IL DITO E LA LUNA

In molta parte dei commenti letti in rete, e anche al post di ieri, si cita la vecchia frase del dito e della luna. Il saggio che indica la seconda, lo stolto che si sofferma sul primo. Qui si è dalla parte degli stolti. E di coloro che sostengono che non solo la questione di genere, ma la questione delle nuove modalità di narrazione da opporre alla cultura berlusconista degli ultimi venticinque anni sia la vera priorità.
In molta parte dei commenti si accusa chi riflette sulla questione di essere censori e/o bigotti. La seconda parola è quella usata da Ghedini per zittire Emma Bonino quando si parlava del caso Noemi. Nel primo caso, terrei a sottolineare che in questa sede la parola censura è stata solo agitata come fantasma da coloro che volevano tacitare ogni critica nei confronti di Spataro. Semmai, quella che sarebbe necessaria è l’assunzione di responsabilità di chi narra. Nel senso indicato da un grande disegnatore italiano come Gipi nel corso di una vecchia discussione su questo blog. Riporto la sua frase, perchè è importante: “Nel racconto a fumetti abbiamo pochi mezzi: ritmo, parole, disegno, montaggio. Ecco, questi mezzi sono la nostra lingua e il modo in cui si utilizzano sono la nostra morale (non ho paura di usare questa parola) la nostra etica e la nostra visione delle cose (…) Non basta dire “faccio un fumetto a tema sociale” per sentirsi a posto. C’è la forma”.
Questo è il punto: il “tribunale delle femministe”, come è stata tristemente definita la reazione ai fumetti medesimi, non c’entra nulla. C’entra un’idea di immaginario e di cultura che dovrebbe essere cara soprattutto alle donne e agli uomini di sinistra. Come ben scrive, su Repubblica di oggi, Chiara Saraceno. Riporto l’articolo.
Qual è la differenza tra la cultura (cultura?) del presidente del Consiglio che parla delle donne come piacevoli oggetti d´arredamento e di consumo, salvo insultarle quando non rientrano nel ruolo e quella del disegnatore di fumetti che per criticare una ministra che non gli piace utilizza le allusioni sessuali più grevi e in generale la squalifica come essere umano? In entrambi i casi siamo di fronte ad una cultura maschile che non riesce a fare i conti con la presenza delle donne sulla scena pubblica non solo come oggetti del desiderio (in assenza del quale sembra possa esserci solo il disgusto), oppure come madri da idealizzare come nutrici sacrificali, ma come esseri umani alla pari. L´unica differenza sta, ovviamente, nel diverso potere dei protagonisti e quindi nelle diverse conseguenze sul piano pubblico dei loro gusti e disgusti. Ma in entrambi i casi essi evocano, e solleticano, il profondo disprezzo che una certa cultura maschile, ahimè ancora troppo diffusa in Italia, ha per le donne. Possono, infatti, contare su una diffusa complicità tra chi li ascolta e legge, appena temperata dalla cauta disapprovazione di chi teme (anche tra le donne) di apparire poco evoluto, o poco spiritoso.
Senza che ci si renda conto che questo maschilismo volgare e senza freni si alimenta dello stesso disprezzo di cui sono oggetto tutti i diversi da sé, specie se in posizione di debolezza sociale: donne, ma anche immigrati, omosessuali, diversamente colorati, diversamente religiosi e così via. È lo stesso disprezzo privo di freni inibitori, che parla alla pancia invece che alla testa delle persone, che ha fatto dire all´ineffabile sottosegretario Giovanardi che se il povero Cucchi è stato pestato a morte mentre era in custodia dagli agenti di polizia, se la era cercata. Opinione che Giovanardi non ha modificato neppure con le scuse successivamente presentate per aver offeso la «sensibilità della famiglia». Nessuna scusa per aver dichiarato, nella sua veste di rappresentante politico e di governo, che nel nostro paese chi non ha comportamenti standard, chi esce anche poco dal seminato, chi è vulnerabile, merita di essere aggredito ed anche, di fatto, di essere condannato a morte. È la stessa logica, per altro, che legittima lo stupro della donna che è fuori casa da sola di notte, o che veste in modo «provocante». Siamo tutti avvisati (avvisate). Del resto anche il ministro la Russa ha evocato una specie di giudizio di Dio («possono morire») per i giudici della corte di Strasburgo che hanno giudicata illegittima l´esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche italiane perché lesiva della sensibilità dei diversamente (dai cattolici) credenti e non credenti.
Nemico e diverso sono accumunati in espressioni di odio e disprezzo che farebbe specie sentire in bocca a chiunque. Ma che in bocca ai politici evocano un modello di società divisa tra noi e loro, amici e nemici, in cui tutto è legittimo per difendere i propri e per attaccare «gli altri».
A tutti i livelli nel nostro paese si stanno legittimando comportamenti di aggressiva e violenta inciviltà che dovrebbero preoccupare chiunque abbia un minimo senso di responsabilità e in primo luogo i nostri politici – governanti e all´opposizione che siano. Anni fa era di moda ironizzare con aria di sufficienza sulla ossessione statunitense per il linguaggio e i comportamenti «politicamente corretti», ovvero attenti a non suggerire atteggiamenti e valutazioni discriminatorie e offensive verso gruppi sociali storicamente e culturalmente svantaggiati. È vero che un linguaggio sorvegliato non è sufficiente a cancellare le discriminazioni effettive e neppure le opinioni e i pensieri razzisti o sessisti. Ma la situazione italiana ci ricorda che la realtà sociale è anche costruita dal linguaggio. Nominare le cose e le persone in un modo piuttosto che in un altro contribuisce a collocarle in un modo piuttosto che in un altro nello spazio delle relazioni sociali. E può esserci un cortocircuito drammatico tra pesantezza delle parole e gravità dei fatti. Non è sempre vero che tra il dire e il fare c´è di mezzo il mare.

