IL DIRITTO ALL'INGENUITA': TESTIMONIANZA

Via Twitter, ieri,  una ragazza dice che ha una storia da raccontare, sull’aborto in Italia negli anni Zero. Femminismo a Sud e Lipperatura la pubblicano nella stessa giornata.  Con la premessa che se ci sono altre testimonianze, sono le benvenute. In questa fase, ce n’è bisogno.
Premetto che la storia non è la mia e dunque non posso e non voglio dare tutti i particolari, solo raccontare un’ingiustizia che ho vissuto da testimone e che ancora fatico a mandare giù. Ho sempre pensato tanto alla correttezza di appropriarsi di una storia non mia e di una denuncia che in teoria non dovrebbe essere mia, ma poi penso alle mille e mille storie uguali a questa e penso forse che se i protagonisti non possono raccontarla, io ho il dovere di farlo per loro.
Io ho conosciuto l’aborto prima ancora di imparare a fare l’amore. Erano le feste di Natale di sei anni fa, di anni ne avevo 17 e noi compagni di scuola si aveva deciso di farsi tre giorni di vacanza insieme. Poi la mia amica che dice: “ieri sera si è rotto il preservativo, accompagnami in ospedale devo prendere la pillola del giorno dopo”. “Certo. La pillola, non c’è problema amica”, le ho detto con l’aria sicura, “tranquilla che risolviamo”. All’ospedale ci siamo andate con l’autobus e là abbiamo chiesto del ginecologo di guardia per avere la ricetta: è un obiettore, hanno detto, niente da fare ragazzine.
E noi con i nostri 17 anni e l’ingenuità, la stupida ingenuità di chi non ha mai avuto lezioni di educazione sessuale a scuola, di chi vive in un paese dove “certo, possono esistere gli obiettori di coscienza ed è un loro diritto”, abbiamo salutato e siamo tornate a casa. “Perché doveva succedere proprio a noi e proprio quella volta?”, pensavamo. Abbiamo incrociato le dita e fatto finta di niente.
Ci ho ripensato molto a quel giorno, quella sera, quella stupidità. Ma immaginate voi di avere 17 anni, non avere macchine, autobus o altro per andare in chissà quale ospedale, a cercare medici che non siano obiettori, a implorarli di esistere, nella speranza che firmino una ricetta. A 17 anni non si fa, o almeno noi non lo abbiamo fatto. La mia compagna di classe quel giorno è rimasta incinta e dopo un mese era in un ospedale ad abortire di nascosto. È la storia di un’ingenuità che ho nel gozzo, la storia che ho sempre paura a denunciare, perché non è mia e forse dovrei solo starmene in silenzio.
Un giorno, mi hanno spiegato che è illegale: se non ci sono altri medici di guardia, l’obiettore deve prescrivere per forza la pillola. Me lo hanno spiegato anni dopo, quando ero grande e le spalle avrebbero avuto la forza per affrontare tutto quell’ambaradam lì. Me lo hanno spiegato troppo tardi.

91 pensieri su “IL DIRITTO ALL'INGENUITA': TESTIMONIANZA

  1. Saluto anch’io Zauberei e sono d’accordo in pieno con il suo intervento.
    Riguardo al fatto che ‘la legge 194 non è in discussione’ non mi pare proprio perché renderla inapplicabile la mette, eccome, in discussione. Solo che lo fa in modo molto soft, la disinnesca e basta.
    Ora, siccome penso che l’obiezione di coscienza sia un diritto sacrosanto, mi sento profondamente combattuta.
    In genere cerco di essere molto cauta, di non attribuire a vanvera intenzioni, di non interpretare la realtà in modo troppo soggettivo ma il fatto di conoscere purtroppo molto da vicino la situazione degli ospedali pubblici romani, anche i reparti ginecologici, mi fa dubitare molto della sensiblità di coscienza molto molto selettiva dei medici che rifiutano di praticare l’aborto in ossequio alla difesa di una vita ancora non venuta al mondo. Ossequio che io rispetto davvero, ma mi pare del tutto incongruente quando questo ossequio non viene osservato in nessun modo verso le vite che già sono al mondo.
    E questo ossequio palesemente non c’è e, se c’è, viene molto ben dissimulato di fronte a situazione che dovrebbero mobilitare oltre alla coscienza interiore anche un’azione conseguente. Invece questo non succede. Mi domando ancora: come mai?
    Stanley Kubrik fa dire a un suo personaggio che ogni bandiera è uno straccio dietro al quale può nascondersi qualsiasi farabutto.
    Ecco, io dico che a rendere stracci bandiere decisamente rispettabili come l’obiezione di coscienza sono i farabutti che vi si nasconono dietro, e non quelli che denunciano questi farabutti.

  2. L’obiettore di coscienza medico lavora in un posto che dovrebbe garantire un servizio che è inscritto nella 194 (che tra l’altro dice tante altre cose, è una legge abbastanza completa e complessa che tratta anche dei consultori, che dovrebbero fare quel lavoro di prevenzione, cultura e informazione sulla salute di cui parlava Valeria). Io vorrei sentire la risposta del mio datore di lavoro al mio: non lo farò mai. Un calcio nel sedere e ciao. E se questo servizio portasse profitto? Mi chiedo, se ci fossero clinica private, non cattoliche, che facessero solo IVG, che portassero soldi, perché a pagamento, sarebbero ancora obiettori? [Non sono OT, arrivo al punto]. Sono veramente obiettori, o si fa carriera e politica, come al solito, sul corpo delle donne?

  3. Mah. Non so se questi post a senso unico abbiano l’effetto voluto.
    Avrete sicuramente le vostre buone ragioni, ma scivolate troppo in fretta in un manicheismo paranoide che, secondo me, nuoce alla causa.

  4. Si, hai ragione, è dura.
    Ma credimi, a me la questione femminile sta davvero a cuore, è la ragione principale per cui il mio rapporto con l’istituzione ecclesiale è fortemente problematico, e quando dico che certi toni (presumere sempre e comunque la malafede dell’altro ecc.) non giovano alla causa, lo dico da amico.
    Buon anno a te e al commentarium.

