Via Twitter, ieri, una ragazza dice che ha una storia da raccontare, sull’aborto in Italia negli anni Zero. Femminismo a Sud e Lipperatura la pubblicano nella stessa giornata. Con la premessa che se ci sono altre testimonianze, sono le benvenute. In questa fase, ce n’è bisogno.
Premetto che la storia non è la mia e dunque non posso e non voglio dare tutti i particolari, solo raccontare un’ingiustizia che ho vissuto da testimone e che ancora fatico a mandare giù. Ho sempre pensato tanto alla correttezza di appropriarsi di una storia non mia e di una denuncia che in teoria non dovrebbe essere mia, ma poi penso alle mille e mille storie uguali a questa e penso forse che se i protagonisti non possono raccontarla, io ho il dovere di farlo per loro.
Io ho conosciuto l’aborto prima ancora di imparare a fare l’amore. Erano le feste di Natale di sei anni fa, di anni ne avevo 17 e noi compagni di scuola si aveva deciso di farsi tre giorni di vacanza insieme. Poi la mia amica che dice: “ieri sera si è rotto il preservativo, accompagnami in ospedale devo prendere la pillola del giorno dopo”. “Certo. La pillola, non c’è problema amica”, le ho detto con l’aria sicura, “tranquilla che risolviamo”. All’ospedale ci siamo andate con l’autobus e là abbiamo chiesto del ginecologo di guardia per avere la ricetta: è un obiettore, hanno detto, niente da fare ragazzine.
E noi con i nostri 17 anni e l’ingenuità, la stupida ingenuità di chi non ha mai avuto lezioni di educazione sessuale a scuola, di chi vive in un paese dove “certo, possono esistere gli obiettori di coscienza ed è un loro diritto”, abbiamo salutato e siamo tornate a casa. “Perché doveva succedere proprio a noi e proprio quella volta?”, pensavamo. Abbiamo incrociato le dita e fatto finta di niente.
Ci ho ripensato molto a quel giorno, quella sera, quella stupidità. Ma immaginate voi di avere 17 anni, non avere macchine, autobus o altro per andare in chissà quale ospedale, a cercare medici che non siano obiettori, a implorarli di esistere, nella speranza che firmino una ricetta. A 17 anni non si fa, o almeno noi non lo abbiamo fatto. La mia compagna di classe quel giorno è rimasta incinta e dopo un mese era in un ospedale ad abortire di nascosto. È la storia di un’ingenuità che ho nel gozzo, la storia che ho sempre paura a denunciare, perché non è mia e forse dovrei solo starmene in silenzio.
Un giorno, mi hanno spiegato che è illegale: se non ci sono altri medici di guardia, l’obiettore deve prescrivere per forza la pillola. Me lo hanno spiegato anni dopo, quando ero grande e le spalle avrebbero avuto la forza per affrontare tutto quell’ambaradam lì. Me lo hanno spiegato troppo tardi.
Una sola parola: assurdo. Io sono cattolica, anche praticante, ma non negherei mai e poi mai il diritto alla scelta, anche ad un minorenne che ha una vita davanti. Ognuno è padrone della propria vita a patto che non distrugga quella altrui…Questo è Cristianesimo, non quello che ci ha imposto la Chiesa…
Io avevo venticinque anni quando ho avuto necessità della pillola del giorno dopo, e ricordo come fosse ieri l’umiliazione dell’interrogatorio della dottoressa di guardia. Aveva pochi anni più di me, quando l’ho vista ho pensato che sarebbe stato più facile parlarne, ma proprio non me la voleva dare quella pillola. Se avessi avuto diciassette anni come le ragazzine di questo post non so come sarebbe andata a finire – anzi lo so – , ma qualche anno in più e la storia di un’amica troppo simile a quella appena letta mi hanno aiutato a far valere i miei diritti. Possibile che negli anni ’00 l’educazione sessuale delle ragazze sia ancora “A una mia amica è successo che…”?
A me è successa la stessa cosa…
Ma avevo 21 anni e ho trovato una soluzione alternativa: un amico specializzando in medicina mi ha spiegato come fare prendendo un alto dosaggio di pillola normale, che per fortuna avevo perché avevo smesso di prendere la pillola qualche mese prima!
Questa è mafia. Una cosca potente che persegue i propri interessi sulla pelle delle donne, anche infrangendo la legge. Andrebbe smantellata per quel che è, un’associazione a delinquere.
I medici hanno diritto all’obiezione di coscienza, ma le donne hanno diritto di avere l’assistenza prevista per legge, e in quelle circostanze avrebbero diritto anche a una parola di conforto, che non è prevista per legge umana, ma dovrebbe esserlo per quella etica.
Semplicemente non dovrebbero incrociarsi le due esigenze. Sei obiettore? Non sarai mai l’unico presente.
Bisognerebbe denunciare chi commette questi abusi, e anche chi ha fatto in modo che quel medico fosse nelle condizioni di spadroneggiare. Interruzione di pubblico servizio, omissione di soccorso… non so nemmeno io quali potrebbero essere le accuse, ma gente del genere andrebbe radiata.
Cosa succederebbe se un medico testimone di Geova rifiutasse di fare delle trasfusioni?
