UN APPELLO

Questa volta non esprimo giudizi, ma li chiedo. E non per evitare un flame, che probabilmente ci sarà comunque. Invece, voglio capire. Voglio capire perchè, come dicevo poco fa, al telefono, con Giovanna, la satira è ossessionata dal corpo, come tutta la società che ci circonda:  e dunque fa della statura, delle eventuali imperfezioni, dei fluidi organici e delle corporali necessità il proprio bersaglio.
E’ facile, fa ridere. E’ anche, davvero, un gesto politicamente e culturalmente significativo?
Voglio capire.
Voglio capire come mai un disegnatore come Alessio Spataro, che ha realizzato un magnifico libro su Federico Aldovrandi, usi, nei confronti di Giorgia Meloni, questo metodo.
Voglio capire perchè, sul  blog dove viene pubblicata la serie della “Ministronza”, i commenti siano di questo tenore (“Mannaggia, non si può fare satira contro una donna! Maschilisti e volgavi! Se è una becera fascista, ignorante come una capra e che campa a scrocco senza alcun merito deve comunque essere venerata in quanto portatrice di utero, cribbio. PD, partito di decerebrati”; “guai a toccare un esponente della casta! se poi è una donna, l’etichetta di misogino maschilista è certa!noi maschi non ne possiamo più (e anche molte femmine che io conosco)”; “Solidarietà a Spataro contro l’aggressione femminista del PDL e del PD. Cos’è, contro i politici maschi si può dire tutto (ed è giusto così), ma contro le politicanti portatrici di Sacra Vagina non si può dire niente ?”).
Voglio capire se ha ragione un giornalista che stimo come Alessandro Gilioli a fornire la sua solidarietà “a prescindere”.
Voglio capire perchè, pur essendo assolutamente contraria alla prassi politica, alle dichiarazioni, alle azioni di Giorgia Meloni, io debba plaudire a questo.
Voglio capire se la difesa di Spataro (essere applaudito anche dalle lettrici) sia valida.
Spiegatemelo voi. Con una preghiera, rivolta ai disegnatori italiani: per una volta, non si ragioni in termine di corporazioni, ma di azioni. E’ di questo che stiamo parlando: o, almeno, è di questo che vorrei parlare.
Grazie.

125 pensieri su “UN APPELLO

  1. Sono andato a vedermi il resto del fumetto e direi che scivola quando prende di mira il sesso della Meloni, mentre ha momenti in cui coglie effettivamente dei reali punti deboli e non fa banali attacchi sul personale. Vi dirò, le parti sulla Meloni a letto e simili sembrano frammenti scorporati e non ben amalgamati al resto del discorso, che è più dignitoso e più adatto ad un discorso che sia politico-culturale. E così finiscono per svalutare il fumetto nella sua interezza, come se fossero usciti così, in uno sbocco incontrollato di bile,come se in quei momenti l’autore ricorresse alla volgarità perchè a corto d’argomenti buoni e realmente penetranti (oops, lapsus freudiano). Che poi è proprio quello che fa Berlusconi quando dice brutta a Rosy Bindi: non è arguto ed è fuori tema. Che sia una strategia voluta per renderci consapevoli del degrado, insomma una sorta di tentativo di terapia d’urto? In fondo sono pubblicizzate come “Le squallide storie di Giorgia Meloni” e squallide lo sono proprio. Tuttavia attenzione, perchè a combattere i problemi usando essi stessi si finisce spesso per esser fraintesi e per ingigantirli, normalizzarli anzichè stigmatizzarli. Guardate le veline: nate per far satira dell’approccio superficiale dello spettacolo sono state prese sul serio e fan modello. Per me comunque tali episodi sono quelle che si dicono delle abissali cadute di stile.

  2. Lucho rimane che quella vignetta (ottimamente disegnata) fa molto poco ridere, per fortuna non solo a me; usa giochi di parole degni del Corrieredeipiccoli (magari per te), mette in mezzo persone che tu rendi vittime due volte.
    Scusa il tono, ma ho la sensazione che vi consideriate dei geni incompresi, che con la parola satira potete giustificare tutto, anche le minchiatazze da bar su cui poi ci disegni su una bella e molto cool illustrazione.
    Quanto a Spataro: disegnare X o Y che mangia merda fa quasi sempre lo stesso effetto, altro che d’annunzio. Mi sembrano espedienti comico-narrativi non proprio di alta lega.
    Mi sarei aspettato da parte dell’interessato l’ammettere che la vignetta era fuori luogo, dato che perfino gli estimatori le trovano non molto riuscita.