  5. Non possono esistere stupidità e ingenuità così grandi da impedire di comprendere la relazione tra sessualità e procreazione.
    in un commento tra i tanti qui sopra, mi sembra di roberta, è incredibilmente comparsa la parola “amore, “fare l’amore.
    che a vederla qui da sola, circondata da pillole, medici preservativi e aborti mi ha quasi commosso, che sembrava di comprenderla. e in effetti che c’entra. stride, stride come un pesco fiorito sotto il cemento del cavalcavia
    ciao,k.

  6. Valter, non “presumere sempre e comunque la malafede dell’altro”, presumere, in base a indizi significativi, la malafede di molti.
    Tu chiamalo pure manicheismo paranoide, per me assomiglia più a un disincantato principio di realtà.
    Ripeto: per me il diritto all’obiezione di coscienza va difeso e va difesa anche la legge 194. Vedi un po’ tu, allo stato attuale, come mettere insieme le due cose. Forse non è abbastanza chiaro come un uso spregiudicato (e insisto, a rischio di beccarmi della paranoica: disonesto) del diritto all’obiezione discrediti il principio stesso e renda difficile la sua difesa. E per me, invece, questa difesa va fatta.
    .
    E, certo: la parola ‘amore’ a vederla tra medici, pillole, preservativi e aborti stride come un pesco fiorito sotto il cemento del cavalcavia, stridono tra quelle anche le vite di molte donne. Strano che questo stridore lo sentano in pochi. Eppure il cigolio sta diventando sempre più forte.
    E, comunque, auguri a tutte e tutti.

  7. Io sono d’accordo con gli interventi di Valter (anche nel post precedente) e con l’ultimo commento di Valeria. Penso che l’obiezione di coscienza (che non sarei così certa riguardi solo i medici “cattolici”; ci sono persone non credenti che vedono l’aborto allo stesso modo di un cattolico, e io sono sempre stata tra queste, pur non essendo certo contraria alla legge 194, che va difesa) sia un diritto e che però si debba trovare il modo di combinarla con la possibilità per le donne di accedere all’aborto (magari con una consulenza che le renda veramente libere di sceglierlo, ma questo è un altro discorso). Se è vero che vi sono medici che scelgono l’obiezione per avere dei vantaggi nella carriera, è chiaro che questo dovrebbe essere corretto; l’obiezione di coscienza dovrebbe semmai essere una scelta che tenda più a penalizzare che non ad avvantaggiare la carriera, proprio perché è nata come tale: anteporre la propria coscienza alla legge ha sempre dovuto comportare un prezzo da pagare; altrimenti non si capisce che scelta nobile sia. Ecco, più che vietare la possibilità dell’obiezione di coscienza (per me sacrosanta), cercherei, se possibile, di intervenire su questi meccanismi.
    Riguardo al “diritto all’ingenuità”, mi stona molto, soprattutto nel caso della vicenda qui narrata. Abbiamo delle ragazze grandi, di 17 anni (a un anno dalla maggiore età), abbastanza grandi da poter andare da sole con amici a fare una vacanza di tre giorni; abbastanza grandi (almeno una di loro) da fare sesso con un ragazzo; ma non abbastanza grandi da prendere un autobus o un taxi per andare in diversi ospedali. Qui qualcosa non quadra (non vuole essere un “processo” alle protagoniste della vicenda, ma se questa è raccontata, su questo “devo” intervenire e comunque sono tante le vicende simili che ho letto sui blog, quindi il mio è un commento – e più che altro un dubbio, non un giudizio, perché non c’ero e i dettagli non li conosco; non sto condannando nessuna – in generale su questi vari casi, non su queste due specifiche ragazze). Altra cosa che mi stona molto è che nelle tante vicende analoghe a questa che ho letto, lo scenario è quasi sempre il seguente: ragazza va in cerca disperata della pillola del giorno dopo assieme a un’amica. Ora, questa ragazza se ha bisogno della pillola del giorno dopo è perché ha fatto l’amore da poche ore con un ragazzo; quello che non capisco è perché non ci sia il ragazzo, con lei, a reclamare ‘sta benedetta pillola…
    La stonatura più grande però – e qui concordo con voi – è che si faccia obiezione di coscienza anche sulla pillola del giorno dopo… non mi risulta che agisca quando l’embrione ha già attecchito, quindi non è minimamente paragonabile a un aborto. Su questo sono favorevole alla lotta contro l’obiezione. AUGURI di buon anno a tutte/i 🙂