Vorrei segnalarvi una puntata di “Frequenze di genere” (trasmissione radiofonica) proprio sull’argomento, che inizia con due testimonianze di mancata prescrizione della pillola del giorno dopo e prosegue con due interviste che credo possano fare un po’ di chiarezza sulla questione obiettori e sugli strumenti che abbiamo per far valere i nostri diritti: la prima è un’intervista ad una ginecologa dell’associazione “Vita di Donna”, che spiega il motivo di tante obiezioni di coscienza, dice cosa puo’ fare legalmente una donna che ha necessità di abortire nel momento in cui si dovesse trovare di fronte a personale sanitario obiettore, spiega che l’obiezione tutelata all’interno della stessa 194 non può essere applicata alla prescrizione della pillola del giorno dopo (pillola che non c’entra nulla con l’interruzione di gravidanza, tant’è che lo Stato Italiano ha registrato la pillola del giorno dopo come contraccettivo di emergenza, non come farmaco abortivo) e indica un pronuciamento del presidente dell’ordine dei medici nazionale proprio in questo senso; infine afferma chiaramente che i farmacisti non possono assolutamente obiettare, non possono quindi rifiutarsi di consegnare la pillola quando questa viene prescritta.
La seconda intervista è ad un ginecolo cattolico che ha scelto di non obiettare: il suo punto di vista sull’intera questione racconta come (e soprattutto perchè) conciliare l’applicazione della legge sull’interrruzione volontaria di gravidanza con il proprio credo religioso non solo è possibile, ma anche auspicabile.
La puntata la trovate qui:
https://skydrive.live.com/?cid=4529d51bcfa66332&sc=documents&move=4529D51BCFA66332!216&sid=4529D51BCFA66332!191&iscopy=0&id=4529D51BCFA66332!227
ps. Pardon! vedo che il link è stato preso per metà e indirizza ad un’altra puntata, questo dovrebbe funzionare:
http://urly.it/17rf
La prima è un’informazione di servizio. Sul sito dell’associazione Luca Coscioni c’è sia il modulo per una eventuale denuncia per mancata prescrizione per la contraccezione d’emergenza sia il numero (attivo solo in alcune città) attraverso il quale si può reperire un medico non obiettore per le emergenze. Questi medici lavorano gratuitamente.
Poi vorrei porre una questione molto pacatamente agli amici cattolici: il magistero della Chiesa è quel che è. Capisco il dissenso interno. Tuttavia se il vostro dissenso con la vostra chiesa ha raggiunto un punto di non ritorno, non sarebbe più normale praticare forme di cristianesimo altro? Intendo dire aderire formalmente ad un’altra confessione cristiana più in sintonia con le vostre idee.
Qui non è solo questione di educazione sessuale (che, pure, saprete, quando c’è nelle scuole, si fa in gruppi separati maschi e femmine con insegnamenti, solo per le femmine, del tipo “imparate a mettere un preservativo su una banana” che mi paiono abbastanza ambigui e distraenti).
Qui la questione è quella dell’obiezione di coscienza utilizzata come metodo per far diventare legale l’illegalità.
La legge sull’aborto fu un atto eroico del Parlamento italiano in quei tempi di mammane, viaggi a Londra e strenuo lavoro volontario delle femministe del CISA che andavano di casa in casa con le cannule Karman, sempre in lotta con vicine curiose, mariti contrari e sensi di colpa terribili delle donne che chiedevano aiuto.
Quando ho abortito io, circa 15 anni dopo, eravamo considerate brave cittadine che utilizzavano le leggi dello Stato e che nessuno si sognava di contestare.
Quando è cominciato il sovvertimento silenzioso dell’obiezione punitiva è anche ricominciato a passare nuovamente il concetto che la donna ha meno di zero diritti, col suo corpo si può fare carne di porco e qualcun altro può essere padrone della sua vita.
E questa sorta di anestesia del cervello ha colpito duramente anche gli esseri più civili.
Isabella, credo che educazione sessuale e obiezione illegale siano collegate. Non è solo questione di banane e preservativi, il punto è nel far capire alle adolescenti (e alle donne) che hanno dei diritti, siano la contraccezione d’emergenza o l’aborto. Io negli anni ’70 non c’ero, dai racconti mi pare di capire che ci fosse una rete di informazioni/informatrici/formatrici che ha permesso lo sviluppo di una consapevolezza su questi temi. Ho trent’anni e lavoro con le ventenni e vedo, sento che c’è di nuovo bisogno di questo tipo di informazioni, per creare consapevolezza e gruppi di pressione dal basso. O aspettiamo che ci pensi il parlamento?
No, non possiamo aspettare. Credo che occorra ricostituire una rete che agisca in modo capillare. Dobbiamo parlarne.
matriosca, sono d’accordo con te. Il problema è fare capire alle donne che hanno dei diritti.
Io ci sono.
Lo ripeto, oggi come ieri. Il problema si chiama CL.