  3. Mah, non so… Capisco le perplessità di Loredana, e di tutte le donne che sono davvero colpite da una società fatta di patriarcato e di maschilismo, non negli ultimi vent’anni, ma da secoli. E capisco che questo aspetto non va rimosso, ma andrebbe anzi finalmente affrontato, senza reticenze.
    Però sinceramente io la vedo come l’amico Trevisani. Ossia: la satira è fatta (“anche”, non “solo”) di scurrilità e di “libertà di sberleffo”, di esagerazione e di paradosso. E pure questo non da anni, ma da secoli.
    Il discorso secondo me, per farla breve, si racchiude in una domanda di Loredana: “Alle intollerabili affermazioni fatte in precedenza da Giorgia Meloni si risponde con “la Meloni si bagna”? Questo neutralizza la sua azione politica? Incide, in qualche modo, nell’opporsi a essa? No. Secondo me”.
    Anche secondo me. Ma non era quello l’obbiettivo di Spataro.
    Ma tutto sommato il punto è un altro, e voglio farlo anch’io con una domanda, come Loredana, e come lei la pongo – giuro – davvero per capire, ossia senza alcun intento polemico. Si può fare satira parlando anche di sesso, di genere, usando scurrilità? Possiamo, cioè, arrivare a una società talmente libera da non dovere più temere che la libertà stessa sia messa in discussione dalle vignette di un disegnatore? O servono altri passi, prima?
    Altra domanda. Premesso che è legittimissimo dire “il fumetto di Spataro non mi piace e lo trovo offensivo verso le donne”, e premesso che, come hanno già detto in molte, in questo blog la discussione non verte sulla censura (che nessuna ha chiesto): SE (sottolineo: SE) al “casino politico” di questi giorni seguisse davvero una censura (nella forma classica di ritiro del fumetto del mercato o in quella più subdola di una richiesta danni), sareste disposti/e a esprimere solidarietà a Spataro nel nome della difesa del diritto di espressione? (ossia: prescindendo dal giudizio di merito sull’idea che è stata espressa)

  4. Io mi sono posto la stessa domanda di Barilli:
    lo sberleffo, la satira etc perchè dovrebbero fermarsi davanti alla diversità di genere? perché le donne dovrebbero mettersi da sole in gabbia, isolandosi dalla satira, dal grottesco, dalla merda in faccia di Spataro per capirci.
    La mia risposta è sempre nell’amato frame culturale. Dato che viviamo in un mondo/paese dove la questione femminile è ben lontana dall’essersi risolta, esagerare la sessualità della Meloni significa attaccarla su un terreno troppo facile perché possa far ridere con intelligenza. Chiarisco: se nella vignetta ci fosse stato un uomo con un’erezione priapica e fluidi vari l’effetto sarebbe stato diverso, perchè a quell’immagine sono connessi (nel nostro frame culturale) altre immagini, valori, anche positivi, di forza, e se torniamo indietro nel tempo fertilità etc etc. Sui fluidi femminili c’è poca letteratura che non sia quella rintracciabile su youporn. Il fluido femminile significa sempre e SOLO ‘quella là è una ninfomane’; non ha nessun valore positivo nel nostro ristretto frame.
    scusate questa digressione fisiologica.
    Ecco se sei un bravo satiro, cerchi di far ridere all’interno del tuo cavolo di frame, per ristretto che sia, e non la butti sulla battuta più facile che ti viene in mente. Si può essere scurrili quanto si vuole, ma dipende sempre dal contesto, dal grado di livore, dalle connessioni.

  5. …e dunque la satira tradizionalmente ridicolizza il bersaglio anche attraverso una rappresentazione grottesca della sua vita sessuale: non si può sostenere che, ad es., una vignetta che mostra un personaggio politico maschio debosciato o impotente prenda di mira il suo genere di appartenenza. trovo tremendo il commento di antifeminist sul blog di spataro, quando parla di sacre portatrici di vagina, ma anche le accuse di maschilismo rivolte all’autore. Se il titolo, anzichè ministronza, fosse stato minizoccola, sarei stata d’accordo.