  8. Alcuni punti. alcune sicure ripetizioni
    Scusatemi, magari dico una cosa che è sicuramente stata detta nei precedenti commenti. Ma quando uno per motivi etici fa l’obbiettore, non è che va nell’esercito e dice, o mon dieu non sparo perchè l’è contro i miei principi. Fa altro. Se un certo assetto professionale entra in lotta di collisione con la propria morale interna, si fa un altro mestiere, o si lavora con coerenza privatamente, ma non imponendo la propria posizione in attrito con l’etica del servizio pubblico. Per esempio io, è un problema mio, faccio molta fatica a digerire l’idea che tutti abbiano diritto ad avere una efficace difesa penale. Per la verità riconosco il sacrosanto principio giuridico per cui un reo ha diritto a una difesa, ma io come fanno molti avvocati, non ci starei a difendere un reo eludendogli la pena che so – per insufficienza di prove. Ora: ci sono avvocati che rifiutano certi clienti per questo stesso problema, e non accettano di difenderli. Ma sono quelli che lavorano solo privatamente. L’istituto del gratuito patrocinio invece non credo proprio che preveda avvocati che dicono eh no, io a te non ti cago perchè sei colpevole di stupro.
    2. Ora il confronto su come una popolazione nominalmente a maggioranza cattolica reagisce alle questioni etiche in fatto di codice penale e in fatto di gravidanza, mi risulta interessante. Non perchè non colga la differenza della prescrizione ecclesiastica, ma perchè ogni volta si fa appello a un sentimento e per il nascituro il sentimento parrebbe più forte che per altre situazioni parimenti o maggiormente coinvolgenti. E io non riesco a credere che questo aumento di obbiettori sia da correlare a un’epidemia di sentimento e di etica, oltretutto inversamente proporzionale all’oggettiva decadenza come ente culturale della Chiesa Cattolica. Il mondo si postmodernizza, si vaccina a qualsiasi atrocità e mo tutti diventano primule? Quindi, il disincanto mi pare legittimo.
    Conosco la posizione di Valter, l’ha ribadita molte volte qui, la rispetto ma ogni volta sento che non riconosce la varietà delle argomentazioni e tende a manicheizzare il dibattito, nonostante l’educazione e la civiltà che lo contraddistinguono. Ma le posizioni qui,, non sono tutte simili, perchè io che ci siano ginecologi ostili all’aborto non lo considero affatto strano, perchè onestamente sono piuttosto ostile anche io. Meno si fa e meglio è. Ho moltissime ragioni personali e se vogliamo professionali per pensarlo, che ora non elencherò. Tuttavia mi chiedo come mai lo stesso Valter abbia sempre così bisogno di parlare con ferocia e disprezzo del termpo presente, della corruzione etica e culturale del nostro paese, della perdita di valori e di umano e di capacità di relazione, e poi toh arrivati ai luoghi e alle storie che questa perdita la dimostrano brillantemente non è vero! E’ tutta etica! E’ tutto amore!
    Eppure, una donna in gravidanza in Italia ci passa sempre almeno almeno una volta, tante volte per te amore non ce ne è affatto. Anche se il figlio lo fai.
    E chiudo con una storia che non ci entra molto, per mia fortuna con queste vicende, ma un pochino si. Quando stavo per partorire, due giorni prima del cesareo, mi misero in una stanza e mi misero una fascia intorno alla pancia per controllare il battito cardiaco del bambino (che è una cosa pure bellissima! senti il tuo e il suo!) E io chiesi all’infermiera qualcosa, tipo su quali informazioni si potevano trarre da questo monitoraggio, chiesi qualcosa sul mio corpo.
    E quella mi guardò con disprezzo e disse, vede a noi di lei non importa proprio niente. A noi importa solo del bambino.
    Non è molto bello da sentirsi dire.
    Buon anno a tutti.

  9. @Zauberei
    Molto in breve. Mi attribuisci uno sdegno per il degrado etico della nostra epoca e insieme un contraddittorio candore per il risveglio dell’etica medesima nella posizione degli obiettori. In effetti il degrado per me è tutto nell’individualismo estremo che la società industriale e consumistica ha richiesto per affermarsi, e che il femminismo purtroppo ha finito con lo sposare, rivendicando la proprietà privata del grembo e di quello che contiene, anzichè comprendere che la salvezza stava nel ripensare la comunità d’amore, di coppia e di famiglia, unica difesa contro la barbarie del potere e della biopolitica. Da qualche anno (sono a contatto con ragazzi giovani, per il lavoro che faccio), sento un’attenzione nuova per il mondo dei sentimenti e per l’idea di famiglia, che il femminismo forse non riesce a recepire perchè abbarbicato a parole d’ordine che trent’anni fa avevano un senso, ora meno.
    Il punto della questione in questo post mi sembra il diritto di usufruire della 194 in qualsiasi struttura pubblica e in questo sono daccordo senza se e senza ma, però ripeto che qui la controparte è l’istituzione sanitaria, non la coscienza del singolo ginecologo. Quando poi sento di un anestesista che rifiuta di prestare assistenza alle sofferenze di chicchessia in nome di un’obiezione che non mi è chiara, penso che dovrebbe schiarirsi le idee con un paio di notti in galera.
    Spero di essere stato chiaro.

  10. Valter sei stato chiaro. Ma rimando dicendo bon ma sei proprio sicuro che sto decollo delgi obbiettori non ha più a che fare coll’individualismo, la crie con l’etica e la crisi dell’empatia verso l’altro, con cazzi miei meglio per me, che con l’etica della chiesa?. Non hai la sensazione che i conti non tornino? Poi sul femminismo penso che tu ancora una volta, creda che quello di oggi sia identico a quello di ieri, mentre oggi più di ieri ce ne sono tanti e talora dolorosamente inconciliabili. Discutere con te su quei temi appurate le posizioni da sempre uno strano sapore, perchè è come se tu non volessi riconoscere le fisionomie attuali dei tuoi interlocutori, e ci appioppassi sopra le immagini di quelli passati. Buon anno.

  11. Si, certo, è possibile che io abbia scarsa conoscenza dell’evoluzione delle culture femministe attuali. Un po’ perchè esco sempre meno, frequento sempre meno, sto diventando un vecchio orso 🙂
    Un po’ perchè mi aspetto sempre che cadano gli steccati di genere e si cominci a parlare di nuova antropologia, nuovo modo di fare coppia, nuova comunità. E’ un po’ questo il mio tarlo, capisci.
    Buon anno cara.

  12. Da operatore ricordo ancora con molta sofferenza l’aborto di una ospite. Un concepimento “leggero”, di una donna (ospitata nella casa di accoglienza per donne dove lavoravo) che nella vita ha vissuto solo sfruttamento cercando quel principe azzurro delle fiabe che non c’è, o c’è solo per poche. In questo frangente ho avuto una grandissima lezione di etica e correttezza perchè con me faceva l’operatore anche una suora.
    Ora non sto a raccontarvi particolari, anche se mi piacerebbe, ma lì ho capito che nonostante le proprie convinzioni e i propri valori gli altri sono …”altri da noi” e alcune scelte devono essere personali e non pilotate.
    Per la cronaca, l’ospite ha abortito, e vi assicuro – senza giudicare nessuno- che è stata più una grossa difficoltà per noi operatori che non per la stessa. Sono fermamente convinta che chi sceglie di stare vicino in queste situazioni deve essere in grado di aiutare ma non influenzare, cosa non facile visto che si parla anche con comunicazioni non verbali. Io non credo che i medici abbiano adeguata formazione rispetto a questo.
    Anche io come Zauberei mi sono sentita dire in gravidanza che -con tutto il rispetto il bambino e il suo benessere viene prima di quello materno. Sono profondamente convinta che non è così.