Avevo diciassette anni quando mi sono rivolta al consultorio di una piccola cittadina di provincia per chiedere di essere aiutata ad interrompere una gravidanza indesiderata. Temevo fortemente di scontrarmi con la mentalità cattolico-perbenista dominante, ma ricordo ancora con piacere la delicatezza dell’assistente sociale e della ginecologa e anche la loro risolutezza. La mia situazione era complicata perché non potevo avere per l’interruzione di gravidanza il nulla osta dei miei genitori, ma le operatrici del consultorio mi accompagnarono al tribunale dei minori dove fu un giudice a firmare l’autorizzazione necessaria. Poi per motivi di riservatezza fu scelto per me un ospedale abbastanza lontano, e certamente arrivare con un autobus non fu facile (soprattutto non lo fu tornare dopo l’intervento), ma davvero il lavoro del consultorio fu grande, non mi sentii mai abbandonata. Questo accadeva nel 1989. Non mi (vi) chiedo tanto cosa sia successo in questi trent’anni.. e invece un po’ si.. forse abbiamo abbassato la guardia.. Non sempre quel che viene dopo è progresso.
Si è deboli quando non si ha la conoscenza, e i deboli debbono essere difesi e resi forti. Io credo ci siano colpe gravi da parte dello stato (che poi, in certa misura, siamo noi) soprattutto della scuola pubblica. E’ incredibile che nel 2011 non ci sia l’insegnamento obbligatorio dell’ educazione sessuale e anche dei diritti e doveri di ogni cittadino. Eppure si perde un sacco di tempo e di denaro per inutili progetti pomeridiani. Ma, del resto, in un paese in cui i disabili non possono frequentare le lezioni….
Che fare? Qui sul web si potrebbe pensare alla pubblicazione sui blog di alcune informazioni “essenziali”, miranti al far saper cosa si può e si deve esigere dalle strutture pubbliche. Se qualcuno lo ha già fatto o sa di chi lo ha fatto ci dica i link, io sarei lieto di metterli sui miei spazi in rete.
Io conosco il sito della Laiga, per esempio: http://www.laiga.it/
Che siano benvenuti altri link.
Pubblicizzare sui blog le informazioni essenziali è un passo, ma piccolo secondo me. Tra noi possiamo parlarne fino allo sfinimento, il punto è far arrivare le notizie a chi non le conosce, e la rete in questo senso può essere dispersiva. Un sito ad hoc – anche come indicizzazioni – in maniera che chi cerca informazioni online lo trovi subito c’è già? una rete di volontar* – che so, un’associazione, una onlus?- che parli con le ragazze dentro o davanti alle scuole? io ci sto, ci sono.
Siccome l’informazione è una buona cosa, ho ascoltato il file di Mari, e ho delle obiezioni su alcune cose:
“…da più di trent’anni ha stabilito per legge che la donna è libera di scegliere le sorti della sua gravidanza”, dice una conduttrice.
La legge non stabilisce questo, ma un’altra cosa. La legge, semmai, stabilisce che la pillola è un contraccettivo d’emergenza.
“Se mi nasce un figlio me lo adotterà lui?”
Un figlio può essere lasciato a strutture apposite che consentono di adottarlo.
“La mafia degli obiettori è molto più complessa di come possiamo immaginare”
La mafia non è quella degli obiettori, ma di chi è favorevole all’IVG e poi si dichiara obiettore. Costui non è un obiettore di coscienza ma di convenienza, come ha spiegato in parte la presidentessa di Vita di donna.
“L’obiezione non coinvolge soggetti terzi”, “L’obiezione di coscienza dovrebbe essere un’azione che coinvolge soltanto chi decide di obiettare”
L’uso del performativo nel primo caso da cui segue l’assunto del secondo comporta una fattispecie che va al di là delle capacità del giurista e della giurisdizione. Che storicamente l’obiezione l’abbiano contrapposta i liberali verso il potere; che chi obietta non dovrebbe “coercizzare” altri; non c’entra nulla con il concetto e l’oggetto in quanto tale. L’obiezione è “una condotta fondata su valori morali fatti propri dall’individuo e ritenuti superiori a qualsiasi disposizione esterna vincolante”, definizione Loc. Il che significa che quello che ha detto il Giurista è falso. L’obiezione si dà di per sé indipendentemente da quali siano i soggetti coinvolti, altrimenti non si chiamerebbe obiezione di coscienza ma obiezione a qualcuno in particolare: per esempio, Obiezione al Potere costituito* (*e non a compiere un’azione in generale, per esempio).
“E poi ne pagherà le spese”
L’obiezione di coscienza è una condotta che può essere sanzionata ameno che non ci sia una legge che la permette. Mi pare che la presidentessa di Vita di donna abbia detto come stanno le cose nel caso di obiettori di coscienza che agiscono illegalmente, alcuni secondo coscienza altri secondo convenienza.
“gli obiettori prendono delle decisioni su un corpo”.
Sì, il proprio. Che poi le conseguenze di queste decisioni ricadano sulle donne, è vero. Ma è vero anche che ciò che capita involontariamente alle donne ricade sul medico, decisione o meno. E’un dramma su cui nessuno ha potere, e ognuno agisce secondo coscienza o convenienza. E’un conflitto che può essere risolto con le norme, come già aveva detto Binaghi.
“Questo accadeva nel 1989. Non mi (vi) chiedo tanto cosa sia successo in questi trent’anni.. e invece un po’ si.. forse abbiamo abbassato la guardia.. Non sempre quel che viene dopo è progresso.”
