libro, ma è il bibliotecario che lo toglie dalla circolazione in un luogo pubblico». Anche altri scrittori, che pure non figurano nella lista nera, si mostrano reattivi: tra gli altri Marcello Fois, Simona Vinci e Mariolina Venezia. «Una porcata» è l´espressione scelta da Carlo Lucarelli, pur in totale dissenso dai firmatari dell´appello per la liberazione del terrorista. Parole di condanna arrivano anche da Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il libro. «Ho sempre trovato un po´ ridicole le mobilitazione in favore di Battisti», dice sul sito Affaritaliani.it. «Ma i libri sono libri. E hanno diritto a stare dove stanno».
L´assessore veneto racconta di essere stato mosso da una buona intenzione – indurre alcuni intellettuali a un ripensamento sul caso Battisti – ma la soluzione adottata sembra la peggiore possibile. Speranzon, nomen ma non omen. «Ora non vorrà fermarsi alla proscrizione», suggerisce Andrea Camilleri. «Gli proporrei di organizzare un bel rogo di libri. Una soluzione che nella Germania hitleriana ha avuto un discreto successo: l´assessore, che viene dal Fronte della Gioventù, dovrebbe saperlo». Ricordi che ancora feriscono, poi la didascalia di quest´ultima fotografia nazionale. «È un´Italia che mi avvilisce sempre di più. E, a 85 anni, riesce ancora a rattristarmi».
Michela Murgia per L’Unità.
Nel circuito bibliotecario del Veneto il Mein Kampf di Adolf Hitler è disponibile al prestito in ventisei copie, di cui una nella biblioteca dell’Istituto Storico della Resistenza di Belluno. Nessuno si è mai sognato di chiederne la rimozione, o di obiettare che i soldi pubblici non devono servire a comprare le opere di un dittatore colpevole di genocidio. Se qualcuno si permettesse di proporre l’epurazione di quel noiosissimo libro, io mi opporrei con tutti i mezzi a mia disposizione, perché l’autonomia di pensiero delle persone si costruisce legittimando la libertà di espressione anche delle idee che consideriamo più aberranti e che preferiremmo non sentire esprimere, dato che conosciamo le conseguenze. Non è dello stesso avviso l’assessore Speranzon. Per questo signore le persone che hanno idee che lui non condivide non devono avere lo spazio per dirle, e le loro opere, anche se parlano di tutt’altro, devono essere censurate dalle pubbliche biblioteche, perché i soldi pubblici nel mondo che lui immagina di rappresentare non possono servire a dare visibilità a chi ha idee diverse da quelle di chi governa.
La proposta di epurare i libri degli autori che nel 2004 hanno firmato l’appello per la scarcerazione di Cesare Battisti evoca scenari vicini al romanzo Fahrenheit 451, ma Ray Bradbury in confronto alla realtà auspicata da Speranzon era un ottimista. Quando descriveva i roghi dei libri, lo scrittore ipotizzava almeno l’esistenza delle persone-libro, straordinari lettori disposti a mandare a memoria in segreto i testi bruciati per salvarli dal completo oblio. Non so se nella provincia di Venezia ci siano persone disposte a diventare libri viventi per dovere civile, ma so che ne servirebbero davvero molte per mandare a memoria le opere di quasi cinquanta autori, gente come Tiziano Scarpa, Loredana Lipperini, Daniel Pennac, Wu Ming, Sandrone Dazieri, Valerio Vangelisti, Giuseppe Genna, Carla Benedetti e decine di altri elencati nella lista di proscrizione stabilita dall’assessore. Quel che appare più grave è il fatto che la censura ideologica annunciata da Speranzon venga esercitata non sui contenuti delle opere di questi autori – cosa che sarebbe comunque inaccettabile in un paese libero dove nelle biblioteche civiche è disponibile, e deve restarlo, anche l’autobiografia di Erik Priebke – ma sull’esercizio pubblico della loro opinione di cittadini, condivisibile o meno non ha qui nessuna importanza. Accettare oggi che i libri di questi autori vengano censurati dal circuito bibliotecario con la scusa che i soldi di tutti non vanno usati per dar spazio ai “difensori di un assassino” sarebbe come permettere domani che il dipendente di un comune venga licenziato con la scusa che i fondi di tutti non devono garantire lo stipendio a persone che hanno idee sgradite alla maggioranza dei contribuenti.
Non minimizzerei quella di Speranzon come una posizione solitaria; l’idea che i soldi pubblici vadano usati come un biscottino che il potere può lanciare al cane più obbediente rispecchia la visione di molte persone incapaci di distinguere la cultura dalla propaganda; è grave che questa prospettiva si traduca in forme di pressione ai bibliotecari sotto forma di velata minaccia alla loro autonomia. L’idea che chi governa abbia il diritto di indicare per sua simpatia cosa non dobbiamo leggere e quali autori non possiamo incontrare nelle nostre biblioteche, oltre ad essere paternalistico e punitivo, è l’anticamera mortuaria di ogni libertà di espressione. Da scrittrice non accetterò inviti da parte di chi discriminerà per ragioni ideologiche anche un solo nome di quella lista, e da lettrice voglio vivere in un paese in cui le biblioteche abbiano il Mein Kampf, i diari di Mussolini veri o falsi che siano, le memorie di Priebke, quelle del mostro di Marcinelle, quelle di Pietro Maso e quelle di Josef Fritzl, se esistono. Voglio leggere il libro di ogni assassino che abbia scritto un libro, e anche di chi lo ha difeso. E questi libri voglio scegliere di leggerli proprio perché i loro autori hanno compiuto azioni che mi ripugnano e proprio perché le loro idee offendono l’idea di mondo in cui mi riconosco. Figuriamoci se vorrei essere privata della libertà di scegliere libri scritti da persone oneste come Scarpa, Balestrini, Lipperini o Pennac, rei solo di non compiacere le idee dell’assessore. L’esperienza del Campiello mi ha regalato uno scorcio sul Veneto e sulla sua concezione di cultura che non somiglia in nessun modo a quella espressa da Speranzon nelle sue esternazioni pubbliche. Sono certa che i primi a osteggiarla in loco saranno i lettori, gli utenti delle biblioteche e i bibliotecari minacciati nella loro autonomia.
Aggiornamento. Speranzon parla al Corriere veneto.
Panorama blog.