  6. PS
    devo dar atto ad andrea che il suo commento qui sopra dimostra un’analisi più lucida, comunque… effettivamente non avevo approfondito.
    D’altronde, viviamo nel migliore dei mondi possibili. Purtroppo.

  7. La risposta a Francesco è sì. Certo che difenderei Spataro dalla censura: ma continuando a non essere d’accordo con lui e spiegando pubblicamente perchè non sono d’accordo.
    Martina, dici una cosa molto triste sulla parola “minizoccola”. Ovvero, che per opporsi, anche via satira, ad una donna potente, se ne sottolinea il comportamento sessuale. Tutto qui.

  8. Rispondo a Barilli
    A parte che per me la chiave di volta è nel commento di GL
    1. Non esiste un linguaggio che sia libero dalla sua cornice storica. Anche quando c’è l’autore che rompe lo schema, addosso al suo mezzo espressivo rimangono le vestigia di quello vecchio – il che non dir rado conferisce interesse aggiuntivo. Polisemia. Su certe questioni la cultura non da appello: o sei da una parte o stai dall’altra. Se decidi di ignorare la cornice, vuol dire che semplicemente l’assecondi – che non è grave per te. Non c’è scampo da questo schema. Come quelli che dicono “eh negro però in italiano esiste, me ne frego che poi quello la si offende, io mica volevo esse razzista”. Quello è un alibi, e anche piuttosto debole. Questo è lo schema applicato regolarmente ai discorsi sul corpo delle donne e col corpo delle donne. E che è corpa mia se quelli pensano male? Fintanto che le parole hanno certe evocazioni, non si può fare a meno di prenderne atto. Nel caso specifico poi si può scegliere di essere o stronzi o cretini.
    2. ‘Secondo me si fa un tantino di confusione intorno ai concetti di censura e di meccanismi della democrazia. La quale è di per un paradosso, in virtù del quale la libertà è garantita per il tramite di dispositivi che quando scattano la limitano. Ignorare la necessità di questi dispositivi è da cretini.
    Per tanto – la censura è uno strumento degli stati antidemocratici, la condanna per tramite di querela di parte o come conseguenza di una class – action è roba di democrazia. Se come conseguenza di questo battage l’editore decide di ritirare il prodotto anche questo è l’esito dell’incrocio tra democrazia e leggi di mercato. E’ capitato anche per esempio con il libro del figlio di Toaf – perchè con tutto che si trattava di una ricerca storica andava a occuparsi del simpatico temino: ma un sarà che l’ebrei mangiano i bambini? Temino che ha fatto incazzare non poco la comunità ebraica e il rabbino capo.
    (es. OT:Insomma io solidarizzerei con Spataro solo se il suo libro fosse ritirato con ordinanza del presidente del consiglio. esattamente come espressi solidarietà per Santoro quando gli fece casino Berluscon, eppure come giornalista, e come soggetto morale e umano – lo trovo tra i più discutibili)

  9. Chiedo scusa, non avevo capito.
    E, Zaub: pienamente d’accordo. Solidarizzerei comunque, ma la tua analisi è impeccabile.
    Per altro. Mi si chiede in privato perchè non ho intervistato Spataro per dagli modo di dire la sua. Rispondo – in pubblico – che non ho alcun problema a farlo e a offirgli la disponibilità del blog.