Gio, potrei raccontare più di una storia simile alla tua. Medici che mi hanno accolta e aiutata (salvata, direi) senza interrogatori e senza giudicarmi, amiche che si aiutavano tra loro perchè conoscevano i propri diritti e si passavano le informazioni. Ci siamo accompagnate a vicenda da ginecologi non obiettori, ci siamo fatte forza l’una con l’altra, ci siamo capite senza giudicarci. Ma soprattutto, per un medico che non ci ha aiutato ne abbiamo trovati altri che l’hanno fatto. Tutto questo venti, trent’anni fa. Abbiamo fatto un incredibile, inaccettabile passo indietro, nonostante in molte scuole, almeno nella mia regione, si dedichi un po’ di spazio all’educazione sessuale. La mentalità imperante è però bigotta, perbenista, ipocrita e le conseguenze sono quelle che leggiamo in questi giorni. E’ ora di svegliarsi di nuovo
Raccontatele. Se ne avete di lunghe: loredana.lipperini@gmail.com
Voglio dedicare Lipperatura a storie di aborto negato e iniziare una campagna di informazione quotidiana. per cominciare.
si, ma visto il conflitto interiore i medici cattolici obiettori non potrebbero lavorare solo negli ospedali cattolici allora? forse l’accenno a Cl, e implicitamente a ciò che è successo nella sanità lombarda con Formigoni, e a ciò che è successo in passato nel Lazio con … nn mi ricordo più il nome del fascista che c’era prima di Marrazzo.. non è per niente da sottovalutare.
Comunque il prossimo 21 gennaio a Roma facciamo un incontro nazionale per parlare della situazione dei consultori e per capire come possiamo, a livello nazionale e non solo regionale, dire che sul nostro corpo decidiamo noi
Dove e come, Milva?
Ancora a proposito di informazione: un paio di mesi fa sono stata avvicinata inodo del tutto casuale (passeggiata sul lungomare) dalle volontarie di un’associazione cattolica, collegata alle Edizioni Paoline – non so essere più precisa di così, sorry- che con un bel sorriso mi proponevano di ascoltarle sulla contraccezione naturale. Io ero con la mia bimba di quattro mesi…e quando ho risposto loro che mi pareva di schiacciante evidenza che qualcosa ne sapessi di contraccezione mi hanno detto “non è mai troppo tardi per imparare”. Ho discusso per un po’ con loro, fin quando è risultato chiaro che nessuna avrebbe cambiato idea sulle proprie posizioni, ma intanto ho saputo che affiancano il consultorio un giorno a settimana e che hanno anche un proprio “paraconsultorio”, sempre su base volontaria, che raccontavano avere anche un certo seguito “perché le donne vogliono riappropriarsi del proprio corpo”. Ora (oltre a chiedermi quanti bimbi-Ogino nasceranno nella mia città l’anno prossimo), chiedo a voi più esperte di me: come si fa praticamente a fare una cosa analoga, per diffondere notizie corrette su pillola e aborto?
sabato 21 gennaio 2012 alla casa internazionale delle donne di Roma faremo un incontro su CORPO DIRITTI E SERVIZI. ci sarà una breve presentazione delle situazioni regionali relative ai consultori (per ora siamo solo lazio, piemonte, lombardia, emilia romagna e forse liguria) poi tre tavoli tematici e il pomeriggio un’assemblea per capire se irusciamo a fare proposte di respiro nazionale. ci sono info sui siti zeroviolenzadonne e noidonne, se ne parla (spero) anche nel blog difendiamoiconsultori e c’è un google group che si chiama lavitasiamonoi in cui stiamo raccogliendo adesioni.
Nel Lazio da quasi due anni portiamo avanti, con fatica, una lotta contro l’approvazione della legge della Tarzia ( movimento della vita) ma in gioco c’è ben di più della sorte dei consultori… l’assemblea di donne che se ne occupa è molto varia per età posizioni politiche ed estrazone sociale ma per ora teniamo
no scusate vengono anche dall’umbria e se ci riescono (lo spero proprio) dal friuli venezia giulia….donne del sud dove siete? ci possiamo scambiare informazioni anche da remoto…
Milva, seguendo il tuo ragionamento (per assurdo, nel senso che per ora non è possibile), se i medici obiettori potessero lavorare soltanto negli ospedali cattolici, allora gli ospedali cattolici potrebbero scegliere di curare soltanto i “cattolici” e i “cattolici” di pagare le tasse sanitarie soltanto agli ospedali cattolici.
Io, come cattolico, non sono pregiudizialmente contrario, anche se ne sarei dispiaciuto. Il cattolicesimo significa letteralmente universalità, ma questo non significa pregiudicare la libertà altrui o farsi trascinare in un mondo in cui è il cattolico a essere costretto a andare contro la propria coscienza. La divisione risolverebbe ogni conflitto, in teoria. Ma con un bel muro in mezzo. Si tratta di vedere se una risposta così drastica è conveniente oppure no.