83 pensieri su “IL DITO E LA LUNA

  1. Blepiro: non sono un estimatore di Foucault (i maglioni a collo alto mi provocano delle irritazioni cutanee molto sgradevoli), ma se la libertà non è un rapporto di forza, cosa lo è? La satira è stata strumento di espansione della libertà. Adesso viene usata come scusa per avvallare un sistema di repressione del concetto di libertà. Ripeto, la questione del significato di libertà è una questione di responsabilità. Le frasi della Santanichè ne sono l’esempio. Siccome ho libertà di parola, la uso per creare repressione. L’eco che ha avuto non è nulla rispetto a quello delle vignette di Calderoli. Assuefazione.

  2. Chiedo un’ultimo chiarimento, poi ammetto anch’io di avere scritto abbastanza, tra il blog precedente e questo.
    lalipperini, ma perché nel blog precedente hai espresso la tua posizione sul fumetto di Spataro come dubbiosa? In nessuno dei tuoi post, tra ieri e oggi, mi pare che hai mai intaccato la granitica certezza – ovviamente lecita, ci mancherebbe – che il fumetto in questione sia sessista e quindi abbia fallito nell’intento satirico; anzi sia proprio un esempio di “eco”, di “ripetizione” di linguaggio sessista che bisognerebbe evitare nel criticare chi sessista è.
    Ma allora perché le domande? Mi pare che una risposta l’avessi già. Dov’era il dubbio?

  3. Voler confrontare un’impressione a caldo con quelle degli altri mi sembrava un comportamento corretto. Man mano che la prima sensazione si andava raffreddando, il dubbio si è affievolito. Devo dire, però, che molte osservazioni qui fatte mi portano a riflettere. E vorrei tornare, possibilmente anche a Fahrenheit, a parlare di satira.

  4. G.L. : sono un estimatore di Foucault, anche se non sono calvo 😀
    E penso che il tuo spunto sia meritevole di riflessione. Non so cosa comporti questo spostamento, ma non può essere liquidato in fretta. Tuttavia, non concordo con te in questa premessa: la satira “adesso viene usata come scusa per avvallare un sistema di repressione del concetto di libertà”. Se fosse davvero così, non sarebbe più satira.

  5. Avevate ragione voi.
    Se uno fa un discorso antifascista e mentre lo fa inciampa (scusa, zauberei) negli stereotipi che vuol combattere, il suo discorso va a puttane.
    Se uno fa un’azione antifascista e mentre la fa rompe la testa a uno solo perché è fascista ( e, stranamente, non ha usato lame, o discorsi che le sostengano…), la sua azione va a puttane.
    Nel fumetto di Spataro il sesso c’è in abbondanza non perché la Meloni è una donna, ma perché la Meloni è fascista (Pasolini docet, “il secco e l’umido” anche). I riferimenti alle secrezioni non stanno lì perché c’è una donna, ma perché ci stanno dei fascisti, che per loro l’umidità e la secrezione sono come criptonite. TUTTAVIA, nel passeggiare su questo filo teso, la satira di Spataro – alla quale concedo l’odio, la rabbia, l’infamia – finisce per contaminarsi, almeno in due o tre passaggi, con la merda che vorrebbe solo maneggiare. Io penso si tratti di un’errore di manipolazione, ma non escludo ci sia qualcosa di più profondo e radicato. Sia come sia, questi inciampi azzerano la forza antifascista della sua satira, purtroppo.
    Perché qua stiamo parlando di antifascismo, molto più che di sessismo in senso stretto.
    Ecco perché, alla fine, avevate ragione voi.