  10. Ringrazio Loredana per la risposta. Sinceramente ci contavo su una risposta del genere, esattamente in quei termini (“Certo che difenderei Spataro dalla censura: ma continuando a non essere d’accordo con lui e spiegando pubblicamente perchè non sono d’accordo”): ho già scritto che è sacrosanto il non essere d’accordo col lavoro di Spataro, ma “l’aria che sto annusando” (nel paese, non in questo blog, dove la discussione si è tenuta su ben altri livelli e tematiche) mi fa temere ben altre conseguenze (non da parte di Loredana: ripeto, mi aspettavo esattamente QUELLA risposta, e mi ha fatto piacere).
    Loredana ha però risposto alla mia seconda domanda e non alla prima. Sia chiaro: mica è obbligata a farlo, non lo sto dicendo per polemica; semplicemente mi interessava la sua posizione.
    Zaub. invece dice: “Secondo me si fa un tantino di confusione intorno ai concetti di censura e di meccanismi della democrazia. La quale è di per un paradosso, in virtù del quale la libertà è garantita per il tramite di dispositivi che quando scattano la limitano. Ignorare la necessità di questi dispositivi è da cretini”.
    Non mi ritengo un cretino e concordo con questo discorso, nel senso che sono consapevole dell’esistenza, e persino della necessità, di questi dispositivi.
    Vorrei però sottolineare che negare l’esistenza di questi meccanismi sarà anche da cretini, ma pensare che questi meccanismi si esercitino (OGGI e IN ITALIA) esclusivamente come tutela della democrazia e non invece come forma surrettizia di tutela del “potere” (per usare un termine un po’ – lo riconosco – “novecentesco”, ma ora come ora non me ne viene uno di migliore) è, nella migliore delle ipotesi, da ingenui.
    Se di fronte al can can politico che si è sollevato sulla faccenda Meloni-Spataro (dopo che Meloni aveva detto mesi fa una cosa tipo “è un fumetto cafone, ma ci può stare. Tutto ci sta, non si può pensare di piacere a tutti”) non si capisce a che gioco sta giocando (trasversalmente) il mondo della politica, non so proprio cosa farci.
    Comunque su quest’ultimo aspetto non ci saranno altri miei commenti. Mi interessa invece la risposta di Loredana (ripeto: posto che lei sia interessata, non è certo un obbligo, ci mancherebbe) alla prima domanda che avevo posto, che ad ogni buon conto riporto di seguito: Si può fare satira parlando anche di sesso, di genere, usando scurrilità? Possiamo, cioè, arrivare a una società talmente libera da non dovere più temere che la libertà stessa sia messa in discussione dalle vignette di un disegnatore? O servono altri passi, prima?

  11. @Barilli. Anche se la domanda l’hai rivolta a Loredana rispondo, per me, ovviamente, perchè la questione mi interessa.
    Sono contraria alla censura, sempre, probabilmente in modo irriflesso: sono quei tic che si contraggono da piccoli e poi non te ne liberi più, probabilmente.
    Sono contraria anche alla censura di Spataro, è chiaro, con le stesse specifiche di Loredana.
    Sì, la democrazia è fondata su un paradosso e probabilmente morirà o è già morta di questo paradosso.
    E’ intorno al vuoto del forum, lo spazio della discussione pubblica, che fu costruita la democrazia occidentale, in fondo. E un buco può diventare sempre un buco nero, come dimostrano pure certi spazi del web, di cui si è discusso di recente su questo blog.
    Riempire il buco con censure, divieti, sbarramenti io no, non me la sento in generale (anche se in modo tormentato), in particolare oggi in cui – sono d’accordo con te – questi dispositivi sono utilizzati non a difesa della libertà ma del potere (la parola è vecchia, ma quello che rappresenta non lo è per niente).
    E però bisogna riflettere molto sulla natura di questi dispositivi, su quali sono e su come vengono utilizzati oggi.
    Non mi pare che della censura esplicita si faccia molto uso di questi tempi, da noi è la criminalità organizzata a decretare pene di morte nei confronti degli scrittori scomodi, non lo Stato, almeno non nella sua veste ufficiale.
    Berlusconi ha buon gioco quando dice di sè che è sempre stato un editore liberale.
    Il fatto è che tutto passa attraverso la rappresentazione e il linguaggio, come sempre, ma oggi molto più di ieri e in modo molto più determinato e scientifico.
    Visto che si è parlato tanto di Luttazzi, lo cito pure io, anche se ho letto solo degli estratti del suo libro ‘La guerra civile fredda’.
    Luttazzi riconosce la natura politica della satira (e dunque non ha per niente senso invocare una ‘satira per la satira’), ma conosce pure – e li spiega – i meccanismi comunicativi del potere, che è il bersaglio naturale della satira.
    E qui torna in pieno quello che già alcuni hanno notato: visto che il potere è sempre contestualizzato, anche la satira lo deve essere, se vuole essere satira e colpire il bersaglio.
    E il meccanismo comunicativo che il potere berlusconiano ha messo in atto è – per dirla in breve – quello della narrazione, della semplificazione e del pervertimento sistematico del linguaggio.
    Pretendere di fare satira contro questo potere usandone lo stesso linguaggio è quantomeno sintomo di ingenuità (e sono molto generosa usando questo aggettivo).
    Antonio Pascale ci ha scritto un saggio molto importante su questo, ma è passato del tutto inosservato, evidentemente (anche se, certo, sulla natura del linguaggio della satira va fatto un approfondimento particolare, vista la sua specificità).
    Allora io non voglio censurare l’ingenuità né metterla al bando, però proprio in base a quella libertà che rivendico per Spataro, voglio avere il diritto di dirgli quello che gli ho detto qui, perché poi nessuno ha invocato la censura, se non coloro che hanno considerato illegittime le critiche nei confronti del fumetto sulla ministra Meloni.
    E, dunque, per me si può pure fare satira nei confronti delle donne, usando un linguaggio scurrile e parlando di sesso, certo, come si può criticare pubblicamente quella satira per tutti gli aspetti che si ritengono contestualmente, a torto o a ragione, di dovere criticare, compresi quelli relativi al sessismo.
    So che questa è una risposta molto approssimativa, perché il problema della libertà in questo Paese è una vera emergenza e proprio per questo sono convinta che certe ingenuità non dovrebbero essere consentite a nessuno, e non per censure esterne, ma per autocritica, riflessione e approfondimento autonomo.
    Perché, e sono di nuovo d’accordo con Antonio Pascale, la sinistra dovrebbe ricominciare a studiare. E molto seriamente.