  13. Ringrazio molto Gisful e Zauberei per il modo in cui l’una ha riportato il post su un caso concreto (quello che chiedeva Loredana), l’altra per aver puntualizzato con un garbo che io non riesco ad avere gli interventi di Valter Binaghi.
    Riguardo ai tarli, che abbiamo tutti e che dovremmo esplicitare almeno in sintesi laddove riescono a dare un senso più preciso al nostro discorso, credo che siano molti pericolosi, soprattutto quando si vogliono fare cadere steccati di qualsiasi tipo.
    Io temo, Valter, che non sia preoccupazione degli obiettori farlocchi (e che molti siano farlocchi la pongo come ipotesi da verificare. E verifichiamola davvero sul campo) quella di far cadere gli steccati di genere, cominciare a parlare di nuova antropologia, nuovo modo di fare coppia, nuova comunità.
    Ma tu, Valter, hai deciso di dividere il campo in due. E hai accusato di manicheismo paranoide chi ipotizzava la malafede di certi obiettori e, dunque, li hai messi, senza dichiararlo (ma chi frequenta un po’ il tuo blog, legge i tuoi libri e i tuoi interventi qui lo capisce bene), nel campo dei ‘tuoi’ nemici, coloro che sventolano la bandiera “dell’individualismo estremo che la società industriale e consumistica ha richiesto per affermarsi, e che il femminismo purtroppo ha finito con lo sposare”.
    Ora, siccome anche io ipotizzo malafede in molti (non saprei quantificare, ma non mi sembrano pochi) e, nello stesso tempo, non milito nelle schiere degli individualisti estremi, adoratori del vitello d’oro del consumismo, mi sono sentita particolarmente ferita dalla violenza della tua accusa.
    E la ferita è tanto più acuta in quanto anch’io ho un tarlo: avendo ricevuto un’educazione cattolica non mi sono ancora completamente riavuta da ferite inferte da chi, per sconfiggere i suo fantasmi, puntava le sue frecce cotro di me. Sempre con molto amore, si capisce, e avendo a cuore nobilissime cause.
    Detto questo, non rinnego la mia educazione cattolica, né il buono che sono riuscita a tenere saldo. E ho un grande rispetto per i veri credenti e per i veri obiettori, anche quelli non credenti.
    Difendere la legge 194 però è un’altra cosa. E, dunque, mi scuso con Loredana e con tutti per l’OT.

  14. @Valeria
    Tutto vero, ma qui il cattolicesimo c’entra poco, ed è fuorviante farlo entrare a tutti i costi. Se ci sono 7 obiettori su 10 medici ma i cattolici “praticanti” sono in percentuale molto minore tra la popolazione, forse i conti non tornano. Perchè non ammettere che la professione medica è più antica di quella del funzionario statale, la formazione culturale dei medici è diversa da quella che richiede l’arruolamento nella burocrazia forse per il bene di tutti sarebbe meglio che non ne venisse interamente riassorbita (penso anche ad altre cose, oltre all’aborto). Nel fatto specifico, forse c’è anche una questione di genere che condiziona, forse. Non so se tra gli obiettori maschi e femmine sono in pari numero. Non sarebbe un dato interessante da rilevare?

  15. Per quel che vale, chi difende la 194 (o il diritto di scelta) non è, in genere, composto da cattivissime persone che adorano le interruzioni gravidanza. E’ un atteggiamento pragmatico: le donne – a volte – abortiscono, rifiutano la gravidanza, non si sentono in grado di essere genitori di un bambino portatore di gravissimi handicap. Lo farebbero comunque. In un mondo perfetto tale percorso sarebbe accompagnato individualmente, per capire, sostenere e non giudicare.
    Sulla contraccezione: pare strano nel 2012 ma pare manchino le informazioni basic. Chi vuole può andare a sbirciare la pagina di yahoo answers dedicata alla materia. La scuola è assente e, in tutta evidenza, la famiglia non basta. Per quanto risulta a me, l’AIED che ha un canale preferenziale per le adolescenti, non è pubblicizzato nei luoghi frequentati dai giovanissimi. Ora può piacere o no, ma gli adolescenti lo fanno – se lo facessero senza rischio di gravidanze precoci o di trasmettersi malattie non piacevoli – sarebbe meglio. E’ del tutto inutile sostenere che questi vanno educati all’eros e al sentimento. Non che sia male – ma è meglio mettere loro anche in mano degli strumenti qualora decidessero di esplorare la sessualità precocemente.
    Il mondo cattolico è variegato ma i cattolici stessi dovrebbero rendersi conto che contano le gerarchie, il pontefice e la Cei. E le posizioni ufficiali sono note. Chi è in disaccordo farebbe meglio a trarne le conseguenze. Perché un bel po’ di potere se lo prendono sbandierando ogni volta il numero dei battezzati. Se i dissenzienti traslocassero altrove, avrebbero meno armi.
    L’obiezione di coscienza in Italia era riconosciuta solo a due soggetti: chi non voleva prestare servizio militare, quando la leva era obbligatoria. Chi prestava servizio civile lo faceva per un tempo più lungo. I medici obiettano senza dare nulla in cambio alla società. Per di più viene riconosciuta loro una sorta di “super coscienza” come se altre categorie di lavoratori non conoscessero dilemmi morali o non avessero conflitti tra professione e coscienza. Se a questo privilegio si aggiunge il numero, si ottiene il risultato attuale: la legge che garantisce un diritto di una pratica non amata neanche da chi la sceglie, viene sabotata dall’interno. Senza rischio, senza politica e senza alcuna fatica.

  16. @Barbara
    Posizionare, selezionare, dimettersi o escludere.
    Tutte cose facili a scacchi.
    Prova a rispondere alle domande che ho fatto sopra, dove c’entrano anche i tempi, i linguaggi e i modi, cioè gli esseri umani in carne e ossa.