  6. Che tristezza lipperini e compagnia questa sofisticatezza mortuaria che vorrebbe trovare negli argini di una lingua, di una forma un codice etico-politico oltre il quale si parlerebbe quasi quasi la lingua del nemico… quanto siete vicini a Pansa senza rendervene conto, uno che equipara partigiani e repubblichini (in attesa di un ribaltamento totale che è lì lì) – questo è tutto quello che avete da dire – da fare – quando la ministronza di fatto è parte di un governo peggiore di quello del ventennio? rispetto a questo punto, che è IL PUNTO, non sapete far ricorso che al solito birignao vittimistico?

  7. Forse è una “sofisticatezza” (che brutto termine) mortuaria. Forse, invece, è attraverso la lingua e l’etica che si può sperare di battere questo governo e questa cultura, visto che la “partitica”, fin qui, non ci è riuscita.
    Wu Ming 2, io credo che bisognerà riprendere il discorso: soprattutto su un punto, secondo me.
    La forza della satira è stata nella trasgressione, anche sessuale. Ma in questo preciso momento una certa idea di sessualità è il centro esatto di ogni tipo di discorso. Politico. Giornalistico. Pubblicitario. Diventa la consuetudine comunicativa. Ai tempi citati di Scozzari usare la satira sessuale e anche pornografa aveva comunque, al di là della questione di genere, una forza. Adesso è un’arma spuntata: una fra mille.
    A fronte di una decrescente informazione sessuale degli adolescenti, peraltro.
    Forse, bisognerà pensarci.
    Grazie, per ora.

  8. Blepiro: probabilmente anche la parola “satira” è stata conquistata. Tipo Striscia. Su cosa comporti questo, c’è da riflettere e parecchio. E in fretta, temo.

  9. Bel thread.
    Mi piacciono le analisi che tengono conto del contesto e dei linguaggi del mezzo (vedi @wuming2) e meno l’uso pre-testuale di informazioni magari colte attraverso altri mezzi (vedi @saraceno che fa un discorso anche condivisibile ma privo di consapevolezza dei linguaggi del mezzo).
    Da questo punto di vista esiste sicuramente un discorso sulla bio-politica del corpo (femminile) nel fumetto che distingue le Lost Girls di Alan Moore da quello di Empoowered di Adam Warren da quello del Necron di Magnus da quello di Manara (vogliamo parlare degli (delle) X-Men disegnati (e) da lui?) da quello di Spataro. Non voglio distinguere qui il fatto che nel suo fumetto Spataro “tratti” la Meloni, persona reale, mentre Alan Moore decostruisca figure immaginarie come quelle di Alice, Dorothy e Wendy. Non mi interessa sottolineare la solidarietà dai corpi reali (le dichiarazioni bipartisan della politica) ma la costruzione dell’immaginario che viene fatta.
    Capisco chi ci veda del sessismo ma solo “cellulare” (singole vignette o micro storie), nella “ministronza” – definizione programmatica che colloca immediatamente nell’immaginario italico-pop le attese di un punto di vista al maschile (“bella stronza” docet) con dose di frustrazione e beceraggini in pectore.
    Trovo invece interessante l’utilizzo complessivo di un linguaggio della narrazione (nel suo respiro completo) che si colloca “nel” punto di vista della cultura che produce quello sguardo (fascista?) nel quale il lettore è portato. In questo modo il fumetto “parla”, come la pornografia, al corpo del lettore, urta perché richiama il soma, i suoi “umori” più che sollecitare reazioni neocorticali proprie della satira. Per me non è satira ma trascinamento prospettico (la prospettiva è fascista, ricordate Régis Debray?).

  10. insomma la ministronza non si lava, è una ninfomane repressa, in alcune storie le vediamo le pudenda una tavola sì e una no: ok può essere ripetitivo, ma il parallelo con giovanardi lo trovo davvero disonesto.
    ha ragione wm2: la satira non risparmia nessuno e gioca sul fisico. ragazzi per aristofane socrate era un porco. piselli ne abbiamo visti a bizzeffe nella satira. vagine magari meno. ora chissà il fatto che della meloni si veda così spesso il sesso, e che a tanti la cosa non vada giù, potrebbe essere la testimonianza di una fatica ad accettare che una donna possa essere sfottuta pesantemente quanto un uomo. in tal caso a me che il corpo della donna vada risparmiato dalla satira onestamente pare l’invenzione di un tabù.
    oppure è l’espressione di una “fatica” della parità? il che sarebbe legittimo e comprensibile. tante donne oggi lavorano, fanno le mamme, risolvono i problemi, badano alla casa, pensano a noi cazzoni di uomini e magari alla fine sbottano: “ennò, almeno lasciateci un po’ di galanteria!”
    perdonate l’ingenuità, ma vorrei capire tanta delusione e desolazione verso questo fumetto. a me la polarizzazione della figura della donna, vessata e disprezzata in quanto tale, attorno al personaggio della ministronza francamente appare ancora una forzatura.