  12. Valeria te voto:)
    Barilli – è vero quello che dici, ma io non posso certo dire che siccome il governo usa certi strumenti in maniera illegittima, io allora non debba usarli in maniera legittima: io sono una cittadina e non sono un presidente del consiglio l’uso della querela di un organi di stampa da parte mia o da parte sua ha significanze opposte nei confronti dell’agire politico. Non vuol dire che ora io mi metto a querelare Spataro, ma che non voglio essere accomunata con chi non ha niente in comune con me – nè per intenzioni, nè per atteggimenti politici, nè per posizione rispetto all’organizzazione democratica. Qualunquismo.
    E comunque, cominciamo a fare chiarezza su una cosa: forse adesso la questione della discriminazione di genere, della rappresentazione del corpo femminile, sta diventando un tema che per molte persone donne e non solo, ha una priorità politica che è stata dimenticata per molto tempo. Il fatto che sia stata dimenticata, considerata secondaria e subalterna ai soliti e benaltristi argomenti della discussione pubblica, è dimostato dalla scelta di Spataro e dai commenti di chi lo sostiene. Proprio vi pare strano che le donne si siano rotte le palle di questo andazzo, e che si incazzino il doppio quando questo andazzo è portato avanti da coloro i quali si dichiarerebbero vicini alle loro battaglie. Proprio pare strano che ci sia un senso di indignazione autonomo, e sempre alla luce di un maschilismo mal dissimulato si interpretano certi gesti come funzionali al maschio potente di turno – Berlusconi.

  13. non ho avuto tempo (voglia?) di leggere tutti i commenti, ma ho visto le vignette e mi hanno dato fastidio. come donna? come essere umano pensante? possiamo fare entrambe le cose?
    non mi piacciono perché non hanno attinenza con la realtà e con il modo di porsi della meloni, e quindi mi sembrano gratuite.
    un fumetto su berlusconi che fa le porcate non è più “giusto” perché lui è un uomo, ma perché le fa veramente, e quindi a me lettrice vedere i suoi vizi esposti alla berlina può fare ridere. qui invece vedo un imposizione gratuita di volgarità sessuale su una persona che non ne ha mai fatto bandiera.

  14. Si, anch’io ho dato una scorsa fugace ai post precedenti e, secondo me, la satira non è più di questo mondo. Anche perchè siamo noi a non essere più predisposti per la satira. Perchè la satira, secondo me, presuppone inconsapevolmente una speranza nel futuro. Qui di speranze nel futuro non credo ce ne siano molte ed allora noi, o meglio io, non riesco a cogliere nelle vignette dei satirici quella scintilla che mi dice: guarda, in questo momento siamo davvero nella melma, ma, vedi, là in fondo c’è un lumicino che ti dice di sperare. Le vignette di questi satirici – mi sembrano più satiri, per la verità – sono buie, rabbiose, ecco, rabbiose, e, per quanto ne so, la satira non prevede la rabbia. Secondo me.