25 pensieri su “IL CONTESTO

  1. Le forze e le idee conservatrici che abbiamo ereditato dai vecchi partiti, non si è mai riusciti a metterle nel cantone che costituzionalmente spetterebbe loro dopo il fascismo e sono tornate ad essere maggioranza con questo risultato e con in più qualcosa di peggio. Ora, che gli intenti totalitaristici si svelino proprio mediante l’azzeramento della cultura e delle sue espressioni, è noto a tutti e direi che siamo decisamente di fronte a questo, m è la sua percezione che mi sembra insufficiente, tanto che ci riempiamo di orrore solo di fronte a qualcosa di molto eclatante.
    Già dagli anni 90 è in atto questo “metodo”, ne sono stata tante volte testimone e lo siamo tutti di fronte al complesso delle cose che stanno accadendo al Paese.
    Mi sembra di poter dire che la spinta reazionaria ha continuato ad agire e a mescolarsi con idee e, chiamiamole, forze progressiste italiane – mi sembrano debolezze, più che forze, in una adolescenza politica che si perpetua e rende difficile l’individuazione, sotto il profilo psicologico di questi soggetti che chiamiamo partiti.
    L’immaturità adolescenziale dei partiti di sinistra (sinistra per capirci, ovviamente)spiega anche il loro attaccamento al potere, luogo massimo, in Italia, dell’individualismo e di suo fratello, l’egocentrismo. Mentre l’individualismo è correttamente teorizzato, a destra (sempre per capirci), dell’egocentrismo, proprio come bambini, non si è neppure consapevoli e si sta lì a copiare i propri “amichetti” dell’altra parte per fare come loro, però dicendo altro. Altro che non riescono nemmeno più a dire, che si limitano a balbettare in una regressione costante originatasi intorno agli anni 80 quando presero tutti a spaccarsi e a battagliare tra di loro come fanno i ragazzi.