  17. comunque penso che vada sottolineato di come la burocrazia del diritto riesca ad insinuarsi anche dove non crederesti possibile. come nel paradossale titolo del post: diritto all’ingenuità. e tutti quanti a sognare il bel possibile ossimoro in cui il nostro ingenuo e immacolato candore è difeso e garantito a oltranza da un efficace sistema medico farmaceutico abortivo, coadiuvato da una capillare dislocazione di distributori di preservativi antistrappo.
    chi sarà mai ad affermare che fai l’amore con una persona quando gli vuoi bene e si pronto a condividerci un destino

  18. Non entro nelle tante discussioni che si sono aperte sopra, se non per dire che il mio cuore e il mio intelletto stanno decisamente dalla parte delle coppie e delle donne sole che subiscono crimini come quello denunciato da Loredana Lipperini nel post. A chi volesse toccare con mano una volta di più cosa è diventato questo paese, consiglio questo forum, che farebbe ridere se non fosse velenoso: http://www.cattoliciromani.com/forum/showthread.php/quale_legislazione_contro_laborto-36572.html?s=56f4b2e59ced6ae2e6ec229f565494b4&

  19. Lascio un commento al volo e senza prendere parte all’interessante scambio di opinioni sviluppato dal commentarium: grazie mille, signora Lipperini, per il lavoro che sta facendo. Di cuore.
    Un buon 2012 a tutti.

  20. @Valter. Io di cattolicesimo ho parlato nel mio ultimo intervento, a proposito di tarli: tu hai tuoi, io ho miei. In un certo tipo di discorsi forse è bene esplicitarli.
    Diamo per buono il fatto che il cattolicesimo c’entri poco (in Italia?), rimane il problema dell’apertura di credito illimitata alla buona fede dei medici.
    Tu dici che i medici fanno una professione più antica di quella del funzionario statale, che il loro giuramento a Ippocrate è infrangibile, che il dubitare della loro onestà intellettuale e morale è paranoico. Io, che purtroppo ho avuto in questi ultimi anni esperienza di ospedali pubblici e non, questo giuramento lo vedo franto molto spesso, cinicamente o sospirosamente, ma franto.
    Anche l’aborto è una pratica antica, più ancora della professione medica. Aborti e infanticidi non sono il frutto di quello che tu chiami “individualismo estremo che la società industriale e consumistica ha richiesto per affermarsi”, perchè sono stati praticati anche in società preindustriali che il consumismo e la soggettività moderna e postmoderna non sapevano nemmeno cosa fossero.
    E la legge che consente alle donne di abortire in modo protetto non è nata per rispondere a frivole smanie femminili, ma per evitare la mattanza degli aborti clandestini. Forse si è dimenticato che le donne pagavano mammane e medici compiacenti per essere macellate in condizioni di igiene che dire precaria è dire poco. E come andava andava.
    Ovviamente nessuno parla (ancora) di cancellare quella legge, ma ‘solo’ di renderla inaccessibile. Ti chiedo, Valter: una volta che la coscienza selettivamente obiettante dei medici che lavorano in strutture pubbliche avrà reso inaccessibile la legge, pensi che l’aborto sparirà dalla faccia dell’Italia o si tornerà, massicciamente, all’aborto clandestino o, per chi può, all’espatrio?
    Un’altra cosa. Ci si scandalizza dell’aborto, in buona o cattiva fede. Ma mi chiedo come mai si rimane in silenzio di fronte alle condizioni di via dell’infanzia che peggiorano sempre di più. In Italia, intorno a noi, non a migliaia di chilometri di distanza.
    In questa situazione la scelta di mettere al mondo una nuova vita diventa molto problematica. E su questo però non si sentono, almeno io non li ho sentiti, barriti di dolore.

  21. Il mio medico di famiglia, che lavora anche in Regione, disse che se le donne si pagassero l’ivg si potrebbero risolvere un po’ di problemi, dato che la Regione Campania è una di quelle con i maggiori problemi di bilancio nella sanità (eh, non solo in quella). Cioè lui mi disse un giorno: se vuoi abortire te lo devi pagare, tutto: ricovero, anestesista, medicinali, sala operatoria, alla fine è più naturale partorire che abortire, sai quanti soldi? Come per la chirugia plastica… Disse proprio così. Lui ha due figlie femmine, per ora bambine. Poveri medici, sì, poverini.

  22. Mia zia, che lavora in un consultorio, dice che…..
    Ci si scandalizza dell’aborto, e nessuno parla della peste bubbonica…
    Ma vi sembrano argomenti?
    Le casistiche personali non fanno politica, e quanto alle condizioni dell’infanzia certo che addolorano, ma qui non si sta parlando di dolore per i mali del mondo, bensì di rendersi responsabili di quello che per la coscienza di molti appare un omicidio.
    Se si deve fare un discorso serio si resti ai dati ufficiali, che (forniti da voi e non da me) parlano di un numero di obiettori molto superiore
    1) A quello dei medici cattolici
    2) A quello che le battaglie pro aborto degli anni settanta si sarebbero aspettate di trovare quarant’anni dopo.
    Il che significa puramente e semplicemente che la società civile in questo paese non ha globalmente “normalizzato” la pratica abortiva, che l’etica e la formazione del medico probabilmente avvertono come dissonante rispetto alla propria identità originaria (che è salvare la vita e non sopprimerla), e che la figura del medico non è ancora stata interamente assimilata a quella di un pubblico funzionario, cui si può imporre qualsiasi cosa. Insomma l’intervento abortivo resta un lavoro sporco, per molti, se non avete paura delle parole questa è la realtà.
    E se volete confrontarvi con la realtà confrontatevi con questo. Io soluzioni non ne ho, ma voi continuando a pensare a cose come la sparizione del cattolicesimo dalla faccia della terra o la sistematica denuncia di interessi inconfessabili nascosti dietro la resistenza morale a compiere questo atto (ma non solo questo: l’eutanasia creerà lo stesso identico problema), non mi pare che andiate molto avanti.
    Certo che gli aborti continuano comunque, e certo nessuno vuole riaffidare le donne agli spilloni delle mammane.
    Io credo (e forse è strano che sia proprio un maschio a dirlo), che l’autodeterminazione femminile sul grembo e quello che contiene, sbandierata anche a sproposito, forse qui avrebbe un senso. Sono veramente convinto che qui le donne abbiano una sensibilità diversa, forse la ricerca esplicita di personale femminile nei reparti di ginecologia potrebbe risolvere il problema.
    Ma torno a chiedere, ci sono dati confortanti in questo senso?
    Quante donne ginecologo?
    Quante obiettrici tra esse rispetto ai maschi?