  15. io credo che la satira debba essere uno specchio deformante della realtà. deformante, quindi esagerato, iperbolico, eccessivo. ma specchio. quindi in qualche modo deve riflettere la realtà. nel lavoro di spataro questo elemento è quasi assente (sì, ok, è bassina, e ok parla romanesco, ma poi?). e questa ossessione per i comportamenti sessuali di una persona che non li pubblicizza dice molto più dell’autore che del suo presunto bersaglio. imho

  16. I commenti di Fulmine mi convincono ancora di più di quanto il fumetto di Spataro sia stato un autogol, sotto molti punti di vista.
    Non è affatto vero che la ministra Meloni e i suoi comportamenti pubblici non possano essere oggetto di satira. Si dà troppo per scontato che il fascismo nel nostro paese sia scomparso per effetto dell’acqua miracolosa di Fiuggi.
    Io non credo che sia così. La maggior parte degli esponenti di AN (ex MSI, ex…) si sono riconvertiti alla ‘democrazia’ così come viene declinata dal berlusconismo, assumendone comportamenti e linguaggi.
    A proposito di linguaggi, mi hanno molto colpito, subito dopo le elezioni di Alemanno a sindaco di Roma, le affermazioni di Croppi (oggi assessore alla cultura, ma allora coordinatore della campagna elettorale per AN) a radio radicale.
    Croppi in sostanza, e a ragione, ascriveva a sé, anche con qualche stupore, il merito della vittoria, perché aveva saputo molto abilmente cavalcare la paura dei romani e farne un headline (termine usato dallo stesso Croppi).
    Un’operazione di markenting spregiudicata e amorale, nel senso di affrancamento da qualsiasi rivendicazione di valori specifici. Sappiamo che di questi tempi usa così, ci siamo abituati.
    Il giorno dopo la vittoria di Alemanno, però, sui muri di Roma, appaiono, e scompaiono in breve tempo, dei manifesti in cui dei giovani camerati ringraziano il nuovo sindaco e inneggiano alla vittoria con frasi grondanti della più schietta retorica fascista, in cui si gettano in alto i cuori e chi è fedele vola e chi tradisce precipita rovinosamente (purtroppo cito a memoria, ma il testo di quel manifesto meriterebbe una citazione letterale).
    Mi sono chiesta: ma che relazione c’è tra il linguaggio di Croppi e quello di questi giovani fascisti? Questi ragazzi si riconoscerebbero in una operazione di puro marketing politico?
    Io credo di no, basta dare un’occhiata al sito di casa Pound per capire che questo non pare possibile.
    E dunque, secondo me, la funzione della nomina di Giorgia Meloni a ministra della gioventù (un nome, un programma) serve proprio a questo: a fare da cerniera e tenere buoni, nei limiti, una base di neovetero fascisti niente affatto disposti a riconoscersi nella nuova destra, a cui peraltro comportamenti veterofascisti non sono affatto funzionali, e dunque vanno ‘disciplinati’ da un lato ma, da un altro, ‘protetti’.
    E allora la questione è molto più complessa di quanto appaia nel fumetto di Spataro, perché, da un punto di vista dell’analisi politica, che dovrebbe ispirare la satira forse più della rabbia (che pure ci sta), centrava molto di più il bersaglio l’imitazione che della Meloni facava Paola Minaccioni a Parla con me che il fumetto della ministronza (e pure Paola Minaccioni non è che usasse un linguaggio da educanda o fosse tenera con la ministra).