  2. Quello che mi lascia sbigottita è la profonda ignoranza e la totale mancanza di respnsabilità di un assessore che si permette di avanzare una proposta del genere.
    Non tanto che la possa pensare, ma che si senta libero di sbandierarla ai media con leggerezza, senza neppure aver considerato l’attuabilità della cosa (è palese che Speranzon non aveva la minima idea di quanti autori e di quanti libri stesse parlando) e chiaramente noncurante di qualunque giudizio sulle sue dichiarazioni.
    Com’è possibile che si permetta ad un pubblico ammnistratore di divertirsi a sparale grosse come un ragazzino per attirare attenzione?
    Come si può affidare la gestione della cosa pubblica a persone tanto stupide e tanto profondamente irresponsabili, immature e ignoranti?

  3. Benché abbia le mie riserve sull’indignazione di almeno un paio di sommi sacerdoti che ora si strappano le vesti dicendo: «Lorenzon ha bestemmiato!» (in passato praticarono forsennatamente la censura ), condivido appieno la Murgia, specie dove dice “Nel circuito bibliotecario del Veneto il Mein Kampf di Adolf Hitler è disponibile al prestito in ventisei copie, di cui una nella biblioteca dell’Istituto Storico della Resistenza di Belluno. Nessuno si è mai sognato di chiederne la rimozione, o di obiettare che i soldi pubblici non devono servire a comprare le opere di un dittatore colpevole di genocidio.”

  4. Nelle dichiarazioni riportate dal “Corriere del Veneto”, Speranzon ha reso chiaro che la sua iniziativa è propriamente un atto intimidatorio nei confronti degli scrittori: togliete la firma da quell’appello, altrimenti noi togliamo i vostri libri dagli scaffali delle biblioteche. Siamo alle minacce di ritorsioni, da parte della pubblica autorità, nei confronti di chi esprime opinioni che non garbano alla medesima. E’ una cosa di enorme gravità, che va fermata subito perché, qualora passasse, costituirebbe un precedente pericolosissimo.

  5. In questo nostro paese il concetto di libertà di pensiero, parola, espressione, così come quello di legge (non è il punto fondamentale, lo so bene, ma se l’assessore Speranzon si fosse fatto dare anche un semplice Bignami della legislazione dell’AIB, ecco, come dire…) è andato da parecchio tempo, come si suol dire, a puttane. E la gravità di tutta la faccenda travalica di molto la questione di Battisti. Per quello che vale, ne ho parlato anche io da me. Sperando di evitare così l’ennesima caduta di un altro strato della cipolla della libertà, che, sbuccia sbuccia, alla fine non c’è più nulla da mangiare…