  11. Ale, non è assolutamente una questione di galanteria: parlare di galanteria (e, perdonami, autodefinire gli uomini come cazzoni) significa ripiazzare, belli forti, i due paletti entro i quali si confina un genere sessuale. Si sta cercando di parlare di persone, non da oggi.
    Se la modalità sessuale è quella che scatta quando si deve fare satira (e, ripeto, la cosa potrebbe aver perso molto della sua forza, ultimamente), e se questa modalità finisce per essere più condannabile dell’oggetto della condanna (perchè, ribadisco, nelle vignette di Spataro molte di noi vedono disprezzo e non sberleffo), forse la satira ha fallito il proprio obiettivo.

  12. allora, ti dico questo. io sono d’accordo con la hannah arendt: la realtà è la sommatoria dei punti di vista, ovvero dei mondi che i miei, tuoi, nostri occhi inquadrano. quindi se spataro è stato, all’avviso di così tante persone, sprezzante almeno nel risultato, se non nelle intenzioni, faccio omaggio alla realtà e in qualche modo lo apprendo, anche se a me non era parso.
    ciò detto, è vero: c’è la vague sessista-berlusconiana, c’è la biopolitica che avanza. c’è il corpo della donna che è diventato come il denaro in marx: vale dappertutto, quindi, che sia fisico o catodico o stampato, lo si usa e lo si scambia con tutto, ma in se stesso non vale niente, non si apprezza e non si considera. si usa e si sfoggia, ma non si ammira, come le corazziere che affiancano fede a milano2.
    ecco, io tutto questo lo sento e lo vedo, e mi piacerebbe che quella cultura lì si prendesse tante mazzate quante ne ha prese il fumetto di spataro in un giorno e mezzo, da tutti gli organi di stampa in coro.

  13. Torno solo ora a leggere questo dibattito, troppi interventi interessanti da commentare per farlo a quest’ora. Solo una nota su Scozzari. Secondo me i suoi fumetti (suor Dentona, i porni, e anche le storie spaiate o a se stanti su Cannibale e Frigidaire) non cadevano nella volgarità, perché Scozzari sapeva individuare molto bene il lettore a cui rivolgersi, sia per codici linguistici che per segni grafici (e anche, ma non solo, per il tipo di media – riviste o radio – su cui disegnava o parlava). Si rivolgeva, con una carica provocatoria enorme, a un determinato settore della società – ad esempio le femministe ideologizzate, le suore, ecc., ma non alle “donne in quanto donne”, e sapeva di essere letto da quel settore (la casalinga di Voghera, per dire, non lo leggeva, e se lo leggeva forse si annoiava o non lo capiva: e a lui di essere capito a Voghera credo non gli importasse un fico secco). Disegnare una singola persona che sbrodola dalle parti intime mentre cammina non è solo degradante verso la persona con un nome e un cognome: la attacca, consapevolmente o meno, “in quanto donna”.
    Però: paragonare un fumettista a Scozzari è una cattiveria: pochi (e forse nessuno che non sia passato da cannibale) ne uscirebbero senza le ossa rotte 🙂

  14. @lalipperini: “quanto il lettore, infine, si distacca da quel richiamo e quanto ne viene coinvolto?” La risposta per me è: quanto quella cultura è “dentro” i corpi? Ossia: quanto siamo stati bonificati?

  15. Concordo con Girolamo su Scozzari (che ha comunque una responsabilità non piccolissima nel tramandare l’immagine delle femministe ideologizzate e sessuofobiche: una parte di quel femminismo era così, ma oggi tutto il movimento degli anni Settanta viene percepito in questo modo).
    Gboccia: esatto. 🙂
    Ale: Spataro è stato attaccato e attaccato anche in modo violento. Però, permettimi, chiunque faccia un lavoro “pubblico” si espone a questo rischio. Che in questo caso la sovraesposizione ci sia stata, sono d’accordo.