  17. “Esistono modi e modi di fare satira” dice la Lipperini.
    No c’è solo un modo di farla e, come dice Luttazzi, si occupa di politica, religione, sesso e morte. Ti cito una battuta pubblicata nel sito di Luttazzi che ha aperto una palestra per aspiranti satiri che sono sicuro qualcuno potrà trovare volgare, contro le donne ecc. Ma è satira. Certificata e approvata da Luttazzi, massimo satiro italiano
    “Sarà possibile ricavare sperma dalla pelle. Basterà recuperarla dalla faccia di un’attrice porno”

  18. @valeria
    grazia della risposta: una riflessione davvero molto interessante e utile.
    Non sono del tutto d’accordo su quanto dici sulla censura esplicita (“Non mi pare che della censura esplicita si faccia molto uso di questi tempi, da noi è la criminalità organizzata a decretare pene di morte nei confronti degli scrittori scomodi, non lo Stato, almeno non nella sua veste ufficiale”). Anche la censura si è evoluta: oggi si potrebbe parlare di “depotenziamento della notizia” (ossia l’arte di far scivolare una notizia verso un binario o verso l’altro, a seconda delle necessità del “potere”, tanto per continuare a utilizzare quel termine). Ma qui entriamo in un campo (quello delle dinamiche di informazione) che è interessantissimo, ma ci porterebbe fuori dal seminato dell’argomento che stiamo trattando.
    @loredana “Francesco, la risposta di Valeria è anche la mia. Non l’ho fornita prima solo perchè mi sembrava di averla specificata più volte nei commenti ai due post”
    OK, grazie! Tieni conto che, l’ammetto, sono intervenuto senza aver letto tutti gli interventi. Peraltro la discussione, interessantissima, si sta sviluppando su più topic, per cui mi sono senz’altro perso altre riflessioni.
    Ah, tornando a Valeria, che parla di contrarietà alla censura per reazione irriflessa. Beh, in effetti è anche quello che è successo a me. Io del lavoro di Spataro su Meloni ho visto giusto un paio di tavole (tra l’altro ho trovato la vignetta sulla nascita e quella dove Spataro “percula” – Bertinotti più che Meloni, molto gustose). Mentre ho letto (e mi è piaciuto un sacco) Zona del silenzio su Aldrovandi. Ma quel che volevo dire è che quando vedo che la contrarietà, verso un fumetto o qualsiasi altro lavoro, arriva da Gasparri fino a Finocchiaro, da Libero fino a Il Manifesto (che peraltro si è affrettato a scrivere che Spataro non ha ma collaborato col giornale) è come se un dentista incauto avesse intercettato un nervo… Limite mio, l’ammetto.
    Tra l’altro, stavo riflettendo che la satira (indipendentemente dalla necessità di una sua contestualizzazione, di un “aggiornamento” del suo linguaggio) finirà sempre col ferire sensibilità… Ma qui mi fermo perchè dicarne al fuoco sull’argomento mi sembra che ne abbiamo messa abbastanza 🙂

  19. Mi muovo a partire da un paio di punti che a me sembrano punti fermi: 1) la satira è, come molti hanno ricordato, intrinsecamente corporale, bassa, carnascialesca, da Aristofane in qua e, 2) lo è perchè è la voce del “basso” che irride “l’alto”, ovvero delle classi subalterne che irridono i potenti, che gli tolgono le mutande e fanno sì che tutti gli vedano il culo. Certo, se, fiabescamente, e quindi non in forma artistica di satira, si fa dire innocentemente “Il Re è nudo” a un bambino, tutto sembra più accettabile e condivisibile e non ci fa discutere. Ma non ci fa discutere nemmeno mostrare nudo un Berluscono infoiato, perchè lui è DAVVERO potente.
    Ma il genere femminile non è mai stato politicamente (e socialmente ed economicamente) potente. Per questo scegliere come bersaglio di satira una donna è discutibile, in tutti i sensi. La faccenda diventa una sorta di doppio legame quando la donna è ministro e fascista. Un ministero è un luogo di potere, il fascismo è drammaticamente ancora una volta al potere ma una donna, proprio in quanto rappresentante del genere femminile, è DAVVERO potente? Il suo essere serva del potere (il farsi defecare in testa ne è la rappresentazione) può essere considerato satira del potere tout court? Fa almeno un po’ di solletico al potere oppure non ribadisce, viceversa, il ruolo subalterno della donna, cosa su cui, se vale il punto 2) là sopra, non c’è niente da ridere? Per estremizzare: la rivoluzione si fa tagliando la testa alla cameriera del Re ingroppata dal Re o tagliando la testa al Re?

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