  6. Dice Michela Murgia: “L’esperienza del Campiello mi ha regalato uno scorcio sul Veneto e sulla sua concezione di cultura che non somiglia in nessun modo a quella espressa da Speranzon nelle sue esternazioni pubbliche.”
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    Appunto. L’esperienza del Campiello. Ossia di un evento letterario di prestigio nazionale, cui partecipa un pubblico selezionato di scrittori, giornalisti… insomma, di persone che già appartengono ad un ambiente colto.
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    L’esperienza di molte associazioni culturali giovanili che operano sul territorio, però, è un’altra, e purtroppo conferma che le esternazioni pubbliche di Speranzon trovano sponda nella mentalità comune, nel “milieu” che sforna amministratori, politici, personaggi pubblici… assessori alla cultura.
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    Dal 2005 al 2008 ho avuto il privilegio – perché di vero privilegio si tratta – di lavorare fianco a fianco con alcuni ragazzi e ragazze straordinari nel paese dove sono nato e cresciuto, proprio nel cuore del territorio amministrato da Zaccariotto, Speranzon & soci.
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    In quei tre anni abbiamo organizzato cineforum, abbiamo tenuto una rivista mensile, abbiamo realizzato festival di musica indipendente, reading e forum letterari cui hanno partecipato importanti autori (tra cui anche uno degli “epurati” di Speranzon, tra l’altro). Abbiamo collaborato con altre associazioni simili alla nostra nel realizzare eventi bellissimi, indimenticabili e in qualche caso pionieristici.
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    Lasciamo pure stare il fatto che il volontarismo giovanile è spesso sfruttato dalle amministrazioni per coprire “a gratis” o comunque a costi bassissimi un vuoto scandaloso di offerta culturale, sia sul piano delle idee sia della capacità realizzativa… soprattutto se si considera che stiamo parlando di un territorio che, almeno fino a qualche anno fa, era fra i più ricchi d’Italia, e serviva comunque un potenziale bacino d’utenza di quasi 100.000 persone.
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    La cosa che però non riuscirò mai a cancellare dalla memoria, è la totale mancanza di interesse, feedback, partecipazione, oltre che da parte degli amministratori pubblici, anche da parte di questa “utenza potenziale”. Soprattutto quelli che all’epoca erano i nostri coetanei, giovani come noi, mostravano inerzia, disinteresse, scetticismo. Il solo fatto di esprimere una visione politica “diversa”, ad esempio, era spesso motivo di dileggio e ripulsa.
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    Oggi, a distanza di pochi anni, alcol e droga (cocaina soprattutto) sono diffusissimi fra i ragazzini, e in tema di educazione sessuale pare di essere risprofondati nell’Ottocento (le richieste per la pillola del giorno dopo nei fine settimana stanno battendo tutti i record).
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    L’educazione sessuale, fra parentesi, era un altro dei crucci del “gruppo di ragazzi e ragazze” di cui sopra… giusto per dire due cose che potrebbero sembrare sciocchezze (ma che evidentemente non lo sono per niente), ogni evento era l’occasione per una piccola campagna per l’uso del preservativo, e sia nel nostro foglio mensile, sia nel nostro forum virtuale si parlava regolarmente e in estrema libertà di tematiche relative alla sfera sessuale.
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    Insomma, per farla breve, eravamo una piccola “cellula di resistenza” in un territorio che già allora (e stiamo parlando di pochi anni fa!) mostrava delle tendenze preoccupanti. Quella cellula si è sfaldata per ragioni comprensibili (superati i 20-25 anni, ognuno, come noto, va per la sua strada… e se il territorio offre poco o nulla, si cambia territorio). Dalle notizie che mi arrivano (non vivo più lì stabilmente ormai da 4 anni) pare che nessuno abbia “raccolto il testimone” e che di resistenza, oggi, ce ne sia meno che mai.
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    Forse è eccessivo, miope e “ombelicocentrico”, in un Paese che ha al proprio interno sacche mostruose di disagio economico e sociale e interi territori controllati dalla criminalità organizzata, giudicare “disastrosa” la situazione sociale e culturale del Nordest. Ora, io non so – o so solo in parte – quale sia la situazione in altre aree del paese. Però, per quella che è la mia esperienza, e per quello che può valere, me la sento di dire senza troppe remore che, dal punto di vista sociale e culturale, nel Nordest è accaduto un vero e proprio DISASTRO.
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    Se simili “cellule di resistenza” non crescono e si mettono in rete, e anzi muoiono soffocate dalla mentalità deprimente che trionfa nel cuore dell’eterna “provincia” italiana… se anziché creare continuità e continui passaggi di testimone si arenano nel nulla più assoluto, poi non ci possiamo stupire se iniziative come quella di Speranzon, oltre a suscitare poca sorpresa, trovano magari pure il consenso implicito di molte persone… perché ve lo garantisco: la reazione medie di fronte ad una cosa del genere, da quelle parti, è di disinteresse o di sostanziale connivenza.
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    Poco importa, davvero, se la presidente della provincia ha fatto marcia indietro. Poco importa se la reazione è cresciuta come una marea montante nei nuovi “centri” della lotta (in realtà, una galassia priva di centro; plurale, creativa, critica nei confronti dei mezzi preconfezionati).
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    La “marcia indietro” (che tra l’altro arriva da un personaggio pubblico più che discutibile, per mille altre questioni) è fatta per chiudere il discorso, per voltare pagina. Analogamente, la reazione rischia di rimanere appannaggio di un’avanguardia; magari numerosa, diffusa e “illuminata”; ma pur sempre un’avanguardia.
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    La vera via d’uscita è sostenere attivamente, in Veneto come altrove, le molte “cellule di resistenza” che, oltre a mettersi in gioco nell’arena globale, agiscono anche concretamente nel territorio, creando gli anticorpi affinché la narrativa “à la Speranzon” non finisca per soffocare qualsiasi alternativa.
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    Un appello, quindi, agli autori, giornalisti, critici, studiosi che sicuramente leggono questo blog: partecipate in massa a quei piccoli festival, incontri, reading indipendenti, organizzati da ragazzi con scarse risorse economiche ma infinita passione ed energia. Fatelo magari gratis, o dietro un semplice rimborso spese. Dopo tutto, per voi è un’occasione di pubblicità, di contatto diretto con il pubblico al di fuori dei circuiti “ufficiali” dei grandi premi, festival, librerie di massa. Solo così, secondo me, sarà possibile prosciugare lo stagno di inerzia, ignoranza, diffidenza in cui sguazzano idee come quelle dello Speranzon di turno.