  16. Ma con tutte le cose che si possono attaccare della Meloni perchè si va a toccare il suo supposto (io non l’ho mai visto) desiderio di sesso come punto fondamentale? Cosa diavolo c’entra con la Meloni? Quando mai s’è mostrata così, cosa mi dice dei suoi difetti? Proprio niente. Il che significa o che l’obiettivo è mancato o che io non conosco quest’aspetto della Meloni. L’uccello di Berlusconi invece è simbolo di tutta un suo atteggiamento e di una sua dottrina “peniena” che è il principale problema per chi non concorda con lui e sta trasformando la società intera, prendersela con l’uccello di Berlusconi è prendersela col mito del figo, del vecchio eternamente giovane col piglio decisionista e con l’amore per la politica-spettacolo senza riflessione e con tanta esibizione, nonchè con molti altri aspetti tutti coerenti nella proposta del primo ministro.Berlusconi viene dunque messo di fronte ai suoi limiti umani, al suo “non essere superman” per parafrasare parole sue, ma uomo invecchiato, non troppo raffinato, bassetto. Insomma la bassezza o l’erezione del cavaliere sono un dieci per cento del discorso, un pretesto o poco più. Allo stesso modo era celebre la pelata di Cesare, ma non ci si fermava lì, si diceva che adorava i trionfi e le corone d’alloro per poter non sembrare calvo, dunque si usava la pelata per demolire l’eccessivo orgoglio del generale Giulio Cesare. Tutto ciò mi sembra manchi nelle tavole incriminate di Spataro, che pone sempre l’accento sulla Meloni assetata di sesso quando non solo tale caratteristica non è risontrabile e pare artificialmente appiccicata alla Meloni come si potrebbe fare a chiunque ma poco fa per evidenziare il suo collegamento col personaggio pubblico Giorgia Meloni o con temi di più ampio interesse, con difetti che non riguardino solo lei ma tutti. Vero è che si cerca di collegare i desideri erotici della ministra al celodurismo fascista ma mi pare una strategia grossolana e un passaggio logico insieme ardito e banale, non più satira ma colpo basso. E la differenza fra queste due la fa spesso il modo di raccontare, che qui è sbilanciato al 90% sul privato e al 10% sul pubblico che viene considerato una mera conseguenza del privato (insomma, sembra che il fascista le piaccia perchè figo, non perchè fascista, tanto che io non avevo neanche bene capito il personaggio finchè qualcuno di voi non mi ha detto chi era)

  17. Pingback: Polvere da sparo
  18. Che dire? Non ho visto il fumetto dedicato alla Meloni, per cui qualsiasi cosa io dica, potrei sbagliarmi. Da quel poco che ho visto, mi sembra si sia andati oltre i limiti del buongusto. Non credo che le battutacce fatte da Berlusconi o esponenti del Governo e quelle di un giornalista di sinistra siano molto diverse… se non per il fatto che gli esponenti del Governo sono, per l’appunto, i nostri rappresentanti e dovrebbero, in teoria, rappresentarci tutti.
    Sulla mancanza di gusto, penso che siamo lì.
    Ma ripeto: non avendo visto La ministronza, può darsi ch’io abbia detto una massa di balle.
    gatta susanna

  19. @marco b.: perfettamente d’accordo. non esiste la satira buona e quella cattiva, ma la satira riuscita e quella che significa niente, avvitata su se stessa.