  23. Credo ci sia una confusione del piano della discussione. Esiste un livello privato in cui ciascuno sceglie per sé quale sia l’opzione migliore: procreare o no, quale contraccettivo usare a seconda della propria situazione affettiva e delle proprie condizioni di salute. Ed esiste un piano legale – collettivo – in cui si decide se una pratica è lecita o no – legalmente. Dispiace dover ricordare che l’aborto era un reato penale e che la stessa diffusione delle informazioni relative ai diversi tipi di contraccezione è stata – ed è tuttora – ostacolata. Uno dei motivi per cui la legge 194 è passata indenne attraverso le forze caudine di un referendum è che le donne sanno di doversi tenere aperta una porta legale e sicura, anche quando sono contrarie e anche quando non credono farebbero mai ricorso a un’interruzione di gravidanza.
    E’ molto bello parlare d’amore e di condivisione di vita tuttavia ciò non sempre accade e non si può imporlo per legge né attraverso l’educazione. Trovo anche singolare che si pensi alla sessualità degli adolescenti come se fossero già adulti. Informarli è, in primo luogo, un modo di proteggere non solo la loro salute riproduttiva e no ma anche il percorso che li porterà – se e quando lo desidereranno – a una genitorialità consapevole. Neanche chi vive in una relazione stabile e monogama forse desidera avere molti figli e poiché la vita fertile di una donna è lunga, anche la più cauta e prudente delle coppie può incappare nell’incidente contraccettivo. Per questo si chiama contraccezione d’emergenza – dovrebbe essere una risorsa per evitare una eventuale gravidanza non desiderata se si è avuto un rapporto a rischio; non un metodo per il controllo della fertilità. Ma si parla troppo poco di pillola, spirale, preservativo e diaframma. E ancor meno se ne incoraggia l’uso. Sarà poco romantica ma se avessi un figlio/a adolescente vorrei che non andasse in giro a procurarsi danni – e anche un aborto lo è – per non essersi protetto. Non augurerei né a lui né a lei una maternità o paternità a 17 o 18 anni.
    Quindi si ragiona sul piano legale di ciò che una società considera – senza imporre – essere lecito eseguire in condizioni di sicurezza. I medici non sono meri funzionali statali – gli stessi funzionari comunque hanno sentimenti e possono sentirsi a disagio nell’applicare leggi che non condividono. Ma è l’ora che chi si specializza in ginecologia e dintorni tenga conto anche delle scelte connesse alla salute riproduttiva delle donne e alla loro volontà. E cambi strada se non è in grado di rispettare l’altrui volontà perché forza la propria.
    Un ultima postilla: paragonare implicitamente aborto ed eutanasia è una vera sciocchezza. Un fantasma che si affaccia – la madre assassina, il medico killer.
    Nella maternità esiste un’asimmetria – il feto dipende interamente dalla madre, non può svilupparsi fuori da lei. Non è una buona ratio decidere che il feto è più importante della donna.

  24. forse sono leggermente fuori tema, nel caso chiedo scusa.
    volevo però sottolineare un aspetto che, forse per la fretta o il grande numero di commenti, non ho ritrovato.
    non sono per l’antichimica, ma mi sono sempre rifiutata di imbottirmi di ormoni per tutta la vita per sollevare (ancora una volta!) il mio compagno occasionale o di sempre dall’onere della contraccezione.
    esiste il preservativo e ho sempre considerato un diritto chiederne l’utilizzo.
    se la cosa non va, ognuno per la sua strada.
    perchè no?
    r

  25. Valter. Il mio non era benaltrismo, era per dire che certa certe coscienze si sensibilizzano e si allertano solo sull’alfa e sull’omega della vita. Cosa che mi pare sospetta e, d’altra parte, ho detto pure come il giuramento di Ippocrate vincola il medico anche su altri temi che non riguardano solo l’aborto. Fare un viaggio all’interno degli ospedali rende molto dubbiosi sulla inflessibilità di questo giuramento. Ma un buon ragionatore professionista sta sul nodo centrale del discorso: l’aborto, mica la peste bubbonica.
    E comunque, se lo leggi, l’articolo linkato parla di condizioni per le quali alcune donne potrebbero vedersi costrette a commettere quello che ‘alla coscienza di molti appare un omicidio’, e dunque segnalare anche le condizioni materiali per cui viene richiesto ‘quel lavoro sporco’ non è così peregrino. Perchè ci sono anche condizioni economiche e sociali che inducono una donna ad abortire dolorosamente. O no?
    Sull’auspicio che sparisca il cattolicesimo dalla faccia della terra non ci penso proprio, e nè mi interessa.
    Sulle resistenze morali a praticare un aborto glisso, perché ormai ci siamo avvitati in un loop inestricabile. Quello che volevo dire l’ho detto, spero chiaramente. Tornarci su mi pare inutile.
    Sono d’accordo in tutto con il commento di Barbara.

  26. scusate, forse l’esempio che faccio non c’entra molto però ci provo: supponiamo che una donna incinta scopra di avere un tumore ma pur di avere quel figlio che desidera decida di ritardare le cure mettendo a grave rischio la sua vita (a volte succede che si faccia questa scelta), supponiamo che un medico, per motivi di coscienza, perchè la sua etica gli vieta di accettare una cosa del genere, decida autonomamente di farla abortire a sua insaputa (non so come ci riuscirebbe, è un’ipotesi) e contro la sua volontà.
    Ora umanamente posso comprendere quel medico, ma ha sbagliato a non rispettare la volontà della paziente come sbaglierebbe un medico che operasse un paziente adulto che ha scelto consapevolmente di rifiutare l’intervento che magari gli salverebbe la vita, errore analogo secondo me compiono i ginecologi antiabortisti che decidono di lavorare nel pubblico anche se hanno le motivazioni più nobili (per inciso: l’aborto non piace a nessuno, se lo si evita è meglio ma deve rimanere legale e sicuro, deve esserci sempre la possibilità di scegliere).
    il medico non è un burocrate, è verissimo, ma se diciamo che l’autodeterminazione del proprio corpo è un valore, e io lo sostengo, allora dobbiamo accettare che una persona possa determinarsi in maniere che non approviamo