Non sto dicendo una cosa tanto lontana da noi, perché la stessa si sta iniziando a configurare in diversi paesi, anche se oggi ha a che fare soltanto con le comunità islamiche. Posso immaginare che a un certo punto del prossimo futuro, la separazione materiale fra chiesa e uno stato senza chiese, potrebbe essere una scelta obbligata per la Chiesa stessa prima ancora che per lo stato che, prima o poi, la metterà in condizione di doverlo fare.
Gino, abbi pazienza, ma sono i cattolici fedeli al magistero che stanno costringendo il resto del mondo non cattolico a mettere i bollini alla gente. Non è una bella cosa. Non mi piace ma visto che la contraccezione d’emergenza no, la contraccezione non naturale no, l’aborto no – allora voglio sapere – se a me o a un altra capita un incidente contraccettivo quando il mio ginecologo non è in servizio – dove andare a colpo sicuro senza dover litigare con la coscienza altrui. Una bella lista di ospedali e famacie col bollino e viviamo tutti più sereni. La pretesa di universalità diventa molto facilmente una prevaricazione e una violenza.
Secondo me è molto apprezzabile la proposta di dedicare Lipperatura a storie di aborto negato e ad una campagna di informazione quotidiana sull’argomento.
Su facebook ho aperto una pagina che aveva l’intento di proporre di raccontare le esperienze, positive e / o negative, dei Consultori pubblici del proprio territorio (per le strutture di Ladispoli e Cerveteri avevo già fatto un gruppo dedicato). Per ora, a dire la verità, non c’è stata grande partecipazione (non ho molti contatti).
E’ vero che qui si parla soprattutto di rispetto del diritto alla pdgd e all’IVG e non direttamente dei Consultori, ma poiché questi ultimi hanno un loro ruolo fondamentale anche nell’iter previsto dalla 194, e che Milva parlava di un’assemblea a Roma dedicata alla situazione dei Consultori in Italia, lascio qui il riferimento https://www.facebook.com/pages/Raccontiamo-i-nostri-Consultori/294650160557458.
Una storia assurda, davvero. Non sono cattolica, ma non credo avrei mai la forza di abortire, qualunque origine avesse il bambino (esclusa la situazione in cui non avrei alcun mezzo per crescerlo). Credo tuttavia che sia un sacrosanto diritto quello di disporre del proprio corpo come si vuole… la ragazza in questione adottava metodi contraccettivi, quindi non ha fatto nulla con superficialità… ha avuto solo sfortuna ed è una vergogna che per colpa di un medico bigotto abbia dovuto soffrire in questo modo. Non oso nemmeno immaginare quanto sia stata dura convivere con una cosa del genere in cuor suo…
La situazione assurda in cui siamo per cui oltre agli obiettori alla pillola del giorno dopo, farmacisti inclusi, in Italia pur avendone il diritto, regolato dalla 194, non si può decidere se e quando diventare madri, perchè non ci sono praticamente più negli ospedali pubblici ginecologi o anestesisti non obiettori, è generata anche e soprattutto dall’ingerenza della chiesa cattolica e le associazioni confessionali annesse in materie quali la sanità, l’educazione scolastica…e l’assistenza sociale in generale, non voglio qui addentrarmi oltre, a parte invitarvi a riflettere sul core business della chiesa cattolica che difende i feti ma non dice per es. una parola di obiezione contro il buco nero creato dalla legge che ha stabilito il reato di clandestinità, cie inclusi, non dice parole di obiezione contro le scelte di guerra fatte dal nostro paese etc etc.
Per me le tre religioni monoteiste che conosco pari sono nella necessità del controllo sul corpo delle donne e sulla necessità di “lavorare” su persone o minori o rese minori da circostanze varie, una per tutte la povertà, ma un discorso che può essere fato in generale, quindi caro Gino se l’Italia fosse un semplice paese laico tutte queste contraddizioni “morali” non ci sarebbero perchè verrebbe rispettato il diritto di tutto a decidere del proprio corpo e della propria autonomia, anche quella dei ginecologi
ultima cosa, per Gino e altri eventuali cattolici che cmq non voglio offendere, la 194 è nata per salvaguardare LA VITA delle donne che nella cattolicissima Italia morivano come mosche per gli aborti clandestini, ci sono dei dati pubblci che trovate sul sito del ministero della sanità che dimostrano che proprio in virtù di quella legge, e dell’operato dei consultori, gli legge gli aborti in Italia sono costantemente diminuiti, anche quelli di donne migranti
(che negli ultimi anni sono quelle che hanno più fatto ricorso all’igv)
impedire l’accesso alla contraccezione e all’informazione sanitaria non significa essere per la vita, significa solo essere dei fondamentalisti accecati dai propri problemi, incapaci di rispettare la vita degli altri e di dare un aiuto reale a chi lo chiede, senza imporlo come fanno quelli del movimento della vita laddove possono fare breccia in persone vulnerabili, anche se siete cattolici spero siate consapevoli che i fondamentalisti non difendono la vita reale di nessuno, solo la loro propria vita vuota di senso
brava loredana. grazie se riuscirai a fare questo prezioso lavoro di raccolta storie.
Sono d’accordo, Barbara. Mi sembra che anche Binaghi abbia detto che servono delle norme governative apposite e una migliore gestione della sanità di stato (che i molte regioni è problematica di per sé).