  20. Rigrazio innanzitutto la Lipperini per aver aperto la discussione citando anche ZONA DEL SILENZIO, un romanzo a fumetti fondamentale per la mia vita professionale e privata che non a caso in questi giorni tristi non è stato citato. Sia perché non conveniva alla servitù parlare proprio adesso di morti per mano di uomini e donne in divisa, sia perché l’occasione era troppo ghiotta per assicurarsi, nei i futuri talk-show, la facile risposta “Spataro maschilista” alla probabile continua obiezione “Berlusconi maschilista”.
    (Ho anche linkato questo dibattito sul blog della ministronza, se Loredana Lipperini vuole, lo tolgo subito).
    Scusate in anticipo se rispondo in modo prolisso, per questo cito solo alcuni commenti critici:
    MARCO B. [Ma con tutte le cose che si possono attaccare della Meloni perchè si va a toccare il suo supposto (io non l’ho mai visto) desiderio di sesso come punto fondamentale? Cosa diavolo c’entra con la Meloni? Quando mai s’è mostrata così, cosa mi dice dei suoi difetti? Proprio niente.]
    Per me è stato molto divertente fare la caricatura della sfera privata di una politica come la Meloni che, ospite di “Quelli che il calcio” quando era vicepresidente della camera, rispose che era una donna molto passionale alla presentatrice Simona Ventura che le chiedeva lumi sulla sua vita sentimentale. Ricordo benissimo che nessuna delle due donne maschiliste, l’ospite e la conduttrice, ritennero opportuno criticare la presenza di “letterine” con glutei più che scoperti, le ragazze oggetto che in modo morboso fanno salire gli ascolti di quella e di altre trasmissioni.
    WM4 [La Meloni in quanto tale non è una “vittima”, certo. Ma che la satira a cui si ricorre più spesso per offendere o attaccare una donna contenga sempre un riferimento sessuale è un fatto. Non è lo stesso per i maschi, appunto.]
    Non so fare statistiche precise o vaghe, ma la produzione satirica recente è piena di riferimenti sessuali anche sui maschi, soprattutto sui politici e sul premier in particolare. Guardacaso sta per uscire per Castelvecchi un’altra mia raccolta di vignette intitolata BERLUSCOITI. Provate a indovinare di chi si parla e se ho remore a ridicolizzare un uomo erotomane.
    VALERIA [io in quei fumetti vedo una condivisione dell’ideologia e del linguaggio fascista nei confronti della donna]
    No. Non mi si dica fascista nemmeno in modo allusivo, almeno questo. Rispondo perché voglio discutere e riflettere. Io provo anche ribrezzo e odio, sì. Ma non verso la Meloni in quanto donna. Continuerò a disprezzare il fascismo e tutti quelli che lo osannano e praticano. La Meloni non è solo una fascista perché si vanta di essere stata a Predappio, ma è anche una persona che, insieme a donne e uomini anche dell’opposizione, sta mettendo in atto il progetto fascista della P2 basato su un parlamento senza voci critiche, su una tendenza istituzionale bipolarista, presidenzialista, che controlla l’informazione e non vuole il controllo del potere giuridico. E io continuerò a dare la mia piccola opinione su tutto questo fango senza guardare in faccia a nessuno. Anche facendo satira. Anche facendo satira su donne e uomini. Anche scadendo nella scurrilità, disegnando premier disposti a fare sesso pure con le mucche o ministre che si bagnano quando pensano al nipote di Gelli.
    Sul fumetto HITLER=SS di Vuillemin & Gourio (del 1989) l’ambiente è un lager nazista, il segno è sporco e grottesco, il contenuto è fatto di vicende disumane e oscene, sessuali e violente, ma lo stile è comico e satirico. Molto meglio di tanti fumetti patinati e melensi sull’olocausto che non comunicano nulla. HITLER=SS fa sbellicare dalle risate. Non a tutti, ma a me sì. Non per questo però gli autori condividono l’ideologia e il linguaggio nazisti, anche perché se così fosse stato l’editore italiano Jorge Vacca, esule argentino, li avrebbe ricoperti di mazzate anziché pubblicarli.
    LIPPERINI [“Posso far satira sulla Meloni, coinvolgendo pure il fatto che è donna, senza essere sessista? Posso?”. Sì. Insisto: riferendosi alle azioni soprattutto.]
    E infatti io faccio proprio questo su LA MINISTRONZA. Parlo soprattutto di quello che fa la Meloni, di quello che dice, delle contraddizioni sue e dei politici che compaiono negli episodi. Penso di far satira sulla Meloni, coinvolgendo pure il fatto che è donna, ma senza essere sessista. Non solo. Anche sul fumetto per adulti LORI FIZIO che lei cita ho dato moltissimo spazio alle mie idee politiche. Anzi, ho cercato di farle emergere anche con gli occhi di un personaggio femminile che fa sesso liberamente, con donne e uomini, in modo allegro e mai dispotico, freddo, possessivo… “maschile” appunto.
    LIPPERINI [Ai tempi citati di Scozzari usare la satira sessuale e anche pornografa aveva comunque, al di là della questione di genere, una forza.]
    Ma è compreso in questo esepio di “forza” anche l’episodio di XXX-RACCONTI PORNI di Scòzzari in cui un protagonista (maschio) dall’elicottero vede una spiaggia con tante donne pronte a far sesso con lui fin al punto da scrivere con la clitoride messaggi di benvenuto sul bagnasciuga e in modo visibile anche dall’elicottero?

  21. Spataro, innanzitutto ti do atto del fatto che rispondere qui a questa vivace polemica e linkarla sul tuo blog, sono gesti signorili – lo dico senza ironia – continuando per il resto a criticare certi punti del tuo fumetto, e rafforzandomi nell’idea che tu sia in buona fede e certe cose proprio non le vedi.
    Un lettore del mio blog mi ha fatto notare questa cosa.
    Se nelle strisce incriminate, sostituisci la Meloni con una donna qualsiasi, FANNO RIDERE ALLO STESSO MODO. Questo dice qualcosa sulla qualità della satira e sul suo bersaglio. Secondo me è un’osservazione che fa riflettere. Ecco, forse quando si fa satira politica, la non sostiuibilità potrebbe essere un canone utile.