  7. Bè, la Lega vuole proprio darsi al boicottaggio.
    Davide Cavallotto, deputato leghista, si scaglia contro il film di Michele Placido dedicato a Vallanzasca:
    “Dopo aver pubblicizzato la mafia in tutto il mondo e reso celebre da Nord a Sud la sanguinaria Banda della Magliana di Roma, non ancora soddisfatto il cattivo maestro Michele Placido è salito in cattedra per elevare a eroe lo spietato assassino Renato Vallanzasca. Utilizzare giovani e affascinanti attori allo scopo di sdoganare l’immagine di personaggi che dovrebbero cadere nell’oblio per i crimini commessi è un insulto alla memoria delle vittime e una crudeltà verso i loro parenti”.
    “Dovrebbero cadere nell’oblio per i crimini commessi”: strano modo di considerare la storia…

  8. (OT chissà quanti ex-assassini arruolati dalle nostrane barbouze sono tranquillamente in circolazione ndd)Peraltro ,considerando che viviamo in un contesto in cui l’aver aderito a suo tempo alla P2 costituisce quasi un titolo nobiliare,e che nel dopoguerra l’amnistia togliatti coinvolse migliaia di ex-fascisti,rei di aver attivamente aderito a un regime totalitario e violento,forse la sottoscrizione alla causa della libertà di un feroce terrorista(fino a prova contraria)talmente in disarmo da aver paura,come un bambino,non solo della prigione ma della propria ombra dovrebbe essere un offesa tollerata(io non l’avrei firmata manco sotto tortura,d’accordo,ma questo è un altro discorso)

  9. Uno degli effetti più subdoli dell’era Berlusconi è lo sdoganamento di un populismo becero che parla allo stomaco, escludendo del tutto il cervello. Secondo me, purtroppo, è un effetto a lungo termine.

  10. A parole, tutti riteniamo la libertà e la democrazia beni preziosi da custodire con cura e giudizio, ma vista la classe politica odierna non mi pare la qualità di primario interesse richiesta per essere eletti.( dalla gran parte dei cittadini votanti). Propongo quindi nei fatti, di abolire il suffragio universale, in modo da garantire a tutti gli italiani che credono ancora nei valori fondanti della nostra nazione, che chiunque si rechi a esercitare il diritto di voto, lo faccia con un minimo di consapevolezza e conoscenza delle istituzioni. Per questo,visto che molti cittadini con diritto di voto, ignorano persino il nome del Presidente della Repubblica in carica, propongo di sottoporre i cittadini ad un test che valuti e certifichi almeno le conoscenze minime sul funzionamento della democrazia, senza le quali è impossibile accedere al voto. Questa idea potrà sembrare una provocazione, ma ogni volta che incontro persone abominevolmente ignoranti (nel senso che ignorano) mi dico — non è possibile che anche “questo qui” voti!–
    ( e i risultati sono sotto gli occhi di tutti)
    Non credo di essere la sola ad averlo pensato. lorella