Lo spazio c’è: per venire incontro ai veri obiettori di coscienza e per far sì che le donne che rispettano la legge 194 possano abortire. Il problema per chi vuole abortire non è il cattolico o l’obiettore di coscienza che non ha alcuna intenzione di collaborare a un atto che considera alla stregua di un delitto, come invece continuate imperterrite a ripetere, ma gli incoerenti, o gli ipocriti, che dicono una cosa (l’aborto è giusto) e ne fanno un’altra. Le questioni sono due: o l’aborto e giusto e quindi non hai alcun problema a collaborare, oppure non lo è e quindi ti astieni. Se i numeri sono quelli 70% – 30%, non capisco come ci possano essere strutture pubbliche che non siano in grado di garantire quello che dice la legge. Evidentemente c’è qualcosa che non va o nell’informazione o nella gestione dei mezzi, oppure nel capire cosa dice realmente la legge.
E’vero che la cosa può non essere semplice, perché in mezzo ci possono essere un sacco di altri problemi, ma come ho detto e descritto prima, se si pensa di risolverli sbattendo fuori i cattolici dalla sanità, che comunque legale o meno continueranno a obiettare, si rischia di produrre una catena di effetti senza alcun risultato da questo punto di vista.
Scusate, leggo spesso ma commento pochissimo, stavolta però devo scriverlo: grazie.
Penso che tutti qui sappiano la differenza tra pillola del giorno dopo e pillola abortiva e se si invita a parlare di “aborto negato” con riferimento a una brutta storia di pdgd negata, è solo perché i due fenomeni sono strettamente legati. Però consiglierei un po’ di cautela, perché la confusione tra le due pillole è molto diffusa; anzi, è incoraggiata proprio da chi vorrebbe minare il diritto a entrambe. Magari sembra una pignoleria stare a sottolineare la differenza in contesti dove si dovrebbe prendere per scontato, ma repetita iuvant, all’informazione come alla disinformazione.
Sono cattolico, e sono praticante. Ci tenevo a dare il mio parere con molta umiltà, visto che leggono donne che hanno vissuto di persona questa drammatica esperienza.
Innanzi tutto, il dissidio interno è parte integrante e dolorosa della mia vita di fede: è un perpetuo divenire in mezzo a mille problemi ed a mille incertezze, ed è perfettamente normale accusare sofferenze riguardo a quel che afferma il magistero. Diversamente è la cattolicità delle vecchie e dei bambini al catechismo, che francamente non mi interessa.
Per esempio, se mi venisse chiesto di respingere la contraccezione o lasciare la chiesa cattolica, non so cosa risponderei.
Venendo al punto, per ogni cattolico il rispetto (e vorrei dire l’amore) della vita è tale da dover essere esteso a tutte le sue forme, e qui sta la differenza sostanziale. Per un cattolico anche un embrione è una vita umana, per gli altri no: e’ inevitabile quindi che per i credenti l’aborto zero sia un traguardo irrinunciabile.
La strada da percorrere per arrivare a questo non può essere però tale da sconvolgere la natura stessa del nostro credere, e quindi non può passare attraverso l’umiliazione e la sofferenza fisica e spirituale di ragazze spesso giovanissime e giunte alla disperazione dell’ultima spiaggia, che spesso si fanno squartare da veri e propri macellai.
Dov’è lo sbaglio? I grandi traguardi delle civiltà e mi piace dire dello Spirito non si ottengono per decreto (cari amici CLini…), ed utilizzare politica per imporre un valore in cui la gente non crede e peggio ancora, in nome di quel valore far passare sofferenze atroci è una cosa che grida vendetta contro il mio credere.
Le leggi dello stato devono essere rappresentative di come le persone di quello stato scelgono di vivere e di quali valori intendono darsi. Quindi finchè le donne sentono l’aborto come un diritto, e non vedono un embrione come una vita umana, è dovere dello stato garantire l’aborto. Quindi noi cristiani dobbiamo rassegnarci? No di certo: ma è al cuore della gente che dobbiamo parlare, non in parlamento. Quante persone in Italia oggi si preoccupano d insegnare ai loro figli l’inestimabile valore del dono della sessualità? Quante risorse vengono spese nelle scuole per insegnare ai ragazzi l’educazione sessuale e l’importanza di una vita sessuale ordinata? Che sforzi vengono fatti per impedire che ragazze giovanissime disperate in questa situazione drammatica non vengano lasciate sole? Che sforzi vengono fatti per mostrare alle donne che, purtroppo, si trovano nella situazione di dver scegliere, che esistono alternative magari migliori all’aborto?
Niente di niente. Io che vorrei vedere un’Italia senza aborti, è questo che mi addolora. E vedere dei cosiddetti cristiani che infliggono sofferenze ancora peggiori illudendosi di risolvere il problema impedendo materialmente alle donne la scelta dell’aborto, mi fa scuotere la testa sconsolato.
Il problema Milva non è quello. Si parla di aborto e non di contraccezione.