  22. a me sembra che tu Spataro non abbia colto il problema.
    Il problema è nel genere. Il genere femminile è all’interno di una ‘questione’ dalla notte dei tempi. In questo blog e altrove ce ne si occupa da tempo.
    Tu ti sentirai molto di sinistra ad aver attaccato una donna così come avresti fatto con un uomo (sul sesso), per averli trattati nello stesso modo.
    La destra è indignata perché probabilmente bigotta, la questione di genere manco li ha sfiorati (credo).
    Molte persone di questo blog sono incazzate perchè si fa satira su una donna cavalcando stereotipi che qui si cercano di capire e abbattere (Ehi, pare sia una cosa di sinistra).
    Poi nessuno, neanche Lipperini mi pare, ha buttato fango sulla tua opera omnia, e alcuni trovano il resto del libro grottesco e piacevole.
    Restano però delle tavole, degli spunti, che nascondono quindi un intera prospettiva, che hanno di retrogrado e, purtroppo per te, di fascistoide; che peccano di faciloneria, di battutaccia da bar, di maschilismo spicciolo.

  23. Salve ad Alessio Spataro.
    Solo una cosa, per ora, perchè sono davvero in corsa: la trasgressione di Scozzari (a cui, come avrai letto, attribuisco comunque delle responsabilità) stava nel fatto che i contesti erano diversi. Ribadisco che in una società pornografa (o Raunch, direbbe Ariel Levy) l’impatto è minore.

  24. Spataro, innanzi tutto anch’io apprezzo molto il fatto che sei qui a discutere con noi e a dire in chiaro le cose che pensi.
    Premetto che sono d’accordo con te, parola per parola, sulla descrizione di quello che sta accadendo oggi in Italia, ragione per cui entro in allarme ogni volta che si parla di fascismo, e – molto di più – tutte le volte in cui non se ne parla e sto molto attenta ai modi, e del silenzio e delle parole.
    Ho detto che in quei fumetti vedo una condivisione della ideologia e del linguaggio fascista (di cui il sessismo è una caratteristica), e lo ripeto: questa è l’impressione profonda che ho provato davanti ai tuoi disegni, ma sono assolutamente convinta del tuo antifascismo, che non mi pare di avere mai messo in discussione. Le due cose possono coesistere.
    Perché non è che usare certe immagini o certe parole denoti sempre sessismo consapevole, non è una questione meccanica: il punto – secondo me (ma mi pare che sia già stato detto su questo blog) – è la distanza che c’è tra certe espressioni e chi le usa.
    Non credo sia un caso che la maggior parte delle donne che sono intervenute su questo blog questa distanza non l’abbiano vista, o abbiano avvertito addirittura un certo compiacimento. Può darsi che siamo eccessivamente ipersensibili, ma può darsi anche che qualcosa di oggettivo ci sia a provocare questa reazione, che tu ne sia consapevole o no.
    Sto leggendo The dome di Stephen King. In uno dei primi capitoli è descritto il delitto, anzi il massacro di una ragazza da parte di un suo compagno di scuola. King non ci risparmia niente, né gli spasmi della donna, i liquami (sangue e feci) che versa durante l’agonia, né i pensieri del suo assassino. La misoginia espressa in quelle pagine è di una ferocia intollerabile, ma non è la misoginia di King, è la misoginia del suo personaggio, e questo il lettore lo avverte, non ci sono possibilità di equivoci.
    Sinceramente io questa distanza nel tuo fumetto non l’ho vista, mi dispiace ripeterlo, ma tant’è. E non credo che la satira funzioni attraverso l’identificazione con il personaggio (i suoi modelli): il calco e la deformazione è una cosa, l’identificazione è un’ altra, anche (soprattutto) se questa identificazione è inconsapevole.
    Ora, questo è un tema su cui, secondo me, bisogna riflettere seriamente, anche fosse solo una questione di tecniche e non di ideologie assorbite magari solo (?!) per osmosi culturali.
    La satira non può pretendere di infrangere (a ragione) i tabù, invocare la più assoluta libertà e contemporaneamente difendere i propri, di tabù e considerare intoccabili alcuni apriori.
    Se libertà ha da essere che libertà sia.
    Uno dei motivi per cui sono contraria al ‘politicamente corretto’ è che il linguaggio è un rilevatore e rivelatore sensibilissimo. Se qualche bubbone viene fuori attraverso il linguaggio è bene farlo esplodere.
    Sono davvero solidale con te per questi tuoi giorni tristi , mi dispiace molto contribuire all’amarezza che provi (oltretutto anch’io ho apprezzato molto ‘La zona del silenzio’), ma – credimi – non posso non pensare quello che penso e che, comunque, per me rimane materia aperta alla discussione.