  11. @lorella
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    Fantastico… proponi di arginare le tendenze antidemocratiche della politica italiana abolendo di fatto uno dei principi cardine della democrazia per come è intesa oggi, ossia il suffragio universale.
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    Mi auguro che tu ti renda conto che la tua posizione è indifendibile, e non meno antidemocratica di quella di Speranzon.
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    Inoltre, ammesso e non concesso che si trattasse di qualcosa di moralmente accettabile, è la classica “soluzione facile”. Perché sporcarsi le mani, lottare fino alla fine, mettere in campo tutti i mezzi per sconfiggere quell’ignoranza? Perché sprecare tanta energia quando c’è la soluzione a portata di mano: abolire la democrazia tout court.
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    Ragionamenti di questo tipo mi spaventano. Tanto più sulla bocca (meglio: sulla punta delle dita) di persone che leggono e frequentano blog come questo.

  12. @ lorella. le donne votarono per la prima volta in Italia nel giugno del 1946 perché fino ad allora si era pensato che avessero un cervello solo analitico e non sintetico, o comunque non adatto a riflettere sulle questioni politiche, così tipicamente “virili”. vedi tu.

  13. Vorrei solo spingere ad una maggiore consapevolezza chi si appresta a votare e spingere verso la conoscenza dell’educazione civica chi vuole esercitare il propro diritto. Vi sembra una bestemmia?

  14. Ciao Loredana, non riesco a lasciare un commento sul blog del Wu Ming, che credo si chiami Giap, e mi pare non sia possibile lasciarne su Carmilla. Quindi lo dico a te: io un invito a scrivere ai due politici fan dei roghi di libri l’ho fatto qui ieri:
    http://anellidifum0.wordpress.com/2011/01/17/piccoli-maccartisti-veneti-crescono-lindice-dei-libri/
    E per altro il Paride Costa mi ha pure risposto. Ha detto: “Non vedo il motivo di ritirare l’iniziativa, solo perché me lo chiede lei.
    Saluti”

  15. @ lorella
    da un punto di vista formale non fa una grinza il tuo ragionamento, ed ha almeno un padre nobile, il Flaubert di “Bouvard e Pécuchet”. Nella sostanza, è l’argomento col quale i WASP impedirono ai neri del sud di votare per decenni, bocciandoli sistematicamente al test di lettura: detenevano il potere, e lo usavano. Su questi argomenti, quindi, bisogna andarci coi piedi di piombo, perché a volte si dicono bestemmie credendo di ragionare.
    @ i lettori dell’articolo del Corriere Veneto
    Questo articolo è semplicemente infame. Si apre con un “lettera contro lettera” e inserisce i nomi di alcuni di noi “firmatari” intervistati da Radio Sherwood in modo obliquo, quasi lasciando intendere una collateralità con gli autori delle minacce, oltretutto in modo scorretto sia nel citare la fonte (non “Internet”, ma Radio Sherwood), sia nella sostanza (non abbiamo ribadito le ragioni ecc., anzi, abbiamo detto che la vicenda Battisti è un pretesto).

  16. @ girolamo
    per lei sarà una bestemmia la mia (provocazione), ma creda, provo tristezza e anche un senso di prevaricazione e ingiustizia,al pensiero che molti, molti italiani abbiano votato alle ultime elezioni politiche senza sapere di aver eletto una coalizione di partiti e non il presidente del consiglio, nello specifico berlusconi. Poichè la “nostra italia” non è una repubblica presidenziale, berlusconi non è stato eletto dal popolo.Diciamolo, anzi gridiamolo. Ma confidando nell’ignoranza di cui sopra, tutti o quasi tutti i mezzi di informazione, in particolar modo i politici videopresenzialisti mistificano i fatti, attribuendo a berlusconi dei voti che costituzionalmente non potrebbe mai aver ricevuto e, infatti non ha avuto. Ma moltissimi italiani lo credono, ed è un fatto gravissimo. Quindi, credo che “l’ignoranza”, come i neri del sud da lei citati, anche nel 2011 serva per rimanere al potere. lorella

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