  27. Quoto in tutto il commento di barbara.Con valter è evidente ormai che non riusciremo mai a convincerci l’un altra delle differenti posizioni, eppure dopo aver chiesto il permesso alla protagonista di questa storia vorrei raccontarti l’esperienza di una mia amica.
    Premetto che è tuttora, ed è sempre stata, una cattolica convinta, praticante e anche molto attiva nella vita parrocchiale della sua comunità e che lo stesso si può dire della sua famiglia.
    Undici anni fa, aveva appena compiuto vent’anni, rimase incinta. Il compagno di allora la lasciò senza più farsi vedere, ma supportata dalla famiglia decise di tenere il bambino, anzi la bambina che ora è una stupenda ragazzina!
    Ti riporto qui le sue parole che mi hanno sempre molto colpito e fatto ragionare: “Vista la mia formazione e la mia infanzia non avrei mai pensato di ritrovarmi a pensare all’aborto come ad una soluzione, nonostante venissi da un ambiente cattolico non ero mai stata antiabortista ma forse ingenuamente non avevo mai considerato il fatto che potesse riguardarmi da vicino. Eppure quando sono rimasta incinta e sola mi sono ritrovata a valutare anche quella possibilità, anche solo per un attimo, il più lungo della mia vita.
    Ho deciso di tenere la mia bambina non per un obbligo morale o religioso, ma solo perché sentivo che quella era la cosa più giusta da fare PER ME. In quel per me c’è la totale libertà con cui i miei genitori mi lasciarono libera di decidere, offrendo il loro supporto in ogni caso, c’è la disponibilità del mio padre confessore ad ascoltare le mie paure senza giudicare, l’esperienza medica e psicologica di un ottimo ginecologo.
    Se mi guardo indietro penso di essere stata fortunata, e proprio pensando a chi non ha o non avrà la mia stessa fortuna sono favorevole alla 194, e trovo disgustoso e pericoloso l’atteggiamento di certi operatori sanitari e dei movimenti per la vita, che in nome di una vita ideale a standardizzata negano libertà, salute e dignità alle donne.
    Ascoltare le donne, le loro storie e le loro vite e non rilegarle e casi, numeri e statistiche le rende libere di scegliere e di affrontare qualunque scelta.”

  28. Quoto anch’io il commento di Barbara, aggiungo giusto per rispondere all’ironia di Valter, che il “mio” medico, è ciò che sono la maggior parte dei medici che lavora nella sanità pubblica, i quali usano la medicina come un potere, perchè anche di potere si tratta, piuttosto che curare, soccorrere e fare il bene dell’altro secondo la volontà dell’altro. E’ così che ci si trova nelle sale operatorie per togliersi un mioma, ma ti portano via l’utero, come è successo ad una mia amica, “e che vuole signorina?”
    Per quanto riguarda le donne obiettrici, non so se c’è una statistica, ma a giudicare dalla quantità di aderenti donne al movimento feticista, di maniache dell’imposizione agli altri della propria visione della vita ce ne sono parecchie.

  29. “Movimento feticista”
    “Imposizione agli altri della propria visione della vita”
    Rileggo alcuni commenti qui sopra e vedo che non sarebbe affatto difficile ribaltare l’accusa. I titoli?
    “Mitologia uterina”
    “Intimazione alla rinuncia di coscienza”
    Infatti si ammette di non essere riusciti neanche a covincere le donne che si tratta di un processo in loro favore.
    Sarà un problema di linguaggio?

  30. “Movimento feticista” è il mio modo personale di chiamare il movimento per la vita, che in realtà non comprende però tutte le vite, dato che l’unico loro argomento è la tutela del feto, cosa che dico per averci avuto a che fare, volutamente, per capire cosa dicevano e come lo dicevano, non in base ad un pregiudizio.
    Valter lei presume che ci sia bisogno di qualcuno che attivi la coscienza delle donne riguardo la scelta dell’aborto? Cioè che una donna che sceglie di abortire non s’è interogata abbastanza? E’ esattamente quello che dicono queste persone per entrarenei consultori: noi vogliamo solo “suggerire una soluzione diversa”, non è vero, perchè una donna che sceglie di abortire già c’ha pensato alle soluzioni diverse.
    E’ lo stesso che dire: le donen sono assassine, uguale.
    Le donne che fanno parte di questo genere di movimenti non sono diverse dagli uomini che ne fanno parte, e non sono diverse dalle torturatrici, l’adesione a certe ideologie o credenze è una questione di che supera il genere.
    Non è una questione di convincere qualcuna a far ricorso all’aborto, hanno diritto alle loro idee, anche che morire sia meglio che abortire, per loro stesse, devono solo rendersi conto che ogni persona deve poter fare la propria scelta senza essere aggredita.
    E’ questo il punto, sono fanatiche e fanatici del controllo.

  31. Walter, io non voglio conculcare la coscienza di alcuno men che meno dei medici obiettori. Poiché però non esiste un modo per conciliare due coscienze e due libere decisione, si chiede una terza opzione: che i medici obiettori stiano fuori dal servizio sanitario nazionale. Del resto ginecologi liberi professionisti sono assai numerosi. Capisci? Chi rifiutava il servizio militare non entrava nell’esercito pretendo poi di non imparare a usare le armi, andava a svolgere un servizio alla collettività altrove. Per lo stesso motivo – ritengo – vadano offerte tutte le opzioni a chi il figlio lo vuole ma magari non è in grado di mantenerlo da un punto di vista economico o di sostegno più ampio ancora per quanti decidono di dare luce a vite con gravissimi handicap.
    Non so come ti sentiresti tu, se dopo aver lungamente ponderato una vasectomia, dovessi vedertela con uno squadrone di obiettori.