  25. Ma che tristezza… Vi fate le seghe letterarie su un fumetto satirico, mettete in dubbio l’ovvio, avete perso il gusto per la risata, date manforte al nuovo fascismo, vedete lo sporco dove non c’e’, guerreggiate dove non c’e’ battaglia, usate le autorita’ invece di creare e riutilizzate sempre in assoluta autoreferenzialita’ quel che vi fa comodo. Ma spegnete il pc, su, e aiutate qualcuno.

  26. Se sono seghe non sono letterarie, ti assicuro. Non è questione di sporco e nemeno di battaglie, è questione proprio di nuovo fascismo e di chi dà manforte a chi.
    Purtroppo credo che quel fumetto non abbia fatto fare un passo nella comprensione di cosa sia il nuovo fascismo oggi ma sia stata una articolazione un pochino più complessa del vecchio slogan: “fascisti, carogne, tornate nelle fogne”.
    Autogratificante, ma ritorno di coscienza politica: zero. Sempre secondo me. E visto che il mio obiettivo è lo stesso che voi dichiarate, se permetti , rivendico il diritto di esprimere delle critiche sul modo di raggiungerlo.
    Riguardo al linguaggio che si usa poi, il suggerimento di riflettere su quanto questo rispecchi e condivida inconsapevolmente aspetti della ideologia fascista è solo un suggerimento, prendila come un tentativo di aiutare qualcuno attraverso il pc.

  27. Valeria la tua risposta mi e’ piaciuta assai. Grazie. Se vuoi consigliarmi qualcosa da leggere in merito o da visitare, ti prego di farlo. Il tentativo di aiutare e’ riuscito con me.

  28. Grazie davvero della fiducia, p.from UK, la prendo alla lettera e rilancio la tua richiesta anche ai partecipanti a questo blog, ovviamente, visto che le mie competenze in materia sono limitate.
    Io credo che, prima di tutto, sia importante l’atteggiamento che si assume nei confronti dei dissensi o delle critiche, sia nel farle che nel riceverle.
    Per carattere non riesco ad accettare pacchetti di pensiero ‘prendere o lasciare’ e non mi piacciono le discussioni ‘derbizzate’, se posso dire così.
    Ultimamente mi sono trovata a dissentire da posizioni di persone di cui, in altre occasioni, ho condiviso e – immagino – condividerò ancora il pensiero. A me pare una cosa naturale, fisiologica e sana.
    Riguardo al linguaggio, riferendomi solo al recinto delle mie letture, ho trovato decisamente utile il saggio di Antonio Pascale nel volume Il sangue e il corpo d’Italia (Minimum Fax). Fa riflettere sul modo irresponsabile e irriflesso in cui usiamo il linguaggio, ricalcando spesso, esattamente, quello delle persone da cui diciamo di voler prendere le distanze.
    Molto interessante è il saggio di Rocco Ronchi, Parlare in neolingua. Come si fabbrica una lingua totalitaria, in Forme contemporanee del totalitarismo (Bollati Boringhieri) e, straordinario, il diario di Victor Klemperer, La lingua del Terzo Reich (Giuntina).
    Questo per dire che quando si focalizza il discorso sul linguaggio non si sta parlando di sesso degli angeli o di mere questioni letterarie.
    Per quel che riguarda il fascismo e le donne penso che sia fondamentale il saggio già citato da Wu Ming 2, se non sabglio, Fantasie virili.Donne flussi corpi e storia di Klaus Theweleit (il Saggiatore), quello di Littell invece, Il secco e l’umido. Una breve incursione nel territorio fascista (Einaudi) non l’ho letto, ma immagino che pure quello sia molto utile.
    Ah, e poi, da tenere a mente l’intervento di Gipi in una discussione molto animata, sempre su questo blog, a proposito della copertina del fumetto sul delitto del Circeo.
    Per quello che riguarda i rigurgiti misogini nel linguaggio quotidiano basta solo mettere in atto un minimo di attenzione.
    Qualche giorno fa un mio collega (maschio, adulto, laureato) ha informato il mio gruppo di lavoro che una dirigente donna aveva preso nei nostri confronti una decisione arbitraria e scorretta. Le parole che ha usato sono queste: “E poi dicono che non fanno bene a violentarle”.
    Alla mia reazione “No, tu davanti a me, questa cosa non la dici” è cascato dalle nuvole “Ma no, volevo semplicemente dire che a volte voi fate venire voglia di violentervi”.
    Ti lascio a meditare su questo.

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