Il problema è che tu hai bisogno che in un paese dove ci sono molti cattolici e obiettori di coscienza, questi siano però d’accordo con te. E quindi pensi che puntandogli una pistola alla tempia (metaforicamente parlando) l’obiettore farà quello che tu gli dici. Ma se è coerente con quello in cui crede non lo farà. Sbagliato? Giusto? Decidi tu, ma così è. Quello che viene messo in discussione non è la tua libertà di trovare qualcuno che ti faccia abortire, ma mette in discussione la tua libertà di trovare qualche obiettore che lo faccia. Ora, si può anche rendere illegale l’obiezione negli ospedali di stato, ma pensare che questa sarebbe una soluzione è pura fantasia. Non tanto perché colpirà alcuni medici, ma perché colpirà proprio le donne, non solo quelle che abortiscono, che per trovare un medico dovranno rivolgersi a strutture private.
Questo peraltro senza migliorare di una virgola la situazione di chi vuole abortire secondo la legge.
scusa Gino, cos’è difficile da capire? se in un ospedale con 10 ginecologi, 8 sono obiettori, quando di turno ci sono 2-3 medici per volta è molto probabile che una arriva e nessuno gliela fa sta IVG. E magari neanche al turno dopo. O inizia la procedura (oltre un certo termine non è meccanica, ma si induce un vero e proprio parto, somministrando ogni 6 ore sostanze che inducono il travaglio)e poi il medico va via, ne arriva uno che è obiettore e non la assiste. Non sono ipotesi, ma storie vere e comuni come hai letto.
Il problema SONO gli obiettori, nel senso, non loro come soggetti, ma che esista la possibilità di avvalersi di questa facile scelta che dà solo vantaggi al medico che la sceglie, a scapito dei colleghi (che vengono quindi relegati a fare solo IVG) e delle pazienti che sempre più spesso non possono far valere i loro diritti.
è molto difficile capirsi, sono molti gli elementi del problema “decisione sul proprio corpo” che sono in gioco qui, ma almeno se ne parla cercando di approfondire, alleluja
In un Paese dove ci sono molti cattolici e obiettori di coscienza chi è che pratica l’aborto clandestino?
Per me il principio dell’obiezione di coscienza è da salvaguardare, solo che per me è un proprio e vero dilemma: non so come farlo coesistere con la disonestà intellettuale e morale di molti medici che si dichiarano obiettori di coscienza.
Perché io credo che di questo si tratti, di una truffa. La cartina tornasole è che io non vedo obiettori obiettare negli ospedali italiani alle molte, troppe nefandezze, che si perpetrano in quei luoghi sui corpi dei malati. Il fatto che quei malati sono già nati forse placa la delicata coscienza di certi sanitari e militanti nelle schiere pro life: non una denuncia, non una bandiera, non una veemente campagna di stampa, non un cilicio.
Come mai?
Però in questa storia è triste anche il fatto che la ragazza di diciassette anni sia in giro a cercare la pillola del giorno dopo con un’amica, ma non con quello con cui ha appena fatto l’amore. Lui dov’era, a bersi una birra?
Non so, ma davanti alla generosità dei maschi che dicono “spetta alla donna decidere” io mi irrigidisco. Una mia alunna alcune settimane fa piangeva in classe perché temeva di essere incinta (per fortuna no). “lui” le aveva detto: “Guarda che se resti incinta però sono cazzi tuoi”. Io ho pensato che più che di educazione sessuale aveva bisogno di educazione all’autostima.
Mi irrigidisco anche quando sento parlare di anticoncezionali chimici neanche fossero la manna del cielo ( e non parlo della pillola del giorno dopo, che mi auguro sia un rimedio d’emergenza), in realtà hanno un sacco di effetti collaterali (a lungo andare anche gravi). Su questo noi donne dovremmmo vigilare se davvero vogliamo bene al nostro corpo e a noi stesse. Insomma, che non ci si faccia sopra del business. Non ho motivi per amare maggiormente una multinazionale farmaceutica di quanto ami Ratzinger.
Attenzione però. Il tema sollevato da Roberta sull’antichimica mi preoccupa non poco. La chimica non è il demonio: Badinter ne parla con la solita lucidità in Le Conflit. Il ripudio della chimica in quanto prodotto nocivo (eppure saremmo già morti senza la medesima) e capitalista è quello che ci sta riportando dritte dritte nel naturalismo selvaggio. Che alle donne bene non fa di certo.
Chiudo il mio personale Ot, perchè di off topic si tratta, per ringraziare chi ha già inviato storie e per fare un’ulteriore richiesta. Vorrei creare una pagina dove linkare, come già diceva Valberici, informazioni utili per chi arrivasse qui. Oltre alla Laiga e all’associazione Luca Coscioni, ne avete altre?
Non ho scritto che la chimica è il demonio e non rischio di cadere nel naturalismo selvaggio se invito ad un uso critico dei farmaci. Ma lasciamo perdere, il tema è un altro.