  32. Dire cose incivili in modo civile.
    E’ incivile usare l’opportunità di parlare per riempire di dubbi, di angosce e di sensi di colpa ulteriori, soprattutto se non si ha la minima intenzione di farsi interrogare dal punto di vista di chi i problemi li deve vivere direttamente, e non soltanto intellettualmente o sentimentalmente, o emotivamente come è consentito di fare a un uomo. Una donna è tutta coinvolta nel dramma dell’aborto, un uomo no. E non spetta agli uomini di comportarsi “civilmente” su qualcosa che non sperimenteranno mai.
    Non vi lasciate sfiancare così.

  33. “non spetta agli uomini di comportarsi “civilmente” su qualcosa che non sperimenteranno mai.”
    Fantastico. Quindi si parli di questo solo in un gineceo, si interdicano ai maschi le specializzazioni in ginecologia e magari anche alla legislazione in merito, e che altro?
    Il “brutto dubbio” ce l’ho io, e riguarda più che altro il pessimo uso dell’intelligenza: scopriamo che l’unico modo di vivere le cose e quindi poterne parlare è di averle in corpo. Il che è precisamente la negazione della fiducia nella ragione umana su cui la modernità ha scommesso dall’inizio, e il ritorno a nuove forme di tribalismo sotto mentite spoglie.
    Saluto la compagnia, se parlate di prostata infiammata fatemi un fischio.

  34. Gli uomini devono avere rispetto, come fa Paolo 1984, non arrogarsi il diritto di dire cose incivili solo perché si propongono con modalità civili. E non far finta di non aver capito.

  35. Due cose:
    la prima è che brutto dubbio mette l’accento su uno dei nodi forti della questione, secondo me un po’ sbagliando: ossia l’aborto, come la nascita avvengono per il tramite del corpo della donna e della vita della donna, ma la donna non è l’unica titolare dell’esperienza, senza la fecondazione tutto questo non accadrebbe. C’è invece un grosso problema psicologico che ha ampie ricadute culturali sul fatto che il figlio è dei due ma la capacità di generare ce l’ha solo lei. Più le culture sono reazionarie, più il maschio viene estromesso dalla esperienza della gestazione, più reagisce – in conseguenza di un senso di impotenza e di invidia per un potere che non ha – arrogandosi diritti usando imperativi usando il potere storico. E agendo male in maniera irriflessiva e irrispettosa. Ma fintanto che si estromette il maschile dalla responsabilità si collude con un organizzazione culturale che si rifà sulle donne stesse.
    Io credo comunque che prendersela con Valter Binaghi sia decisamente fuorviante: ed è una trappola in cui fa cadere lo stesso Valter, il quale credi di essere rappresentativo di un modo di pensare e pensa che tutti gli obbiettori siano come lui. Ma ragazze mie…. MAGARI! Valter alla fine è molto più affine alle nostre posizioni di quanto crediamo e decide di far credere il contrario per suoi motivi che qui non indago e non conosco, ma alla fine crea una falsa contrapposizione tra un presunto gruppo sociale che si avvicina alle sue posizioni, e noi che teoricamente siccome dovremmo somigliare alle femministe di quando era piccolo lui, la pensiamo diversamente.
    Ma vedete Valter che dice? che l’aborto ci deve essere ma che meno si fa è meglio è, che si deve fare molta educazione per evitare un’esperienza che lascia sempre larghe tracce nella vita di una donna. Mica è tanto diverso da molte di noi qui, ma credo che sia molto diverso dalla lista di novelli obbiettori che ci troviamo davanti, o da quelli del movimento pro life. Giacchè il cattolicesimo a la Binaghi è purtroppo un’araba fenice, e ora siamo dinnanzi alla postmodernizzazione del sentimento e della teologia cattolica, come pensate che ragionino questi nuovi antiabortisti? Come si pongono e risolvono questo problema? Non vi ispirate a Valter, Valter non è uno che ti dice all’ospedale a me di te non mi importa niente. Invece questo uno è capitato a tutte noi. Come ragiona? E’ a lui che ci dobbiamo rivolgere.

  36. Quoto la Zauberei – e grazie, davvero molto per la spiegazione psicologica. Tuttavia resta il problema pratico degli ospedali in cui proliferano obiettori. Per quanto mi riguarda la parte legale è del tutto scissa da questo secondo ordine del ragionamento che hai illustrato tu. E mi è piaciuta moltissimo la testimonianza di Laura – se non ho sbagliato nome – perché illustra, credo, i sentimenti che ci attraversano un po’ tutte. Meno se ne fanno, meglio è: ma quella porta deve rimanere aperta e sicura.

  37. Zaub hai ragione, credo sia proprio per la ragioni che affermi tu, per il fatto di sentirlo “più affine” che ci siamo diciamo intestardite a cercare di convincere Valter delle nostre opinioni, come se rappresentasse la cartina al tornasole di coloro che difendono l’obiezione, finora direi che rappresenta bene la cifra del nostro fallimento, perlomeno nel risolvere il problema pratico come diceva barbara.
    Non saprei più come spiegare le nostre ragioni, posta la buonafede di chi mi ascolta direi che per me l’IVG e la 194 sono improrogabili in primis perché garantiscono (o meglio dovrebbero garantire) assistenza e salute alle donne, ma soprattutto perché rappresentano un elemento di libertà e civiltà che le donne vivono e sentono sempre e comunque sul proprio corpo, con il proprio dolore, facendo una scelta mai facile.
    L’obiezione di coscienza sebbene in linea generale rappresenti anch’essa un elemento di libertà e civiltà diviene strumento di controllo e di dominio proprio perché a pagarne le conseguenze è un altro corpo, un altro dolore.
    In questo scarto di libertà sta per me la pericolosità della nostra situazione, per quel che mi riguarda più chiaro di così non saprei come spiegarlo.

  38. Arrivo per terza, sono d’accordo con te, Zaub, certo.
    Credo che l’unico modo per affrontare la situazione sia, alla fine, imporsi, sulla base della ragione della legge, non c’è altro. Anche perchè è un’imposizione per la libertà di tutt*, e non per la libertà di pochi come l’altra.

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