A dire il vero, non è del tutto un altro. Perché la sfiducia verso la pillola nelle ragazze molto giovani nasce proprio da questo sentire comune che la vuole nociva. Ancora una volta rimando a Badinter, documentatissima su questo punto. La pillola anticoncezionale di oggi è molto più tollerabile e tollerata. Eppure esiste quest’aura sulfurea nei suoi confronti. Anche su questo, occorre informare.
oltre ai due siti di informazione che citavo prima per avere info a tutto tondo potete vedere:
http://consultaconsultoriroma.blogspot.com/
http://riprendiamociconsultori.noblogs.org/
Io sono stata fortunata – una fortuna che fa pensare: avevo un fidanzato mussulmano, palestinese, medico di base. Avevo venticinque anni, ma abbiamo deciso insieme cosa fare e mi ha aiutata lui nella questione della pillola del giorno dopo. Però è importante quello che dice Roberta: io non so cosa dica Badinter, la questione pillola del giorno dopo non può essere assunta con disinvoltura, perchè ha delle forti ricadute sull’apparato circolatorio e si correla alla formazione di emboli. E’ abbastanza devastante il fatto che in questo paese non si responsabilizzino le persone sulla cura di se, della propria vita sessuale, del proprio corpo.
Voglio dire che questa situazione allucinante denunciata da Chiara, che saluto se passa da queste parti, non si risolve limitandosi a rivendicare la legittimità di strumenti chimici, dell’aborto etc. Perchè quella necessità è necessaria ma non sufficiente. Al telefono rosa io ho avuto a che fare con ragazze che non usavano profilattici per far piacere ai propri compagni e usavano la pillola del giorno dopo come normale anticoncezionale – così lui godeva a pieno e i cazzi amari in caso erano di lei. Questa pratica è parente dell’ostilità all’aborto molto più di chi critica l’abuso della pillola abortiva. Questa pratica si incardina sul corpo della donna come terra di nessuno men che mai della donna medesima.
E’ interessante dal mio punto di vista, constatare come l’epidemia di obbiettori (che mi terrorizza – volendo tentare una gravidanza sulla soglia dei 40) infatti non combaci per niente con un altrettanto endemico lavoro sulla prevenzione sessuale sulla riflessione dei rischi psichici che l’aborto implica per cui, figghia mia che sia un diritto è vero, che se te lo eviti è tanto meglio.
Francesca, è il governo che deve garantire l’applicazione della legge. Se ci sono delle illegalità, invece, è la magistratura e le forze dell’ordine che se ne occupano. Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza, se si pensa di avere i numeri, si può anche eliminarla (a patto che sia costituzionale). Però, mi pare che non stiate considerando tutte le conseguenze che potrebbe portare. La prima cosa che ho ricordato è la probabile trasmigrazione di tanti medici, anche bravi, nel settore privato. La seconda cosa è che non so se sia così conveniente farsi “assistere” da un medico che “assiste” contro la sua volontà.
Inoltre, non sono così sicuro che un medico faccia scelta di obiezione soltanto perché è “facile”. Questo perché se anche una persona, a parole, è favorevole all’aborto, nei fatti può essere che non vuole averci nulla a che fare. Sopratutto un medico. Elisabetta Canitano mi pare abbia detto che molti medici scelgono l’obiezione perché procurare un aborto o collaborare a un aborto confligge con la vocazione che li ha spinti a diventare medici. C’entra poco il giuramento di Ippocrate. Anche se non ci fosse, probabilmente, uno che ha scelto di diventare medico la penserebbe lo stesso così.
Quello che dico, più in generale, è che siamo tutti buoni a dire “la penso diversamente da te, ma voto per la tua libertà”. Poi quando quella libertà ci tocca direttamente, e l’altro ha bisogno di noi, allora siamo costretti o a andare contro la nostra coscienza, nel caso, o a rimangiarci il voto fatto, e dunque a comportarci in maniera incoerente. Quando uno vota per garantire una libertà astratta all’altro, e non per dire quello che pensa e che farebbe in casi del genere, la legge è già svuotata.
Non sto mettendo in discussione la legge 194, ovviamente, bensì l’idea che siccome c’è, i problemi spariscono o spariranno mai. Non spariranno finché non si troveranno abbastanza medici favorevoli all’aborto a parole e nei fatti.
ps e poi quoto moltissimo sia barbara che valeria, e le saluto.
L’importante è fare chiarezza: la pillola del giorno dopo non è la pillola anticoncezionale “normale”, è contraccezione d’emergenza e va sempre garantita nei casi d’emergenza (come quando si rompe il preservativo, per esempio), negli altri casi devono essere disponibili per chi vuole usarli vari metodi: le già citate pillole, i preservativi, spirali, diaframma ecc..e ovviamente bisogna informare su effetti collaterali e controindicazioni senza demonizzare (perchè tutti i farmaci hanno controindicazioni ed effetti collaterali, è normale)..magari ci si può consultare col proprio medico per scegliere il metodo contraccettivo più adatto alle proprie condizioni di salute..a me per esempio risulta che la pillola anticoncezionale abbia pure effetti positivi tipo la regolarizzazione del ciclo, comunque ciò che mi preme è che ci sia sempre per chi lo vuole la possibilità di usare questi mezzi.
Una cosa voglio dire: per me lasciar decidere alla partner se vuole o no portare avanti la gravidanza non significa dire “se resti incinta cazzi tuoi”, significa riconoscere che sul proprio corpo e su quello che si trova al suo interno ognuno è sovrano, significa dire: ti starò vicino (sempre che tu mi voglia vicino) qualunque decisione prenderai. Questa è solo la mia opinione